Lazio – Siviglia Streaming Gratis Diretta come vedere Live Tv su Rojadirecta



Dove vedere Lazio Siviglia, diretta tv e streaming

La partita che si giocherà questa sera 14 Febbraio 2019 alle ore 18:55, sarà trasmessa in esclusiva diretta streaming su Dazn, ma ovviamente sarà visibile anche su altri dispositivi. La versione integrale della partita si potrà anche guardare on demand e quindi tutti gli appassionati e tifosi potranno rivedere la gara quando vorranno. Ovviamente sarà possibile guardare il big match in televisione qualora si possiede una smart TV, scaricando l’applicazione, avendo sottoscritto un abbonamento a Mediaset Premium o a Sky Q. In questo caso però bisognerà vedere se la TV di cui si è in possesso è compatibile con il servizio Dazn. Se non siete ancora abbonati a Dazn, potrete vedere la partita in modo assolutamente gratuito, visto che il primo mese lo offre la piattaforma. Dovrete solo effettuare la registrazione ed attivare l’abbonamento per un mese gratuitamente. Poi se vi troverete bene con la visione, potrete continuare con l’abbonamento al costo di 10 euro al mese.



Rojadirecta Lazio – Siviglia

ROJADIRECTA Lazio – Siviglia  – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Il bomber del momento è anche quello giusto per un avversario tra i peggiori che potesse toccare alla Lazio. Sì, perché Felipe Caicedo il Siviglia lo conosce bene. E lo ha già castigato, per tre volte, quando la sua casa calcistica era la Liga spagnola. Una rete con il Malaga, nel 2010, altre due con l’Espanyol tra il 2015 e il 2016. E un bilancio che, per quanto negativo (2 vittorie e 4 sconfitte in sei confronti) lo è molto meno considerando il valore delle squadre con cui ha affrontato gli andalusi: Malaga, Levante ed Espanyol, tutte formazioni di caratura inferiore rispetto a quella andalusa, in particolare in questo particolare contesto stoico.

SFIDA SPECIALE Non avrà le stesse motivazioni speciali di Correa e Luis Alberto (gli ex della sfida di stasera, l’altro, Immobile, andrà in tribuna perché ancora claudicante), ma pure per Caicedo l’incrocio col Siviglia ha un sapore diverso rispetto a qualsiasi altra partita. La Spagna non è solo una delle tante nazioni in cui ha giocato (ben otto, compreso il natio Ecuador), è il posto dove ha trascorso la parte più consistente della carriera (cinque stagioni, tra Malaga, Levante ed Espanyol). Ed è anche la terra dove ha trovato moglie, la splendida modella Maria Garcia (che è di Valencia, nessun conflitto d’interessi, quindi, stasera per Felipe). Insomma, l’incrocio con una squadra spagnola importante non può lasciare indifferente Caicedo. Anche perché in Spagna, pur facendo complessivamente bene, non è mai riuscito ad imporsi del tutto. «Ottimo centravanti, ma segna poco», sentiva spesso ripetere sul suo conto. Quale occasione migliore del match di oggi all’Olimpico (e poi quello di ritorno a Siviglia) per dimostrare che gli «amici» spagnoli si sono sbagliati di grosso nella sua valutazione?

FILOTTO Una sfida alla quale Caicedo arriva peraltro nelle migliori condizioni psicologiche, dopo aver deciso le ultime due partite della Lazio con altrettante sue realizzazioni. Due 10, quelli con Frosinone ed Empoli, che portano la sua firma. E non solo perché è stato lui a mettere a segno quei due singoli gol, ma anche perché in entrambe è stato il migliore in campo della Lazio. Dopo un periodo di alti e bassi è ora in grande fiducia, come dimostrato anche dal siparietto verificatosi prima del rigore calciato (e realizzato) contro l’Empoli. Caicedo ha preteso da Correa che fosse lui a calciare il penalty. E poi ha spiegato che Inzaghi avesse scelto lui (versione confermata solo in parte dal tecnico…). Dopo le reti in campionato Felipe ci riprova adesso in Europa League, competizione con la quale ha un discreto feeling. Sono 12 le reti realizzate in questa manifestazione dall’ecuadoriano, comprese quelle messe a segno quando si chiamava ancora Coppa Uefa: 3 col Basilea, 3 col Manchester City, 2 con la Lokomotiv Mosca e 4 con la Lazio (3 nella scorsa stagione, 1 quest’anno, a Marsiglia). L’aria europea lo ispira non solo nelle vesti di goleador, ma anche in quelle di assistman. Quest’anno, contro l’Apollon, ha mandato in rete Luis Alberto con un colpo di tacco. E con identico gesto tecnico aveva consentito a Immobile di segnare l’anno scorso contro il Vitesse.

