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Ora, inevitabilmente, finiscono tutti sotto esame. Dai giocatori, da MauroIcardi fino all’ultimo dei panchinari, a LucianoSpalletti. E’ la regola, che piaccia o meno, che entra in gioco ogni qualvolta cambi una proprietà o uno dei massimi dirigenti. E l’Inter nelle ultime 48 ore ha messo al comando un nuovo ad, BeppeMarotta. Quando in una società arriva un nuovo capo, qualcosa cambia sempre. Basti vedere cosa è accaduto all’Inter negli anni in cui sono arrivati prima Thohir e poi Suning. Quando Moratti cedette il club all’indonesiano nel novembre del 2013, il primo a saltare – dopo qualche mese – fu il dt Branca, quindi arrivò un nuovo ad, Bolingbroke, e a ottobre della stagione ’14-15 fu esonerato Mazzarri che Thohir non avrebbe voluto sulla panchina già nell’annata ’13-14. Nell’estate 2016 avvenne l’avvicendamento fra Thohir e Suning, con la definitiva uscita di scena di Moratti e la conseguente fine del rapporto con Mancini in panchina. Arrivò De Boer, suggerito da Thohir, ma siccome al comando era arrivata Suning, al momento opportuno furono i cinesi a cacciare l’olandese e scegliere Pioli. E nel frattempo cambiarono anche diversi dirigenti, in primis proprio Bolingbroke.



Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE INTER UDINESE MILAN IN TV

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DOVE VEDERE INTER UDINESE IN STREAMING

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Ieri il nuovo ad nerazzurro ha fatto il suo debutto alla Pinetina, recandosi al centro sportivo a cena insieme a StevenZhang e Alessandro Antonello (erano già presenti Ausilio, Gardini e Baccin). Lo ha fatto per conoscere personalmente ogni giocatori e fare due chiacchiere a quattr’occhi con Spalletti, sentito telefonicamente nei giorni scorsi. Giovedì, al momento dell’insediamento, Marotta ha espresso parole di fiducia per il tecnico, messaggi chiari e, per certi versi, dovuti, visto che Spalletti ha un contratto fino al 2021 ed è in corsa per tutti gli obiettivi, dal campionato alle coppe (dalla Champions siamo passati all’Europa League). Metterne in dubbio la posizione sarebbe stato una sorta di autogol. Invece è giusto che Marotta dia supporto al tecnico, perché al di là delle possibili scelte future, è ovvio che l’ad tifi per un’Inter ancora nelle prime quattro e dunque in Champions. Poi, a traguardi raggiunti, potrà fare le sue valutazioni. Su Spalletti, così come per i giocatori che adesso avranno un nuovo interlocutore da convincere. Una parola fondamentale sulla conferma o meno di un giocatore adesso arriverà dal giudizio di Marotta. Per esempio sono ancora in ballo i rinnovi di Icardi e Skriniar, oggettivamente i due migliori giocatori della rosa dell’Inter insieme a Brozovic (che invece ha già prolungato), ma al tempo stesso i due elementi che potrebbero avere più mercato e consentire all’ad di mettere a punto delle operazioni in stile Pogba, ovvero una cessione super remunerativa – Icardi ha al momento una clausola valida per l’estero di 110 milioni; Skriniar viene valutato non meno di 80 – che permetta di fare una mega plusvalenza e avere denaro da investire per cercare rinforzi.

Detto ciò, non significa che Marotta domani cederà Icardi e Skriniar, anzi, ma l’ad valuterà pro e contro di ogni giocatore in vista del mercato e della crescita della squadra per il percorso di avvicinamento alla Juventus. Quindi, per esempio, verrà pesato il rendimento di Keita, il cui riscatto è fissato a 34 milioni; ma anche quello di Perisic, la brutta copia dell’esterno ammirato nelle annate precedenti e al Mondiale, tentato da un’esperienza in Premier (ma non andrà svenduto). Senza dimenticare Gabigol, al rientro dal prestito al Santos e valutato intorno ai 20 milioni: il brasiliano sarà la prima cessione di Marotta?

