Streaming web Inter – Psv Eindhoven Gratis Diretta Live TV Link No Rojadirecta



Sarà una notte da defibrillatore per i sessantacinquemila che si sono dati appuntamento a San Siro – restano in vendita una manciata di biglietti al primo e al terzo anello rosso – e (ovviamente) per gli interisti tutti. Mauro Icardi e compagni dovranno giocare su due tavoli: dovranno innanzitutto battere il Psv Eindhoven, quindi sperare che il Tottenham non sbanchi il Camp Nou approfittando di un Barcellona in ciabatte, già primo nel girone e con la testa alla Liga come provano i tanti riservisti previsti nel ruolo da titolari alla vigilia.



Vincere sarà, in ogni caso un obbligo: un’eliminazione dalla Champions con dieci punti nel girone dopo essere partiti in quarta fascia sarebbe comunque un’uscita di scena onorevole (resterebbero però i rimpianti per il “braccino” mostrato a Wembley quando l’Inter aveva due risultati su tre con il Tottenham per chiudere la pratica), un’eliminazione arrivata a causa di una mancata vittoria sul Psv – demotivato quanto il Barça, visto l’ultimo posto ormai cristallizzato nel girone – sarebbe una sciagura. Stasera non sarà comunque una passeggiata, un po’ perché l’Inter è pazza nel dna, un po’ perché il Psv può presentarsi a San Siro con la leggerezza di chi non ha nulla da perdere. «Questa è la partita più importante da quando sono all’Inter, è lo step successivo di quella dello scorso anno all’Olimpico contro la Lazio nell’ultima giornata di campionato – ha sottolineato Luciano Spalletti – La squadra ha fatto le prestazioni che doveva fare e, se siamo all’ultima giornata a lottarci la qualificazione, vuol dire che non ha fatto male. Se ci avessero detto che ci saremmo giocati la qualificazione all’ultima giornata con il Tottenham a Barcellona, non credo che saremmo stati delusi». Già, però tutti sarebbero stati più tranquilli se gli inglesi avessero trovato un Barça motivato, invece toccherà sperare nella professionalità dei blaugrana. Professionalità che non mette minimamente in dubbio Spalletti: «Noi abbiamo la nostra partita, pensiamo a vincerla e non a quello che farà il Barcellona. Lì ci sono professionisti veri che credo si stiano offendendo per il fatto che noi mettiamo in dubbio la loro etica professionale».

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE INTER– PSV EINDHOVEN IN TV

Per vedere Inter PSV Eindhoven in TV hai bisogno di un abbonamento Sky con il pacchetto Sky Calcio. Se soddisfi questo requisito, la gara sarà visibile con ampio pre partita e post partita su Sky Sport HD e Sky Sport Champions League, canale 202.

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DOVE VEDERE INTER PSV EINDHOVEN IN STREAMING

Il match Inter PSV sarà trasmesso anche in streaming su diverse piattaforme, tutte rigorosamente di Sky. Anche qui se avete un abbonamento Sky potete utilizzare l’applicazione SkyGo (gratuita) che permette la visione del match anche in streaming. SkyGo infatti permette di vedere su PC, Smartphone, Tablet e non solo tutti i programmi Sky sfruttando il proprio abbonamento di casa.

L’Inter alla notte della verità arriva in una fase di evidente flessione a livello di rendimento, considerato che nell’ultimo mese ha battuto soltanto il Frosinone a San Siro, mentre ha pareggiato con Barcellona e Roma e ha perso con Atalanta, Tottenham e Juventus. Il calendario non è stato amico, però non si fa peccato a pensare che qualche punticino in più l’Inter avrebbe dovuto farlo alla luce del gioco espresso a ottobre. Spalletti, sull’argomento, si è mostrato un formidabile avvocato difensore: «Far risultato a Londra e Torino è difficile: il Tottenham è arrivato agli ottavi di Champions lo scorso anno, mentre la Juventus da otto anni vince Italia. Non credo che tra noi e la Juventus ci sia una grande differenza nella singola partita. La differenza c’è nell’arco della stagione quando non vinci gare come quelle contro il Parma o il Sassuolo. Contro la Juve avremmo anche potuto vincere se avessimo segnato sullo 0-0, ma poi c’è tutto il resto della stagione: noi dobbiamo fare 38 partite da leoni perché solo così possiamo colmare il gap con loro. Non ci basta un giorno da leoni e 36-37 da pecore. Il livello di qualità deve essere alto e deve essere mantenuto».

Tra l’altro, dal 2013-14 a oggi, 32 squadre su 32 che hanno vinto le prime due gare del girone in Champions si sono poi qualificate agli ottavi. In questa annata hanno già portato a termine la missione Atletico Madrid, Borussia Dortmund, Barcellona e Juventus. All’appello manca solo l’Inter. «Abbiamo tutto per vincere la partita e per rendere felici i nostri tifosi», chiude Spalletti. Stasera, in un San Siro che sarà scintillante (sulle note di Pazza Inter le luci dei 65mila telefonini dei tifosi presenti formeranno una volta celeste approfittando della copertura dello stadio), non ci sarà spazio per i deboli di cuore.

