Sentenza shock, Filippo Magnini dopato



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Squalificato, per quattro anni. È questa la decisione che la prima sezione del Tribunale nazionale antidoping ha preso nei confronti di Filippo Magnini, per due volte medaglia d’oro stile libero ai Mondiali di nuoto, nel 2 0 0 5 e 2007. L’ex nuotatore azzurro è stato riconosciuto colpevole di aver violato l’articolo 2.2 del codice Wada (l’agenzia mondiale dell’antidoping), che punisce l’uso o anche solo il tentato uso di sostanze dopanti. La squalifica deliberata dimezza la richiesta della procura dell’Organizzazione nazionale antidoping (Nado), che era stata di otto anni. Stessa sorte anche per il velocista di vasca Michele Santucci.



Così si conclude, per ora, una vicenda iniziata con un sistema di intercettazioni che ha prodotto oltre duemila pagine di documenti. Al centro, i rapporti tra Magnini e il nutrizionista, già oncologo, Guido Porcellini, colpito da squalifica trentennale per un presunto traffico di sostanze dopanti, per il quale è in corso anche un procedimento penale. Il nome di Magnini esce in alcune conversazioni, soprattutto con riferimento a un versamento di 1.200 euro sul conto di Porcellini effettuato dal campione, poi giustificato come un rimborso spese. Pagamento che nelle chiacchierate telefoniche avrebbe a che fare con certi “funghi” ritenuti ambigui dagli inquirenti, anche se Magnini ha spiegato che si dovevano intendere come fitofarmaci e integratori alimentari. Spiegazione che sembrava esaustiva, tanto che nella fase delle indagini Magnini mostrava sicurezza: «L’accertamento della giustizia sportiva è un atto dovuto. La mia estraneità ai fatti è stata accertata». Ma se questo è vero per le responsabilità penali, subito escluse, diverso è il percorso che segue la giustizia sportiva, che punisce persino l’intenzione sbagliata, la mala frequentazione, il pericolo dell’assunzione. Tanto che la norma su cui poggia questa condanna punisce, appunto, anche il solo tentativo dell’atto di assumere la sostanza vietata.

Durissima la reazione di Magnini, che l’anno scorso si è ritirato dalle competizioni agonistiche: «Sono dispiaciuto e arrabbiato, ma me l’aspettavo. So che la sentenza era stata scritta già prima del 15 ottobre, prima che io venissi qui a parlare. Perché? Non lo so, ce lo stiamo chiedendo con gli avvocati, parliamo di un accanimento, di una forzatura. Devo aver pestato i piedi a qualcuno. Non ci sono prove, anzi le prove dimostrano il contrario. Faremo sicuramente ricorso. Ma che giustizia è questa?».

Nel momento dello sconforto di certo Filippo può contare sulla vicinanza della fidanzata Giorgia Palmas, con cui ha una relazione da circa un anno e mezzo. «Il nostro è un amore da sogno, è la mia storia definitiva», ha detto la showgirl. Un’ancora di salvezza nel mare in tempesta.



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