Riforma pensioni quota 100, ultime notizie: si studiano possibili penalità



Al vaglio spunta l’ipotesi di una penalizzazione del un percento rispetto ad ogni anno anticipato hai 67 anni pensionabili: Questa è una delle ipotesi sul tavolo dei tecnici per limitare i costi nella Manovra quota 100 sulle pensioni che arriverà nella prossima legge di bilancio.



L’attuale riforma previdenziale fatta dal governo Salvini Di Maio è tutta concentrata sulla quota 100.

Cosa comporta? Una semplice somma tra età anagrafica è quella dei contributi che dovrà dare risultato 100, ovviamente ci saranno alcuni limiti: L’età per accedere questa agevolazione dovrà essere di 62 anni mentre per quanto riguarda l’importo dei contributi non dovranno essere meno di 36/37.

I soggetti interessati a quota 100 stando alle ultime cifre sono 433 mila lavoratori, loro potranno usufruire di anticipare la pensione rispetto alla legge attuale Fornero, la manovra avrà un costo di 8,6 miliardi di euro.

Dove trovarli? Come scrive Il Corriere della Sera sono allo studio tre ipotesi per ridurre il costo della riforma di quota 100.

“La prima ipotesi per tagliare il costo di «quota cento» prevede che la pensione anticipata venga calcolata col meno vantaggioso metodo contributivo per tutti i versamenti successivi al 1995, quando fu appunto introdotto il nuovo sistema. In questo modo l’importo della pensione si ridurrebbe, secondo i casi, anche del 10-15%. Si prevede inoltre di poter conteggiare non più di due anni di contributi figurativi”.

Ma sono le altre due ipotesi che fanno discutere e avanzano l’idea di un taglio dell’assegno previdenziale.

“La prima prevede una penalizzazione temporanea, cioè un taglio di 1-1,5 punti percentuali della pensione per ogni anno di anticipo rispetto a 67 anni (…) La seconda ipotesi prevede invece un taglio permanente, ma in questo caso la penalizzazione sarebbe più bassa: i tecnici della Lega parlano di mezzo punto per ogni anno di anticipo, ma potrebbe essere anche un punto”.

Per quanto riguarda l’iter della manovra, questa settimana protagonista è la Nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza, che lo stesso governo approverà entro giovedì. Il Def conterrà le nuove stime di crescita del Pil (corrette al ribasso) e gli obiettivi di deficit e debito, preludio necessario alla legge di Bilancio 2019.

Pensione quota 41 ultimissime

Un’altra possibilità, almeno per quello che finora si è capito sono le pensioni quota 41, le quali danno la possibilità a tutti i lavoratori precoci che hanno si ad un rapporto di lavoro sin da giovani di percepire la pensione avendo maturato almeno 41 anni di contributi e senza aver per forza raggiunto alcun tipo di età anagrafica.

Insieme all’estensione della quota 41 a tutti, che però sarebbe anch’essa particolarmente gravosa da un punto di vista economico visto che si parla di circa 18 miliardi di euro totali, vi sarebbe la possibilità di abbassamento dell’età pensionabile a 65 anni, indipendentemente dai contributi maturati, che dovrebbe prevedere un costo di circa 10 miliardi di euro per il 2019 che salirebbero a 16,5 miliardi nel 2028.

Ultime notizie pensioni quota 100 e legge Fornero. Matteo Salvini finalmente passa ai fatti .

Si discute non solo per la quota 100, ma anche per altre novità che verranno introdotte nella prossima legge di bilancio, ovviamente, il dibattito in merito alle pensioni continua anche se, a tutt’oggi non si è riusciti a trovare un punto fermo. L’unica certezza che abbiamo in merito alle pensioni e l’età pensionabile salirà passando da 66 anni e sette mesi a 67 anni pieni, tutto questo da gennaio 2019. Slitterà in avanti di un anno anche la pensione anticipata, dopo gli anni di contributi passeranno da 42 10 mesi per gli uomini a 41 e 10 mesi per le donne rispettivamente, 43 e 10 mesi 42 e 10 mesi.

Parlando di pensioni le ultime notizie girano come sempre a quota 100, la misura creata dal governo per farti di anticipare l’età pensionabile e creare una sorta di turnover tra generazioni di giovani e meno giova nel settore del lavoro.

Ministro dell’Interno Matteo Salvini e attuale vicepremier tiene molto a questa riforma.  Salvini, ha fatto il suo cavallo di battaglia l’abbonamento della legge Fornero. Sul suo profilo Facebook possiamo leggere:

“Dopo le ingiustizie e le sofferenze causate dalla Legge Fornero, la nostra priorità era ed è restituire il diritto alla pensione a milioni di italiani. Stiamo lavorando per questo. Obiettivo: Quota 100, permettendo così anche l’ingresso di tanti giovani nel mondo del lavoro”.

Nella legge di bilancio per il 2019 sarà finalmente resa giustizia? Saranno tagliate le pensioni d’oro di quegli scrocconi che superano i 4mila euro netti al mese? Anche su questo tema, che ha alimentato oltre ogni misura consentita quell’invidia sociale che è divenuta il sentimento dominante del nostro vivere (in)civile, le forze della maggioranza si presentano divise. Eppure, attente come dichiarano di essere ai contenuti del contratto, avrebbero di che orientarsi, sia pure vagamente.

Leggiamo insieme il dispositivo. “Per una maggiore equità sociale riteniamo altresì necessario un intervento finalizzato al taglio delle c.d. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”. Per la verità, in queste poche e laconiche righe ci sono due soli aspetti che sembrano chiari: il taglio dovrebbe operare per i trattamenti che superano il limite indicato (poi ridotto a 4mila euro netti); sarebbero colpite soltanto le prestazioni “non giustificate” dai versamenti contributivi. Per quanto riguarda le modalità tecniche dell’intervento l’indirizzo non è chiaro, anche se i frequenti riferimenti al “ricalcolo” hanno indotto a ritenere che il modello da seguire anche per le pensioni d’oro sarebbe stato quello adottato nella manomissione dei vitalizi degli ex deputati. Poi, ai primi d’agosto a conquistare la scena sulla pista del Circo Barnum delle pensioni è stato il Pdl (AC 1071) a firma congiunta dei due capigruppo della maggioranza alla Camera D’Uva (per il M5S) e Molinari (per la Lega).

È bastato poco per accorgersi che il “ricalcolo” (ancorché proclamato a tutto spiano), non prendeva minimamente in considerazione i contributi versati, ma l’età del pensionamento, finendo, nei fatti per penalizzare in modo retroattivo quei trattamenti di anzianità in difesa del quali la Lega aveva fatto cadere ben due governi (nel 1994 e nel 2011) nonché quelli futuri, gli stessi in favore dei quali il contratto di governo prevede una modifica sostanziale della riforma Fornero (le ormai note quota 100 e quota 41).



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