Pagamenti in contanti e assegni nuovi limiti: cambia tutto, multe a chi non s’adegua



A seguito dell’emanazione della Legge di stabilità 2016, cambiano alcune disposizioni circa l’utilizzo di denaro contante, libretti di deposito al portatore e titoli al portatore, previste dal Decreto Legislativo 21 novembre 2007, n. 231.

Di seguito si riportano le principali novità, nonché un richiamo alle limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore che non hanno subito modifiche.A decorrere dal 1° gennaio 2016 è vietato il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi quando il valore oggetto del trasferimento è complessivamente pari o superiore a 3.000 € (tremila/00 euro).



Il trasferimento è vietato anche quando è effettuato con più pagamenti inferiori alla soglia che appaiono artificiosamente frazionati.

Il trasferimento può tuttavia essere eseguito per il tramite di banche, Poste italiane S.p.A., istituti di moneta elettronica e istituti di pagamento, questi ultimi quando prestano servizi di pagamento diversi dal servizio di rimessa di denaro (art. 1, comma 1, lettera b), numero 6), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11). Per quest’ultimo servizio, la soglia è di 1.000 € (mille/00 euro).

ASSEGNI BANCARI, POSTALI E CIRCOLARI

Resta fermo che tutti gli assegni bancari, postali e circolari d’importo pari o superiore a 1.000 € (mille/00 euro) devono recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.
Gli assegni bancari e postali, emessi all’ordine del traente (cd. assegni a me medesimo) possono essere girati unicamente per l’incasso a una banca o a Poste Italiane S.p.A., e ciò a prescindere dall’importo recato dagli stessi.
Le banche rilasciano gli assegni muniti della clausola di non trasferibilità. Il Cliente tuttavia può richiedere per iscritto il rilascio, in forma libera, di assegni circolari e di moduli di assegni bancari, da utilizzarsi, in detta forma libera, esclusivamente per importi inferiori a 1.000 € (mille/00 euro), ad eccezione delle ipotesi in cui beneficiarie dei titoli siano Banche o Poste Italiane S.p.A.. In caso di richiesta di assegni in forma libera, il richiedente dovrà corrispondere, a titolo di imposta di bollo, la somma di 1,50 euro per ciascun modulo di assegno.

LIBRETTI AL PORTATORE

Resta fermo, altresì, che il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore deve essere inferiore a 1.000 € (mille/00 euro).
In caso di trasferimento di libretti al portatore, indipendentemente dal saldo, il cedente è tenuto a comunicare, entro 30 giorni, alla banca emittente, i dati identificativi del cessionario, l’accettazione di questi e la data del trasferimento.
Si invita pertanto la Clientela a tenere conto di tali disposizioni per evitare, in caso di violazione delle stesse, la conseguente applicazione della relativa sanzione amministrativa pecuniaria.

La crescita del rapporto tra circolante e PIL e il contestuale aumento degli strumenti alternativi è un processo che deve essere analizzato scontando che la diffusione di questi ultimi riduce, ceteris paribus, il contante. Anche in paesi come il nostro, dove la domanda di cash è elevata, il processo di sostituzione è in atto. La compresenza di espansione del circolante e diffusione dei mezzi innovativi deve pertanto trovare spiegazione in fattori che operano nella direzione opposta, sospingendo la domanda di biglietti.

Un contributo può venire dall’analisi degli andamenti delle determinanti tradizionali della domanda di contante. Il contante è domandato, così ci dice la teoria, per finalità transattive, precauzionali e speculative; per ciascuna finalità le banconote sono richieste da residenti e non residenti, per utilizzi connessi con transazioni legali o con l’economia sommersa e illegale. L’aumento del PIL che osserviamo nell’Area e il ribasso dei tassi d’interesse conseguente alla politica monetaria espansiva sono indubbiamente alla base della espansione della domanda di biglietti. Anche l’evoluzione del cambio dell’euro può aver avuto un peso sulla domanda di banconote da parte di operatori esteri residenti in Paesi con valute deboli ed esposti a rischi finanziari e geopolitici.

