Corinaldo: Un testimone ha riferito che un ragazzo ha spruzzato spray al peperoncino



Questo articolo in breve

Chiunque abbia video della serata li consegni a noi per le indagini. La causa più accreditata della strage finora è quella dello spray urticante che ha provocato un fuggi fuggi generale, ma non possiamo sposare una sola pista. Per questo abbiamo già interrogato 80 ragazzi presenti nella discoteca e ne interrogheremo altri. Alcune testimonianze avevano parlato anche di un fumogeno, ma ci potrebbe essere stato un effetto di suggestione. Quanto ai biglietti venduti, sono stati 680, 500 staccati e 180 venduti online, ma molti sostengono che in quella discoteca vi fossero 1.300 persone. Dobbiamo verificare. Certo qualcosa nel sistema di sicurezza del locale non ha funzionato. È stato fermato un 16enne di Ancona per spaccio di droga. È stato trovato in possesso di eroina e cocaina, oltre che di contanti, durante una perquisizione domiciliare. Siamo andati da lui perché diversi testimoni lo hanno indicato come colui che avrebbe spruzzatolo spray urticante nella discoteca, ma prove non ce ne sono. Le procure di Ancona, ordinaria e dei Minori, sono molto caute. L’ipotesi per cui procedono è quella di omicidio colposo plurimo, ma contro ignoti”.



SESSANTA FERITI: SETTE SONO GRAVISSIMI

A parlare è il comandante provinciale dei carabinieri di Ancona, Cristian Carrozza. È l’ufficiale che sta conducendo le indagini sulla terribile strage alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, in una serata che avrebbe dovuto essere di divertimento, nel tentativo di scappare dalla discoteca, dove si era generato il panico, sono morti tre ragazze e due ragazzi tra i 14 e i 16 anni e una mamma di 39 che aveva accompagnato la figlia undicenne. Sono rimaste ferite 60 persone, di cui 7 in modo gravissimo. Decine i ragazzi sotto choc che hanno bisogno di sostegno psicologico. Tutti erano nella discoteca per assistere al concerto di Sfera Ebbasta, un cantante che piace soprattutto ai ragazzini, e per questo il locale era strapieno di adolescenti. In realtà, il rapper non si è mai esibito.

Stava cantando a Rimini, in attesa di raggiungere Corinaldo, quando a mezzanotte e 40 qualcosa ha provocato un fuggi fuggi dalla Lanterna Azzurra. Centinaia di giovani si sono accalcati alle uscite di sicurezza e lì è avvenuta la tragedia. Che cosa ha provocato il panico? È questa la domanda a cui gli inquirenti, coordinati dal procuratore capo Monica Garulli, devono rispondere. Tantissimi testimoni hanno raccontato di aver avvertito un odore acre e una sensazione di irritazione a naso e gola, proprio come se qualcuno avesse spruzzato dello spray al peperoncino. Così, sentendosi soffocare, moltissimi hanno iniziato a scappare verso le uscite di sicurezza, altre persone allarmate hanno fatto altrettanto e in breve tempo si è creata un’impressionante calca. In particolare, la folla si è accalcata nei pressi di una delle uscite, una sorta di rampa che passava sopra un piccolo fossato profondo poco più di un metro. Sotto la pressione della gente, la balaustra della rampa ha ceduto, facendo cadere decine di persone nel fossato.

Il crollo ha provocato ulteriore panico. Purtroppo, in quel marasma impressionante in sei hanno perso la vita, schiacciati in quel buco dal peso di altri. E da lì buttafuori e soccorritori hanno estratto la maggior parte dei feriti gravi. Impressionante la testimonianza di uno dei buttafuori, Gianni Ermellini,che con altri 10 ragazzi era l’addetto alla sicurezza della serata. Ha raccontato: «Continuavamo a urlare di tornare indietro, che la situazione era pericolosissima, ma nessuno ci ascoltava. Poi c’è stato il crollo improvviso della balaustra. Noi buttafuori ci siamo subito concentrati lì: si era creata una buca dentro la quale annaspavano decine di ragazzi e di adulti, urlanti, disperati. Abbiamo cominciato a tirare fuori da quella trappola più persone che potevamo. Sono stato io a estrarre una delle ragazze morte e la mamma deceduta. Ho capito subito che la ragazzina non respirava più, quanto alla donna l’ ho tirata fuori e l’ ho portata all’ambulanza. Ho sperato che fosse ancora viva. In quei momenti, come gli altri soccorritori, cercavo solo di estrarre da quella trappola tutti quelli che potevo. L’unica consolazione è che ho salvato tante vite».



Lascia un commento