Annalisa Minetti torna a vedere grazie all’occhiale parlante



Aveva 21 anni Annalisa Minetti quando perse la vista a causa di una malattia. A 36 ha smesso di vedere anche le ombre. Ma oggi che la sua carta di identità segna 44 primavere, è moglie e mamma felice di due bambini, i suoi occhi hanno una luce nuova. Possono finalmente “guardare” il mondo che la circonda.



E questo grazie a un paio di occhiali speciali che permettono “il miracolo”. Tutto merito di un dispositivo di circa 28 grammi, montato sull’asta destra grazie a un supporto magnetico, che si chiama MyEye Pro (prezzo 4.500 euro) ed è prodotto dall’azienda israeliana OrCam proprio per assistere le persone non vedenti o ipovedenti al fine di migliorarne la quotidianità. È una piccola videocamera che, dotata di software di intelligenza artificiale, cattura tutto ciò sta attorno e lo traduce in tempo reale a parole.

È in grado di riconoscere fino a cento volti, da programmare all’interno del device stesso, mentre il database può ospitare fino a 200 oggetti, selezionabili tra milioni di codici a barre registrati. In pratica, quando la videocamera li inquadra sussurra all’orecchio di chi indossa gli occhiali ciò che sta vedendo.

Facciamo un esempio pratico: per sapere che ore sono basta mimare il gesto del polso rivolto verso di sé per farsi dire orario e data. Se in una boutique si vuol conoscere il colore di una gonna che si intende comprare o al mercato che tipo di prodotto si sta tenendo in mano si dovrà puntare il dito sull’oggetto in questione, quindi verrà scattata una foto – notificata da un clic – e la voce prenderà dolcemente per mano il non vedente e gli spiegherà quello che non vede.

Inoltre, basta toccare con un dito una pagina di un libro o di un giornale per farsi leggere il testo. «Si tratta della cosiddetta computer vision, ovvero il riconoscimento testuale e la lettura», spiega Livio Galbiati, oculista a Milano. «La tecnologia corre veloce.

Oggi esistono lenti che sono in grado di rallentare l’evoluzione della miopia con una parte centrale che mette a fuoco normalmente da lontano e una porzione periferica che ha lo scopo di spostare il fuoco sulla retina in modo da ridurre il difetto visivo.

Siamo ancora agli albori in Italia. E poi, sempre all’estero, sono stati già effettuati interventi in cui viene inserito un microchip a livello celebrale abbinato a particolari occhiali collegati al nervo ottico: il risultato è che le persone non vedenti tornano a vedere le ombre».

La Minetti, emozionata, ha spiegato: «Per voi molte cose sono scontate, ma non lo erano per me. L’idea di prendere un libro e leggere una favola, non dovendo inventarla ai miei figli, è una grande ricchezza».



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