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Il deludente pareggio di Bologna, oltre che una certa preoccupazione, ha lasciato in eredità le squalifiche di Bakayoko e Kessiè, che costringeranno Gattuso a reinventare il suo Milan, di fatto in piena emergenza. Se la passa invece meglio la Fiorentina di Pioli, che complice l’ultimo turno sembrerebbe invece aver nuovamente ritrovato fiducia nei propri mezzi.



PROBABILE FORMAZIONE MILAN – Alla squalifica di Bakayoko e Kessiè si è aggiunto l’infortunio di Bertolacci. Gattuso potrebbe rischiare Calabria mezz’ala destra, con l’inserimento di Abate o Conti terzino, oppure rispolverare Montolivo da regista con Mauri e Calahnoglu ai suoi lati. In difesa Romagnoli dall’inizio, al suo fianco Zapata che resta in pole sul ristabilito Musacchio. In attacco Higuain sarà affiancato da uno tra Castillejo e Cutrone.

PROBABILE FORMAZIONE FIORENTINA – Arruolabili Veretout e Milenkovic scontata la squalifica, si riprenderanno una maglia da titolare. A disposizione anche Edimilson Fernandes, ma dovrebbe spuntarla Gerson nel serrato ballottaggio in mediana. Nel tridente Mirallas dovrebbe essere ancora preferito a Pjaca per affiancare Simeone e Chiesa.

Higuain sta a Simeone come Cutrone sta a Chiesa. Si parla di aspettative, e di situazioni attuali, magari momentanee, non di valori assoluti. In questo caso Higuain sarebbe oltre Simeone e Chiesa più avanti di Cutrone. Ma oggi l’attacco del Milan e della Fiorentina hanno dei punti di contatto che aprono a qualche riflessione.

I due argentini sono in un periodo cupo. Il Pipita non segna quanto il Milan si aspettava da lui, il Cholito lo stesso, anzi, pur avendo ripreso di recente a segnare (due gol nelle ultime due partite) quel suo gesto rivolto al Franchi (“ora tutti zitti”) non lo ha aiutato a recuperare credibilità. Sono insofferenti, a volte sembrano poco coinvolti nel gioco della loro squadra. Higuain manifesta un nervosismo continuo nei confronti dei compagni con una gestualità che indispone, Simeone soffre lo stesso disagio nei confronti di chi lo critica. Il futuro è a favore del viola (8 anni in meno), ma alla sua età il milanista giocava nel Real Madrid, nel 2009-10, a 23 anni, segnò 27 gol in 32 partite nella Liga. Aveva un’altra carriera davanti. Simeone brucia di ambizione, è appena entrato in nazionale. Il Cholito non vuole più aspettare, il Pipita non può più aspettare. Milan e Fiorentina hanno bisogno dei loro gol per riprendere con vigore la corsa ai loro traguardi fissati a inizio stagione.

Higuain e Cutrone, come coppia, non è fra le meglio assortite, quella formata da Simeone e Chiesa sembrava invece più facile da legare. Di là sono due attaccanti centrali, di qua sono un centravanti e un attaccante esterno. Ma oggi nemmeno i due viola si capiscono. Va riaccesa fra loro la scintilla. Si è spenta su quell’errore incredibile di Simeone davanti alla porta di Szczesny dopo l’assist di Chiesa. Avesse segnato alla Juventus sarebbe stato diverso, per i due viola e per la Fiorentina.
In campionato Chiesa junior ha firmato finora solo 2 gol, Cutrone uno di più, a cui vanno aggiunti i 4 in Europa League. Ci aspettiamo di più, anche se l’età (21 anni per il viola, 20 per il rossonero) induce alla pazienza. Ci aspettiamo di più perché Chiesa è diventato un titolare nella Nazionale di Mancini, mentre Cutrone sta cercando ancora l’esordio col nuovo ct dopo aver debuttato durante l’interregno di Di Biagio. L’Italia sta giocando bene da quattro partite di fila, ma ha un problema serio: non fa gol. Chiesa e Cutrone possono/devono aiutare la Nazionale, hanno la freschezza, l’entusiasmo, la voglia di segnare. Ma il primo deve capire che per arrivare in porta non può pensare al calcio racchiudendolo in una sfida tutta sua (otto conclusioni…solitarie contro l’Empoli, zero pericoli), mentre l’altro deve pensare alla rovescia rispetto a oggi: a vent’anni, quando Gattuso lo richiama in panchina per un cambio, non può dire “perché proprio io?“. Al contrario, deve pensarlo quando Gattuso dà la formazione e lo schiera titolare (anche se oggi non accadrà). Allora sì è giusto che pensi “perché ha scelto proprio me?“. E in campo deve dimostrare di meritarlo. Sennò non si cresce.