IMMOBILE OUT Quell’Immobile che stasera non ci sarà, neppure in panchina. L’elongazione all’adduttore è stata quasi completamente riassorbita, ma non è il caso di rischiarlo. Meglio preservarlo per il match di ritorno. Anche perché c’è un Caicedo che sembra particolarmente ispirato.

Una guerriglia urbana con un bilancio pesantissimo di quattro accoltellati, di cui due in condizioni gravi. Il prepartita di LazioSiviglia si è trasformato ieri sera in una gigantesca rissa tra due gruppi di ultrà della squadra biancoceleste e di quelli della formazione spagnola, arrivati a Roma in vista della partita dell’Olimpico. Dei quattro accoltellati due sono in codice rosso, ricoverati in condizioni critiche all’ospedale Santo Spirito, gli altri due sono invece in codice giallo. Due di loro sono spagnoli (uno in codice rosso), quindi presumibilmente ultrà del Siviglia, un altro è invece un cittadino americano che, a quanto pare (ma non ci sono conferme ufficiali) si è ritrovato casualmente coinvolto nella rissa. Il quarto è un inglese, non si sa se anche lui turista coinvolto casualmente oppure ultrà da trasferta. Anch’egli in codice rosso.

LA RISSA Tutto è accaduto attorno alle 21.30 di ieri nel centralissimo rione Monti, non distante dal Colosseo. La rissa è scoppiata tra via Cavour e via dei Serpenti, nei pressi di un pub che è uno dei più noti ritrovi del tifo ultrà laziale. La circostanza potrebbe far pensare (ma anche qui non c’è alcuna conferma da parte della Digos, che sta indagando su quanto accaduto) che il contatto non sia stato del tutto casuale, che insomma in qualche modo i due gruppi si siano cercati, una «consuetudine» sempre più frequente tra tifoserie ultrà rivali. E quelle della Lazio e del Siviglia lo sono anche e soprattutto per motivazioni politiche. Il tifo caldo laziale è da sempre dichiaratamente di destra, quello del Siviglia di sinistra. Nei mesi scorsi tra le due frange ci fu un botta e risposta a distanza. Accadde quando i tifosi della curva nord laziale diffusero un volantino in cui si invitava ad allontanare le donne dalle prime file della curva. Nella successiva partita del Siviglia gli ultrà andalusi, per tutta risposta, fecero sistemare nelle prime file della loro curva solo donne.

IL PANICO Gli elementi per pensare che lo scontro non sia stato casuale, insomma, non mancano. I fatti parlano comunque di una mega rissa sviluppatasi tra il pub che è ritrovo dei tifosi laziali e altri locali della zona, con uomini incappucciati e armati di bastoni e manganelli che si inseguivano tra di loro. Secondo alcune testimonianze a una prima scazzottata sarebbe seguita un’azione vendicativa. C’erano anche i coltelli e infatti i quattro uomini che hanno avuto la peggio sono stati tutti feriti con armi da taglio. La polizia è prontamente intervenuta e ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. La Digos ha già avviato le indagini che potrebbero portare presto a svolte importanti. Perché i vari locali interessati dalla mega rissa sono tutti dotati di telecamere e sarà quindi possibile visionare i relativi filmati. La Questura è al lavoro, anche e soprattutto in vista della gara odierna, che era già considerata ad alto rischio prima della rissa di ieri e che lo è ancora di più ora. Sono oltre 1.500 i tifosi spagnoli attesi all’Olimpico. Saranno scortati sin dal primo pomeriggio. Per Roma un’altra giornata in stato di allerta permanente, quindi. E un’altra pagina amara dopo le tante vissute in questi anni, che hanno visto coinvolte le tifoserie di Lazio e Roma.