MILANO. Fra i giocatori che più di altri potrebbero lasciare l’Inter a fine stagione, c’è Perisic. Il croato non sta rendendo. Dopo il Mondiale sembra aver perso smalto e motivazioni; durante la trasferta a Londra per la gara col Tottenham ha ammesso di sognare un’esperienza in Premier. Il Manchester United lo voleva, ma su di lui ci sono anche altri club inglesi, così come Bayern Monaco e Atletico Madrid. L’Inter da Perisic si aspetta molto da qui a maggio, ma il suo nome potrebbe essere in cima alla lista dei partenti di Marotta. Di sicuro ci vorrà un’inversione di rotta nel rendimento, perché l’Inter valuta il vicecampione del mondo 50 milioni e oggi Perisic è lontano dal valere tale cifra.

Anche MassimoMoratti è stato contattato dall’associazione di tifosi Vip nerazzurri (Interspac) che vorrebbe affiancare Suning con una quota di minoranza nell’azionariato dell’Inter: «Me ne hanno parlato», dice l’ex presidente nerazzurro a Sport Mediaset a proposito dell’associazione guidata dall’economista CarloCottarelli, ex commissario della spending review del governo Letta. Moratti approva l’iniziativa: «Mi sembra una bella cosa, una prova di passione. E’ una novità interessante con nomi credibili, credo che faccia piacere a Zhang e sarebbe utile per la società». Il proprietario del Triplete nerazzurro accoglie con favore la sentenza della Cassazione che ha chiuso ogni discorso giudiziario sull’assegnazione dello scudetto 2006, confermando l’autonomia dell’ordinamento sportivo: «E’ stato un bene fare ulteriore chiarezza, farà piacere agli interisti», dice Moratti che non intende alimentare alcuna polemica con AndreaAgnelli: «Penso che se l’aspettasse anche lui, alla fine si tratta di una conseguenza di ciò che era successo. Il fatto che sia arrivata nel giorno dell’ufficialità di Marotta spero porti fortuna al nuovo amministratore delegato per fare bene». Serve sicuramente un’inversione di tendenza dopo l’amarissima eliminazione dalla Champions League arrivata martedì sera. Moratti prova a indicare la strada: «Per uscire da questo momento Spalletti dovrà rimettere insieme i pezzi con calma. E’ soprattutto una questione psicologica. L’obiettivo della qualificazione alla prossima Champions è raggiungibile. L’Europa League è molto importante e non va sottovalutata la Coppa Italia: gli obiettivi rimangono».

Si sarei sentito in discussione anche se avessi passato il turno, perché quando alleni l’Inter, al massimo puoi non sentirti in discussione per una partita se la vinci, ma poi c’è analisi da fare, se quello che porti avanti è abbastanza oppure no. Le voci non mi creano nessun fastidio. Non ho nessun tipo di problema ad affrontare questa situazione. Diciamo che qualcuno ha usato il piede di porco nelle critiche, però se sono fatte nella maniera giusta, diventano costruttive». Luciano Spalletti alla vigilia di una partita fondamentale per l’Inter, quella contro l’Udinese («se il massimo della difficoltà è 10, questa vale 10»), ha voluto prendere di petto un momento delicato che rischia di far deflagrare la stagione nerazzurra («ma questo periodo è differente dall’anno scorso, lo noto nelle prestazioni»). L’eliminazione dalla Champions ha riportato in superficie i fantasmi che periodicamente calano sull’ambiente interista. La panchina del tecnico è tornata in discussione, non tanto per il presente e l’immediato futuro, quanto per la prossima stagione qualora non riesca a ottenere i risultati che Suning si aspetta. Quelli che pretende Steven Zhang – migliorare il 4° posto in campionato, buon cammino in Coppa Italia ed Europa League – e che chiederà Beppe Marotta, il nuovo ad dell’area sportiva che ieri sera ha cenato con lui e l’intero management ad Appiano. Proprio il tema Marotta è stato fra i più dibattuti nella giornata di ieri e Spalletti, così come capitato in precedenza, ha sì speso parole d’elogio per l’ex dirigenza bianconero, ma ha anche evidenziato una certa freddezza, probabilmente dovuta a un rapporto che in passato non è sbocciato (i due si erano incrociati nel ’99-00 a Venezia, col tecnico esonerato due volte) e che adesso andrà ricostruito. Con le voci su Conte che inevitabilmente accompagneranno nei prossimi mesi qualsiasi eventuale passo falso del tecnico attuale.