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE MILAN FIORENTINA IN TV

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Una suggestione, più che una trattativa, Una exit strategy, più che uno scambio di bomber. La classica idea che parte come una boutade e che invece magari, il magico mondo del calcio riesce a trasformare in un reciproco affare. Ci sono tanti modi per definire l’ipotesim di scambio tra AlvaroMorata e GonzaloHiguain che sta infiammando le ultime ore milanesi. Tanto per cominciare vediamo le diverse posizioni nei confronti di questo possibile affare, che naturalmente coinvolgerebbe anche la Juventus, come proprietaria del cartellino di Higuain, sul quale il Milan al momento ha “solo” un prestito con diritto di riscatto a una cifra già definita.

Il più convinto dell’operazione è senza ombra di dubbio MaurizioSarri: il tecnico del Chelsea avrebbe voluto Higuain già in estate, figuriamoci se nonfarebbe carte false per averlo a gennaio. O anche a giugno, ma in misura minore. I blues attualmente sono al quarto posto in classifica, staccati di otto punti dalla capolista Liverpool. Oggettivamente, pensare di poter ancora vincere la Premier è sinceramente troppo, ma alla luce della esclusione dalla Champions 2018-19, anche solo arrivare nelle prime quattro e rientrare così nella Coppa che conta, per il Chelsea potrebbe essere un più che ottimo risultato. La stagione di Morata, per il momento, è stata da 6 in pagella: cinque gol in Premier dove ha giocato 10 volte da titolare mentre in altre quattro è subentrato, oltre a due reti in Europa League. Stesso ruolino di marcia di Higuain: anche lui ha all’attivo 5 gol nelle partite di campionato e due in Europa, anche se, rispetto allo spagnolo, nessuno si è mai ancora sognato di spedirlo in panchina a inizio gara. Il rapporto tra Morata e Sarri non è mai decollato e quindi il giocatore, un pensierino al Milan, lo potrebbe fare certamente. Tra l’altro, due anni fa, quandi si è trattato di lasciare il Real Madrid, c’era anche il Milan di Fassone e Mirabelli a corteggiare l’ex juventino che, lo ricordiamo, avendo sposato un’italiana, vede sempre di buon grado un ritorno nel nostro paese. Certo, quel Milan n0n dava grandi garanzie, come peraltro i fatti successivi hanno dimmostrato. E Morata, nella circostanza, forse ha anche fatto bene ad accettare la corte del Chelsea. Adesso, però, è tutto cambiato.

Pur senza voler apparire direttamente, di sicuro l’idea non dispiacerebbe a Higuain, che evidentemente soffre il Milan e la sua mancanza di gioco. Per il momento, a parte qualche spiffero dall’entourage, non ha mai apertamente espresso la sua contrarità a proseguire l’avventura in rossonera. Ma è chiaro che, in queste situazioni, ci viuole chi muova il primo passo: a quel punto, di sicurto Higuain non si opporrebbe, anzi. Non può però essere lui a fare la prima mossa: se poi il trasferimento per qualche motivo non si concretizzasse, per luile porte del Milan sarebbero definitivamente chiuse anche a prescindere dalla titolarità del contratto.

