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 Non è la prima volta che il gruppo della Juventus si compatta fuori dal campo. L’occasione per riunirsi e magari distrarsi per un attimo dalle tensioni del calcio giocato è fornita dalle cene (per l’appunto, come quella appena offerta da Miralem Pjanic), dalle feste scudetto (un evento abituale dal 2012 a oggi, ormai) ma anche dalle feste private, organizzate per festeggiare un compleanno. Come il party organizzato da Douglas Costa a metà settembre, con gli amici più vicini al brasiliano naturalmente presenti per l’occasione: Paulo Dybala innanzitutto, quindi Alex Sandro, Joao Cancelo e compagnia festaiola sorridente all’appuntamento, tra brindisi e karaoke inventati all’improvviso. Nel recente passato la Joya e il Flash verdeoro sono stati anche protagonisti di partite all’ultimo gol giocate alla playstation, con l’argentino spesso vittorioso.



Un altro modo per cementare la squadra è legato al famoso club del giovedì, con le punizioni nel mirino. Coloro che si ritengono i migliori si ritrovano al termine della sessione di allenamento per affinare il piede: tra i più convinti ecco Federico Bernardeschi, ma anche gli stessi Douglas Costa e Dybala, sotto la “supervisione” di Miralem Pjanic. Piccolo problema (si fa per dire): il regista bosniaco è stato raggiunto l’estate scorsa da Cristiano Ronaldo. E si dà il caso che dallo sbarco di CR7 alla Continassa l’equilibrio di un tempo si sia tramutato in una sorta di monologo nei tiri dalla distanza a palla ferma. Il tutto nell’attesa, naturalmente condivisa da milioni di tifosi già in adorazione, che il penta Pallone d’Oro portoghese metta a segno il primo piazzato in una partita ufficiale.

Ultima partita prima della pausa. I bianconeri dopo aver portava a casa nove vittorie di fila sono pronti ad affrontare l’Udinese e cercare di portare a casa i tre punti garantirsi uno stop in tutta serenità. Dopo lo stop per la squalifica in Champions League contro lo Young Boris, il mister Allegri potrà di nuovo mettere in campo Cristiano Ronaldo, il quale in questi giorni ha avuto a che fare con delle brutte polemiche di accuse di stupro.

Udinese Juventus dove vederla in streaming gratis

Udinese Juventus si giocherà oggi sabato 1 settembre alle 18:00 in casa dell’Udinese allo stadio dacia Arena. La gara si potrà vedere come di consueto in esclusiva su Sky sport. Tutti coloro che vogliono seguire in streaming e possiedono un abbonamento Sky potranno usufruire della piattaforma Sky Go.

«A Udine ci sarà da battagliare, di solito al Friuli viene sempre fuori una partita fisica, di lotta». Basterebbero queste poche parole di Massimiliano Allegri per avere una certezza in più, o quasi, sulla Juventus che oggi al Friuli cercherà l’ottavo successo consecutivo in campionato, il decimo stagionale: Blaise Matui- di farà la sua nona presenza su dieci partite giocate finora dai bianconeri. Del resto probabilmente solo l’arrivo in ritardo a Torino, per le meritate vacanze seguite alla vittoria nel Mondiale, gli ha impedito il 10 su 10 facendogli saltare la prima giornata.

Nel turnover che finora ha risparmiato soltanto Cristiano Ronaldo, fermato solo dall’espulsione di Brych e dalla conseguente squalifica in Cliampions, il centrocampista francese è uno dei giocatori ai quali il tecnico bianconero rinuncia più a malincuore. Detto della prima giornata contro il Chievo, l’unica partita in cui Matuidi è poi partito dalla panchina è stata la trasferta di Prosinone, sulla carta uno degli impegni più facili tra quelli che attendevano i bianconeri, anche se poi solo a pochi minuti dalla fine Cristiano Ronaldo è riuscito a sbloccare la partita. E a quel punto è finito il riposo di Matuidi, perché per blindare la vittoria Allegri ha subito messo in campo il suo guerriero.

