Glifosato shock, video inchiesta Iene: i danni del pesticida



La paura è massima, cancerogeno pesticida, è presente in molti cibi sulle nostre tavole. Tuttavia anche se l’Italia è vietato utilizzare il glifosato, moltissimi alimenti che importiamo per esempio dall’argentina, hanno un elevata percentuale del pesticida, come viene dimostrato nel video inchiesta delle iene.



Martedì 15 novembre la trasmissione di Italia Uno condotta da Ilary Blasi, Giampaolo Morelli e Frank Matano è tornata sull’argomento con un nuovo servizio  a cura della iena Gaetano Pecoraro dove si va più a fondo dell’argomento, vedendo gli scenari che riguardano l’Italia, dove il glifosato resta tuttora “l’erbicida più utilizzato dai contadini, anche se il suo utilizzo nel nostro Paese è molto più regolamentato”.

Il servizio inizia con un’intervista a Pietro Paris, responsabile del settore Sostanze pericolose dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “Il 64% delle acque superficiali (fumi e laghi) è contaminato – sottolinea l’esperto – Il limite di legge è 0,1 microgrammi per litro, nelle acque del Po si rileva una presenza di sostanza pari a 5,14 microgrammi/litro, circa 50 volte superiore a quanto ammesso dalla legge”.

Un rapporto ONU del gennaio 2017 afferma che l’esposizione cronica ai pesticidi è pericolosa per gli effetti sulla salute che ne risultano: agiscono come interferenti endocrini, sono correlati al manifestarsi di cancro, Alzheimer, Parkinson, disturbi ormonali, problemi della crescita e dell’apprendimento, sterilità maschile e femminile, genotossicità, cui si aggiungono disturbi neurologici, come perdita della memoria. Per quanto riguarda la valutazione tossicologica delle diverse Agenzie che si occupano di pesticidi è da sottolineare la mancanza di un limite miscela sia per l’ambiente che per gli alimenti. Mentre per i luoghi di lavoro si utilizza da sempre un TLV (Threshold Limit Value) miscela in caso di presenza di più sostanze inquinanti, per gli inquinanti ambientali ogni sostanza viene considerata da sola, senza porsi il problema del carico che la miscela esercita complessivamente sull’ambiente o sulla persona. Il Dossier riserva una grande parte al GLIFOSATO Il glifosato è una minaccia reale o una paura remota? La domanda è quanto mai attuale dopo la classificazione dell’erbicida più utilizzato al mondo come probabile cancerogeno da parte della IARC e l’assoluzione dell’ECHA, l’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche. Per la assoluzione da parte di ECHA pesa con ogni probabilità la composizione del Comitato per la Valutazione dei Rischi -RAC- che elabora i pareri sugli effetti che le sostanze chimiche hanno per la salute umana e l’ambiente, essendo composto per il 71% da rappresentanti delle Associazioni Industriali e quindi con possibili conflitti di interesse.

Nel caso del Glifosato, ad esempio, sostanza base dell’erbicida Roundup, l’EFSA dichiara nell’ottobre 2015 che “rispetto al glifosato, in tutti i punti finali esaminati sono stati osservati effetti tossici significativi del suo coformulante l’ammina di sego polietossilata”. Talmente tossico che nell’agosto 2016 è stata disposta la revoca dell’autorizzazione alla commercializzazione e all’impiego dei prodotti contenenti tale coformulante. Nel 2016 l’istituto per l’ambiente di Monaco ha condotto un’indagine sulla presenza di glifosato nella birra e in ben 14 marche tra le più diffuse sono state rilevate tracce della sostanza attiva, con livelli che oscillano tra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro.

Negli U.S.A. nel 2015 la Boston University e Abraxis LLC hanno trovato tracce di glifosato nel 62% del miele convenzionale e nel 45% del miele biologico analizzati. In Argentina il pesticida è stato trovato anche nell’85% delle garze sterili e dei tampax; risultato analogo su prodotti per l’igiene personale è stato rilevato in Francia dalle analisi della rivista di consumatori 60 Millions de Consommateurs, costringendo al ritiro del lotto di 3.100 salvaslip di Organyc (dell’azienda Corman) . Nell’aprile 2017 l’Agenzia canadese di ispezione degli alimenti ha pubblicato i dati 2016 sulla contaminazione da glifosato nei cibi. Tracce del pesticida sono state rinvenute in frutta e vegetali freschi (7,3%) e nei prodotti trasformati (12,1%). Ad allarmare è la presenza di glifosato nel 36,6% dei campioni di grano analizzati, di cui il 3,9% oltre i limiti canadesi delle 5 ppm . Nell’agosto 2016 il Ministero della Salute ha recepito il Regolamento 2016/1313 del 1° agosto 2016 dell’Unione Europea emanando il Decreto che revoca le autorizzazioni all’uso di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato: • nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili; • per l’impiego in pre raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura; • in caso di impiego extra agricolo, sui suoli contenenti più dell’80% di sabbia, nonché in aree vulnerabili e zone di rispetto. A fine agosto è stata poi revocata l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato e il coformulante ammina di sego polietossilata. È stato tuttavia ammesso un periodo di tolleranza per permettere la vendita delle giacenze.