Di certo, l’idea non fa fare salti di gioia alla Juventus, sempre in attesa di capire che cosa accadrà al momento del riscatto, dopo il prestito di 18 milioni di euro sottoscritto a luglio dalla società rossonera. Il riscatto è stato fissato a 36 milioni. ma si può capire facilmente come sistemare tutte le parti interessate, in questa vicenda ai limiti del famtamercato, non sarebbe per nulla semplice. Tanto quanto a giugno, il Chelsea potrebbe subentrare al Milan nel riscatto del giocatore, per poi trattare con il Milan la cessione di Morata, Ma subito a gennaio, mettere in piedi un’operazione del genere, che prevede un riscatto solo fra sei mesi, avrebbe bisogno di esperti giuristi. E non solo. «Al Chelsea mi voleva solo Sarri, qui al Milan mi volevano tutti», disse Higuain alla stampa nel giorno della sua presentazione al Milan. Il riferimento era a MarinaGranovskaia, direttrice del Cheslea e braccio destro di RomanAbramovich. E’ lei che controlla acuisti e cessioni del club, è lei negli ultimi 7 anni non ha mai concesso il proprio benestare all’acquisto di giocatori over 30, seppur con un curriculum di tutto rispetto. E Higuain sembra proprio rientrare in questo target “vietato”.

«Tutte le partite sono occasioni importanti, questa con il Milan deve diventare la nostra». Il grido di battaglia di StefanoPioli che, riassaporato il piacere dei tre punti dopo oltre due mesi, vorrebbe riuscirci pure in trasferta dove la sua Fiorentina non vince dal 6 maggio, 3-2 a Marassi con il Genoa. Da allora i viola lontano da Firenze hanno raccolto 5 punti in 9 gare perdendo coi rossoneri lo scorso campionato («Ma non è stato quel ko a toglierci l’Europa bensì quello al Franchi col Cagliari» dice il tecnico) e con Napoli, Inter e Lazio in quello attuale. «Ci manca questa vittoria esterna, finora l’abbiamo sfiorata, adesso dobbiamo prendercela». Una vittoria che permetterebbe alla Fiorentina di restare agganciata alla zona-Europa e magari vendicare ciò che i suoi tifosi in estate hanno vissuto come uno ‘scippo’ (il Tas riammise il Milan in Europa League a svantaggio di Chiesa & c). E a Pioli di superare i 400 punti in carriera in Serie A (è a 399 in 295 gare).«Questa sfida vale tanto specie perché potremmo guadagnare posizioni in una classifica molto corta. Quanto alla sentenza del Tas non credo sia stata colpa dei rossoneri». E comunque non potendo tornare indietro a Pioli preme unicamente fermare il Milan oggi. «Non credo sia in crisi, è pur sempre quarto e il suo attacco può far male in ogni momento. Ha qualche assenza a centrocampo ma è capitato pure a noi, chi giocherà darà ancor di più». Dal canto suo la Fiorentina ritrova Veretout, Milenkovic e EdimilsonFernandes (i primi due in campo dal 1’, il terzo in ballottaggio con Gerson) e può contare su un Simeone tornato goleador: sempre a segno l’anno scorso con i rossoneri, l’argentino formerà il tridente con Chiesa e Mirallas ancora in vantaggio su Pjaca destinato alla seconda panchina di fila. «Simeone è carico e sulla sua esultanza polemica di domenica – ricorda Pioli – sa di aver sbagliato e ha chiesto scusa. Errare è umano, lui ha sempre dato tutto. Pjaca? Mi ha dato segnali positivi, togliergli pressione può solo fargli bene». Le deludenti prove del croato però spingerebbero il club a guardarsi attorno (circolano i nomi di Sansone, Muriel, Stepinski, Gabbiadini mentre con Juve e Spal è duello per il baby difensore dell’Hajduk Spalato MarioVuskovic): «I miei direttori saranno contenti della proroga sul mercato, avranno più tempo – ride Pioli – Battute a parte sanno quel che penso, ne abbiamo parlato, sono certo che sapranno cosa fare». Sperando lo stesso dai propri giocatori in quel di San Siro, a caccia del primo successo con una big.