C’era pure Steven Zhang a cena per caricare un’Inter che ha ritrovato Radja Nainggolan (convocato e pronto per la panchina) mentre ha perso, non senza sorpresa, Matias Vecino, il cui nome non è stato messo in lista dopo che un esame di controllo ha evidenziato la presenza di un problema al quadricipite non ancora risolto. Rispetto a Torino in difesa dovrebbero rientrare D’Ambrosio e De Vrij mentre toccherà a Borja Valero piazzarsi in mezzo al ring al fianco di Brozovic.In attacco il ballottaggio più succoso tra Candreva (ultima da titolare il 24 ottobre a Barcellona) e Keita con Politano candidato a giocare sulla fascia oppure come seconda punta al fianco di Icardi in un 4-4-2 oppure in un 4-4-1-1.

Antipasto della grande notte di San Siro andrà in scena allo stadio Breda di Sesto San Giovanni. La Primavera di Armando Madonna, con Facundo Colidio (4 gol nella manifestazione) al centro dell’attacco, per passare il turno in Youth League dovrà battere il Psv e sperare che il Tottenham non vinca a Barcellona.

Inutile girarci attorno: il passaggio del turno potrebbe rappresentare uno snodo cruciale per la seconda metà di stagione dell’Inter. E non solo per il prestigio di tornare a giocare un ottavo di finale di Champions dopo sette anni. In ballo ci sono moltissimi milioni (una ventina fra premi Uefa e biglietteria) e la possibilità, di conseguenza, di incamerare denaro in vista del mercato estivo. Perché l’Inter dal primo luglio uscirà dal settlement agreement firmato nel 2015 e, seppur dovendo rispettare i parametri del Fair Play Finanziario, potrà tornare a investire sul mercato con maggiore libertà rispetto alle sessioni precedenti. Vincere col Psv e passare il turno, oltre ovviamente a confermarsi fra le prime quattro a fine campionato, potrebbe rivelarsi il lasciapassare per arrivare a un big e il futuro nuovo ad dell’Inter, Beppe Marotta, ha un nome che gli ronza in testa più di altri, fin dalla scorsa estate: Sergej Milinkovic-Savic.

Giovedì verrà ufficializzato l’ingresso nell’Inter di Marotta e il nuovo dirigente, insieme al ds Ausilio e cfoo Gardini, inizierà a elaborare la strategia per l’estate 2019, un mercato che potrebbe non escludere una cessione eccellente, propedeutica, però, a finanziare l’arrivo di big che serviranno a rinforzare ulteriormente la squadra. E’ vero, prima di luglio ci sarà la sessione di gennaio, ma al momento è difficile pensare che l’Inter intervenga se non con operazioni in stile Rafinha 2018, quando il brasiliano arrivò in prestito con diritto di riscatto. A meno che… Lotito non decida a sorpresa di cedere subito il serbo, reduce da una prima metà di stagione assolutamente negativa e contestato con forza da una parte della tifoseria. A quel punto l’Inter dovrebbe muoversi in anticipo, cercando di convincere Lotito ad accettare una proposta “fantasiosa”. L’accesso agli ottavi – e ai suoi milioni – più l’eventuale cessione di Gabigol intorno a 20 milioni (è quanto chiede l’Inter per cederlo a inizio anno), permetterebbero all’Inter di avere una base solida per un prestito oneroso, rimandando poi la spesa più importante all’estate. Quanto? Difficile saperlo: nei mesi scorsi Lotito valutava Milinkovic-Savic 120 milioni (il numero uno laziale ha più volte dichiarato di aver detto “no” a offerte vicine a quella cifra), oggi è difficile pensare che il centrocampista valga tanto, ma il presidente della Lazio non farà molti sconti. Il problema di un’eventuale cessione a gennaio, però, starebbe nella concorrenza. Quella straniera, ma pure quella interna anche se la Juventus al momento sembra più indirizzata su Pogba. Ci sarebbe poi il Milan, che in estate sotto traccia, con un contatto diretto fondo Elliott-Lotito, ha provato a prendere Milinkovic-Savic senza riuscirci. Il giocatore rimane un obiettivo della proprietà rossonera, ma la situazione delicata con la Uefa sembra porre il Milan in una posizione se non defilata, sicuramente complicata.

Marotta vuole un big a centrocampo, in fondo è lo stesso obiettivo di Suning e dell’attuale dirigenza che già l’estate scorsa avevano sperato nel lieto fine della telenovela Modric-Real. Niente accadde, ma se il Pallone d’Oro croato a fine stagione dovesse finalmente dire addio al Madrid, ecco che l’Inter potrebbe tornare d’attualità. E’ ciò che spera anche Marco Tronchetti Provera, ad e vicepresidente di Pirelli, sponsor dell’Inter, intervenuto a “La Politica nel Pallone” su Gr Parlamento: «Modric sarebbe un elemento di rafforzamento importante in una squadra vicina a essere una grande squadra – ha spiegato – Messi? Chi non lo sogna, non ama il calcio: io lo sogno da amante del calcio. Steven Zhang è bravo, sa che la squadra non è ancora completa e Marotta darà un importante contributo nella solidità che ci sta costruendo in società».

