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Sanatoria fiscale, addio a bollo auto e multe: condono cartelle di 1000 euro



La discussione è ancora accesa per quanto riguarda la nuova sanatoria fiscale da introdurre nell’ultima legge di stabilità 2019: i riflettori sono puntati sulle multe stradali e anche mancati pagamenti del bollo auto. Le ultime agenzie, infatti parlano di ipotetici sconti a tutti coloro che hanno cartelle esattoriali inferiori a 1000 euro.



Come funziona la sanatoria domanda?

Per consentire lo straccio delle mini cartelle, i soggetti interessati non devono fare nulla sarà la stessa agenzia delle entrate ad eliminare le pendenze. Tutta l’operazione sarà gratuita, ma nei € 1000 di soglia massima amico di anche sanzione interessi.

Il fisco e le tasse gravano da sempre, in modo crescente, anche sugli automobilisti italiani ed ecco allora che quando si parla di bozza per una nuova operazione del Governo in merito alle tasse…. Si toccano anche gli interessi di qualche automobilista nostrano. Non parliamo delle ventilate ipotesi di esenzione da Superbollo o altro “forte sconto” per incentivare chi acquisti le auto elettrificate, ma di “pulizia” dallo scantinato istituzionale strapieno di vecchie cartelle esattoriali da sanare.

Si parla di cifre elevate, in quantità di casi, contenute però in somma singola (entro i mille euro) e limitate in periodo (antro l’anno 2010) che potrebbero essere stralciate. Come? Chi abbia delle somme addebitate per questioni di bollo magari, non risultante correttamente pagato e quindi iscritto a ruolo, piuttosto che multa, potrebbe risolvere la questione con meno peso del previsto.
Il nuovo decreto fiscale, detto anche della “pace” è ancora in bozza e quindi nulla è certo, ma potrebbe riservare sorprese ancor più di quando si è istituita, recentemente, la cosiddetta rottamazione dei debiti col fisco.

Multe incluse o meno (potrebbero non esserlo) aliquote ridotte o ridottissime, speriamo solo che il messaggio che passi alla fine, sia quello di coerenza nel rispetto delle norme, anche se con sanzioni variabili e non troppo tempestive. Le casse dello Stato non ci devono perdere ulteriormente (perché di sanzioni tendenzialmente dovute si tratta) e gli automobilisti onesti non devono sentirsi gravati da pesi eccessivi, proprio quando il settore sta vivendo momenti di importante evoluzione.

Sanatoria fiscale, Bitonci: nel decreto 10 miliardi di entrate una tantum

Bitonci spiega che sulle dichiarazioni integrative si pagherà una flat tax del 15 per cento e che «si fanno emergere anche i 5 anni precedenti con risorse magari rimaste bloccate nei cassetti e che possono essere riutilizzate»; per il «saldo e stralcio» – che Bitonci non vuole chiamare “rottamazione ter” – si stanno “valutando con il Mef cartelle piccole per importi sotto i mille euro che sono il 55% del magazzino da 850 miliardi e riguardano 10 milioni di contribuenti o anche sotto 5mila euro: «Bisogna pulire il magazzino – dice – che si incrementa ogni anno di 50 miliardi per arrivare a un punto zero. Su queste piccole cartelle pensiamo di far pagare il 10% oppure le stralciamo completamente».

Sul saldo e stralcio saranno previsti 5 anni di dilazione, riguarderà anche liti pendenti, contenzioso e pre-contenzioso tributario. Si tolgono sanzioni e interessi, «il che vuol dire arrivare al 50% perché in Italia sono molto alte le sanzioni rispetto alla media europea» e si include anche il giudizio: «Se in primo grado c’è sentenza favorevole si può chiudere al 50% senza sanzioni e interessi, se si va al secondo grado il 20 per cento».

Bitonci ha sempre fatto riferimento a chi ha presentato la dichiarazioni dei redditi. Si sta studiando anche una norma sulle società di comodo che non producono reddito. Infine Bitonci ha indicato che «la parte a regime che riguarda la transazione fiscale e il concordato permanente per le crisi d’impresa andrà probabilmente in Legge di Bilancio».

