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Milan – Sassuolo Streaming, dove vedere la partita in tv

La partita Milan – Sassuolo verrà trasmessa Sabato 2 Marzo in diretta e in esclusiva da Sky e nello specifico su Sky sport Serie A canale 102 Sky Sport 251. Tutti gli abbonati Sky potranno seguire la partita in streaming anche da dispositivi mobili come smartphone, pc, tablet e attraverso le piattaforme online Sky Go e Now TV. Molti sono i portali che danno la possibilità di assistere ad eventi sportivi in diretta streaming e sono davvero tanti. Esistono anche tanti siti che propongono eventi dal vivo, ma che non sono legali e danno anche nella stragrande maggioranza dei casi problemi e scarsa qualità video e audio. In genere questi siti vengono anche essere oscurati dalla Polizia informatica, proprio per la violazione del diritto di riproduzione. Esistono quindi dei portali legali che danno la possibilità di poter vedere le partite di calcio in streaming live, offrendo anche una qualità HD. Tra queste non possiamo non citare Sky Go e Premium Play che sono a pagamento, mentre altri sono gratuiti.



Rojadirecta Milan – Sassuolo

ROJADIRECTA Milan – Sassuolo– Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

La vera fase difensiva di Gattuso? Quella per schivare i pericoli delle domande scivolose. Ecco, qui palla in tribuna senza badare all’estetica. Basta spingersi appena oltre il proprio naso per mettere Rino in modalità catenaccio. Per esempio: «Nelle prossime due partite è possibile che il Milan rosicchi altri punti all’Inter?». No, non ci casca («Pensiamo a fare il nostro, ovvero partita dopo partita, e poi vedremo con quale classifica arriveremo al derby, non dobbiamo pensare a cosa ci stiamo giocando»), ma erano le 13.30 di ieri. Perché alle 22.30 un responso parziale è arrivato: il Milan oggi ha la possibilità addirittura di sorpassare i cugini, che alla 18a giornata erano avanti di otto punti. E Gattuso ha la possibilità di guardare l’Inter dall’alto per la prima volta da quando allena i rossoneri. Rino ovviamente cerca di non farsi irretire dalla classifica, anche se non può non farsi forza sapendo di arrivare da otto risultati utili di fila. Con un calendario che il prossimo turno propone al Milan la trasferta col Chievo e ai nerazzurri la Spal a San Siro.

CATENACCIO Comunque si è rovesciato il mondo rispetto all’andata. Ora si parla di piantare le tende al terzo posto, un girone fa si parlava di una panchina da salvare. La (corposa) vittoria di Reggio Emilia, arrivata dopo i tre pareggi consecutivi con Cagliari, Atalanta ed Empoli, è stata una delle tre volte in cui Gattuso ha riportato a casa la pelle lungo la stagione. Merito – anche – di una fase difensiva che è diventata la specialità della ditta, come già avvenuto nel suo passato premilanista. E se qualcuno pensa di indisporlo giudicandolo un allenatore troppo difensivista, è fuori strada. Innanzitutto gli «viene da ridere» riferendosi a chi lo accusa di aver preparato la sfida di coppa con la Lazio per pareggiare («spiegatemi come si fa, perché io non lo so…») e poi sillaba bello chiaro: «Qualcuno mi paragona a Rocco? Ebbene, ne sono orgoglioso. Ha inventato il catenaccio, è stato il primo tecnico italiano a vincere la Coppa dei Campioni, ha scritto la storia. L’Atletico Madrid, per esempio, gioca da 56 anni in quel modo e ha fatto due finali di Champions e vinto un campionato». Comunque, le consegne difensive non sono poi così da schiavista, sentendo le parole che Gattuso dedica a Paquetà: «Si preoccupa troppo di mettersi in posizione in fase difensiva, va in agitazione, mentre quando ha la palla è molto più spontaneo».