Van Bommel non vuole fare sconti all’Inter. Ma non per il suo passato milanista: «E’ un derby solo per me, noi siamo il Psv. Dobbiamo trovare le motivazioni dentro noi stessi, così la mentalità non cambia anche se non ci sono più obiettivi», dice l’ex centrocampista che usa anche l’effetto San Siro per spingere il Psv capolista in Olanda, ma ancora senza vittorie in questa Champions: «E’ sempre bello tornare in uno stadio così. Per me è stato difficile dire addio al Milan. Abbiamo giocato a Wembley e Camp Nou in questo gruppo. Queste sono atmosfere che in Olanda non conosciamo. Sono partite che servono tantissimo ai giovani calciatori per crescere». L’ex interista Sainsbury in lizza per una maglia da titolare.

In gioco non c’è solo il presente, ma anche il futuro. In un San Siro con oltre 65.000 spettatori, stasera l’Inter e Spalletti mettono sul tavolo molto del loro oggi, ma anche una fetta importante del loro domani. «Io quello che sarà la mia vita me lo gioco da qui in avanti – ha spiegato il tecnico dopo la conferenza stampa a Inter tv – e non ho possibilità di ritirarci dentro il passato. E’ con i risultati che farò da qui in poi che avrò la possibilità di continuare a lavorare nell’Inter, non con quelli avvenuti precedentemente. Dobbiamo vincere la gara contro il Psv, la più importante da quando sono arrivato qua. Sostituisce quella dello scorso campionato all’ultima giornata contro la Lazio, anche se è grazie all’affermazione all’Olimpico che è successo quello che volevamo, ovvero abbiamo avuto la possibilità di giocarci la qualificazione in casa, davanti al nostro pubblico, contro gli olandesi. Dopo il sorteggio di agosto tutti avrebbero sognato di trovarsi in una situazione del genere e adesso abbiamo le chances per andare avanti». A Lucio però non basta: lui vuole completare l’opera e vedere sorridere il popolo interista, «l’unico nostro giocatore che merita sempre una maglia da titolare perché ci sostiene comunque, anche quando non ci esprimiamo al meglio».

FIDUCIA AL BARCA. Per ultimare quella che sembrava una… missione impossibile sarà necessario fare un risultato migliore rispetto al Tottenham che, espugnando il Camp Nou, si metterebbe al sicuro da brutte sorprese. Valverde ha intenzione di varare un massiccio turn over, ma Spalletti non ha comunque mostrato il minimo dubbio nei confronti dell’impegno dei blaugrana: «Al Barcellona si stanno offendendo del fatto che noi mettiamo in dubbio la loro etica professionale. Loro hanno tutti quegli abbonati e quelle persone allo stadio perché in campo mandano sempre un messaggio chiaro. Noi abbiamo la nostra partita ed è necessario pensare a vincerla, non sprecare energie nervose concentrandoci sul Barcellona. Noi siamo tutelati dai Messi e compagni come il Tottenham è tutelato da un Psv che avrà la testa libera e non ci renderà la vita facile». L’Inter invece, reduce da 1 successo nelle ultime 6 sfide ufficiali, rischia di essere più bloccata, ma Spalletti ha assicurato che ciò non accadrà: «Ultimamente abbiamo fatto le prestazioni che dovevamo e se siamo all’ultima giornata a lottarci la qualificazione, vuol dire che non abbiamo demeritato. Chi vuole rompere le scatole lo farà comunque perché so bene che ci sono anche i rompiscatole professionisti. Per esempio prima chiedevate a Politano della sua sostituzione a Torino e mi sono sentito chiamato in causa: è vero, l’ho sostituito io, ma sono stato io anche a mandarlo in campo dall’inizio e a studiare la formazione iniziale…». Pungente.

MEDIANA KO. Non avere Joao Mario, Gagliardini e Vecino in mezzo al campo lo obbligherà a lunghe riflessioni per schierare la formazione giusta, ma le tre defezioni non hanno abbattuto: «Troveremo la soluzione all’interno di quelle che sono le nostre qualità e le nostre caratteristiche. Abbiamo sempre la soluzione a tutto, basta individuarla perché questo gruppo ha certezze che non ha smarrito nell’ultimo mese, come sento dire… Dobbiamo solo evitare i cali di concentrazione che causano un abbassamento del nostro rendimento. Abbiamo tutto per vincere contro il Psv, un’avversaria da non sottovalutare, e per rendere felici i tifosi. Poi però è necessario mantenere lo stesso rendimento per tutta la stagione. Come fa la Juve. Su quello dobbiamo migliorare». Su Icardi poche parole prima di calare il sipario: «Non vedo dove sia il problema nella sua presenza domenica a Madrid per River-Boca. Aveva l’autorizzazione della società ed è come se fosse andato a cena in un ristorante».