L’amarezza per il pareggio di Bologna non è stata ancora smaltita del tutto dal Milan, che sa bene come la partita odierna contro la Fiorentina rischia di essere una forca caudina molto pericolosa. Lo sa bene anche RinoGattuso, che in conferenza stampa si è detto preoccupato per l’atteggiamento avuto dalla sua squadra nelle ultime partite: «Io sono convinto che faremo qualcosa in più. E’ da un po’ di tempo che quando dobbiamo dare il colpo del ko e fare il salto di qualità non ci riusciamo. Ci manca questo aspetto, ci manca di vincere partite importanti. Mi chiedo sempre come migliorare questo aspetto. Poi possiamo dire che manca anche un po’ di personalità, ma il problema principale è che fatichiamo a fare il salto di qualità. Ora – prosegue Gattuso – dobbiamo pensare a preparare bene la partita contro la Fiorentina, loro hanno giocatori importanti davanti. Dobbiamo dare tutti qualcosa in più». Non nasconde le sue preoccupazioni, Gattuso, che aggiunge: «Mi preoccupa il fatto che potevamo allungare in classifica e non lo abbiamo fatto. A Bologna abbiamo giocato in maniera scolastica, ci è mancata la giocata per portare a casa la vittoria. Non siamo stati bravi a livello tecnico, loro giocavano tutti dietro la linea della palla. Mi preoccupa la testa dei miei giocatori, abbiamo faticato nelle ultime partite».

La partita odierna è una delle tappe del tour che porta alla Champions League, obiettivo che la società ha fissato a inizio stagione: «Dobbiamo sbagliare il meno possibile – dice Gattuso -. Da parte mia comunque non c’è nessun problema, non penso al fatto di poter essere cacciato. Sono tranquillo e penso solo a lavorare. L’uscita dall’Europa è stata una mazzata, a Bologna ci aspettavamo tutti di più, ma poi bisogna analizzare con lucidità la situazione e pensare solo a lavorare per migliorare. Io devo continuare a far migliorare la squadra, il resto sono solo chiacchiere per me». La sua squadra sta attraversando un momento non facile, con diversi infortuni che hanno decimato gli uomini a disposizione di Gattuso, che ha parlato così del cammino fino ad oggi: «All’inizio abbiamo lasciato un po’ di punti per strada, siamo partiti un po’ frenati come hanno fatto anche gli altri. Questa è una squadra con pregi e difetti, dobbiamo pensare ad una partita alla volta e cercare di sbagliare il meno possibile. Fare il 70% di possesso palla come a Bologna non serve a nulla. Dobbiamo migliorare su tanti aspetti e alcuni giocatori devono fare qualcosa in più». E poi non accampa scuse: «Non voglio fare la vittima. Noi rappresentiamo il Milan, allenatore e giocatori avranno sempre pressione. Abbiamo sbagliato qualcosa, possiamo fare di più, ma noi non dobbiamo abbatterci».

Dopo Cutrone, che ha chiarito quando accaduto a Bologna al momento della sostituzione, anche Gattuso ha spiegato come il confronto tra i due sia servito a rimettere le cose al loro posto: «Ha chiesto scusa alla squadra. Non mi piacciono queste scenate, non bisogna mai mancare di rispetto ai compagni. Il giorno dopo ha chiesto subito scusa a tutti, è stato un gesto importante. Preferisco che mi dicano qualcosa a me piuttosto che ai compagni». Infine Gattuso ha parlato anche di Lucas Paquetà, che entrerà a far parte della rosa dopo la settimana di sosta che i giocatori avranno tra la partita con la Spal e l’Epifania: «Ha 21 anni, ha grandi qualità, ma mettevi in testa che non ci farà vincere subito le partite. Ha bisogno di tempo, serve pazienza, bisogna aspettarlo. Non iniziate a fare titoli su di lui. Da quando esiste MilanLab è uno dei migliori cinque, è un giocatore che abbina qualità e forza fisica».

Sono diverse le ragioni che hanno ormai portato il Milan a decidere di fare ricorso al Tas, contro la recente sentenza dell’Uefa sul fair play finanziario. Non piace il fatto che sia stata comminata una multa elevatissima (12 milioni di euro) da pescare negli incassi di Europa League. Non piace la riduzione della rosa a 21 elementi. Si tratta, comunque, di decisioni pesanti, molto penalizzanti, ma che comunque, in un modo o nell’altro, con sacrifici evidenti, potrebbero anche essere rispettati. Ma quello che davvero non è andato giù, al Milan, al punto da ritenerlo, di fatto, quasi una provocazione, è il fatto di dover arrivare al pareggio di bilancio in due anni e mezzo. Ovvero a giugno del 2021, pena l’esclusione dalle Coppe.