INDICAZIONI Come sempre Rino non ama parlare di sé («Altro che social, quando mi vedo in tv cambio canale, mi dà fastidio vedere la mia faccia… »), ma intanto anche oggi siamo noi che possiamo parlare di lui: questa sarà la panchina numero 50 in campionato in A – quindi col Milan – e i tre punti gli darebbero la vittoria numero 25. Metà esatta, a cui al momento si aggiungono 17 pareggi: significa che Gattuso, prima che inizi Milan-Sassuolo, viaggia a una sontuosa media di 1,82 punti a partita (meglio di lui fra i tecnici di questo torneo solo Allegri e Ancelotti) e ha soltanto il 16%di sconfitte (8). Gattuso semmai preferisce parlare dell’incrocio con De Zerbi («Lo conosco bene, l’anno scorso contro di lui ho fatto solo un punto e so che tipo di calcio gli piace. È una gara da preparare come se giocassimo contro una big, per noi è una partita fondamentale ») e dei suoi giocatori, e ne emerge qualche indicazione interessante. Per esempio su Romagnoli: «Ha rinnovato il contratto pochi mesi fa, è il nostro capitano, deve continuare a crescere. Le voci di mercato non sono un problema, lui è felice e orgoglioso di stare qui ed essere il capitano. Sono sicuro che rimarrà». Sono queste le certezze di Rino. Quelle che riguardano i suoi ragazzi, o comunque quelle che auspica di vedere realizzate. L’operazione sorpasso di oggi appartiene a quest’ultimo elenco.

La fascia sinistra ritrova i due protagonisti che non erano scesi in campo a Roma in Coppa Italia: Rodriguez si riprende il posto da terzino e Calhanoglu quello di esterno alto. Laxalt e Borini si riaccomodano in panchina e Gattuso ripresenta il Milan con l’undici che in questo momento ritiene di massimo riferimento.

LAVORO Al centro dell’attacco ci sarà ancora Piatek. I sette gol in sette partite non contemplano turnover e il polacco sta lucidando le pistole dopo la serata a vuoto contro la Lazio. In campionato c’è un bel dato da difendere, perché fino a questo momento in rossonero è sempre andato a segno quando è partito titolare. Cutrone quindi dovrà portare pazienza anche stavolta e Gattuso lo racconta così: «Deve lavorare con entusiasmo e voglia. Con Atalanta ed Empoli è entrato e ha giocato oltre venti minuti. In questo momento è penalizzato dal sistema di gioco, ma nel calcio il lavoro paga. Se uno ha il muso lungo vuol dire che ci tiene, l’importante è avere rispetto delle persone che lavorano per il club e lui fin qui non ha sbagliato ». Sempre restando in attacco, a destra Suso (che all’andata fu tra i salvatori di Rino con una doppietta) è confermato nonostante il momento opaco. «Ci sta un momento di appannamento, occorre capire come aiutarlo, per me lui non è certo un problema. Ci ha abituato molto bene, ma è stato un mese fermo e qualcosa a livello fisico e tecnico la paghi».

E UNDICI A centrocampo Kessie, a meno di sorprese dell’ultima ora, ha recuperato dalla botta alla coscia destra e sarà regolarmente al suo posto alla destra di Bakayoko e con Paquetà sull’altro versante. Il brasiliano è all’undicesima di fila da titolare, ovvero percorso netto da quando è arrivato. Ma la convocazione di Tite servirà da carburante, così come l’entusiasmo di San Siro: oggi l’obiettivo è arrivare a 60 mila spettatori e il club ha organizzato una coreografia (primo e secondo anello) con 50 mila cartoncini rossoneri.

Una delle questioni che Leonardo e Maldini si sono posti in estate riguardava il regista a cui affidare la direzione del nuovo corso: insistere su Locatelli o scommettere su Bakayoko. La stagione precedente era stato Biglia il primo a tradurre in campo le idee di Gattuso. E prima ancora che uscisse per infortunio – lesione del gemello mediale del polpaccio destro, operazione in Finlandia a novembre scorso e quattro mesi di stop – era giusto guardare oltre: a 33 anni Biglia non avrebbe continuato a impostare per molte altre stagioni. Oggi a San Siro succederà qualcosa di inedito: quello che poteva essere il riferimento del centrocampo rossonero del futuro, Locatelli, giocherà per gli avversari e a impostare per il Milan sarà Bakayoko, di proprietà del Chelsea. La sorte dei due si era già decisa in estate: un po’ in contrasto con la strategia che la società aveva annunciato per la ristrutturazione del club, Locatelli – uno dei giovani coltivati nel vivaio – fu ceduto al Sassuolo. In due anni, dai diciotto ai venti, Locatelli giocò 63 partite totali in rossonero. Per tutte si può ricordare quella da titolare a Doha contro la Juventus, al centro della mediana con Kucka e Bertolacci ai lati: così il Milan sollevò la Supercoppa Italiana. Due invece i gol: uno decisivo per la vittoria sulla Juventus, e il primo in assoluto proprio contro il Sassuolo. Il valore gli è stato riconosciuto l’estate scorsa: dalla vendita il Milan ha incassato due milioni di euro di prestito oneroso. Dieci di riscatto obbligatorio e altri due di bonus (già contabilizzati) che incasserà nella prossima.

