Nella notte scorsa, il sindaco di Isernia, Pietro Castrataro, ha deciso di accamparsi in tenda davanti all’ospedale Veneziale per attirare l’attenzione sulla grave crisi che sta attraversando la struttura sanitaria della sua città. Con la frase “Da questa notte, non si indietreggia di un passo”, Castrataro ha avviato un’iniziativa di protesta per mettere pressione alla Regione e agli enti competenti, sottolineando che continuerà a farlo fino a quando non riceverà risposte concrete. Fonti interne all’amministrazione hanno confermato che il sindaco intende mantenere questa forma di protesta finché non si verificheranno cambiamenti significativi.
La crisi dell’ospedale di Isernia è parte di un contesto più ampio che affligge la sanità nella Regione Molise, commissariata da quasi diciassette anni. La situazione è particolarmente critica: fino a qualche anno fa, la provincia di Isernia disponeva di tre strutture sanitarie principali, ma attualmente l’ospedale Veneziale è l’unico rimasto operativo per un’utenza di circa 80.000 persone. Le altre due strutture, l’ospedale di Agnone e quello di Venafro, hanno subito significativi ridimensionamenti. L’ospedale di Venafro è stato trasformato in un ospedale di comunità, mentre quello di Agnone è a rischio chiusura, come indicato nella bozza del nuovo piano operativo per la sanità regionale, ancora non ufficialmente approvato dai commissari.
Il sindaco ha messo in evidenza che l’ospedale di Isernia è già difficile da raggiungere a causa delle carenze nei collegamenti stradali. Se la struttura dovesse chiudere o subire ulteriori riduzioni, i pazienti sarebbero costretti a rivolgersi a Termoli o Campobasso per le emergenze, aumentando i tempi di attesa e il rischio per la salute.
Un altro punto critico sollevato da Castrataro è la mancanza di personale medico. Attualmente, il reparto di Pronto Soccorso opera con soli quattro medici, mentre il numero necessario per garantire un servizio adeguato sarebbe di almeno tredici o quattordici. Inoltre, il laboratorio di emodinamica, fondamentale per le emergenze cardiologiche, rischia di chiudere, poiché, secondo i commissari ministeriali, non è necessario averne più di uno nella regione, già presente a Campobasso.
Questa situazione ha sollevato anche interrogativi politici. Il presidente della Regione, Francesco Roberti, è originario di Termoli, così come il sub commissario alla sanità, l’ex senatore Ulisse Di Giacomo. Queste informazioni sono ben note all’amministrazione di Isernia, che non intende avviare una competizione tra ospedali, ma chiede parità di trattamento e investimenti adeguati per tutti.
Per ottenere risultati, Castrataro ha avviato questa protesta simbolica, piantando la tenda davanti all’ospedale. “Nessuno si aspetta che domani l’ospedale di Isernia diventi un policlinico,” ha affermato, ma ha chiesto “cose fattibili”, come una turnazione del personale medico con altre strutture della regione e investimenti nelle attrezzature. Recentemente, il reparto di cardiologia ha dovuto operare a metà servizio a causa dell’assenza di monitor funzionanti, evidenziando ulteriormente la necessità di interventi tempestivi.
La protesta del sindaco ha attirato l’attenzione anche dell’Asrem (Azienda sanitaria regionale del Molise), che ha rilasciato una nota in cui afferma che “piuttosto che accamparsi davanti ai luoghi di cura, il sindaco dovrebbe concentrarsi su ciò che rientra nelle sue dirette funzioni: rendere la città di Isernia più attrattiva e vitale.” La nota ha suscitato polemiche, definendo la protesta “strumentale” e sottolineando che i giovani medici considerano anche la qualità della vita nella scelta della loro sede di lavoro.
In risposta alle critiche, Castrataro ha ribattuto: “Basta polemiche e parole, è il tempo dei fatti,” riaffermando la necessità di agire per garantire un servizio sanitario adeguato alla comunità di Isernia.



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