Quella contro il Psg sarà l’ultima partita dell’Inter che Giuseppe Marotta guarderà davanti alla tv. Giovedì il club ufficializzerà la sua nomina con un comunicato stampa e il nuovo amministratore delegato per l’area sportiva pronuncerà le prime parole a Inter Tv. Prenderà possesso del suo nuovo ufficio in sede, parlerà con il presidente Zhang (ieri sera a cena alla Pinetina) e con gli altri dirigenti, ma non è prevista una presentazione ufficiale: per quella ci sarà tempo eventualmente in futuro anche perché con i giornalisti ci saranno diverse occasioni d’incontro, dall’esordio di sabato a San Siro contro l’Udinese, alla cena per gli auguri di Natale della squadra prevista tra 7 giorni, per arrivare al brindisi con la stampa alla Pinetina prima di Chievo-Inter. E’ facile immaginare che per l’ex ad della Juventus la penultima serata da “disoccupato” non sarà facile perché in ballo ci sono parecchi soldi che al bilancio nerazzurro farebbero assai comodo. Sia in vista della finestra di gennaio, sia soprattutto in chiave mercato estivo quando l’obiettivo sarà spostato sull’arrivo di un top player per la mediana (Milinkovic Savic, Kroos e Modric i più gettonati). I giovani italiani di talento (Barella e Tonali) saranno seguiti con attenzione, ma la priorità è quella di prendere giocatori capaci di recitare subito su grandi palcoscenici. Anche perché le richieste di Giulini e Cellino per i loro talenti sono alte. Con la qualificazione agli ottavi in tasca, però, sarà fatto un tentativo per reperire sul mercato, alle condizioni giuste, una pedina per dare subito più qualità al centrocampo, ma ci sarà anche da prestare attenzione alla difesa se Miranda insisterà nella sua volontà di andarsene. Prima però c’è la sfida contro il Psv, un match che anche Marotta guarderà con il fiato sospeso.

CASCATA DI SOLDI. Ma quanti milioni di euro sono in palio stasera? Finora l’Inter ne ha messi da parte circa 50 tra quelli in arrivo dall’Uefa e gli incassi delle due gare contro Tottenham e Barcellona. Passare il turno vorrebbe dire garantirsi i soldi di una vittoria in più con il Psv (2,7 milioni), i 9,5 milioni per il raggiungimento degli ottavi e poi anche un altro incasso, quello della prima delle due sfide di febbraio-marzo contro una grande d’Europa. Andare avanti in Champions farebbe anche lievitare la quota di market pool, mentre retrocedere in Europa League porterebbe guadagni meno importanti anche se metterebbe l’Inter di fronte alla prospettiva di giocare per vincere il secondo trofeo continentale.

«Le motivazioni le troveremo dentro noi stessi». Non vuole fare brutte figure nel suo vecchio stadio Mark Van Bommel. Il tecnico del Psv Eindhoven ha intenzione di lasciare la Champions League con una prestazione coraggiosa contro l’Inter, dopo il ko all’andata: «Non cambieremo mentalità di squadra, sia che si giochi per tutto e sia che si giochi per poco. Nella Champions il livello è alto, ma abbiamo fatto passi in avanti e di questo sono soddisfatto», ha spiegato l’allenatore degli olandesi. «Queste partite sono bellissime, possiamo imparare molto, solo così la squadra può crescere e migliorare. Poi troveremo una grandissima atmosfera, con uno stadio quasi al completo. Siamo consapevoli che per l’Inter sarà una sfida decisiva, ma dipendono anche dal risultato del Barcellona».

RICORDI ROSSONERI. D’altronde Van Bommel conosce bene l’effetto che San Siro ha sui giocatori, avendo indossato per diversi mesi la maglia del Milan: «E’ un derby solo per me, non per la squadra, noi siamo il Psv e vogliamo battere l’Inter. Ma è sempre bello tornare qui a Milano, ricordo l’addio ai rossoneri, loro volevano rinnovarmi il contratto ma ho scelto di andare via. Eravamo una bella squadra».

INVIATO AD APPIANO – E’ stata una vigilia di dubbi quella di ieri per Spalletti. Il tecnico in mattinata ha incassato la brutta notizia del forfait di Vecino che si è sottoposto a un esame al retto femorale dolorante già prima della trasferta contro la Juventus. Il problema muscolare c’è e l’uruguaiano non è stato convocato. Una defezione imprevista che ha costretto il tecnico a “forzare” per avere almeno in panchina Nainggolan: l’ex romanista è un’opzione a partita in corso e per un minutaggio limitato, ma già averlo a disposizione è importante. Capitolo formazione: Spalletti vorrebbe cambiare il meno possibile, magari “solo” avanzare (bel un po’…) il raggio d’azione del sostituto di Vecino che sarà uno tra Keita, Lautaro Martinez e Candreva. Con il senegalese e con l’italiano si va più verso il 4-4-2, mentre con il Toro spazio al 4-2-3-1. L’opzione della difesa a tre, con un match da vincere a tutti i costi, esiste, ma non convince.

POLITANO E D’AMBRO. «Servirà un’Inter vincente – ha detto Politano – nella speranza che il Barcellona ci dia una mano. Nelle ultime gare ci è mancato qualcosa sotto porta e non siamo riusciti a sbloccare il risultato. Stavolta però non possiamo sbagliare anche se non mi aspetto un incontro semplice perché il Psv non avrà niente da perdere e dovremo cercare di imporre subito il nostro gioco anche grazie all’apporto dei tifosi. Mio il gol deciso? Se succederà, offrirò una cena a tutti. Sono contento di come stanno andando le cose per me finora, ma posso migliorare parecchio». Anche D’Ambrosio ha suonato la carica: «L’Inter deve essere pronta per la storia che ha, per i trofei che ha vinto e per il pubblico che la sostiene. Con un pizzico di fortuna vogliamo gli ottavi. Non pensiamo al Barcellona, ma concentriamoci sui tre punti che dobbiamo prenderci».

