Decreto dignità, cambiano i contratti a tempo determinato



Come molti di voi sapranno il governo appena creato il decreto dignità, il quale prevede una serie di norme anche fra loro eterogenee, sia per il mondo del lavoro che delle imprese in senso proprio.



Oggi concentreremo la nostra attenzione sulle modifica contratto di lavoro a tempo determinato e alla tua disciplina prevista nel Jobs Act. Il decreto promosso dal governo come uno strumento di lotta la precarietà, inizia proprio con la disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato. Le misure introdotte intendono imitare con maggiore efficacia rispetto al passato l’utilizzo, volte indiscriminato dei contratti a termine.

Spesso non corrispondente ad una reale necessità da parte del datore di lavoro. L’articolo uno prevede che in assenza di specifiche necessità del datore di lavoro, contratti a tempo determinato, ovvero quello definito acausale o senza causa, non potrà avere una durata superiore ai 12 mesi a fronte di 36 attuali. Vi è quindi una forte limitazione della possibilità concessa dal datore di lavoro di stipulare un contratto a tempo determinato senza specificare la costa.

Vale a dire la ragione di carattere tecnico produttivo, organizzativo o sostitutivo giustificano la posizione del termine. È questa evidentemente, una delle principali misure che mi limiterà l’utilizzo di contratti a termine. L’eventuale rinnovo sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze, temporanea od oggettive strane all’ordinaria attività del datore di lavoro nonché sostitutive.

Oppure, esigenze connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili delle attività abitudinaria, ed infine relativi a lavorazioni a picchi di attività stagionali individuare con decreto del ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il limite massimo rimane comunque di 36 mesi, ovviamente la posizione del termine sarà priva di effetti se non risultante adatto scritto, il contratto sarà considerato subito a tempo indeterminato.

Al fine anche di disincentivare dal punto di vista strettamente economico l’utilizzo del contratto a termine, è inoltre previsto un costo contributivo crescente di 0,5 punti per ogni rinnovo a partire dal secondo. I rinnovi sempre nell’arco di 36 mesi non potranno essere più di quattro a fronte dei cinque attuali, e la narrazione della trasformazione del contratto a tempo indeterminato. Inoltre è aumentato fino a 270 giorni rispetto all’attuale 120 il termine entro il quale sarà possibile consentire l’impugnazione stragiudiziale del contratto, estendendo così la possibilità per il lavoratore di far valere l’eventuale abuso.



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