NIENTE RECOMPRA L’investimento di quattordici milioni è il più pesante nella storia del Sassuolo. Che dunque ha ben riflettuto su una decisione da tutelare: nel contratto non esistono diritto di recompra o altre clausole favorevoli al Milan. «Ci crediamo oggi e ci crediamo per il futuro – spiega l’a.d. del Sassuolo Giovanni Carnevali -. A 21 anni Locatelli è un giocatore di grande prospettiva per noi e per la Nazionale. Sta crescendo e lo farà ancora in un ruolo dove imporsi ai massimi livelli è sempre più difficile». La spesa è stata finora ripagata da 19 presenze complessive e 2 gol, gli stessi realizzati nel triplo delle gare con il Milan, partendo stavolta da regista o da mezzala. Carnevali aggiunge: «Siamo molto soddisfatti di lui. Durante la trattativa è stato un nostro alleato: in certe situazioni, e vale anche per il Milan, c’è la necessità di cambiare. Non so se loro si siano pentiti, non è questo il punto. Ognuno aveva le sue ragioni: Locatelli era felice della nuova esperienza da noi, magari dall’altra parte non sentiva più tanta fiducia».

STAFFETTA Non deve essere un caso che ceduto Locatelli, il 13 agosto, il Milan abbia annunciato l’arrivo di Bakayoko ventiquattro ore dopo. Un altro centrocampista centrale di quattro anni più grande: quattro anni di esperienze tra il Monaco, il Chelsea e la Champions League. Dovevano essere le garanzie dell’investimento, anche se l’impatto italiano è stato più difficile del previsto: dopo la grande fatica è però diventato il perno della squadra. Dal 31 ottobre, giorno in cui ha preso posto da titolare, ha giocato 22 partite su 23 (in una era squalificato), tutte da titolare e tutte (a parte con l’Empoli) dal 1’ al 90’. Più che importante oggi è imprescindibile. Rinunciare al riscatto vorrebbe dire dover ripartire: avviare un nuovo progetto tecnico e affidarlo a un nuovo capo dei lavori. Per far valere il proprio diritto e trattenere Bakayoko servono 35 milioni: prezzo da pagare al Chelsea per subentrarne nella proprietà. Una buona quota della spesa potrebbe essere coperta in estate dal saldo di Locatelli: così anche il Milan vedrebbe ripagate la proprie scelte.

La gara con la Spal ha lasciato il segno in casa neroverde. Un po’ per gli episodi arbitrali che a Roberto De Zerbi non sono piaciuti («valutazioni nel complesso della gara non serene»), ma soprattutto perché «se il Parma perde 3-0 in casa contro il Napoli c’è lo stadio in festa, il Sassuolo pareggia con la Spal e va a 31 punti e si fischia». Non piace, a De Zerbi, questa idea che il Sassuolo stia deludendo («Possiamo fare di più, ma quello che abbiamo fatto finora lo abbiamo fatto bene») e l’idea è che quella di oggi sia vetrina sulla quale il Sassuolo e il suo allenatore puntino molto per ricominciare a correre, dopo 2 punti in 4 gare, e soprattutto a stupire dopo partite così così. «Giocare davanti a 60mila persone è un privilegio, uno stimolo per fare una grande partita e un grande risultato», dice ancora l’allenatore del Sassuolo, che ripropone il 4-3-3 disegnandolo attorno a capitan Magnanelli in mediana e al rientro di Berardi in attacco.

DIFESA ANTI PIATEK La difesa, invece, è in divenire: Ferrari, Demiral, Magnani e Peluso (che potrebbe giocare a sinistra, Rogerio è affaticato) sono possibili mattoni sui quali costruire il muro anti-Piatek. «Può diventare uno dei primi cinque attaccanti al mondo», dice De Zerbi del «pistolero», Anche se «il Milan non è solo Piatek: è una squadra con un’anima, grazie alla quale sa soffrire e ricompattarsi».