Ci si può infine interrogare su quale sia stato, nel periodo esaminato, il ruolo dell’economia sommersa e di quella illegale, in quanto le operazioni che là hanno luogo sono cash intensive. Vi è evidenza di un ampliamento delle transazioni che hanno luogo nell’economia sommersa o illegale tale da contribuire all’incremento delle banconote? Pur nella difficoltà di misurare quelle transazioni, l’evidenza disponibile non indica negli anni più recenti una espansione dell’economia sommersa e illegale . L’espansione del PIL, dei consumi e la riduzione dei tassi spiegano l’incremento del contante; le (poche) informazioni sull’economia sommersa muovono piuttosto nella direzione contraria. Infine la domanda di circolante è cresciuta in corrispondenza di tensioni finanziarie e incertezza economica. Non vi è in sintesi un puzzle; quest’ultimo può emergere da una erronea analisi di equilibrio parziale che considera esclusivamente il processo in atto di sostituzione a favore degli strumenti innovativi senza considerare le altre variabili, più tradizionali, che determinano la domanda di contante.

I modelli e le previsioni del contante; l’allocazione tra paesi della produzione dell’euro L’analisi economica, oltre a studiare le relazioni tra domanda di moneta e variabili economiche, è finalizzata a elaborare previsioni , che per l’Area dell’euro hanno una importante ricaduta operativa: la produzione e la distribuzione per soddisfare la domanda degli operatori economici, al fine di assicurare l’ordinato svolgimento delle transazioni. La BCE elabora previsioni della domanda complessiva di banconote, avvalendosi di un insieme di modelli che muovono da semplici strutture estrapolative (ARIMA) a più complessi modelli multivariati volti a stimare relazioni di equilibrio di lungo periodo tra la domanda di contante e le variabili esplicative.

Le previsioni per l’Eurosistema vengono elaborate su un orizzonte di 2 anni e mezzo, intervallo che tiene conto delle esigenze di programmazione della produzione. Nella determinazione delle quantità per l’Area rilevano anche aspetti operativi del circuito delle banconote, quali la stima del volume di biglietti che le banche centrali devono ritirare annualmente perché non più idonei, sostituendoli con banconote nuove. Rilevano infine le esigenze di adeguamento delle giacenze logistiche ad un livello minimo (il benchmark), che tenga conto dei rischi di picchi di richieste (ad esempio, scioperi nel trasporto del contante o altri fattori che impediscano la regolare distribuzione delle banconote sul territorio).

Nel confronto internazionale, l’Italia si connota per un basso numero di operazioni con strumenti diversi dal contante: nel 2015, 88 operazioni pro capite in Italia (92 nel 2016) a fronte di un dato medio di 215 nell’Area. L’utilizzo di tali strumenti mostra però una crescita elevata: in media nel periodo 2012-2015 le operazioni con carte di pagamento sono cresciute del 14,7 per cento a fronte del 7,7 nell’Area. L’andamento del rapporto tra circolante e PIL mostra alcune peculiarità rispetto all’Area. Fino al 2011 la circolazione italiana è cresciuta anche in anni in cui il PIL fletteva. Il risultato di tali opposti andamenti è stata una crescita del rapporto superiore a quello media dell’Area.

