Tre anni fa, la moglie di mio cugino mi pregò insistentemente di giocare con lei alla PlayStation. Inizialmente rifiutai, ma lei non mollò, e alla fine cedetti. Da quel momento iniziò a scrivermi ogni giorno per giocare. Se non rispondevo, chiamava. Se ero online con un altro gioco, mi sommergeva di inviti. All’inizio mi infastidiva, non avevo voglia di giocare con lei, ma poi lasciai perdere e mi adattai ai suoi giochi.
Suo marito era spesso fuori, a pesca o per altri impegni, e lei restava a giocare con me fino alle tre di notte. Cominciò poi a scrivermi su WhatsApp: messaggi continui, tutto il giorno. Mi parlava dei suoi problemi, della sua vita. Piano piano, le nostre chat divennero un’abitudine quotidiana.
Quando mi resi conto che iniziavo a preoccuparmi per lei in modo diverso, le dissi che forse non era giusto continuare. La bloccai sulla PlayStation, ma lei continuò a scrivermi su WhatsApp, chiedendomi di sbloccarla, sostenendo che eravamo solo amici. La ignorai. Lei chiamò decine di volte. Alla fine cedetti, la sbloccai e ricominciammo a giocare.
Col tempo, mi ci affezionai. La sua voce mi calmava, la sua presenza digitale divenne un punto fermo. Negli anni ci siamo avvicinati sempre di più. Chattavamo ogni giorno, e per ogni problema mi chiedeva consiglio. Se non ci sentivamo per tre giorni, mi scriveva: “È il periodo più lungo che sono riuscita a stare senza di te”.
Due giorni fa, non ce l’ho più fatta. Le ho confessato che provavo sentimenti forti per lei e che soffrivo quando non ci parlavamo. La sua risposta è stata:
“Mi dispiace, ma non era questo quello che volevo. Non credo che dovremmo continuare questa amicizia, perché mette entrambi in una situazione difficile. Io personalmente non ho sviluppato alcun sentimento, e penso che neanche tu avresti dovuto. Capisco che forse non puoi controllarli, ma se avessi cercato di parlare con altre persone forse non saresti arrivato a questo. Preferisco allontanarmi con rispetto. Mi dispiace che sia successo, non volevo che andasse così.”
Ora sono qui, perso. Non so cosa fare. Una parte di me sa che ha ragione, che era un’amicizia nata in un contesto complicato. Ma un’altra parte fa fatica ad accettare che tre anni di complicità, confidenze e abitudini siano svaniti così, in un messaggio.



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