Un traguardo, questo, che secondo gli esperti del Milan non è raggiungibile se non privando la squadra di qualsiasi competitività. Perché, come sappiamo, si parte da un rosso di oltre 100 milioni di euro. In passato, analoghi rientri di passivi sono stati sì emanati anche nei confronti di diversi club, Inter in primis, ma il tempo per raggiungere il pareggio è sempre stato molto più lungo. Il ricorso al Tas punterà innanzitutto proprio su questo: sul tentativo di allungare i tempi. Non per dilatare il raggiungimento del pareggio di bilancio chissà fino a quando, ma per consentire alla sanzione, sicuramente afflittiva, di non segnare però al tempo stesso la fine di ogni velleità sportiva rossonera. Anche in caso di accoglimento del ricorso, il Milan dovrebbe comunque fare i conti con cessioni pesanti: e i nomi che circolano sono sempre gli stessi. Suso, in primis, pagato una manciata di euro, sicuramente bravo ma non a tal punto da non poterne sopportare il sacrificio.

Discorso analogo per Calhanoglu, anche se nel suo caso, la plusvalenza sarebbe sicuramente inferiore. Ma il grosso punto interrogativo riguarda, ovviamente Donnarumma. Con lui la plusvalenza sarebbe “monstre”, essendo cresciuto nel vivaio. Ma i buoni rapporti che si sono instaurati tra la nuova proprietà e il procuratore Raiola non fanno pensare a un divorzio vicino, A meno che la cessione del portiere non sia davvero l’ultima chance per evitare guai peggiori.

Il Milan è ostaggio di Higuain. Che, oltre a non segnare un gol in campionato dal 28 ottobre (Milan-Sampdoria 3-2), sta denotando uno stato psico-fisico sempre più precario e scoraggiante. Una negatività mai registrata nella sua eccellente carriera (18,8 gol di media ogni stagione fra River Plate, Real Madrid, Napoli e Juventus) mentre finora è andato a segno solo 7 volte con il Milan (2 in Europa League). C’è il rischio che il Pipita si sia immalinconito e abbia perso lucentezza perchè contaminato da una “saudade” prevedibile fin troppo concreta. Scaricato dalla Juventus di Ronaldo, Higuain è stato costretto ad accettare la corte del Milan mentre la sua prima e unica scelta era ed è ancora quella del Chelsea di Maurizio Sarri.

I LOVE YOU. Quindi non sembra assolutamente casuale la dichiarazione di ieri che lo stesso Sarri ha fatto presentando la sfida di Premier League contro il Leicester. Un atto di fede e di amore calcistico, non ci sono dubbi, nei confronti del suo attaccante preferito. «Higuain? Mi piace molto, è un giocatore fantastico e un uomo meraviglioso, straordinario – ha pubblicamente confessato Sarri-. Ma non voglio parlare di lui perché ho altri attaccanti al momento e Gonzalo sta giocando al Milan. Meglio non dire niente in questo momento». Sono da escludere novità clamorose nel mercato di gennaio? Mai dire mai…

GATTUSO. Nonostante le oggettive difficoltà che l’ex Napoli e Juve palesa in maglia rossonera, Rino Gattuso è sempre più convinto che Higuain sia un bomber che può e deve fare ancora molto bene qui al Milan. «Il Chelsea vuole Higuain? Non mi risulta, io me lo tengo stretto. E non mi pare che il Chelsea negli ultimi anni abbia comprato giocatori sopra i 30 anni – ha detto-. È normale che a livello mentale Higuain soffra la mancanza dei gol. Non discutiamo nessun altro aspetto, il nostro obiettivo è quello di aiutarlo a tornare al suo livello. Per come lo conosco, lui sta soffrendo perchè non segna. Io con lui parlo di calcio, non di altro».

