Prima del colloquio prendiamo un caffè, ma rischiano di essere sequestrate



Un colloquio di lavoro si è trasformato in un vero e proprio incubo per due ragazze di 25 anni di Mestre, che prima hanno denunciato la vicenda alle forze dell’ordine e poi l’hanno raccontata alla stampa. Le due hanno rischiato, qualche giorno fa, addirittura di essere sequestrate. Come riporta Il Gazzettino, le giovani, che si sono conosciute poco prima di sostenere l’intervista, erano state contattate dalla stessa agenzia di lavoro, con sede in via Piave. A disposizione, una posizione da segretaria e un’altra per l’inserimento dati. Vengono prima esaminate da un uomo sui 35 anni d’età che si presenta come responsabile della società, e poi invitate a fare una prova pratica.



A questo punto, raccontano le due, vengono ricevute da due sconosciuti che si qualificano quali dipendenti dell’agenzia, entrambi fra i venti e i trent’anni, con l’accento veneziano, che propongono loro: “Prima di iniziare andiamo a berci un caffè”. Le due aspiranti segretarie vengono fatte salire in auto per andare in un bar poco lontano. Ma invece di percorrere qualche centinaio di metri, la macchina imbocca la tangenziale puntando in direzione Marghera, poi la Romea. Infine, si fermano in un bar di Dolo, e qui una delle due riesce di nascosto ad inviare la posizione al fidanzato. Le ragazze, però, rifiutano il caffè e per tutta risposta viene detto loro che i posti da segretaria non sono più disponibili, ma che possono svolgere servizi di vendita porta a porta per delle società di energia, alludono.

Le due giovani sempre più diffidenti chiariscono che non sono interessate alla nuova offerta e allora vengono derise: “Se volete possiamo fare delle rapine. Magari in banca” e i due mostrano delle maschere di lattice. “Confesso che a quel punto ho avuto davvero paura – continua la 25enne – ma non mi sono mai sentita minacciata dal punto di vista sessuale. Loro comunque hanno capito che avevamo avvisato qualcuno e così ci hanno stretto la mano, lasciandoci lì, tanto, ci hanno detto, potete prendere l’autobus. Invece è arrivato il fidanzato della collega e siamo rientrate a Mestre, decidendo di andare dai carabinieri e raccontare tutto”. “Per me – ha concluso – tutta questa storia è una grande lezione di vita che visto come si è conclusa per fortuna mi fortifica e mi rende ancor più accorta. Certo, lo so, poteva andare in maniera diversa, peggiore. Ne sono ben conscia”.



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