Pensione anticipata, come uscire senza 38 anni di contributi nel 2019



Continua il dibattito sulle pensioni e questo sembra essere entrato ancora più nelle vivo per via dell’ entrate in vigore prossima di misure previste dal governo Conte, tra cui anche Quota 100. L’obiettivo del governo la cui maggioranza è composta da Lega e Movimento 5 Stelle, mira al superamento della riforma Fornero ed ha già dato seguito agli impegni assunti e lo farà ancora entro il prossimo 12 gennaio, quando sarà presentato il decreto che di fatto attuerà tutte le misure pensionistiche valevoli per il 2019 e alcune anche per i prossimi tre anni. Secondo quanto riferito da alcuni esponenti del governo, a partire dal Presidente del Consiglio, si tratterà di misure graduali e la prima tra tutte è Quota 100, ovvero quel meccanismo che darà la possibilità a partire dal 2019 di poter accedere alla pensione a tutti coloro che hanno raggiunto dei requisiti di base ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi versati.



Di fatto molti lavoratori che nel corso del 2019 non hanno raggiunto ancora i requisiti sì domandano se ci siano altre strade utilizzabili per poter accedere alla pensione anticipata e la risposta è sì ma bisognerà comunque fare un’analisi attenta dei casi. Una delle tante possibilità che sono a disposizione dei lavoratori è quella chiamata Rita, ovvero la rendita integrativa temporanea anticipata. Grazie a questa misura, il lavoratore potrà decidere di percepire o soltanto una parte oppure l’intera un montante previdenziale sotto forma di rendita fino alla data di maturazione della pensione di vecchiaia. La Rita rappresenta un’alternativa piuttosto interessante all’Ape perché non ha costi bancari oppure assicurativi e tutto ciò che si riceverà prima non si avrà poi al momento del pensionamento.

Ma quali sono le condizioni necessarie per poter accedere a questa forma di pensionamento? E’ importante aver cessato l’ attività lavorativa, poi che siano stati maturati i requisiti per poter accedere alla pensione di vecchiaia entro un massimo di 5 anni, che ci sia un’ anzianità contributiva di almeno 20 anni, almeno 5 anni di appartenenza e almeno 5 anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari. In alternativa è previsto anche che il lavoratore abbia un periodo di inoccupazione superiore a 24 mesi e che abbia maturato i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia entro un massimo di 10 anni.

Oltre alla misura di cui abbiamo appena parlato, tra le altre strade percorribili c’è anche l‘Ape volontaria e l’Ape sociale. In quest’ultimo caso si parla di un’ indennità di natura assistenziale direttamente a carico dello Stato che è erogata dall’INPS nei confronti dei soggetti che si trovano in uno stato di bisogno e che abbiano compiuto almeno a 63 anni di età e che non siano già titolari di una pensione diretta. L’ape volontaria invece è una sorta di anticipo finanziario a garanzia pensionistica che consiste nell’ avere un prestito che viene commisurato e garantito dalla pensione di vecchiaia ed erogato dalla banca in quote mensili per 12 mensilità.



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