«Io conosco questa materia, ci sono già passato – ha ribadito Spalletti a proposito del momento di difficoltà della squadra, reduce da una vittoria nelle ultime sette gare -. Non mi sembra che sia il caso di demolire quanto questa squadra ha fatto nell’ultimo anno e mezzo. Per questo motivo, i calciatori meritano il sostegno dei tifosi». Concetti che hanno anticipato quelli positivi su Marotta, ma anche quelli da interpretare: «Marotta è un professionista importante, darà il suo contributo – ha commentato Spalletti -. E’ un dirigente che ho già avuto e mi ha insegnato tanto. Ha esperienza, sa confrontarsi col palazzo e sa stare dentro lo spogliatoio, sa quali sono i bottoni da spingere. Porterà sicuramente un contributo, ma qui c’erano già professionisti che mi hanno messo a disposizione tutte le cose che ci vogliono per lavorare con qualità ed efficienza». Già in passato Spalletti aveva sottolineato come la dirigenza fosse all’altezza per lui e ieri lo ha ribadito. E poi il tecnico si è soffermato sulle parole di fiducia espresse giovedì da Marotta nei suo confronti: «Fanno piacere, è chiaro, è bello quando qualcuno ti dà supporto. Ma quando ti danno supporto, involontariamente ti viene detto che da solo non ce la fai e questo sentirmelo dire a volte mi dà fastidio. Perché uno viene e dice: “Ti aiuto, ti voglio bene, sei mio amico”, ma allo stesso tempo è come se ti dicesse “Ti voglio bene e ti aiuto perché da solo non ce la fai”. Ricevo messaggi tipo “non mollare”, ma io cosa dovrei mollare? Io le soluzioni le trovo dentro me stesso». Insomma… i prossimi, saranno mesi interessanti.

«L’Inter è una squadra dalle grandi qualità e perciò me l’aspetto agguerritissima. La nostra intenzione è quella di fare male a qualsiasi avversario, e ora, dopo quattro partite molto difficili e  competitive, possiamo dire di aver centrato un primo obiettivo, ossia quello di avere maggiore concretezza difensiva. Siamo fra le prime 5 squadre in serie A nel rapporto fra occasioni create e gol fatti. Ora inizia un’altra fase, quella di migliorare la fase di costruzione del gioco senza perdere di vista l’equilibrio tattico, in modo da essere ancora più efficaci». Sono le parole di DavideNicola in vista della sfida di questa sera contro i nerazzurri, reduci dalla delusione Champions e che vorranno anche per questo dare soddisfazione al proprio pubblico. L’Udinese, dal canto suo, dovrà provare ad uscire dal Meazza con una prestazione all’altezza e magari con qualche punto, che male non farebbe a una classifica bruttina. Per riuscirci, Nicola dovrebbe riproporre il 3-5-2, che spesso è un 5-3-2, con DePaul e Pussetto dal primo minuto in attacco, anche se l’ipotesi Lasagna non è stata del tutto accantonata. La buona notizia è il rientro tra i convocati di Behrami, giocatore la cui quantità è oggi determinante per il gioco di Nicola a centrocampo, e quello di Barak, che nelle prossime partite potrà dare maggiore qualità a una squadra che è ancora acerba. A Milano, inoltre, dovrebbe esserci la conferma sulla sinistra della mediana di D’Alessandro che, anche in una partita non bella contro l’Atalanta, è stato uno dei migliori dei suoi: rapido, concreto, volitivo. Con il rientro di Behrami, anche Fofana dovrebbe rendere meglio.

MILANO. Perisic o Keita? Questa volta il dubbio offensivo di Spalletti sembra stringersi a questi due giocatori, visto che Politano nelle ultime due gare è stato indubbiamente fra i migliori in campo, sia contro la Juventus che contro il Psv. L’ex Sassuolo si posizionerà a destra nel probabile 4-3-3 con Icardi centravanti e uno fra Perisic o Keita a sinistra: il croato non sta vivendo un momento positivo, ma per il tecnico è fondamentale per equilibri di gioco e supporto fisico nel gioco da fermo; l’ex laziale è però in grande forma e prima delle due gare con Juve e Psv aveva segnato tre reti in due partite. Si vedrà. La certezza è sicuramente rappresentata da Icardi, alla ricerca del 120° gol con la maglia dell’Inter dopo aver toccato quota 119 contro il Psv: l’argentino con l’Udinese ha segnato sei gol in carriera nelle otto gare in cui l’ha affrontata con la maglia nerazzurra (zero in due con la Sampdoria). Alle spalle del tridente, probabilmente a centrocampo assisteremo ai rientri di Gagliardini e Joao Mario, freschi perché fuori dalla lista Champions, ai lati di Brozovic, confermatissimo in cabina di regia. In difesa DeVrij e Skriniar dovrebbero essere confermati a discapito di Miranda, con Vrsaljko e destra e D’Ambrosio in vantaggio su Asamoah a sinistra.

