Oltre 425 milioni di persone nel mondo soffrono di diabete. Sono i dati, certamente allarmanti, della International Diabetes Federation. Se pensiamo che in grandissima parte si tratta di diabete del tipo 2, cioè che insorge nel corso della vita, complici le pessime abitudini, possiamo capire che siamo di fronte a un’epidemia da mettere in relazione allo stile di vita, un’epidemia che ora coinvolge anche i Paesi in via di sviluppo, come India e Cina (in cima alle classifiche) e che sembra essere il “lato oscuro del benessere”.
Più che raddoppiati i casi
In Italia i casi noti di diabete erano circa 1,5 milioni nel 1985 e si avvicinano ora ai 4 milioni, quindi sono più che raddoppiati in 30 anni. È possibile stimare che ogni anno si verifichino 5-7 nuovi casi di diabete di tipo 2 ogni 1000 persone, senza significative differenze di genere. Cresce soprattutto il diabete di tipo 2, quello legato a un calo dell’efficienza dell’insulina, che coinvolge circa il 90% dei casi totali di malattia. Si tratta di una forma di diabete fortemente correlata al sovrappeso. La relazione che esiste tra l’aumento di massa grassa e la
malattia è molto facile da comprendere: tutte le cellule per vivere hanno bisogno di zucchero, quindi più sarà alta la quantità di cellule da “sfamare” e meno l’organismo riuscirà a soddisfare questo fabbisogno. In parole povere nelle persone obese l’insulina viene prodotta, ma non in quantità sufficiente. A tutto ciò si deve aggiungere la modificazione della flora batterica dell’intestino, cambiamento favorito anche dalla dieta con la conseguente presenza di sostanze che influenzano, in negativo, i meccanismi di controllo della glicemia. Un fuoco incrociato a cui possiamo sottrarci.
Chi vive in città si ammala di più
Chi abita in un centro urbano ha un maggiore rischio di sviluppare il diabete. Secondo i dati pubblicati dall’Eurobarometer, un malato su due abita in città. Un primato che a parere degli scienziati è da ricondurre alle abitudini e allo stile di vita: in città sono di più i soggetti che si muovono con i mezzi privati (arrivano al 62%), mentre è decisamente inferiore il numero di persone che si muove a piedi o in bicicletta (12% contro il 20 dei piccoli centri).
Qualcuno ha paragonato la malattia a un virus urbano, che si diffonde grazie a diversi fattori: minore possibilità di muoversi e stress psico-fisico in primo luogo; a tutto questo vanno aggiunti la ricerca di una facile ricompensa nel cibo, che è di semplice accesso ovunque e l’effetto dell’inquinamento ambientale. Se a questo difficilmente possiamo sottrarci, chi abita in città può fare qualcosa per smentire le statistiche: rinunciare all’auto quando può, passare la pausa pranzo nei parchi, o fare un giro in bicicletta la mattina, evitando le aree più inquinate.
L ambiente, anche quello famigliare, ha un peso sul diabete. Gli esperti parlano di imprinting diabetogeno: se in casa c’è abbondanza di dolciumi, per il bambino faranno parte dell’alimentazione quotidiana; se in famiglia nessuno mangia verdura, per l’adolescente sarà normale non nutrirsene. Se nel frigorifero di casa accanto all’acqua minerale c’è la bottiglia della bibita zuccherata i ragazzini la riterranno una soluzione perfetta per dissetarsi.
Se in famiglia nessuno fa attività fisica ma si passa il tempo libero davanti alla TV o al computer, quel comportamento sarà considerato il riferimento a cui ispirarsi. In sostanza, il diabete tipo 2 non è virale, ma lo stile di vita diabetogeno lo è.
Così il rischio cala
Ovviamente noi possiamo sottrarci e immunizzarci da questo virus. La prevenzione è fondamentale: ricerche importanti, come il Diabetes Prevention Program e il Finnish Diabetes Prevention Study, hanno dimostrato che l’alimentazione sana e l’esercizio fisico permettono di ridurre del 58-60 per cento il rischio di diabete nelle persone predisposte. Come? Adottando uno stile di vita antidiabete e facendo in modo che i nostri famigliari, i nostri figli, i nostri compagni, i nostri nipoti, facciano lo stesso. Non servono grandi cambiamenti: basta, in sostanza, fare più movimento e adottare sane e semplici abitudini alimentari, che puntino a tenere sotto controllo la glicemia e i grassi, creare un ambiente di vita più sano e tenere il più possibile alla larga lo stress (che, si è visto, ha un peso notevole sulla comparsa della malattia). Proviamoci insieme.
E importante evitare il sovrappeso
Sovrappeso e obesità sono il fattore di rischio più importante per lo sviluppo del diabete. Ma si può invertire la tendenza: uno studio ha dimostrato che anche una lieve perdita di peso di 4 o 5 kg è in grado di ridurre di un terzo il rischio di ammalarsi. Non solo: una ricerca condotta in Cina ha rilevato quanto il cambiamento di stile di vita possa essere efficace nel prevenire il diabete. Nei soggetti che avevano migliorato la propria alimentazione e avevano cominciato a fare più movimento è diminuito del 38% il rischio di sviluppare la malattia. Per ottenere questo risultato più che seguire una dieta drastica, è bene porsi un obiettivo realistico: perdere qualche chilo riducendo l’introito calorico e fare più movimento.
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