Dalla fine del 2011 la circolazione ha iniziato a flettere; il PIL si è ridotto ma non nella stessa misura percentuale; pertanto, anche il rapporto tra circolante e PIL è diminuito, assumendo valori inferiori a quelli medi dell’Area. L’inversione è avvenuta in corrispondenza dell’abbassamento del limite imposto per legge ai pagamenti in contanti a 1.000 euro (dal precedente valore di 2.500 euro) dal dicembre 2011. Tale misura ha determinato un aumento molto elevato dei versamenti presso la Banca d’Italia dei biglietti di taglio apicale (500 e 200 euro) a fronte dell’azzeramento dei prelievi dei tagli stessi. Le emissioni nette dei tagli apicali sono crollate assumendo, di lì a breve, valori negativi di importo crescente. I riversamenti delle banconote di taglio apicale sono stati compensati solo in parte da prelievi di banconote di taglio intermedio (50 e 20 euro). Nel contempo, si è registrata un’accelerazione del numero di pagamenti con strumenti alternativi. Solo dall’inizio del 2016, in seguito al nuovo innalzamento del limite ai pagamenti a 3.000 euro, il circolante (in valore assoluto e in rapporto al PIL) ha ripreso a crescere. Non è ripresa la domanda dei tagli apicali né si è registrato un rallentamento della dinamica degli strumenti innovativi.

Come vanno interpretati questi fenomeni? In primo luogo, l’emergere di valori negativi delle emissioni dei tagli apicali evidenzia che l’Italia è interessata strutturalmente da afflussi netti di banconote di taglio alto dall’estero, almeno in parte connessi con i flussi turistici. Sembra inoltre ragionevole assumere che dal changeover una quota elevata di banconote di taglio apicale provenienti dall’estero, ma anche emesse in Italia, sia stata tesaurizzata dai residenti; ciò probabilmente anche in relazione a un utilizzo di tali tagli in transazioni collegate all’economia sommersa o illegale. L’introduzione di limiti ai pagamenti in contanti a 1.000 euro e i controlli più stringenti in materia di contrasto al riciclaggio, previsti dalla stessa norma sui limiti al contante, hanno disincentivato la detenzione e l’utilizzo del taglio da 500 euro, favorendo il riversamento presso la Banca d’Italia sia di giacenze accumulate da residenti negli anni precedenti, sia di nuovi afflussi netti provenienti dall’estero. L’abbassamento a 1.000 euro del limite ai pagamenti in contanti ha indubbiamente avuto un impatto negativo sia sull’utilizzo del contante nelle transazioni sia, presumibilmente in misura ancora maggiore, sulla domanda per riserva di valore. La stessa misura ha inoltre comportato una marcata ricomposizione della circolazione verso i tagli più bassi, cosicché il numero totale di banconote in circolazione è andato crescendo. Come risultato netto di questi processi, tra il 2002 e il 2016, la

quota della circolazione italiana in valore su quella dell’Area si è ridotta dal 18,5 al 13,0 per cento, ma non si è ridotta la quota in numero di pezzi, pari a circa il 18 per cento. In particolare, le emissioni nette cumulate italiane sono andate concentrandosi in misura crescente sui tagli da 50 e 20 euro.

Pur in presenza di una crescita nella diffusione degli strumenti alternativi e di una flessione della quota italiana delle emissioni dell’Eurosistema, la distanza dall’Area permane ampia, come risulta da una indagine promossa nel 2016 dall’Eurosistema nei diversi Paesi dell’area (Survey on the use of cash by households – SUCH) 13. Essa mostra che in Italia l’86 per cento delle operazioni presso i punti vendita avviene in contanti, rispetto al 79 per cento nella media dell’area; in valore, la stessa quota risulta pari al 68 per cento in Italia rispetto al 54 per cento nell’Area. Circa due terzi degli italiani dichiara di portare con sé abitualmente più di 20 euro (a fronte del 47 per cento degli europei), mentre solo il 18 per cento degli italiani dichiara di pagare abitualmente con carte (27 per cento nell’area). L’elevata propensione al contante in Italia è spiegata da fattori di domanda o di offerta? Certamente pesano fattori di domanda, tra cui quelli macro precedentemente indicati. A livello micro, l’Indagine sui bilanci delle famiglie svolta dalla Banca

d’Italia consente di mettere in relazione le preferenze per il contante con caratteristiche socio-economiche delle famiglie. Per il totale delle famiglie italiane, tra il 1993 e il 2014, la spesa media mensile in contanti è risultata sostanzialmente stabile, oscillando intorno ai 900 euro, mentre è diminuita leggermente in rapporto alla spesa complessiva mensile . La propensione all’utilizzo del contante è tuttavia più elevata per le famiglie a basso reddito, per la popolazione di età più avanzata e con livelli minori di istruzione e per i residenti nel Sud. In particolare, tra il 1993 e il 2014, la percentuale di spesa effettuata in contanti nel Centro e nel Nord si è ridotta mentre nel Sud è rimasta sostanzialmente invariata .

