«IO SONO MIA» Dopo 24 anni, la rivincita della Martini



Qualche giorno fa sul palco dell’Ariston la Rai aveva “boicottato” Mia Martini. Serena Rossi, che nella fiction Io canto Mia veste i panni della cantante, prima di duettare con Baglioni Almeno tu nell’universo aveva preparato un monologo per raccontare i tormenti che avevano condizionato la carriera e soprattutto l’esistenza della Martini. Quel monologo a Sanremo non lo abbiamo mai sentito, troppo lungo, aveva tagliato corto la Rai, fingendo di non accorgersi di quanto tempo era stato maledattamente sprecato in altri sfigatissimi (quelli sì…) siparietti. Martedì sera Mia Martini e Serena Rossi si sono prese la loro rivincita proprio sulla stessa rete, Rai1: la fiction Io sono Mia ha asfaltato l’intera giornata dei palinsesti televisivi.



STESA LA CONCORRENZA Ha fatto Bingo su ogni fronte, con 7 milioni 737 telespettatori (pari ad uno share del 31%), ridicolizzando, in prima serata, tutte le finte corazzate Potemkin che le erano state buttate contro: Casa Pound e i sempreverdi Rosa ed Olindo alle Iene (1 milione e 847 mila spettatori, 9,61% di share), il patetico Alessandro Di Battista andato ad elemosinare applausi(«Ma stasera non vi hanno fatto il gesto che si può battere le mani? Si può, lo potete fare») da Giovanni Floris (1 milione 353 mila spettatori, share del 5,81%) mentre il battibecco trash su immigrazione e sbarchi tra Mario Giordano e Gino Strada ha fatto alzare bandiera Bianca allo share (4,1%) del programma della Berlinguer. Il successo di Io sono Mia restituisce in parte quello che era stato tolto in vita alla Martini, raccontando il pregiudizio che ha deviato il corso della sua esistenza. «È stato un modo – ha detto con un pizzico di sincera retorica il regista Riccardo Donna – per chiederle scusa. Noi dello spettacolo che c’eravamo in quegli anni ’70 non abbiamo fatto a sufficienza per difenderla». Come succede in tutti programmi di successo, non sono mancati i malcontenti di chi voleva sentirsi citato per esserle stato amico od autore e di chi, invece, come l’amico Renato Zero e il fidanzato Ivano Fossati, ha posto il veto ad essere anche solo nominato. Ma come era già stato per Il principe libero, il film dedicato a De Andrè, questa fiction è stata confezionata bene e con verità.

DUE PACCHETTI AL DÌ Mia Martini fumava due pacchetti al giorno di Marlboro rosse: quel fumo che è presenza viva nel susseguirsi delle sequenze ti racconta di un male oscuro e di una cattiveria visibile che si dilegua nella commozione reale della Bertè. «Questo film – ha sottolineato Loredana -mi ha spettinato il cuore, è stato contemporaneamente dolore e felicità. Delle due pensavano tutti che la matta ero io, invece era lei. Esuberante, travolgente, divertente. Ha subito la cattiveria del suo ambiente, fino all’ultimo ci sono stati fonici che si toccavano le palle augurandosi che non venisse giù il teatro durante la sua esibizione». Quella rabbia Loredana se la sente attaccata alla pelle e ringrazia Serena Rossi, la Mia del film, che «senza quel vissuto sulle proprie spalle mi ha saputo restituire in maniera impressionante una sorella». Serena non si è fatta sconti, con un coach ha studiato per mesi non solo i dettagli delle movenze ma anche le pieghe della voce: «Ho cercato di regalarle tutto il mio amore e di restituirle quella dignità di cui è stata ingiustamente privata».E mentre lo dice si emoziona fino alle lacrime. Lo avrebbe fatto anche Mimì.



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