Quanto lo ritenga importante, d’altra parte, l’allenatore bianconero lo aveva fatto capire poclii giorni prima, alla vigilia della partita contro il Sassuolo che seguiva la sosta per le Nazionali. «Chi ha giocato due partite in Nazionale sta fuori», aveva annunciato in conferenza stampa, salvo precisare: «Tranne uno». Dopo gli era bastato confermale il nome, fatto all’unisono: «Matuidi». Facile indovinare, viste le doti di recupero straordinarie del francese: «Secondo me ha corso anche in vacanza», commentò sorridendo dopo i primi allenamenti sempre Allegri, che nella scorsa stagione lo aveva ironicamente etichettato come «vagabondo», nell’accezione toscana di scansafatiche. Era stato il suo ingresso in squadra a dare equilibrio a una formazione che segnava tantissimo ma subiva anche un po’ troppo: mezzala nel 4-3- 3 o esterno nel 4-2-3-1, soluzione poi adottata anche da Deschamps nella Francia mondiale, Matuidi si era guadagnato sul campo lo status di intoccabile.

Uno status molto esclusivo in questa Juventus piena di campioni, ma che Matuidi sta continuando a tenersi stretto. «L’ho tolto dopo il primo tempo perché aveva bisogno di riposare», lia spiegato Allegri dopo la vittoria sullo Young Boys, già al sicuro dopo45 minuti. Una scelta destinata a ripetersi: sarà quasi sempre nei finali delle partite che la Juventus riuscirà a chiudere in anticipo che Mattoidi riposerà. Magari anche domani a Udine, se i bianconeri sapranno ripetere una delle goleade degli ultimi anni (un 6-2 e un 4-0 negli ultimi tre campionati). Al fischio d’inizio, però, “le clia- rognard” l’avvoltoio, sarà in campo: il soprannome gli deriva dalla fame con cui va a strappare palloni agli avversari, come un avvoltoio la carne dalle ossa, senza rinunciare mai E’ un avvoltoio selettivo, però, il numero 14: miglior bianconero per palloni recuperati contro la Lazio (8), terzo contro il Napoli (6). Guarda caso le due avversarie più forti incontrate finora dalla Juventus: per caratteristiche, carisma ed esperienza, il francese si esalta quando la sfida si fa diffìcile. Come promette di essere quella di oggi, contro un’Udinese annunciata con un centrocampo pieno di muscoli: Allegri medita se opporre Can o Bentancur, Bernardeschi o Dybala, ma a Matuidi non rinuncia.

Nel 1911 Umberto Boccioni dipinse Gli addii, secondo quadro della serie Stati d’animo, capolavoro del Futurismo. Un’opera conservata al MoMA di New York, che certamente Beppe Marotta, che sappiamo appassionato d’arte, avrà visto in uno dei tanti viaggi intorno al mondo.

Competenza a parte, il titolo del quadro fornisce la suggestione per il commento odierno: anche l’ex ad, uno dei migliori dirigenti del calcio italiano, tra i più vincenti della storia, lascia la Juventus, in una stagione contrassegnata da una serie di addii che, a immaginarli a maggio, sarebbe stata pura fantascienza.  Tre dei cinque uomini dei sette scudetti e delle quattro coppe nazionali se ne sono andati, con motivazioni e temperature diverse: chi considerando finito un ciclo probabilmente irripetibile nella carriera di un calciatore, chi spinto a cercare fortuna altrove, chi mosso da quella punta di sottile risentimento, come a voler dimostrare di essere ancora il campione di un tempo, chi sacrificato per ragioni di bilancio e di mercato. Perché, non dimentichiamoci, la Juventus è un’azienda, improntata alla ricerca di un costante miglioramento e di nuove vittorie.

Dispiace rinunciare alla spinta sulla fascia destra di Stephan Lichtsteiner e alle sue liti con gli arbitri di linea; ci stiamo abituando al fatto che Gianluigi Buffon non abbia finito la carriera a Torino, e lo stesso vale per Claudio Marchisio, nato bianconero che certo si aspettava di non cambiare mai maglia. Vent’anni o due non fa poi così tanta differenza, e l’addio doloroso del Pipita Higuain ci ha altrettanto colpiti.  A me pare stucchevole e retorico parlare di gratitudine: non è questo il contesto adatto, in un mondo competitivo dove è indispensabile la rincorsa a traguardi sempre più alti, soprattutto per chi ha scritto nel proprio dna la vittoria. Nella vita ci sono dei cicli e nessuno di questi è infinito. Beppe Marotta ha contribuito a scrivere la storia della Juventus, che però deve andare avanti e inventare nuovi capitoli.  Non mi interrogo più di tanto sui motivi del divorzio, che solo i diretti interessati conoscono, e cito piuttosto la frase pronunciata da Henry Ford II al suo manager Lee Jacocca, rimosso nonostante gli ottimi risultati raggiunti: “I just don’t like you anymore”.