Undici dicembre, oggi si fa l’Europa. Come nel 1991 a Maastricht, quando i 12 Paesi della Cee trovarono l’accordo poi firmato nel febbraio 1992. L’Europa che vogliamo ha quattro squadre italiane agli ottavi di Champions, mai successo da quando è stata ritoccata la formula nel 2003-2004. Juve e Roma, in campo domani hanno già il biglietto in tasca, stanotte devono staccarlo Inter e Napoli, al prezzo di due imprese. Diverse, ma emozionalmente alla stessa, altissima, temperatura. Il motto del Tottenham, che l’Inter ignorò entrando a Wembley, recita: «To dare to do». «Osare è fare». Che sia lo slogan di un martedì da leoni.

MESSI BENE I nerazzurri sono nelle mani del Barcellona, dipendono dal loro risultato col Tottenham. Vero che ieri Vaiverde ha annunciato turnover e punzecchiato i nerazzurri: «Non dovevano perdere a Londra». Ma è anche vero che il Barena è stato disegnato per attaccare sempre e comunque, anche quando conta poco. E’ come Fonzie che non sa dire: «Ho sbagliato». Non perde una partita di Champions al Camp Nou da 5 anni. La squadra che ha tirato di più in porta in questa Champions? Il Barena: 105 tiri (41 in porta, 13 gol). Capocannoniere? Messi, 6 reti, come Lewandowski. La Pulce, annunciata in campo, allarga ulteriormente il cuore alla speranza: contro l’Espanyol è stato incontenibile. I centraloni difensivi di Pochettino sono vulnerabili nel breve. Il reparto, nelle prime 4 gare, ha subito 9 gol, più di due alla volta. Gli Spurs hanno Kane e motivazioni feroci, più dei catalani, ma restano comunque nel mirino di una macchina da gol.

PEPPINO L’Inter però dovrà tenere gli occhi sul prato e dimenticare il Camp Nou. «Fare l’Inter e basta», ha detto bene ieri Spalletti, condannato a fare un risultato migliore di quello di Pochettino. Se il Tot tenham vince, addio. L’imperativo è battere il Psv e poi si vede. L’Inter che ha raccolto un punto con Roma, Tottenham e Juve non è sembrata malata, ma neppure in salute: una feb- briciattola da 37,5°. Sul più bello le è sempre mancato qualcosa. Stanotte non dovrà mancare nulla e non potrà bastare un finale furioso come con Tottenham e Barena a San Siro. La banda leardi dovrà caricare dal primo minuto come se fosse in svantaggio al 90’, senza sprecare come a Torino, perché se l’ansia da gol allungherà la squadra, il PSV, che è pur sempre capolista in Olanda, ha gambe veloci (Lozano, Ber- gwin) per sguazzare in ripartenza. In questo senso l’assenza di Verino, equilibratore principe, è dolorosissima. Peppino Meazza, nel senso dello stadio, di gran lunga il migliore della stagione, per presenza e passione, darà la carica giusta. Gli oltre 65.000 tifosi sono i primi a meritare l’impresa, insieme alla proprietà che ha messo in cantiere un futuro importante.

VIRGILIO L’errore che deve evitare il Napoli è convincersi che basti il definisci-copia della gara d’andata. Perché un conto è compattarsi dietro, al San Paolo, per togliere ossigeno a Salah e alle frecce di Klopp, un conto è farlo ad Anfield, dove 90 minuti in difesa, contro avversari costretti a vincere, durano 9 mesi. Nella tana dei Reds non si sopravvive, si è condannati a vivere. Al Napoli basta un punto o anche perdere di un gol segnando, ma il modo migliore per riuscirci è giocare come se ne servissero 3. Bravo Ancelotti a ribadirlo pubblicamente: «Sono stato l’ultimo a vincere qui in Champions con il Reai. Voglio rifarlo con il Napoli perché siamo forti». Parole che gonfiano il cuore alla squadra, perché piantate nella storia. Dire «voglio 11 facce da cazzo che palleggino in faccia al City» suonava più gratuito, infatti il giorno dopo Sarri era già sotto di 2 gol al 13’, contro Pep. Per esperienza e carisma, se devi affrontare l’inferno della Kop, non c’è accompagnatore migliore di Carlo. Neppure Virgi ho. Insigne e Mertens non sa ranno meno importanti di Koulibaly e Ospina. Giocare pensando solo a fermare Salah significa partire da 0-1. Come direbbe quel magi strato napoletano: «Ripartire! Ripartire! Ripartire!».