Il rumore dei nemici» è uno di quelli slogan di Mourinho che ha fatto breccia nei cuori interisti, ed è rimasto nella storia nerazzurra. Luciano Spalletti lo evocò poco più di un anno fa, a fine novembre, in un momento in cui era primo ed imbattuto, quando gli accostamenti fra lui e Mou erano ricorrenti. Nella prima uscita pubblica dopo l’eliminazione di Champions, non ne parla espressamente, ma il concetto passa: spogliatoio chiuso e compatto, contro tutti. Contro chi, secondo il tecnico, vuole «demolire» il lavoro fatto in questo anno e mezzo, contro critiche fatte usando «il piede di porco», contro chi analizza le partite in un certo modo perché «tifoso di altre squadre». Spalletti parla tranquillo, anche più che in altre occasioni: nel tardo e freddo pomeriggio di Appiano cerca di tenere sempre lo stesso tono, apparentemente conciliante, anche quando deve impartire qualche stoccata. A difesa della squadra, ma anche del proprio lavoro.

CRITICHE E SOSTEGNO L’anali si non può non partire dalla delusione di martedì («un risultato che ci disturba»): «Siamo usciti per differenza reti a 10 minuti dalla fine, quando al momento del sorteggio nessuno ci dava una speranza. Per come si era messa dovevamo fare di più, ma non mi pare che sia il caso di demolirci. E invece vedo che la volontà è quella di demolire tutto quello che è stato fatto in questo anno e mezzo. Siamo a -14 dalla Juve? Siamo partiti da -29, dal settimo posto». Polemiche e processi sono quindi eccessivi. Il tecnico assicura che accetta le critiche costruttive, ma poi dice anche: «Mi sembra che qualcuno abbia usato il piede di porco, con le critiche, ma è chiaro che non ci si può aspettare molto dalle analisi di chi è tifoso di un’altra squadra. Perché ci sono tifosi di altre squadre anche fra i giornalisti». Derubricata a «partigianeria» la gran parte delle voci critiche, allo stesso modo Luciano rifiuta le, più o meno virtuali, pacche sulle spalle e gli attestati di sostegno. Anche quello di Beppe Marotta, arrivato giovedì nel suo primo giorno da interista («Spalletti va fatto lavorare tranquillamente, la società è a sua disposizione») : «Certo, fa piacere se l’a.d. dice di farmi lavorare tranquillo. Ma sentirmi dire che mi supportano mi dà quasi un po’ fastidio, perché sembra che voglia dire “ti voglio bene e ti aiuto perché da solo non ce la fai”. Io invece conosco la materia, sono entrato in spogliatoi che avevano perso 13 gare di fila. Il supporto è un di più, ma a volte sono parole che ti fanno anche più danno».

IL CARRO Meno problemi gli creano le voci su possibili sostituti: «Io mi sarei sentito in discussione anche se avessi passato il turno. Quando alleni l’Inter lo sei sempre, la tranquillità al massimo dura una partita, dopo che la vinci». Spalletti si prende volentieri il «centro del mirino»: «Meglio che ci stia io piuttosto che i giocatori, che non lo meritano, e che hanno reagito nel modo giusto, con la voglia di ricominciare subito, assumendosi le proprie responsabilità. State tranquilli, resteranno tutti sul carro, c’è tanto interismo in spogliatoio. Bisogna reagire, se stai nell’angolino e piangi non risolvi niente, se affili gli scarpini e pianti due scatti più forti dell’avversario puoi ripartire».