Va ricordato che l’adozione del PAN con decreto 22 gennaio 2014 già prevedeva che: “Ai fini della tutela della salute e della sicurezza pubblica è necessario ridurre l’uso dei prodotti fitosanitari o dei rischi connessi al loro utilizzo nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, ricorrendo a mezzi alternativi (meccanici, fisici, biologici)”- “ i trattamenti diserbanti sono vietati e sostituiti con metodi alternativi nelle zone frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili” Un capitolo viene riservato al GLUFOSINATO, è un erbicida attualmente utilizzato in 82 stati commercializzato sotto vari marchi come “Liberty” e “Basta”, prodotto dalla multinazionale tedesca Bayer Crop Science. Nel 2005 l’EFSA aveva dichiarato che il glufosinato presenta: • un elevato rischio per i mammiferi • un possibile pericolo per i feti • un potenziale rischio di ridurre la fertilità. In Italia la sospensione cautelativa dell’autorizzazione di impiego del prodotto fitosanitario Basta 200, a base di glufosinate ammonio, è stata revocata nell’aprile 2012 introducendo nuovamente il prodotto sul mercato, con un permesso valido fino al 30 settembre 2017.

Un capitolo viene riservato al “PESO DELLE MONOCOLTURE”, sempre più diffusa nel tipo di agricoltura industriale moderna: usano di norma grandi quantità di fertilizzanti e pesticidi, utilizzano spesso sementi modificate e resistenti ai diserbanti, sono fra le principali cause della progressiva perdita di biodiversità a livello globale, manifestando una scarsa resilienza e, anzi, enorme vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Per molte comunità indigene comportano la perdita della sicurezza alimentare imponendo una dieta sempre più standardizzata a discapito della biodiversità e della tipicità delle diete locali UNA I.C.E. EUROPEA PER BANDIRE IL GLIFOSATO L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) è uno strumento di democrazia dal basso relativamente recente (i relativi regolamenti sono stai approvati nel 2011). L’iniziativa consente di formulare un invito formale alla Commissione Europea, affinché questa proponga un atto legislativo in una delle materie di competenza dell’UE. Affinché la richiesta sia valida deve essere firmata da almeno un milione di cittadini dell’Unione europea con soglie minime raggiunte in almeno sette Stati membri. Non è uno strumento “vincolante”, ma la Commissione Europea è obbligata a rispondere e quindi a dare risalto anche politico all’argomento che i cittadini intendono porre. È uno strumento la cui forza è proporzionale al coinvolgimento e alla capacità di mobilitazione che lo accompagnano. In questo momento è in corso in UE l’ICE “fermiamo il glifosato”, per chiedere alla commissione di vietare il glifosato, di riformare il processo di approvazione dei pesticidi UE e di impostare obiettivi vincolanti per ridurre l’uso dei pesticidi in Europa. Ad oggi il milione di firme previsto è stato raggiunto.

Cosa succede in ITALIA Il 23 novembre 2016 la Giunta della Regione Calabria ha approvato la delibera 461/2016, contenente l’aggiornamento dei Disciplinari di produzione integrata delle infestanti e pratiche agronomiche. In questo modo la Calabria è diventata la prima Regione italiana a escludere le aziende agricole che utilizzano il glifosato dai finanziamenti del Piano di Sviluppo Rurale (PSR). Nel marzo 2017 il Consiglio regionale della Toscana ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la Giunta a rimuovere il glifosato da tutti i disciplinari di produzione e a escludere immediatamente dai premi del PSR le aziende che ne fanno uso. La mozione impegna la Giunta regionale anche a sostenere sul territorio approcci agro-ecologici per migliorare la fertilità dei suoli e a intervenire presso il governo per l’applicazione del principio di precauzione a livello nazionale ed europeo, vietando definitivamente la produzione e l’uso di tutti i prodotti fitosanitari che contengano il glifosato come principio attivo. Nel 2010, successivamente alle analisi effettuate da un comitato di cittadini, è risultato che i bambini della Val di Non presentavano valori nelle urine da metaboliti di pesticidi più elevati degli adulti e che gli stessi valori della sostanza attiva Clorpirifos etile (un insetticida organofosforico) erano 4 volte maggiori rispetto a quelli di riferimento della popolazione media. Diverse giunte comunali della provincia di Belluno, hanno approvato un nuovo regolamento di Polizia Agraria che prevede di utilizzare nei trattamenti solo prodotti alternativi a quelli classificati H 300 tossici per l’uomo.



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