NO PROBLEM. Rino Gattuso ha nuovamente ribadito che le intenzioni di Higuain sono quelle di restare al Milan. «Non ho mai parlato con Higuain di altre questioni, così come lui non mi ha mai detto nulla – ha spiegato-. Non mi risultano le voci di mercato che girano su di lui. Sta attraversando un momento non positivo, come tutta la squadra, però siamo quarti in classifica». Gattuso è convinto che le potenzialità del Pipita siano ancora notevoli, per nulla ridimensionate. «Non ho nessun dubbio su Gonzalo. Mi avete rotto le scatole per mesi con i due attaccanti in campo e ora invece sono un problema – ha detto rivolgendosi ai cronisti presenti a Milanello alla vigilia della sfida contro la Fiorentina -. In questo momento stiamo facendo fatica, in mezzo ci manca un po’ di qualità, con il 4-4-2 è cambiato il nostro modo di giocare. Non è solo Higuain a faticare, non è solo lui il problema ma è tutta la squadra che gioca con il freno a mano tirato».

CUTRONE. Il baby-bomber rossonero è spesso sacrificato in panchina o con una sostituzione per lasciare più pazio al collega argentino. La sua stizza manifestata a Bologna in occasione del cambio con Castillejo (26′ st) è stata medicata con le scuse dovute. «Non mi piacciono queste scenate, non bisogna mai mancare di rispetto ai compagni – ha ammonito Rino-. Cutrone ha subito chiesto subito scusa a tutti, è stato un gesto importante».

Pressioni e tensioni non spaventano Rino Gattuso. Tanto meno in questo momento dove il suo Milan è quarto in classifica, con 2 punti di vantaggio sulla quinta, la Lazio. «Il mio club mi ha chiesto fin dal primo giorno di raggiungere la zona Champions League – ha ribadito -. Ora stiamo affrontando alcune difficoltà, ma siamo in quarta posizione e non al nono o decimo posto. Dobbiamo restare calmi e risolvere i nostri problemi». Il tecnico è convinto di aver già superato la fase più critica di questo campionato, dopo una falsa partenza. «Abbiamo iniziato la stagione in modo nervoso, anche altre squadre sono partite lentamente quindi è anche grazie a loro che siamo attualmente al quarto posto – ha spiegato-. Abbiamo i nostri punti di forza e soffriamo per quelli deboli. Il più evidente? Il nostro possesso palla è sterile e dobbiamo migliorare su questo».

SVOLTA. Il Milan è a secco di gol fatti da due partite (doppio 0-0 contro Torino e Bologna) e deve scrollarsi di dosso la malinconia per l’eliminazione dalla Europa League. Gattuso ieri non aveva più dubbi. «Sono sicuro che faremo molto meglio contro la Fiorentina – ha assicurato – anche se ho notato che quando è il momento di fare un fondamentale passo in avanti ci manca la convinzione necessaria. Falliamo sempre il salto di qualità. Il mio compito è quello di migliorare sotto questo aspetto. L’uscita dall’Europa League è stata una mazzata, a Bologna ci aspettavamo tutti di fare di più, ma poi bisogna analizzare con lucidità la situazione e pensare solo a lavorare per migliorare».

MORATA. Gattuso sembra avere le idee chiare anche per quanto riguarda il futuro a breve termine del suo Milan. «Mercato? Credo si faranno uno-due operazioni, è una mia idea, non pensate a chissà quali operazioni» ha detto rivolgendosi ai giornalisti. Partendo dal presupposto che il tecnico rossonero non ha intenzione di fare a meno di Higuain, sembra strano che si insisti su un attaccante, considerata la grave emergenza a centrocampo. «Abbiamo due punte e potrebbe servirci qualcosa, un giocatore in grado di fare anche l’esterno – ha spiegato Gattuso -. A centrocampo se magari qualcuno uscirà vedremo di muoverci con un’operazione in entrata». Sembra difficile che Higuain possa congedarsi a gennaio nonostante il forte richiamo del Chelsea. Comunque è la Juventus, proprietaria del cartellino, che decide dovendo proteggere una situazione di bilancio molto precisa. Tanto meno sembra probabile uno scambio diretto tra Milan e Chelsea con Morata.

PAQUETÀ. A proposito: giù le mani da Paquetà. Rino intende tutelarlo da facili e pericolosi entusiasmi. «Paquetá ha 21 anni, ha grandissime qualità, abbina tecnica e fisico – questa è la premessa – Ma non si deve pensare che verrà qua a farci vincere subito le partite: quello di Serie A è un campionato completamente diverso da quello brasiliano e ha bisogno di tempo e pazienza per crescere. A livello di test (quelli di Milan Lab; ndr) Paquetà è già uno dei primi cinque migliori nella storia del Milan».

