Insalate in busta shock per la salute: contaminate da batteri resistenti agli antibiotici



Eppure è noto da tempo che questi tipi di prodotti freschi possono essere contaminati da batteri pericolosi per la salute. A confermare questa tesi vi è ora uno studio condotto in Germania da un team di scienziati sotto la guida del professor Kornelia Smalla del Julius Kühn Institute (JKI). La ricerca ha dimostrato la presenza nell’insalata di batteri – individuati anche nel letame, nel suolo, nei fanghi di depurazione e nei corpi idrici – resistenti agli antibiotici. Al rischio di salmonella già constatato in passato, dunque, se ne aggiunge un altro il quale potrebbe valere anche per tutte le verdure che si possono consumare a crudo.



Le analisi sono state effettuate su insalate miste, rucola e coriandolo comprate nei supermercati tedeschi. I campioni sono stati poi vagliati per determinare la quantità totale di geni trasferibili di resistenza antimicrobica in Escherichia coli – un batterio intestinale – su codesti alimenti. In particolar modo gli studiosi si sono concentrati sulla parte dei batteri Escherichia coli resistenti alla sostanza attiva tetraciclina. Gli antibiotici tetraciclini, infatti, vengono utilizzati nell’allevamento di bestiame e qui possono promuovere lo sviluppo e la propagazione di batteri resistenti in organi come l’intestino. Sia i batteri, sia una parte degli antibiotici una volta espulsi, si diffondono sui campi attraverso fertilizzanti organici come il letame

Le insalate in busta, e in generale tutte le verdure di IV gamma, cioè prelevate e pronte al consumo sono decisamente comode, ma devono essere conservate bene, prima lungo la filiera e poi a casa, ecco alcuni consigli per consumarle in tutta sicurezza.

1) Per i prodotti di IV gamma il rispetto della catena del freddo è fondamentale. Le verdure devono essere rigorosamente refrigerate. Al momento dell’acquisto verifica sempre che le confezioni siano conservate in frigorifero ed evita di scegliere quelle che si trovano in superficie e che più facilmente sono soggette all’influenza della temperatura ambiente.

2) Evita le confezioni con la busta forata oppure eccessivamente gonfia: potrebbe essere già iniziato un processo di fermentazione.

3) Una volta acquistati conserva sempre questi prodotti in frigorifero. Dopo l’apertura della confezione, la data di scadenza non può più essere presa come riferimento: consuma l’insalata nell’arco di due giorni al massimo.

4) Meglio consumare questi prodotti appena confezionati: verifica l’età effettiva di ciò che hai acquistato controllando la data di preparazione eventualmente riportata in etichetta. Se non è possibile, considera che la durata delle verdure di IV gamma è mediamente di 5-6 giorni.

5) Con il trascorrere del tempo le condizioni igieniche del prodotto tendono a peggiorare. Nonostante i produttori si affannino a dichiarare che il loro prodotto è già lavato, rilava le insalate prima di consumarle: questa semplice operazione è utile per eliminare sventali microbi.

6) Va bene la comodità, ma non abbandonare del tutto la verdura fresca: pulirla costa un po’ di fatica, ma la salute guadagna. Ricorda soprattutto di variare spesso nella scelta: questo ti consentirà di evitare una eccessiva introduzione di nitrati (presenti in alcune verdure fresche) e di nitriti, che nei prodotti confezionati trovano l’ambiente ideale per svilupparsi.

S i chiama “quarta gamma”ma non è qualcosa di spaziale: è solo l’insalata in busta già lavata e tagliata. Negli ultimi anni il settore ha visto una crescita esponenziale (basta guardare gli scaffali dei supermercati) nonostante i prezzi alti. E noi consumatori, che ci lamentiamo del caro vita, siamo disposti a pagare fino a cinque volte di più un prodotto – tra l’altro reperibile in abbondanza in questa stagione – più scadente dal punto di vista nutrizionale e aberrante dal punto di vista ecologico.

L’insalata è ricca di fibre e di vitamine, è priva di calorie e dieteticamente è adatta a tutti. L’invito a consumarla in quantità è quindi stato accolto ma ci domandiamo: è necessario comperarla in busta già lavata e tagliata? Abbiamo voluto acquistarne alcune confezioni nei tre grandi supermercati di casa nostra (Migros, Coop, Manor); non abbiamo eseguito analisi batteriche (anche perché in questi mesi alcune riviste per consumatori (in Svizzera Saldo e in Italia Altroconsumo) lo hanno già fatto rilevando qualità molto scadenti, seppur non pericolose per la salute, ma abbiamo voluto confrontare i prezzi e le etichette, mettendo l’accento sul cambiamento di abitudini e sul senso di certe scelte.

