È da un po’ che ci convivo, e non so bene come esprimere quello che sento senza sembrare amareggiato. Ma ci provo. Sto iniziando a pensare che mia moglie non mi ami davvero per quello che sono. Ama quello che rappresento per lei: la stabilità, i soldi, la sicurezza. Il resto di me sembra quasi irrilevante.
Ripensandoci, i segnali c’erano già da tempo, ma li ho ignorati. Come quella volta in cui ero completamente esausto dal lavoro e ho cercato di parlarle della mia ansia, delle pressioni economiche, di quanto mi sentissi a pezzi. La sua risposta è stata urlarmi contro, accusandomi di portare “negatività” in casa, e poi chiedermi se almeno il mio bonus fosse ancora confermato.
Un’altra volta ero malato, a letto, a malapena funzionante, e lei sembrava più infastidita dal fatto che non potessi accompagnarla in giro che preoccupata per come stessi.
Situazioni del genere si sono ripetute. Io le minimizzavo, facevo finta di niente. Ma qualcosa si è spezzato, definitivamente, due giorni fa.
Abbiamo litigato di nuovo, per via di una sua spesa importante. Aveva comprato un oggetto molto costoso senza nemmeno dirmelo. Io le ho fatto notare che, per rispetto reciproco, certe decisioni si dovrebbero prendere insieme. Lei ha reagito come se l’avessi attaccata personalmente. Le urla sono iniziate. Sentivo di perdere il controllo, così sono uscito dalla camera per scendere e calmarmi. Ma mi ha seguito, gridando che stavo “scappando”, che facevo “la vittima”. Mi ha spinto. Non abbastanza da farmi cadere direttamente, ma sono inciampato nel girarmi, e ho perso l’equilibrio. Sono scivolato giù dalle scale. Non ricordo nemmeno bene come. Ho visto tutto diventare nero. Ricordo solo l’impatto, il dolore… e poi la sua voce.
Ha urlato: “Yesssss, è meglio che tu muoia così posso prendere l’assicurazione sulla vita.”
Quella frase. È tutto quello che ho sentito mentre ero lì, dolorante, senza sapere quanto fossi ferito. Ed è stata quella, più della caduta, a farmi male davvero.
All’inizio ha riso. Mi prendeva in giro, diceva che me lo meritavo. Poi ha visto il sangue. E qualcosa è cambiato. È corsa giù, il tono è diventato subito ansioso, premuroso, affettuoso. Improvvisamente era la moglie amorevole, preoccupata, che mi chiamava per nome. Siamo andati in ospedale per accertamenti. Tutto è seguito il corso che ci si aspetta in casi simili.
Più tardi, quando l’ho affrontata su quello che aveva detto, all’inizio ha negato. Poi ha ammesso. Si è scusata tantissimo, quasi in modo teatrale. Diceva di non averlo pensato davvero, che era solo arrabbiata, spaventata, e che le è uscita quella frase orribile.
Ma io non riesco a dimenticarla. Quell’istante. Quelle parole. L’unica cosa che ho sentito, mentre credevo di essermi fatto davvero male, è stato il suo desiderio che morissi… per i soldi.
E da quel momento, non riesco più a guardarla allo stesso modo. E dubito che ci riuscirò mai più.



Add comment