Non sembra invece che sussista una generalizzata carenza delle infrastrutture di accettazione delle carte di pagamento, la cui diffusione è in linea con la media europea, o una carenza di soluzioni di pagamento alternative. In proposito può contribuire a risolvere le problematiche in precedenza create dalla frammentazione della distribuzione commerciale, la circostanza che oggi la disponibilità del POS è richiesta dalla legge. Per di più nel biennio 2015–2016 le commissioni di incasso all’esercente con carta POS si sono ridotte del 20 per cento. Come osservato nella Relazione sul 2016 del Comitato Pagamenti Italia, anche le iniziative promosse dall’Agenzia per l’Italia Digitale per lo sviluppo dell’innovazione presso le pubbliche amministrazioni potrebbero avere un effetto sul mercato dei servizi di pagamento. In particolare una maggiore digitalizzazione in questo comparto sarebbe un fattore di crescita delle transazioni regolate con mezzi diversi dal contante. Guardando in avanti, l’innovazione digitale è un driver molto potente di trasformazione del mondo dei pagamenti. Il segmento potrebbe risentire anche degli effetti delle nuove regole europee volto a incentivare l’innovazione e la concorrenza nell’offerta dei servizi di pagamento. In questo contesto emergono, dal lato dell’offerta, positivi stimoli per l’industria a ricercare nuovi modelli di business per recuperare margini di redditività. Tale ultima considerazione assume particolare rilevanza data la flessione delle aspettative di profitto sull’attività di natura creditizia. La graduale modifica nei comportamenti dal lato della domanda e le spinte evolutive dal lato dell’offerta potranno determinare un’accelerazione verso il contenimento del contante. Non è agevole tuttavia stimarne l’entità e i tempi in cui essa si manifesterà.

La posizione dell’Eurosistema La Banca d’Italia produce e distribuisce banconote nell’ambito di regole stabilite a livello di Eurosistema. Questa condivisa cornice di riferimento si fonda su di una strategia unitaria, definita per l’insieme dei pagamenti retail per le banconote e insieme gli strumenti innovativi. Non vi è frammentazione della policy e l’unitarietà è necessaria per l’esistenza di un margine di sostituzione, di segno negativo, tra cash e pagamenti retail innovativi. L’Eurosistema pone le basi per un’offerta affidabile ed efficiente dei mezzi di pagamento (contante e strumenti alternativi). Sta agli utenti decidere cosa utilizzare. In un recente contributo, Yves Mersch del Comitato Esecutivo della BCE, nel criticare le posizioni volte all’abolizione, in particolare per via legislativa, del contante (posizioni diverse per natura e motivazione, definite come The Zero Lower Bound Alchemists, The Law and Order Camp, The Fintech Camp), riassume la policy dell’Eurosistema sui pagamenti al dettaglio come segue:

L’attenzione all’efficienza tiene conto non solo dei costi privati ma anche di quelli sostenuti dalla collettività. Ed è in particolare per il contante che la mancata percezione di questi costi contrasta con la loro effettiva entità. Una indagine svolta dall’Eurosistema nel 201220 metteva in evidenza che: – i costi sociali complessivi connessi con l’utilizzo dei diversi mezzi di pagamento ammontavano a circa l’1 per cento del PIL (sia per l’Italia sia per l’Area); il costo del contante risultava pari allo 0,4 per cento del PIL nell’Area e allo 0,52 per l’Italia; – rapportando i costi sociali al numero di transazioni il contante risultava essere lo strumento più economico, ma rapportandolo al valore delle transazioni quello più oneroso; – nell’uso del contante prevalgono costi variabili mentre per le carte di debito e di credito prevalgono i costi fissi di emissione degli strumenti e di gestione delle infrastrutture; pertanto questi ultimi offrono maggiori possibilità di sfruttare ampie economie di scala. Il contante ha dunque un elevato costo “sociale” non percepito dagli utilizzatori; può però risultare vantaggioso per transazioni retail di importo basso. Lo sviluppo e l’innovazione negli strumenti alternativi, grazie anche allo sfruttamento delle economie di scala, comportano peraltro una progressiva riduzione della soglia al di sotto della quale il contante risulta vantaggioso.