NUOVO INIZIO Ripartenza è la parola chiave. Al di là della difesa della sua squadra («Si fanno analisi e confronti, ma io valuto prestazioni e abbiamo fatto le cose in maniera corretta») il tecnico sa che rimettersi subito a correre, infilando almeno due vittorie prima della sfida al Napoli, è l’unico modo per riportare la nave in acque più tranquille. Dopo la prima minicrisi stagionale, la falsa partenza culminata con il k.o. casalingo col Parma, la cosa gli è riuscita bene, con il filotto di vittorie innescato da Vecino contro gli Spurs. Per farlo Luciano sembra voler suonare, almeno nell’immediato, con lo stesso spartito. Non cambieranno quindi gli uomini d’attacco («leardi martedì è andato oltre anche al suo tallone d’Achille»), non ci sarà Nainggolan («Ha ancora bisogno di tempo»), non è lecito attendersi rivoluzioni: «Non ho visto gare, anche quelle che non abbiamo vinto, che mi portino alla necessità di ribaltare tutto. Rispetto alla crisi della scorsa stagione ci sono enormi differenze. Adesso si tratta, contro l’Udinese, di fare un primo passo per allontanarci da quello che è successo». Ci saranno Jo-ao Mario e Gagliardini, i due esclusi dalla lista Champions per le limitazioni del Financial Fair Play. E ci saranno Politano e Asamoah, i due poli opposti della notte europea. L’azzurro ha dimostrato anche in una serata negativa (per la squadra) di meritare palcoscenici del genere: «È un giocatore completo, se avesse un po’ più di fisicità sarebbe un top player europeo». L’exjuventino ha sulla coscienza l’errore dell’1-0: «Gli dirò quello di cui parlavo prima: non è stando con la testa sulle ginocchia che rimetti a posto il passato».

MAROTTA Si riparte anche da San Siro, di cui bisognerà valutare l’umore. E dove ci sarà il nuovo acquisto nerazzurro, l’a.d. Marotta: «Nessuno può giudicarlo, per lui parlano i risultati. Sa stare dentro il palazzo, spingendo i giusti bottoni, ma anche dentro lo spogliatoio, a contatto con i calciatori, perché ha fatto una grande gavetta. Può parlare di campo con la squadra, come è successo in passato anche con me. Le sue caratteristiche si sommano a quelle di chi c’era già. Perché qui eravamo già nelle migliori condizioni, chi c’era mi ha messo a disposizione tutto ciò che serve per lavorare al massimo». Ora non resta che rimettersi in piedi, in pista, al timone della nave. E poi fare i conti alla fine: «Fare un lavoro fatto bene è lasciare la situazione meglio di come l’hai trovata». Anche cercando nemici, se serve. E ascoltando il loro presunto rumore.

Un anno dopo, per una doppia rivincita. L’Inter vuole ripartire dopo l’eliminazione in Champions e il calendario gli offre anche l’occasione della vendetta: oggi a San Siro arriva l’Udinese, prima squadra nello scorso campionato a mettere k.o. Fin-ter di Spalletti. Era il 16 dicembre, l’Inter crollò sorprendentemente 1-3. Spalletti rinuncia ancora a Nainggolan dal 1’, però non ha più emergenza in mediana visto che torneranno a disposizione Gagliardini e Joao Mario, entrambi fuori lista Uefa e quindi assenti nel pari beffa di martedì scorso col Psv. Ballottaggio D’Ambrosio- Vrsaljko a destra, con Keita che spera in una maglia in attacco.

QUI UDINESE Dall’incubo nerazzurro di domenica scorsa, materializzatosi col nome di Atalanta, al nerazzurro furioso di oggi che significa Inter. All’Udinese servono i risultati per non ricadere nelle paure della passata stagione. Oggi ha 13 punti, è a due punti dalla zona rossa. Insomma, la paura c’è. Nicola ha fatto una vittoria e un pari in due gare, ma ha perso male con l’Atalanta. Nicola cerca una cura e il primo rimedio è il recupero di Valon Behrami, il capitano svizzero che, se sta bene, garantisce equilibrio in mezzo. Senza di lui, l’Udinese perde. «Senza di lui difettiamo della pressione coordinata», dice Nicola. «Con l’Inter dobbiamo essere continui». Torna Behrami, ma rischia di uscire Lasagna. L’attaccante si è sbloccato, ma Nicola è più propenso a fidarsi del fraseggio sudamericano tra De Paul e Pussetto. Con lo scattista pronto a entrare, sperando che non si deprima.



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