È il suo vero esame europeo. La prima sfida di grande spessore che è chiamato ad affrontare, da allenatore, sul palcoscenico delle coppe internazionali. Lui che, da giocatore, di avversari e sfide simili ne ha affrontate tantissime. Da quando siede sulla panchina della Lazio, però, tra gli avversari che Simone Inzaghi ha trovato sul suo cammino non ce n’è stato nessuno di grande impatto. Sì, se l’è dovuta vedere (avendo lameglio) col Marsiglia quest’anno e col Nizza lo scorso anno. Squadre (specie la prima) non proprio marginali nel panorama continentale, ma affrontate in ogni caso nella fase a gironi. Stasera all’Olimpico e fra sette giorni al SanchezPizjuan, invece, Inzaghi e la sua Lazio torneranno a vivere l’atmosfera delle grandi serate di coppa.

QUASI UNA FINALE E sì, perché il doppio confronto col Siviglia vale quasi una finale per la Lazio. Il club andaluso ha vinto l’Europa League cinque volte negli ultimi tredici anni e già questo dato basterebbe. Ma è soprattutto è uno dei grandi favoriti, con Chelsea e Arsenal, di questa edizione della coppa. Superarlo significherebbe prendere il suo posto nella short list dei candidati alla vittoria. E significherebbe anche ottenere il primo risultato di grande prestigio in Europa della gestione Inzaghi. «Sì, affrontiamo una formazione davvero forte ammette l’allenatore . Però possiamo giocarci le nostre chance, anche se il pronostico è dalla loro parte. Il Siviglia è una squadra molto tecnica, con una rosa ampia che consente la rotazione di tanti elementi. Anche loro utilizzano il 352 e giocano un calcio simile al nostro. Sarà una sfida dura, ma possiamo dire la nostra. Dovremo fare la partita e cercare di non prendere gol. Il Siviglia si difende bene, sotto la linea della palla e riparte velocemente. Dovremo essere bravi per farcela».

CON I MIGLIORI Ostacolo duro, dunque, ma Inzaghi e i suoi ci credono. E per questo il tecnico schiera la formazione migliore, al netto degli infortuni. Nessun turnover, quello si farà semmai domenica a Genova in campionato. «La mia squadra è serena, come lo sono io dice ancora Inzaghi . Siamo soddisfatti di quanto fatto nei primi sei mesi di stagione, abbiamo avuto un momento di difficoltà, ci sono state critiche giuste e ingiuste. Il problema è stato che abbiamo avuto qualche rallentamento da parte di giocatori importanti. Ora ci aspetta un mese impegnativo in cui ci giochiamo tanto. Siamo comunque orgogliosi di essere in corsa su tutti i fronti e vogliamo arrivare fino in fondo in ciascuna competizione».

LE SCELTE In campo con i migliori, quindi. Meno tre, gli infortunati. Alle assenze scontate di Wallace e Milinkovic si aggiunge quella di Immobile, che sta recuperando, ma che è meglio non rischiare. Le scelte sono quindi scontate per Inzaghi, con un solo dubbio. È sul versante destro della difesa a tre, tra Bastos e Luiz Felipe. L’angolano è in leggero vantaggio sull’italobrasiliano, anche perché quest’ultimo è reduce dall’infortunio muscolare che lo ha tenuto fermo ai box per venti giorni. In rampa di lancio c’è pure Cataldi che negli ultimi allenamenti è stato spesso provato con i titolari. Stasera sarà il primo cambio a disposizione di Inzaghi. Anche perché pure Berisha non è al meglio (affaticamento muscolare): il kosovaro non dovrebbe andare neppure in panchina.

