Andrea Bocelli Intervista
R. «Ricordo con particolare emozione il concerto che ho tenuto il 1° maggio 2000 di fronte a Papa Giovanni Paolo Il e a decine di migliaia di persone, con l’orchestra di Santa Cecilia diretta da Myung-Whun Chung. Il mio amatissimo babbo era spirato il giorno precedente e avevo trascorso tutta la notte al suo fianco. Ricordo che, giunto a Roma, feci a malapena in tempo a indossare lo smoking e correre sul palco. È stata una sfida arrivare in fondo, con la commozione e il turbamento nel cuore».
D. Lei si è anche lanciato con il paracadute. È così che vince la paura?
R. «La paura si cura col pericolo? Forse. Fatto sta che non mi sono fatto mancare emozioni forti, ho sempre amato Febrezza della velocità e, confermo, mi sono lanciato da 5 mila metri.
In anni recenti, con l’aumentare delle responsabilità ho seguito consigli più miti. Soprattutto da giovane avevo un gusto particolare per le sfide e tendenzialmente facevo ciò che mi era fortemente sconsigliato. La paura, comunque, spesso blocca e inibisce… La paura è la sola cosa di cui si debba avere paura».



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