Punto debole: il prezzo Non passa giorno che si parli di crisi, del prezzo del petrolio che va a incidere sui consumi, sulla fatica che fanno le famiglie a arrivare a fine mese. L’insalata già lavata e tagliata in busta è a nostro avviso un emblema delle contraddizioni che viviamo quotidianamente. Certo è che se siamo disposti a pagare una insalata – che i nostri nonni avrebbero dato alle galline – 17 fr. al chilo, qualcosa non quadra. Se poi si calcolano i viaggi che ha fatto il sacchetto di insalata (Jamadu e M-Budget contengono vegetali provenienti dalla Spagna, dall’Italia e dalla Tailandia…) prima di arrivare sulla nostra tavola e le manipolazioni a cui è stata sottoposta (lavaggio, taglio, confezionamento, aggiunta di gas di conservazione), il dispendio energetico è enorme. Ci piacerebbe vedere su queste confezioni il simbolo del mezzo di trasporto o il valore del CO2 prodotto. Comodità non è sinonimo di qualità…

A parte questi aspetti ecologici, di sicuro non sappiamo più cos’è la qualità di un prodotto. Nonostante gli interessi salutistici o per il bio che buona parte della popolazione dimostra, i prodotti già pronti e confezionati sono molto acquistati dalle famiglie svizzere. E così succede anche per la frutta e le verdure: il loro punto di forza è, naturalmente, la comodità. Basta solo aprire la busta, mettere in tavola e condire. Ma a che prezzo! Quando abbiamo acquistato le insalate per il nostro test (il 13 di agosto), l’insalata romana fresca e sfusa, costava fr. 3.30 al chilo alla Migros e 3.50 alla Manor mentre la lattuga iceberg costava fr. 1.80 al pezzo alla Manor e fr. 1.90 al pezzo alla Coop. Bene, l’insalata romana, già lavata e imbustata, l’abbiamo trovata a un prezzo di 17 franchi al kg (Migros, Anna’s Best) mentre la lattuga iceberg Betty Bossi (Coop) costava fr. 11.20/kg e Bella Vita (Manor) fr. 11.60.

Il prezzo più basso (identico per Migros, Coop e Manor!) è di fr. 8.40/kg per il sacco di insalata mista. Se calcoliamo che per lavare un cespo di insalata, che oggi viene messa in vendita già pulita e non presenta incrostazioni di terra, bastano pochi minuti, forse non è il tempo che ci manca ma la volontà. Meglio rilavarla Con il trascorrere del tempo le condizioni igieniche del prodotto, inoltre, tendono a peggiorare. Nonostante i produttori dichiarino che il loro prodotto è già lavato, è consigliabile rilavare le insalate prima di consumarle: questa operazione è utile per abbattere una carica microbica elevata che aumenta col passare dei giorni. Un consiglio ulteriore che si può dare è quello di limitare comunque il consumo di verdure, tipo insalate, preconfezionate in quanto, le vitamine che sono in esse contenute tendono ad andarsene velocemente se in contatto con aria, acqua, luce ecc, e ancor di più se ne vanno se le foglie sono state tagliate. E’ buona regola infatti, lavare e tagliare l’insalata nel momento in cui viene realmente consumata. Alla fine chi ci guadagna? Per finire, tutto il guadagno invece di andare al contadino che ha coltivato quell’insalata va all’industria di lavorazione e distribuzione che ci fa pagare, giustamente, il servizio. Quell’insalata, dunque, non farà bene al contadino e non farà certo bene a noi che ingurgitiamo in fretta un prodotto che ha perso parte delle proprietà per le quali lo dovremmo mangiare!

JaMaDu Avevamo già criticato questa linea di Coop destinata ai bambini, non tanto perché non sia giusto promuovere il consumo di frutta e verdura piuttosto che dolciumi, ci mancherebbe altro, ma per il non senso di questo prodotto. Il contenuto: lattuga iceberg, carote, mais. Provenienza: Spagna, Svizzera, Tailandia. Lavorazione: Svizzera (dove?). prezzo fr. 4.95 per 400 grammi cioè fr. 12.40 al chilo! I valori nutrizionali sono dati per porzione, cioé 100 g. ciò significa che quel sacchetto per un bambino deve durare per 4 pasti. Ma se si apre la confezione la mattina, la sera il contenuto è già degradato ed è tutto fuorché fresco.

E poi se, come si presume, ci sono degli adulti che mangiano insalata, devono acquistare una confezione diversa di insalata per adulti! Siamo nel grottesco o forse siamo diventati tutti matti. Consumo responsabile Dalla produzione allo smaltimento, ogni bene di consumo ha una lunga storia che comprende distanze di trasporto spesso considerevoli come pure un elevato consumo di energia e di materie prime. Nella maggior parte dei casi, il consumatore non ne è consapevole. L’insalata tagliata, lavata e confezionata è un esempio emblematico di un prodotto che quando arriva sulla nostra tavola è totalmente snaturato rispetto alla sua origine e ha provocato un dispendio energetico enorme che va a pesare sull’ecobilancio. Se siamo attenti anche agli imballaggi inutili dovremmo evitare purtroppo l’acquisto dell’insalata mista ticinese Manor che è contenuta non solo nel sacchetto ma anche in una vaschetta di plastica.



Lascia un commento