Pablo Machin va al sodo. «Ci siamo prefissati due obiettivi: prima di tutto segnare un gol in trasferta e poi mantenere la porta imbattuta », dichiara il tecnico del Siviglia. Usa toni determinati alla vigilia della gara dell’Olimpico. Per la sfida contro la Lazio sceglie un’etichetta significativa: «Essenziale». Come una rampa per ripartire o meglio per ritrovarsi.

RILANCIO «Una vittoria potrebbe generare fiducia dopo gli ultimi risultati (tre sconfitte in cinque giornate di campionato, ndr)». Machin non avverte però il soffio dei dubbi. «Sappiamo quali sono le nostre qualità per valorizzarle e continueremo sulla nostra strada». Chiede alla squadra di rinsaldare una dote fondamentale: «La concentrazione». Senza però caricarsi di ansie considerate anche le fatiche che ormai si fanno sentire. «Schiererò la miglior formazione possibile. Escudero lamenta diversi dolori, ma in generale sono tanti i giocatori che hanno degli acciacchi. È normale, devono anche imparare a convivere con certi fastidi a questo punto della stagione». E Rog, arrivato a gennaio dal Napoli, potrà debuttare col Siviglia nel primo appuntamento dei sedicesimi di Europa League? «Dipenderà dalle circostanze replica il 43enne tecnico spagnolo. È un giocatore di grandissimo livello. Se non a Roma, almeno al ritorno giocherà e sono sicuro che aiuterà tanto la squadra».

AVVERSARI Machin si affaccia sulla sfida dell’Olimpico. «Nessuna partita è prevedibile, si incontreranno due formazioni molto simili. Spero che il risultato finale possa decidersi nella gara di ritorno…». La Lazio secondo Machin. «È una squadra completa. Il loro gioco è offensivo, gli esterni sono più ali che difensori. La manovra passa attraverso Luis Alberto che ha tanta qualità. Non sappiamo se giocherà Immobile, ma se non ce la dovesse fare c’è Caicedo che in Spagna è conosciuto. È un grande attaccante. E c’è Correa che è un giocatore estremamente veloce con grandi qualità».

Stiamo per festeggiare il ventesimo anniversario della Coppa Perduta. l’Europa League riprende il suo cammino, per noi pieno di buche riempite dal nostro orgoglio. Il 12 maggio del 1999 a Mosca il Parma di Alberto Malesani, battendo 3-0 il Marsiglia chiudeva il decennio d’oro conquistando l’ultima Coppa Uefa vecchio stile. Sempre quell’anno terminò la storia della Coppa delle Coppe. Vinse la Lazio. Eravamo re, allora. Dal 2000 la Coppa Uefa divenne un’unica competizione e con una serie di successivi cambiamenti, è arrivata all’attuale Europa League. Della Coppa Uefa, prima del Terzo Millennio, noi eravamo i padroni. Otto successi dal 1989 al 1999: Inter (3), Juventus (2), Parma (2) Napoli (1). Nelle rimanenti tre edizioni, per due volte siamo stati sconfitti sul traguardo (Torino, Inter) mentre le finali tutte italiane sono state quattro: Juventus-Fiorentina 1990, Inter-Roma 1991, Juventus-Parma 1995, Inter-Lazio 1998. Insomma come diceva Boris Becker del Centrale di Wimbledon, la Coppa Uefa «era il salotto di casa nostra». Dal 1999 non solo non l’abbiamo più vinta, ma neanche abbiamo raggiunto la finale. La squadra che si è avvicinata di più è stata la Fiorentina, sconfitta ai rigori dai Rangers di Glasgow nel 2008. Le ultime presenze tra le migliori quattro risalgono al 2015 con Napoli e Fiorentina. Una miseria. Ora la domanda sorge spontanea: perché l’Europa League è così lontana dalla nostra sensibilità? Ci ha fatto qualcosa di male? Forse è il nome? Siamo rimasti disorientati e non riusciamo più ad associare la nuova manifestazione a quella che dominavano? In Champions non vinciamo dal 2010. Però la Juventus ha giocato due finali e la Roma una semifinale. E tra Milan (2) e Inter (1) dal 2000 l’abbiamo portata in Italia tre volte. Pare, per fare un paragone, che sia come la lettura in nel nostro Paese. Come è noto da noi si legge pochissimo. Eppure il racconto, formula più breve che parrebbe adatta a chi non vuole affrontare un percorso lungo, non va. I pochi che leggono vogliono il libro vero. Nel calcio le squadre italiane si impegnano per la Champions, ma l’Europa League la sopportano. Durante il campionato ci riempiamo la bocca con l’Europa, poi, quando ci siamo ci facciamo trascinare via, quasi scocciati. Mah. Ci vorrebbe una seduta sul lettino dello psicanalista. Contiamo su Napoli, Inter e Lazio per festeggiare il compleanno della Coppa Perduta come merita.

