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Aspetta Chiesa negli Stati Uniti, con Milenkovic e Pezzella. Chiede pazienza, ma vuole portare la Fiorentina in Europa. Intanto vuole allargare i confini del club, aumentare i ricavi, trasformare gli Stati Uniti nella seconda casa dei viola e moltiplicare i tifosi in Italia. In trentacinque minuti di collegamento telefonico con una radio di New York, Sirius XM, Rocco Commisso ha voluto raccontare agli americani che cosa siano la Fiorentina, Firenze e i tifosi, ma anche cosa vuole fare lui come nuovo proprietario. Ospite del conduttore, Charlie Stillitano, l’avvocato italoamericano che ha organizzato l’International Champions Cup, a cui parteciperanno i viola, Commisso ha toccato vari temi, riassumibili in tre punti: i grandi giocatori non partiranno, cento milioni di ricavi sono pochi, con il tempo nascerà una grande Fiorentina.



Firenze è fantastica – ha esordito – sono stato accolto come mai mi era successo. La forza del club è di essere l’unico club in una città famosa nel mondo e che vive di calcio ogni giorno». Quando Stillitano gli ha ricordato il passato glorioso, citando Antognoni, Passarella, Baggio, Rui Costa, ma anche l’assenza di uno scudetto da cinquant’anni e l’ultima coppa vinta ormai diciotto anni fa, Commisso non ha dribblato il tema, ma ha spiegato con decisione quale sia la situazione: «Abbiamo le idee chiare e la voglia di fare, ma serve pazienza. I club della Premier, in media, hanno 250 milioni di euro di ricavi all’anno, la Fiorentina meno di cento. Bisogna aumentare i ricavi e per farlo dobbiamo tornare in Europa a giocare le coppe». Al conduttore, Commisso ha ricordato come nel museo del Real Madrid ci sia la maglia della Fiorentina della 􀃀 nale di Coppa Campioni del ’57. Un riferimento forse non casuale.

I nuovi mercati, ha aggiunto, saranno anche in Asia, ma gli Stati Uniti restano al primo posto. Quello che Commisso non dice alla radio è che la sua azienda di cablaggio, Mediacom, quinta negli Stati Uniti per fatturato, dovrebbe sponsorizzare la Fiorentina nella tournée americana. Il brand potrebbe diventare anche lo sponsor in campionato, ma non può “drogare” il bilancio, sponsorizzando per decine di milioni la Fiorentina e aggirando i vincoli del fair play finanziario che mettono in rapporto gli investimenti al fatturato reale. Il marchio al momento può avere sponsorizzazioni da 3 a 5 milioni a stagione, non abbastanza per parlare di svolta. Il ritorno in Europa, in tempi brevi, è considerato una necessità. Per questo non verranno mandati via i giocatori migliori. «Federico Chiesa è la nostra stella – ha spiegato Commisso alla radio – siamo orgogliosi di darlo alla Nazionale. Mi aspetto di conoscerlo negli Stati Uniti, in vista della tournée. Vedrò lui, Pezzella e Milenkovic». A domanda dei conduttori, Commisso ha ribadito la sua intenzione: «Chiesa resterà con noi almeno un altro anno».

A New York non devono conoscere la fibrillazione dei tifosi viola, perché Stillitano non gli chiede del mercato, ma la posizione di Rocco, anche se alla radio non lo dice, è chiara: agenti e club pensano sia arrivato lo “scemo del villaggio” da mungere, ma l’italoamericano non ha fretta. «Abbiamo ottimi dirigenti – si è limitato a dire – Pradè, Barone, Montella e un grande numero dieci, Antognoni». I giocatori sono stati individuati, e non figurano tra i nomi circolati in questi giorni, e ad agosto, quando i prezzi scenderanno, verranno presi. Dragowski resterà, anche se il procuratore preme per alzare il contratto, Veretout andrà via per più di venti milioni in contanti. Poi, gli arrivi. Non in tempo per la tournée a cui Commisso tiene molto. «Sono cresciuto nel Bronx – ha scherzato – ho lavorato a Brooklyn, studiato nell’Upper West Side, vivo in New Jersey: spero che da New York vengano in molti per Fiorentina-Benfica». La partita è in programma il 24 luglio, a Harrison, mezz’ora da Manhattan. Ma a chi non potrà seguire la squadra in Usa, Commisso manda un messaggio: «Stiamo pensando di inviare a tutti i bambini nati a Firenze un kit con la maglia della Fiorentina, da consegnare a papà e mamma ». Come sul modello dell’Atalanta, che quest’anno giocherà in Champions, in futuro il vero obiettivo di Commisso.

Prove di 4-3-3, perché di più è impossibile chiedere all’amichevole contro il Val di Fassa Team che segna il debutto “agonistico” della Fiorentina tra Moena in corso e l’International Champions Cup che sarà presto (ieri solito menù fatto di esercizi atletici e partitelle a tema al mattino, con differenziato per Biraghi e Castrovilli, out Veretout, poi pomeriggio libero). Ma ogni test ha un suo valore e anche una partita con pochissimo significato tecnico – inserita dopo appena quattro giorni di ritiro – può diventare un elemento utile nella costruzione del progetto. Specie quello tattico. E quindi Montella, al netto di infortunati, assenti e cessioni sicure, sfrutterà la gara odierna (17) per iniziare a proporre la sua idea di calcio.

MODULO BASE. Che poi è la stessa che avrebbe voluto trasmettere fin dall’arrivo sulla panchina-bis viola ad aprile, ma il precipitare della situazione in classifica ha fatto saltare ogni piano e la necessità di salvarsi ha preso il sopravvento su velleità d’altro genere. Eppure, s’era capito subito che Montella sarebbe tornato laddove aveva più o meno lasciato quattro anni prima e cioè a quel 4-3-3 che nel triennio 2012-2015 aveva prodotto ottimo calcio e ottimi risultati. Come allora, quello è il modulo di riferimento scelto che potrà essere adattato in base alle esigenze contingenti, passando a un ancora più offensivo 3-4-3 come viceversa a un più prudente 3-5-2.

CARATTERISTICHE. Con la linea arretrata a quattro che conterà su due centrali bravi con i piedi per impostare, in aggiunta alla marcatura che rimane sempre e comunque la prerogativa principale di chi di mestiere fa il difensore, mentre i due esterni dovranno sapere all’occorrenza alternarsi nella fase d’attacco e in quella di contenimento. Con tre centrocampisti che garantiscano la capacità di costruire e d’interdire (compito primario del centrale, le cui fortune dipendono proprio dal saper sfruttare i tempi per chiudere o ribaltare l’azione al momento giusto), nonché agonismo, inserimenti e qualche gol pesante (gli interni) per fare la differenza in un ruolo quanto mai delicato e importante. Con tre attaccanti che siano interpreti ad hoc così come richiede l’abc del tridente nel 4-3-3: ovvero, un centravanti non statico ma comunque sia prevalentemente votato ad avere il terreno di caccia negli ultimi 18-20 metri, e due ali tecniche, imprevedibili, abili nell’uno contro uno, dinamiche e con tanta forza nelle gambe e tanto stato nei polmoni.

Qualcosa che somigli a Lewandowski tra Robben e Ribery, giusto per intendersi e fatte le debite riduzioni con il paragone “indebito”. Poi, ci potranno essere tutte le correzioni e tutti gli aggiustamenti del caso, ma la Fiorentina proverà sempre d imporsi e per riuscirci userà lo schieramento tattico e i meccanismi che inizierà a mandare a memoria questo pomeriggio contro il Val di Fassa Team.



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