Sky prende piede su Mediaset Premium: possibile acquisizione e nuovo abbonamenti


Mediaset vende a Sky R2, la società nata da Premium che fornisce servizi tecnologici e distributivi su piattaforma digitale terrestre a editori di contenuti pay tv.


L’operazione è stata ufficializzata con la decisione del Biscione di esercitare l’opzione di put che era prevista nell’accordo annunciato la scorsa primavera dai due gruppi, in virtù del quale Sky aveva ottenuto la possibilità di sbarcare con la propria offerta anche sul digitale terrestre, acquisendo contemporaneamente il diritto di ospitare i canali Premium su satellite .

Per arrivare la closing dell’operazione servirà un passaggio all’Antitrust e l’iter dovrebbe concludersi entro il mese di dicembre.

L’operazione suscita qualche preoccupazione nei sindacati: “Non si conoscono ancora le garanzie di integrazione, continuità occupazionale e valorizzazione delle competenze professionali da parte di Sky Italia per gli oltre 100 lavoratori e lavoratrici di R2 – spiega in una nota la Slc Cgil – Si convochi immediatamente il tavolo di confronto con Sky e con Mediaset per valutare preventivamente l’impatto sociale della compravendita come previsto dall’accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali e con le Rsu dalla stessa Mediaset lo scorso 24 aprile. A questo punto ogni ulteriore indugio apparirebbe del tutto incomprensibile e incontrarsi a ridosso del cambio di proprietà sarebbe ingiustificato”.

Un nuovo metodo per sbloccare la visione di tutti i canali TV, anche a pagamento, impazza sui Web. Vediamoci chiaro…

Nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un a vera e propria rivoluzione nel mondo della televisione a pagamento. I principali broadcaster del mercato italiano hanno infatti siglato uno storico accordo per portare alcuni dei canali satellitari sul digitale terrestre e viceversa. Da ciò nascono nuove offerte, canali TV e pacchetti che hanno ingolosito i pirati delle Pay TV che stanno affilando nuovamente le armi con il Card Sharing. In merito, numerose sono state le segnalazioni giunte in redazione da parte dei lettori: ci è stato fatto notare che in Rete si trovano guide passo passo per la visione a scrocco dei nuovi canali a pagamento. Abbiamo così deciso di indagare a fondo per capire quante di queste segnalazioni corrispondano al vero e quanto dal punto di vista tecnico questa pratica illegale sia cambiata nel corso degli anni.

Il Card Sharing è infatti una tecnica conosciuta da tempo, che consente ai pirati, tramite l’utilizzo di decoder alternativi (Zgemma, Dreambox ecc.) dotati di firmware derivato da Linux (quindi totalmente personalizzabile), di condividere con altri utenti su Internet i codici dell’abbonamento alle Pay TV, tramite la creazione di una rete composta da server (il decoder del pirata) e più client (i decoder degli utenti scrocconi). Nel corso dell’inchiesta abbiamo avuto modo di appurare, con nostro sommo stupore, che le modalità per realizzare un sistema di Card Sharing sono rimaste
praticamente invariate in tutti questi anni, salvo qualche piccola differenza. La mancata introduzione di nuove co- difiche da parte dei broadcaster o di sistemi più sofisticati volti ad impedire questa pratica illegale apre un ventaglio di “nuove” opportunità ai “pirati millennials”, in grado quindi di guardare a scrocco anche i nuovi canali a pagamento veicolati sul digitale terrestre.

Ciò che riporteremo in queste pagine è da considerarsi puramente a scopo informativo: abbiamo volutamente oscurato i passaggi essenziali per impedire a chi legge di mettere in pratica tale sistema fraudolento. Lo ripeteremo fino allo stremo delle forze: fare card sharing è illegale! Si rischia davvero troppo rispetto a quello che è il presunto risparmio nella mente del furbetto di turno.
Inoltre, per la legge è sempre illegale sia se il pirata mette su un server di card sharing a scopo di lucro sia se lo fa solo per fini personali. Anche chi allestisce un sistema di multivision nella propria rete locale, per vedere canali diversi in più stanze con un solo abbonamento o che sfrutta la Rete per condividere una sola smart card tra più appartamenti di sua proprietà (casa in città e al mare, ad esempio) commette reato! In definitiva, non ci sono scorciatoie o mezze misure: se si vuole fruire dei canali TV riservati agli utenti paganti, c’è solo una soluzione: pagare!

Il Card Sharing, che tradotto significa “condivisione della scheda”, permette di condividere l’abbonamento di una tessera pay-per-view con altri utenti tramite l’utilizzo di decoder particolari e di una connessione Internet per ricevere costantemente i codici seriali che abilitano la visione dei canali TV criptati (satellitari o del digitale terrestre).

Ovviamente, tale pratica è illegale, anche se è diffuso il convincimento che il Card Sharing sia lecito se la condivisione delle chiavi dinamiche “intercettate” dal decoder server avviene a vantaggio di altri decoder (client) collocati nel medesimo ambiente domestico del titolare del contratto avente ad oggetto la card condivisa. In realtà, già la stessa operazione di lettura e distribuzione domestica delle chiavi condivise configura un reato, in quanto integra la fattispecie penale prevista dall ‘ari. 640 terc.p. (frode informatica) nonché l’ulteriore reato di cui all ‘art. 171 octies legge 22 aprile 1941 n. 633 (Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio). Nel dettaglio, commette reato di frode informatica secondo l’art. 640-ter Codice Penale “[…] chiunque, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso pertinenti, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno LI”. il articolo 171 Octies della legge 633/41 disciplina la violazione del diritto d’autore di cui è responsabile “[…] chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale Tali ipotesi delittuose sono punite, la prima con reclusione da sei mesi a tre anni e con multa da 51 a 1.032 euro, la seconda con una multa (sempre sanzione penale) da euro 2.582 a 25.822.

È opportuno evidenziare la peculiarità dell’a/t 171 Octies della legge 633/41 poiché prevede la sanzione penale sia per chi fruisce (dunque installa a casa propria) sia per chi pone in vendita, un sistema funzionale al Card Sharing. Relativamente alla possibilità per le società che gestiscono i canali pay-per-view di ottenere un risarcimento, cosa separata dalle sanzioni penali di cui sopra, tutto dipende dalla volontà dei gestori di costituirsi o meno parti civili negli eventuali processi. In tale ipotesi, oltre alla condanna penale, vi sarà un eventuale risarcimento in favore del broadcaster a carico di colui che ha installato o posto in vendita il sistema di card sharing.

A novembre 2017, la Cassazione, con sentenza n. 46443/2017 (bit.ly/CassazioneCardSha- ring), ha confermato il giudizio della Corte d’Appello e la pena di 4 mesi di carcere e 2.000 euro di multa, per il reato previsto e punito dalla legge 633/1941 art. 171 -octies, a carico di un soggetto che aveva “installato un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete LAN domestica e Internet collegato con apparato TV e connessione all’impianto satellitare, così rendendo visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card” (il cosiddetto card sharing). Secondo la Suprema Corte “la condotta incriminata (è) pacificamente consistita nella decodificazione ad uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato, e dunque protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso […], senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui Telusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone In altri termini non importa come si aggirano i vincoli tecnologici posti dalla Pay TV, o se lo sharing dei codici riguarda i canali trasmessi sul satellite o sul digitale terrestre, quel che conta è il risultato e il fine fraudolento del mancato pagamento del canone. In conclusione, pensateci bene prima di intraprendere strade alternative
al canonico abbonamento: il gioco non vale assolutamente la candela!


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