A vanti tutta, Lazio. Ci crede . Simone, pronto a sbandierare con orgoglio un primato a cui quasi nessuno fa caso. Allena l’unico club italiano ancora in corsa su tre fronti e pazien- f za se gli infortuni e le partite ravvicinate hanno moltiplicato le preoccupazioni. Inzaghi proverà a stendere il Siviglia, cinque volte regina dell’Europa League, tra le favorite del torneo. «Sono forti, con tanta esperienza. Sapevamo che arrivando secondi avremmo trovato una big. In questa doppia sfida ci giochiamo la qualificazione. All’andata in casa è sempre meglio non subire gol, ma l’anno scorso ci siamo qualificati anche in trasferta. Chiederò ai miei di tirare fuori una prestazione coraggiosa, la vedo aperta perché il Siviglia gioca in modo simile al nostro». La Lazio viene dalla doppia faticosa vittoria su Empoli e Frosinone e da troppi infortuni. «Dopo una settimana terribile, ne abbiamo avuta una per riposar e. Ho il desiderio di provare ad arrivare in fondo a tutte le manifestazioni, ma le partite nell’ultimo periodo sono state mal distribuite, qualche rischio ci stava, non avremmo mai dovuto giocare giovedì». La polemica di Simone contrasta con la possibilità (rischiosa per via del campo e scartata) di giocare domenica scorsa con l’Empoli, il giorno dopo la nazionale di rugby all’Olimpico, opzione concessa da Coni e Lega.

INFORTUNI. Immobile resterà fuori. «Sappiamo come è fatto, Ciro vorrebbe sempre esserci. Valuterò, ma non correremo rischi. E’ più no che sì» ha spiegato Inzaghi prima della rifinitura a cui seguirà stamattina un altro test Milinkovic si è stirato. Quando gli è stato chiesto se poteva essere gestito in modo diverso, Simone ha scavato un ampio fossato tra i big e le alternative della Lazio. Ecco la sua risposta. Illuminante. «Per noi era molto importante l’Empoli. Correa e Milinkovic mi avevano rassicurato, si erano allenati con il gruppo e volevano esserci. Sapevamo di prenderci qualche rischio, non avevo Immobile e Luis Alberto: se fossero stati a disposizione, avrei fatto scelte diverse». E’ sembrato diverso il suo pensiero rispetto alla diagnosi fornita dallo staff medico. Conta di recuperare il serbo per il ritorno a Siviglia. «Milinkovic ha un problemino, ma a parer mio salterà due partite al massimo, dovremo valutarlo giorno per giorno. Certi rischi non li correremo più». E allora Inzaghi ha sottolineato con forza i risultati raggiunti dalla Lazio. «A differenza del Siviglia ci siamo qualificati con due partite d’anticipo, abbiamo fatto il nostro cammino come la scorsa stagione. Non ricordo altre squadre ci siano riuscite per due anni di fila». Qualche riflessione deve averlo infastidito. «Io e la squadra siamo sereni e orgogliosi di quanto è stato fatto nei primi sei mesi, abbiamo ricevuto critiche, ma conosco l’ambiente da vent’anni, so quando devo accettarle e ritenerle costruttive perché possono aiutarmi a crescere, qualche altro giudizio è prevenuto. Ci aspetta un mese impegnativo e ne siamo contenti, orgogliosi di essere impegnati su tre fronti».