Cristiano Ronaldo gioca su due campi, due continenti, due mondi. Oggi a Udine dovrà surfare tra Ekong e Nuytinck e dare seguito ai bagliori visti col Napoli, ma negli Usa affronta uno degli incontri più delicati della carriera. Il presunto stupro del 2009, l’indagine riaperta dopo nuova denuncia della presunta vittima, gli sponsor (e pure la Borsa) in agitazione: il quadro è complesso, ma se c’è un atleta che si esalta nelle difficoltà quello ha la sigla CR7. Dopo che giovedì la Juve si è stretta a lui con un tweet, ieri anche Allegri ha calibrato le parole: «Cristiano sta bene, in 15 anni ha mostrato gran professionalità e serenità dentro e fuori dal campo. E poi si dedica molto anche al sociale… Il fatto che non vada in nazionale lo sapevamo, meglio per noi».

L’INCHIESTA Nella contea di Clark, Nevada, intanto si indaga su quanto accadde il 13 giugno 2009 in una suite di Las Vegas. Adesso ci sono luoghi e nomi precisi, una differenza rispetto alla prima inchiesta, anche se sulla presunta violenza si era già  arrivati a un accordo extragiudiziale (vera chiave della contesa) e al pagamento di 375mila dollari da parte di Cristiano. Molto è dipeso dal lavoro di Der Spiegel su documenti riservati di Football Leaks: il settimanale ha raggiunto proprio la presunta vittima, Kathryn Mayorga, oggi maestra 34enne e allora modella. In casa Juve c’è un filo di preoccupazione, ma prevale la vicinanza al campione: «La protezione è giusta in un momento delicato  ha continuato Allegri -, ma lui ha talmente le spalle larghe che è concentrato sulla partita». La concentrazione, però, va oltre. Per difendersi CR7 ha scelto David Chesnoff, super avvocato delle star (Tyson, Agassi), che si è espresso con un comunicato: «Ronaldo respinge categoricamente ogni accusa. La Polizia indaga dal 2009 e non ha formulato accuse, abbiamo la fede più completa nel sistema giudiziario». Laggiù però per lo stupro non esiste prescrizione e si rischia fino all’ergastolo. Intanto, lo ha difeso persino il presidente della Repubblica portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa «Non cambio idea sul suo ruolo per lo sport e per la nazione».

SPONSOR E BORSA Più che le

conseguenze penali, però, è il danno di immagine a colpire: dal sito di EA Sports è scomparsa per qualche ora l’immagine di Cristiano (c’era solo la scritta FIFA 19 con sfondo azzurro) per poi riapparire. Un portavoce della

Nike, che con Ronaldo ha un contratto-monstre dal valore di un miliardo di dollari, ieri ha risposto all’Afp: «Siamo profondamente preoccupati per le accuse inquietanti e continueremo a monitorare da vicino». Giovedì il portoghese doveva partecipare a un evento dello stesso sponsor al Vigorelli di Milano: cancellato giorni prima, nessuna motivazione ufficiale. Tra l’altro, come spesso capita, ieri alla Continas- sa c’era il braccio destro di Cristiano, Ricky Regufe, che è pure marketing manager Nike in Portogallo: è uscito poco dopo il presidente Andrea Agnelli. Alle 18, poi, sarebbero arrivate pessime notizie dalla Borsa, collegabili a queste tribolazioni: le azioni Juve, schizzate dall’arrivo di CR7, hanno perso il 9,92% (1,19 euro).

Adesso i riflettori sono sulla Mayorga e sulla sua versione respinta da Cristiano. Nove anni fa lei chiamò la polizia e si sottopose in ospedale a un test che accertò la violenza solo il giorno dopo la notte passata col campione. Inizialmente rifiutò di fare nomi, poi iniziarono i contatti tra gli avvocati, conclusi con il maxi-assegno e il vincolo di riservatezza. Ora la Mayorga è tornata alla carica, spinta dal movimento femminista #metoo e da un nuovo avvocato: vuole annullare l’accordo del 2009 perché non sarebbe stata nelle condizioni per firmare liberamente.



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