Clint Eastwood Il film The Mule si ispira a una (incredibile) storia vera, uscita sui giornali nel 2014



 

E facile ipotizzare un testamento spirituale dietro il film II corriere – The Mule : un nonno 90enne in crisi economica e familiare diventa corriere della droga, con i soldi sporchi accumulati fa azioni pulite e infine salda tutti i propri debiti morali e affettivi soprattutto nei confronti di una famiglia a lungo trascurata per il lavoro. Mettiamoci anche il fatto che Eastwood ha voluto con sé nel cast, oltre all’attore-feticcio Bradley Cooper (che aveva già diretto in American Sniper), anche la propria terzogenita, Alison, nel ruolo di figlia disillusa dell’anziano protagonista…



Invece l’88enne (saranno 89 a maggio) Clint, di fronte all’ipotesi che questo possa essere il suo addio al cinema, ridacchia e con lo stesso sguardo impertinente del suo personaggio nel film ribatte: «Forse qualcuno lo spera, ma non è così, mi piace ancora troppo fare questo lavoro». A differenza del più giovane (“solo” 82 anni) Robert Redford, che aveva lasciato intendere di volersi godere la pensione dopo il crepuscolare The Old Man and the Gun di qualche mese fa (salvo cambiare idea), Eastwood non gioca su equivoci e sfumature. Con autoironica malizia sostiene di essere diventato attore perché «Quando ero a scuola senza particolari ambizioni, capitai a un corso di recitazione, vidi che in classe c’erano 4 o 5 ragazzi e 25 ragazze e decisi che quello era un gran posto da frequentare». Ma riconosce che quel posto si è rivelato e continua a essere un buon investimento. Infatti, dopo sessantanni di carriera, cinque Oscar, due mogli, sette figli e molti amori, ha ancora voglia di esplorare e portare in scena nuove pieghe dell’esistenza.

Dai ruoli da duro negli spaghetti western e nei polizieschi anni 60-70 è passato ad affreschi più intimi: amari come Gli spietati (1992), romantici come I ponti di Madison County (’95), delicati e dolorosi come Mystic River (2003) e Million Dollar Baby (2004), teneri e ironici come questo Corriere (che in parte ricorda un altro suo ipotetico testamento spirituale, Gran Torino del 2008). E continua a fare centro come interprete e regista. Le rughe, le spalle curve e l’irriducibile ironia del suo 90enne Earl Stone, il suo andirivieni sulle strade del Midwest con chili di droga nel bagagliaio, musica nell’autoradio e un tot di rimpianti nel cuore, sono balzati in cima al botteghino italiano in una settimana di programmazione. E questo è prima di tutto merito della formula-Eastwood. Cioè quel peculiare mélange di sensibilità e durezza, tenerezza e sarcasmo, che gli permette di scherzare sulla sua stessa fama di conservatore facendo usare al suo “criminale per caso” Earl termini politicamente scorretti come “negri”, e al tempo stesso di arrivare dritto al cuore in scene di grande dolcezza. Detto per inciso, quella di Corriere è una storia vera: è ispirata a un articolo del New York Times che nel 2014 portò alla luce la vicenda di un reduce di guerra ed ex floricoltore diventato corriere della droga per il cartello messicano. Tuttavia, per il vecchio Clint il valore aggiunto del film è un altro: «Mi è sembrato divertente il fatto di poter interpretare un uomo più anziano di me».



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