RINASCIMENTO Non sarà facile, perché noi abbiamo negli occhi Salah, Mané e Firmino, poi però scopriamo che il Liverpool, fresco leder di Premier, ha la miglior difesa del campionato: solo 6 gol subiti. Sanno fare di tutto. In casa, quando prendono ritmo e divampano, diventano un incendio rosso indomabile. La Roma porta ancora le ustioni. Però se lo spavaldo Klopp, alla vigilia, si è dilungato ad arringare i tifosi e a parlare di arbitri, come un italiano qualunque, forse qualche crepa nella fede ce l’ha. Di sicuro stanotte servirà un’impresa. Anzi, due. Che farebbero bene a tutti. Chiudere Tanno del- l’umiliante assenza dal Mondiale con quattro squadre agli ottavi di Champions sarebbe balsamo sulle ferite, un inno al Rinascimento italiano, già avviato dal c.t. Mancini. E poi l’indotto: miglior ranking, i 9,5 milioni Uefa per l’approdo agli ottavi (più i prossimi in arrivo) che consentiranno di attrezzare un futuro più competitivo. Questa è la notte. Osare è fare è da giurarci che glie- l’abbia ripetuto anche ieri in sera in ritiro. Steven Zhang s’è affacciato ad Appiano, ha cenato con la squadra, ha scherzato con i dirigenti, il solito mood, il solito infuso di positività. Magari anche quella solita frase, con cui Zhang accompagna i giocatori prima di ogni partita di Champions. Funziona così, in Europa più che in campionato. Funziona così fin dal debutto nel girone contro il Tottenham. Zhang notò una certa apprensione, naturale dentro una squadra per lo più esordiente nella competizione più grande che c’è. Avvicinandosi, trovò il modo di ripetere a tutti lo stesso concetto: «Enjoy your game». Divertitevi, gustatevi la serata, godetevela senza le pressioni quotidiane del campionato. La Champions è un’altra storia. È un giro sulle montagne russe di Disneyland, direbbe Spalletti.

RELAX Quella frase è diventata un rito, Zhang la ridice ogni volta prima di ogni match europeo, figurarsi se non lo fa prima della partita più importante da quando la famiglia Zhang è proprietaria del club. Non è scaramanzia, è comunicazione, è vicinanza ai giocatori, è un’ora di spa dentro giornate che più stressanti non si può. Da quella notte di settembre contro il Tottenham sono passati quasi tre mesi, un mare di km è stato percorso, sette punti sono stati conquistati. Dura riavvolgere il nastro. Dura, per quanto logico che ufficialmente il concetto urbi et orbi sia questo, ricordare come nel giorno del sorteggio l’Inter avrebbe firmato per arrivare a oggi con buone probabilità di passare il turno. In fondo lo dice Spalletti, ma vale anche per i giocatori: il futuro è oggi, è in gioco oggi. È nella settimana in cui diventerà ufficiale l’ingaggio di Marotta nella squadra dirigenziale. E nei giorni in cui Zhang vuole farsi un regalo anticipato per il suo 27° compleanno (sarà il 21 dicembre, vuoi mettere festeggiare per dieci giorni di fila): c’è maniera migliore per aumentare il valore del brand Inter di un approdo tra le migliori 16 formazioni d’Europa? C’è via più sicura e meno laboriosa di un aumento del fatturato di quella che porta dritto alla cassaforte Champions?

LA STORIA È la notte dell’Inter. È la notte per divertirsi. Enjoy your game, allora, perché in fondo la storia europea nerazzurra questo racconta. Coppa Campioni e Champions League, questa è la 20a partecipazione di sempre dell’Inter nel massimo torneo continentale. E nelle scorse 19 volte solo in tre occasioni il club si è fermato al primo giro di ruota (Mal- moe, Helsingborg e fase a gironi 2003-04). Divertitevi, dunque, perché la storia e i numeri sono con voi. Divertitevi, è il messaggio di Zhang per alleggerire la tensione di un match che pure rischia di colorare in un modo o nell’altro il bilancio della prima parte di stagione. E poi il resto verrà di conseguenza. Se lo dice il presidente che ha promesso un’Inter da vertice, probabilmente è giusto seguire il consiglio.

Ma cosa volete che sia una serata in più, dopo averne spese 592 in giro per l’Universo calcio a inseguire le stelle! E certo, non si finisce mai di conoscere se stessi, però basta anche orientarsi guardando la bacheca, nel salotto buono di casa Albiol, perdersi tra una Liga, due coppe di Spagna, una Supercoppa in Patria e una a Doha con il Napoli, una coppa Italia, due Europei, un Mondiale e poi una Coppa Uefa e Supercoppa Uefa per scoprire il sentiero.

Non per dire, lei è quello che ha vinto di più.  «Dunque un vecchio, vorrebbe insinuare…»  Diciamolo pure.  «E allora io porto la mia esperienza, questo sì. Ignorando però i successi del passato, quelli non contano quando cominciano le partite, perché ogni gara fa storia a sé».