MENTALITÀ. Inzaghi vuole tutto, è una sua dote. Tra corsa Champions in campionato, semifinale di Coppa Italia ed Europa League non sceglierà obiettivo. «Nessuna gerarchia, perché mi sono accorto in questi anni che non puoi mettere in conto gli eventi, poi magari si ferma un giocatore e ti trovi nei guai, bisogna ragionare partita per partita». Servirà una Lazio compatta, attenta, capace di gestire bene la palla. Sull’esito della qualificazione non si è sbilanciato. «Dare percentuali è difficile, loro sono quarti nella Liga, noi siamo quasi nella stessa posizione. Dovremo fare la partita capendo e sapendo di stare attenti a non prendere gol allo stadio Olimpico. Si difendevano sotto la linea della palla e ripartono velocemente».

Sarà aviazione contro fanteria, la sfida dell’Olimpico. Un super attacco contro una difesa ballerina. L’attacco è del Siviglia, vede la porta (18 gol fatti), è stato il migliore della fase a gironi. La difesa è della Lazio, deve chiuderla la porta (11 gol subiti). La statistica legata ai biancocelesti, è bene specificarlo, si riferisce alle 24 squadre qualificate alla fase ad eliminazione diretta (altra postilla: sono escluse le formazioni provenienti dalla Champions). Lazio e Siviglia giocano col 3-5-2, la diversità sta nei reparti opposti. La qualità degli spagnoli (Banega, Franco Vazquez, Jesus Nevas più Sarabia) dischiude golose portate al tecnico Machin. Le forche di In- zaghi (i centrali più gli esterni di centrocampo) devono essere più pungenti. Gli spagnoli possono rivelarsi invasori invadenti, i biancocelesti devono evitare di incassare gol in casa. IL DETTAGLIO. Il Siviglia ha segnato un gol in più del Salisburgo (17), ha fatto valere la sua artiglieria per qualificarsi ai sedicesimi: nonostante le capacità offensive ci è riuscito all’ultima giornata battendo il Kra- snodar 3-0, ha preceduto i russi in classifica grazie agli scontri diretti favorevoli. I 18 gol impressionano. Di questi, però, solo 4 sono stati segnati fuori casa. Nel conto totale pesano le goleade contro lo Standard Liegi (5-1) e l’Akhisar (6-0). l’armata laziale, invece, ha concesso troppo per quanto Inzaghi sottolinei che le ultime due partite giocate ai gironi (perse 2-0 contro l’Apollon e 1-2 contro l’Eintracht) fossero senza storia (la qualificazione era già in tasca). Per lui, molte statistiche, sono cianfrusaglia, invece nascondono difetti. La Lazio, in Europa, quest’anno ha sempre subito gol: tre in due gare contro l’Apollon, 4 dai tedeschi nel primo match (due nel secondo), due in due gare dal Marsiglia. LA TRADIZIONE. Lazio e Siviglia sono abbonate all’Europa League, sono tra le squadre che vantano più partecipazioni, giocheranno entrambe la partita numero 63 della loro sto ria nel torneo. Sono dienti record il Vlarreal (68 partite) e il Salisburgo (66), solo questi due club ne hanno disputate di più. La Lazio, tra le squadre italiane, ha il primato di partecipazioni. Gli spagnoli sono i veri specialisti in quanto a vittorie, si sono laureati campioni tre volte. Inzaghi vuole ripercorrere e migliorare il cammino dell’anno scorso (fu eliminato ad un passo dalle semifinali). Il primo obiettivo è conquistare gli ottavi. Lazio e Siviglia si sfideranno per la prima volta. Per i biancocelesti c’è il tabù “Spagna” da sfatare: solo 5 vittorie e 4 pareggi in 22 precedenti tra Coppa Uefa, Coppa delle Coppe, Champions Le- ague ed Europa League (9 le sconfitte). E’ sempre bellissimo il ricordo della finale di Birmingham vinta con il Maiorca di Hector Cuper nel 1999 (Coppa delle Coppe). Il bilancio del Siviglia, in 10 partite contro le squadre italiane, è di 3 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte. Aviazione contro fanteria, via alla sfida.



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