Il maggio scorso Riccardo Montolivo ha rimediato un rosso diretto a Bergamo: da lì in poi, non ha più giocato un solo minuto col Milan in gare ufficiali. Un po’ lunga, come squalifica… ma il Giudice sportivo non c’entra, a tenerlo fuori dai radar in questa stagione è intervenuto altro. È stata una precisa scelta tecnica di Rino Gattuso. Il caso Montolivo è rimasto sepolto negli archivi del Diavolo per parecchie settimane, ovvero per tutto il tempo in cui il centrocampo del Diavolo ha avuto altre opzioni a disposizione. Torna d’attualità proprio il giorno del match con la Fiorentina, la squadra con cui il «Monto» ha passato sette anni, prima dei sette al Milan. E non si riparla di lui per ragioni del cuore o leggi dell’ex, bensì per l’emergenza che ha colpito la linea mediana rossonera: sommando infortuni e squalifiche, nella lista dei convocati mancano Bonaventura, Biglia, Kessie, Bakayoko e Bertolacci. Tra i centrocampisti naturali, in pratica, restano in piedi solo Mauri e Montolivo. Ma se José è certo del posto contro i viola, Riccardo si avvia ad accomodarsi nuovamente in panchina: Gattuso dovrebbe optare per l’avanzamento di Calabria da mezzala destra, con Calhanoglu che si sistemerà alla sinistra di Mauri.

PAROLA DI RINO La notizia di ieri è il problema accusato da Andrea Bertolacci, che peraltro s’era visto l’ultima volta contro il Dudelange e non aveva brillato. L’ecatombe di centrocampisti stava per consegnare all’ex Genoa la chance del riscatto, ma un’infiammazione tendinea a un flessore ha rovinato tutto. Il pensiero, già prima di questo forfait last minute, era corso a Montolivo, per via delle squalifiche di Kessie e Bakayoko. E nella conferenza stampa della vigilia, Gattuso aveva dato ai cronisti la seguente risposta: «C’è emer­genza a centrocampo, è vero, ma non ci martelliamo le parti basse… Dobbiamo dare tutti qualcosa in più e imporre lo stesso il nostro gioco, con vee­menza. Montolivo? Vediamo… Non ho nulla contro di lui, scel­go i titolari per come si allena­no e per come si comportano.

Vedo giocatori più avanti di lui, ma ripeto, a livello personale non ho nulla contro Riccardo. Calhanoglu, comunque, sa fare la mezzala». Parole coerenti con quanto l’allenatore aveva sempre detto, con l’aggiunta di quel passaggio sul comportamento, che Montolivo non avrà gradito troppo: dal canto suo, l’ex capitano sente di essersi sempre comportato da professionista irreprensibile. E anche se già durante la settimana aveva percepito di non avere grandi possibilità di scendere in campo contro la Fiorentina, l’amarezza rimane.

AI MARGINI La domanda che tutti si pongono è: che è successo? Perché un giocatore con oltre 4000 minuti di maglia azzurra in carriera è finito ai margini del progetto Milan, specialmente in un anno così travagliato per gli infortuni? Perché non è nemmeno tra i primi 22 della rosa, tanto da dover disputare le partitelle in famiglia tra i Primavera, durante le soste per le nazionali? La versione di Gattuso in proposito non è mai cambiata: non c’è nessuna causa scatenante, nessun episodio specifico, nessun alterco. Solo la scelta tecnica insindacabile che un allenatore ha il diritto di compiere, valutando i giocatori a disposizione. Punto. E va detto che neanche dall’entourage di Montolivo (legato al club fino a giugno da un contratto da 2,5 milioni annui) è mai filtrato nulla su litigi o altro. L’impressione che in estate, ancor prima del cambio di società e management, si fosse cercato di far capire al «Monto» che non sarebbe rientrato nei piani per la stagione 2018-19 è stata accentuata dalla mancata convocazione per la tournée negli Usa. Logiche di bilancio che ci stanno, in tempi di Fair play finanziario. Il mistero, semmai, è ciò che è accaduto dopo, ovvero da quando Riccardo ha recuperato la piena efficienza fisica: per lui non c’è mai stato modo di essere d’aiuto a questo Milan, tanto da rendere ipotizzabile una partenza già a gennaio. Davvero troppo strano per non destare la curiosità di tifosi e addetti ai lavori, specialmente a poche ore da una partita così delicata. Perché contro la Fiorentina il Milan si gioca un pezzettino di Cham- pions, qualcosa in più di un sereno Natale.