Non le mancano, neanche a Napoli, certe sfide ricche di contenuti e di pathos: ce n’è una che vorrebbe ripetere, stasera. «Quella di aprile a Torino, in casa della Juventus, ovviamente: visto come andò a finire, non sarebbe male. Ma è chiaro che sarà un match diverso e dunque non è possibile».  O dentro o fuori.
«Ma senza ossessioni, serve la testa libera, una maturità che abbiamo dimostrato di possedere. E serve ragionare rapidamente, nel capire le giocate, nello spostare il pallone».
Se la aspetta come tutti? «Ci aggrediranno, calcisticamente intendo, e non potremo sbagliare. Ma neanche loro. Siamo venuti per giocare, non per perdere. Semmai per vincerla. Perché vogliamo andare avanti».
Capacità di gestione ne servirà… «Delle situazioni, innanzitutto: è una partita che avrà vari momenti e anche tante fasi. Ma noi sappiamo interpretarle in vario modo: quando è servito, ad esempio, abbiamo giocato bassi e poi siamo ripartiti. Altrimenti ci siamo impossessati della gara e l’abbiamo controllata o indirizzata».
Difetti ne ha chiunque.
«E anche il Liverpool. Lasciano spazi che posssono essere invitanti per giocatori come i nostri, di passo e di rapidità. Non abbiamo intenzione di difenderci ma di segnare».
Non c’è da tremare…
«Da godersela. Queste sono le partite che ti lasciano dentro qualcosa, già prima che comincino. E noi speriamo che ciò succeda anche dopo. Ma, succeda quel che succeda, siamo fieri di noi e di quello che stiamo facendo. Abbiamo lavorato tanto per essere qua e sogniamo di continuare».
Vi va bene anche il pareggio e non è poco.
«Ma l’errore di immaginarsi una gara proiettata in questa direzione non dobbiamo commetterlo. Devo sentire la nostra presenza e sapere che ci proveremo. E’ una questione di mentalità».
Lei è qui da sei anni ormai…
«E siamo sempre cresciuti. E’ stata brava la società, nel riuscire a restare sempre competitiva; e anche noi, che nel tempo siamo riusciti a giocare su livelli che mi sembrano notevoli. Come questa Liverpool-Napoli: è una di quelle notti che verranno ricordate. E noi vogliamo che resti nella memoria. Non è certo facile, ma non lo sarà neanche per loro».

Quando vincere la tua partita non è sufficiente, la cosa migliore che ti può capitare è dipendere dal fatto che il Barcellona non perda la propria. Ancora meglio se i catalani sono chiamati dal calendario a giocare davanti ai propri tifosi. Si sbaglia di grosso, infatti, chi teme un Barça privo di motivazioni, domani sera contro il Tottenham. A confermarlo è stato Gerard Piqué intercettato da Tuttosport nella zona mista dello stadio di Cornellà subito dopo la netta vittoria dei blaugrana nel derby contro l’Espanyol: «Certo che giocheremo per vincere, come sempre. Lo dimostra la nostra storia. E poi non vogliamo interrompere la buona dinamica di risultati ottenuti nelle ultime uscite. In particolar modo, vogliamo riuscire a mantenere ancora una volta la nostra porta inviolata. Per quanto riguarda l’Inter e il Tottenham, spero che a qualificarsi sia la migliore. Noi, di certo, faremo la nostra partita provando a vincerla».

È senz’altro vero che i blaugrana sono già sicuri sia della qualificazione che del primo posto del girone. Tuttavia, è altrettanto indiscutibile la serietà dimostrata da Messi e compagnia anche quando non avevano più nulla da chiedere alla propria classifica. Basti pensare che negli ultimi nove anni i catalani si sono presentati per ben sette volte all’ultima giornata della fase a gruppi di Champions nella situazione attuale e, ciononostante, non hanno mai perso il proprio incontro (7 vittorie e due pareggi). Anche perché la filosofia del club non prevede una variazione al tema principale. Una vera e propria questione di principio, ancor prima che etica. E già, perché 30 anni fa Johann Cruijff impose agli allenatori di tutto il settore giovanile di utilizzare lo stesso metodo di lavoro della prima squadra: possesso palla, pressing asfissiante e ricerca della vittoria attraverso il gioco.

Ed è per questa ragione che nemmeno Ernesto Valverde si è fatto problemi quando si è trattato di assicurare che «a prescindere dagli interpreti che sceglierò per la gara contro il Tottenham, noi scenderemo in campo per vincere. Su questo l’Inter può stare tranquilla. Il nostro club rispetta molto la Champions League e affronta ogni partita con l’obiettivo di ottenere il massimo. Detto questo, sceglierò i giocatori da mandare in campo pensando esclusivamente alle necessità del Barça». E, del resto, è normale che il Txingurri decida di far rifiatare i calciatori più utilizzati in questo primo terzo di stagione. Ma anche su questo punto non sono necessariamente cattive le notizie per la squadra di Luciano Spalletti.

E già, perché, spesso e volentieri, i cosiddetti panchinari affrontano gare come quella di domani sera contro il Tottenham con un’intensità maggiore a quella che potrebbero mettere in campo molti dei titolari indiscutibili. Molti, ma non tutti. Non il migliore: «Se Messi sarà della partita? Ancora non lo so, vedremo», ha sottolineato il Txingurri. La sensazione, però, è che dopo essere stato costretto a saltare il doppio confronto contro l’Inter, il cannibale argentino vorrà recuperare il tempo perduto e incrementare il suo già eccellente bottino di gol: 6 in appena 270 minuti. E non c’è dubbio che con la Pulga in campo le possibilità dell’Inter di passare il turno s’impennano. La prestazione superlativa del rosarino nel derby non ammette discussioni in merito.