Pace fiscale, l’incertezza spinge a pagare di meno su liti e cartelle

Quando vengono annunciate misure di definizione – che poi le si etichetti «condono», «sanatoria» o «pace fiscale» poco importa – si genera (intanto) una sorta di «rallentamento dell’adempimento» del contribuente fino a che il provvedimento annunciato non diventa definitivo.

Nel caso della «pace fiscale» annunciata più volte da questo Esecutivo, questo lasso temporale si chiuderà inevitabilmente con la versione definitiva della legge manovra (a dicembre).
D’altronde, le varie misure di sanatoria hanno sempre avuto una genesi progressiva nel tempo. Si pensi, ad esempio, alla sanatoria degli omessi versamenti dei condoni del 2002, che venne inserita solo successivamente per non mettere a rischio il versamento degli acconti di novembre.

L’aspettativa di pagare di meno

Ad ogni modo, nell’immediato, un effetto si è già ottenuto: molti uffici periferici delle Entrate lamentano che in questo periodo «nessuno chiude in adesione». Il motivo è evidente: con tutte le voci che si rincorrono sulla possibilità di definizione delle liti, sia potenziali (perché non ancora impugnate avanti ai giudici tributari) che pendenti (perché già impugnate), è davvero difficile pensare che un contribuente decida in questo momento di definire in adesione una controversia con il Fisco (in questo caso si tratterebbe di una lite potenziale).

Una definizione delle liti determinerà, come minimo, l’abbattimento delle sanzioni. Nell’accertamento con adesione, invece, le penalità risultano pari a un terzo del minimo. Senza contare che nell’adesione non opera il principio del cumulo giuridico della sanzione, per cui le penalità vanno pagate per ogni tributo e per ciascun periodo d’imposta.

È evidente, quindi, che di fronte all’ipotesi di una definizione delle liti con il Fisco, che comporterà senz’altro vantaggi superiori a quelli che derivano dai vari istituti deflattivi a regime, il contribuente adotta in questo periodo molto spesso una strategia attendistica.

Chiaramente, la stessa strategia viene adottata da chi ha già intrapreso la strada del contenzioso e ha ottenuto una sentenza sfavorevole. In tal caso, il contribuente si sta premurando di non fare in modo che la sentenza diventi definitiva, così da non risultare escluso da una possibile definizione delle liti pendenti.

È evidente, inoltre, che il contribuente, molto probabilmente, si guarderà bene dall’utilizzare anche gli altri (numerosi) istituti di definizione previsti a regime quali: l’acquiescenza, la conciliazione giudiziale, la definizione delle sanzioni (articoli 16 e 17 del decreto legislativo 472/1997), la definizione dei cosiddetti «avvisi bonari».

Le autocorrezioni: il ravvedimento operoso

La stessa linea di comportamento viene spesso adottata per il ravvedimento operoso, tant’è che, in attesa della «pace fiscale», risulta che le regolarizzazioni ex post dei contribuenti si siano molto ridotte. D’altronde, il ravvedimento operoso ora è possibile entro termini molto più ampi di quelli previsti in passato (oggi praticamente il ravvedimento «è per sempre», nel senso che è effettuabile entro i termini di decadenza dell’azione di accertamento), per cui se non ci sarà la «pace fiscale», rimarrà sempre la possibilità dello stesso ravvedimento (tranne che per le annualità decadute, ma quelle, appunto, saranno decadute, e il Fisco non potrà più intervenire).

In questo contesto, sarebbe utile chiedersi se ha senso mantenere a regime una pletora di istituti di definizione che prima o poi vengono puntualmente depotenziati da un qualche provvedimento definitorio “una tantum”. Quanto al depotenziamento della credibilità del sistema a fronte di queste misure condonistiche, è argomento oramai buono solo per i pochi nostalgici strenui difensori della legalità tributaria.



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