Più che squalifiche, muscoli, tendini e articolazioni – che gli hanno tolto mezza squadra – Gattuso è preoccupato dalla testa. Potrebbero essere i pensieri, soprattutto quello della disfatta di Atene, a frenare le gambe dei superstiti. «A Bologna abbiamo giocato in modo scolastico perché arrivavamo dalla mazzata subita in Grecia. Per questo mi preoccupa la testa più del fisico: nonostante le difficoltà siamo sempre restati sul pezzo». Rino non teme gli esperimenti tattici, il rischio della partita con la Fiorentina va inquadrato in un’altra prospettiva: «Nelle occasioni per fare il salto di qualità abbiamo fallito. Ci manca la personalità per vincere le partite importanti».

TRAGUARDO L’ostacolo di oggi è impegnativo ma il traguardo è ormai fissato: «La società mi ha chiesto di arrivare in Champions. Dobbiamo darci una svegliata, ma siamo sempre quarti». Il mercato potrebbe dare un’ulteriore spinta: «Faremo una o due operazioni, davanti e in mezzo. Ma calma: si viaggia già troppo veloce con la testa». Prudenza anche su Paquetà: «Ha qualità ma non si pensi che arriva e fa vincere. E’ giovane e da quando esiste Milan Lab è nei primi cinque per i risultati ottenuti nei test: va comunque aspettato». Ultima stretta di mano a Cutrone: «Ha chiesto scusa. Se offende mia mamma gliela passo, ma non manchi di rispetto ai compagni».

L’ imperatore è tornato al Galatasaray, dove tutto I ebbe inizio. Nel 2000 i successi a Istanbul gli aprirono la strada per Firenze e poi quella per Milano, un anno dopo. Dalla Turchia, Fatih Terim, oggi la vede così: «Le due squadra hanno un posto speciale nel mio cuore. Il Milan è più avanti e gioca in casa, è favorito. Ma la Fiorentina è giovane e imprevedibile: seguirò la partita da qui con grande piacere».

Che pensa del collega Gattuso?

«Ci sentiamo ogni tanto e di recente l’ho incontrato a Mila- nello con grande gioia. E’ già un buon allenatore, ma ha prospettive ancora più ampie. E’ stato un mio giocatore, in panchina ha la stessa grinta di allora. Essere stato un campione lo aiuta nel nuovo ruolo. Guida un Milan da Champions, la squadra ha le capacità per arrivarci e anche l’attuale classifica lo dimostra. Rino è come Maldini e Leonardo: resto dell’idea che i grandi ex debbano rimanere nel club, come tecnici o dirigenti. Con le loro capacità e le loro esperienze daranno tanto al Milan anche nei nuovi incarichi. Per il progetto che ha oggi, e non solo per ciò che ha rappresentato in passato, il Milan merita di tornare in Champions. Il calcio italiano è diverso dal mio di più di quindici anni fa: ci sono nuove realtà sportive e economiche, la concorrenza è aumentata. Ma il Milan resta il Milan: ogni grande società ha alti e bassi. E per loro presto torneranno gli alti di un tempo, è solo una questione di tempo».

Invece il suo connazionale Calhanoglu pare involuto. Consigli per farlo svoltare di nuovo?

«Hakan ha talento e qualità, è un giocatore di livello assoluto. Ha anche la forza caratteriale per superare ogni difficolta. Ma l’ambiente deve dargli fiducia e affetto, così tornerà più forte e lo farà più in fretta».

La Fiorentina ha Chiesa: è lui il miglior giovane italiano?

«Ho allenato il padre, che già era un grande giocatore: il figlio sta facendo molto bene e diventerà almeno altrettanto grande. Ha tutto per farlo».



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