Tra pochi giorni verrà ufficializzata la nomina di Giuseppe Marotta alla guida della gestione sportiva dell’Inter. Trascorsi poco più di due mesi dal clamoroso annuncio dell’addio alla Vecchia Signora nel dopo partita di Juventus-Napoli e diradatasi la comprensibile ed umana emotività del momento, è oggi possibile riflettere in modo razionale sulla vicenda. Innanzitutto, debbono essere allontanati le fantasiose ipotesi e gli inesistenti retroscena che da molte parti erano stati suggestivamente insinuati, ricollegando ad esempio il commiato forzoso di Marotta a presunte divergenze di mercato o a fantomatici risvolti di inchieste giudiziarie. Nulla di tutto questo. Chi conosce la storia della Juventus deve rammentare come, in ogni epoca, la società abbia fatto onore al proprio nome evitando con largo anticipo di “invecchiare” sia nel settore sportivo che in quello manageriale, sempre precorrendo i tempi e mai subendoli. Questa apparente antitesi tra Juventus e “Vecchia Signora” ha, a titolo di mero esempio, accompagnato il distacco sportivo – ma in nessun caso affettivo – con le proprie vincenti bandiere (da Conte a Del Piero, solo per restare ai tempi recenti): chi, ora, al di là della comprensibile nostalgia per chi tanto ha contribuito alla storia bianconera, può pensare che in tal modo non siano stati preparati un presente ed un futuro migliori? Andrea Agnelli, in linea con la tradizione dei suoi migliori predecessori, con lungimiranza e, me lo si consenta, con la freddezza che deve contraddistinguere chi, in tempi di concorrenza spietata, deve gestire una azienda al top del proprio settore, sta dimostrando di non voler subire in modo passivo i cambiamenti ma, anzi, di volerli governare anticipando i tempi e le decisioni. Questo ha comportato e comporterà, quanto al lato dei rapporti umani, complicazioni difficilmente evitabili e che ciascuno può e potrà legittimamente non condividere, anche se ogni manifestazione critica dovrebbe, innanzitutto, prevedere un minimo di immedesimazione in chi è deputato a operare scelte e decisioni di questa portata. In quella che ha condotto a superare l’era Marotta credo abbiano contribuito, oltre ai fattori di cui si è detto (esigenza di ringiovanire e motivare il management), altri di connotazione quasi “sportiva”: privarsi di un top manager oggi è, economicamente, equivalente alla vendita di un top player. E che Giuseppe Marotta – Beppe per gli amici – sia stato e tuttora sia un vero “top manager” è dimostrato non solo dai risultati ottenuti in 8 anni alla Juventus, ma dal suo rapido reingaggio (proprio come un “top player”) da parte di uno dei più importanti Club italiani.

Gira e rigira, si torna sempre lì, da Mauro Icardi. L’attaccante a Torino non è riuscito a incidere sottoporta, ma si è messo a disposizione dei compagni giocando una discreta partita, anche secondo Spalletti, tuttavia è evidente che l’Inter domani sera contro il Psv avrà bisogno dei suoi gol. Ma non solo. Perché se l’Inter vorrà battere gli olandesi e mettersi nelle condizioni di sperare che il Barcellona non perda in casa col Tottenham, ci vorrà l’apporto di tutti. I gol di Icardi saranno fondamentali, ma l’Inter ha bisogno che si sblocchino in Europa anche gli altri alfieri della fase offensiva. In Champions, infatti, Maurito – che col Psv disputerà la sua 200ª gara ufficiale in nerazzurro – ha realizzato tre reti, tutte decisive per portare punti, poi hanno trovato la porta Vecino col Tottenham e Nainggolan con il Psv. Stop.

Perisic, Keita, Politano, Candreva, Martinez, Brozovic e Borja Valero, per restare i giocatori che si muovono da centrocampo in su, non hanno segnato. Un problema che in campionato non si è invece riscontrato visto che – in un lasso di partite più ampio, ovviamente – hanno segnato tutti ad eccezione di Borja Valero e Vecino. Spalletti dovrebbe schierare Politano a destra, Borja Valero trequartista (o mezzala sinistra se sarà 4-3-3) e Perisic favorito su Keita a sinistra. Il croato anche a Torino ha dimostrato di non attraversare un buon momento, ma essendo quella col Psv una gara fondamentale, da non fallire, è difficile immaginare che Spalletti ci rinunci. Anche perché Perisic nelle rare occasioni in cui è subentrato, ha dimostrato di essere meno incisivo rispetto a un giocatore come Keita, più abile a entrare subito in partita. Da escludere, almeno inizialmente, lo schieramento con due punte e Martinez alle spalle di Icardi.

A proposito di formazione. Vecino ieri ha svolto un lavoro leggero per preservarsi, mentre Nainggolan ha fatto parte dell’allenamento col gruppo. Difficile che ci sia, ma oggi Spalletti deciderà con lo staff se portarlo almeno in panchina.



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