Il ruolo svolto dalle Banche centrali è quindi volto a promuovere l’offerta (privata) all’utenza retail di un ventaglio ampio di strumenti alternativi, in concorrenza tra di loro. In tale ventaglio, deve oggi trovare posto il contante che: – risulta tuttora lo strumento più vantaggioso in transazioni di importo basso e gode, nelle transazioni face-to-face, di una accettabilità universale; l’accettazione dei mezzi alternativi è subordinata a condizioni quali la detenzione di conti bancari o l’installazione di appositi terminali o il possesso di smartphone e l’adesione a servizi offerti da specifici intermediari; in tal senso, il contante è lo strumento che garantisce l’inclusione finanziaria anche delle fasce della popolazione non bancarizzate o esposte al digital divide o che comunque nutrono minor fiducia nell’affidabilità dei nuovi strumenti; – fissa uno standard di servizio (semplicità di utilizzo, immediata payment finality, assenza di costi di utilizzo) che molteplici schemi alternativi (ad esempio, instant payments) mirano a emulare, contribuendo in tal modo ad accrescere il livello di competizione nel mercato dei servizi di pagamento a vantaggio dell’utenza; – può rappresentare un “strumento di ultima istanza” per rispondere ai rischi operativi cui sono esposti i mezzi basati sull’utilizzo della telematica e i nuovi strumenti digitali; – non espone il detentore a rischi di credito; gli operatori economici debbono avere la possibilità di avvalersene in fasi di incertezza.

L’Eurosistema è quindi impegnato a garantire alla collettività, sia in condizioni normali sia in momenti di crisi, la quantità richiesta di banconote, prodotte e distribuite attraverso processi operativi efficienti e affidabili, con costi che debbono tendere ad allinearsi a quelli di mercato. Le banconote in euro devono connotarsi per elevata qualità e sicurezza, incorporando caratteristiche tecnologiche sempre più sofisticate. L’obiettivo della qualità e della sicurezza viene anche perseguito attraverso un articolato quadro di controlli sui processi delle banche, delle società specializzate nel trattamento del contante e attraverso indagini periodiche sulla qualità dei biglietti in circolazione nei vari paesi. La lotta alle contraffazioni viene portata avanti con campagne di formazione e informazione verso pubblico, operatori professionali e sistemi avanzati di monitoraggio informatico, in collaborazione con le altre istituzioni competenti a livello nazionale e sopranazionale. In sintesi: la policy dell’Eurosistema è neutrale rispetto ai diversi mezzi di pagamento; lascia che siano i consumatori a scegliere autonomamente alla luce delle convenienze relative. Sarà quindi la domanda a determinare le quote dei diversi strumenti, con valori che potranno anche essere nulli per alcuni di essi. Dal lato dell’offerta, le autorità, astenendosi dal fornire direttamente mezzi di pagamento diversi dal contante, intervengono affinché l’offerta sia a prezzi concorrenziali, il mercato sia trasparente e integrato anche cross-border e non dia luogo a disruptions. Rientra ovviamente tra gli obiettivi dell’Eurosistema quello di contrastare gli utilizzi illeciti del contante, per finalità di riciclaggio. In tale linea si inscrive la recente decisione di sospendere l’emissione del taglio da 500 euro intorno alla fine del 2018.



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