«Io il nuovo Rocco? Questo paragone mi rende orgoglioso. Stiamo parlando del primo allenatore italiano che ha vinto la Coppa dei Campioni (1963). Ha inventato il “catenaccio”, ha scritto la storia».

Rino Gattuso è davvero cambiato da quando siede sulla panchina del Milan. Riesce a scovare con intelligenza e malizia i lati positivi della difficile ma certamente affascinante vita dell’allenatore. A maggior ragione in un momento della stagione dove, fino a prova contraria, tutto va per il verso giusto. Ma aver «blindato» la difesa del Milan (solo 5 gol subiti, fra campionato e Coppa Italia dal 2 dicembre ad oggi) lo fa riflettere anche su un’altra realtà del calcio. Questa volta contemporanea, decisamente meno lontana rispetto al «catenaccio» di Rocco e dei suoi…fratelli allenatori degli Anni’60-‘70. «L’Atletico Madrid, che gioca da 5-6 anni nello stesso modo, ha disputato due finali di Champions e vinto un campionato: Simeone ha collezionato 260-270 partite senza subire gol su 440 disputate» ha evidenziato Gattuso.

POLEMICA. Quindi il tecnico rossonero continua a difendere senza timore il suo lavoro che è confortato da importanti risultati. «Contro la Lazio è stata una grandissima partita a livello difensivo, abbiamo sbagliato a livello tecnico. Ci sta – ha spiegato -. Fa ridere, però, sentir dire che ho preparato questo incontro per pareggiare. In realtà mi piace tenere la squadra “corta”, voglio che che tutti si sacrifichino dietro la linea della palla. Si chiama “catenaccio”? Ci sta, dobbiamo essere bravi a non accantonare ciò che di buono la nostra scuola ha insegnato, e metterci qualcosa di nuovo visto negli ultimi 7-8 anni».

DERBY. La strategia a medio termine stabilita qui a Milanello è molto semplice: è fondamentale arrivare al derby (17 marzo) come minimo nella scia dell’Inter. Per poter poi superare, vincendo lo scontro diretto, i nerazzurri per collocarsi al terzo posto. Ovviamente saranno di vitale importanza i successi di questa sera a San Siro contro il Sassuolo e, sabato prossimo, in trasferta a Verona contro il Chievo. Come al solito Gattuso impone la massima concentrazione alla sua squadra. Esistono i presupposti perché il Milan si presenti al derby nelle migliore condizioni di forma. «In estate abbiamo fatto un lavoro importante, a livello fisico stiamo bene – ha svelato Rino -. ma non dobbiamo commettere un errore: pensare cosa ci stiamo giocando. Dobbiamo ragionare come se ci attendessero 14 finali, poi faremo i conti. Cosa ci manca? Una maggiore continuità di rendimento». Quindi il Sassuolo, come tutti gli avversari, non va sottovalutato. Né, tanto meno, il suo allenatore Roberto De Zerbi. «Lo conosco molto bene – ha ricordato Gattuso – battagliamo da anni… Lo scorso campionato mi ha fatto la…riga in mezzo, gli ho preso solo un punto». Subentrato a stagione iniziata sulla panchina del Benevento, ha strappato al Milan del suo rivale rossonero una vittoria e due pareggi, anche se poi non è riuscito a evitare la retrocessione».

FEDELTÀ. Questo Milan sta diventando vincente e convincente. Molti dei suoi attuali protagonisti sono nel mirino mercantile di grossi club. Ma Gattuso non teme… clamorosi tradimenti. «Romagnoli? Ha rinnovato il contratto 8 mesi fa, è un giocatore importante, ha 24 anni, è il capitano – ha garantito il tecnico -. Deve continuare a crescere, ha ancora grandi margini di miglioramento, credo che non sarà un problema trattenerlo qui con noi. Comunque fa sempre piacere quando le grandi squadre mettono gli occhi addosso ai nostri giocatori, ma Romagnoli è felice di stare qua e indossare la fascia di capitano, sono sicuro che rimarrà».

Missione sorpasso. La sconfitta dell’Inter, con il Milan che resta -2, sarà un ulteriore stimolo per il Milan di Gattuso che nei primi due mesi del 2019 a San Siro ha sempre vinto in campionato e in Coppa Italia, ad eccezione dello 0-0 contro il Napoli in occasione della seconda giornata di ritorno. Questa volta la vittoria vale il sorpasso ai nerazzurri e il terzo posto in classifica. Ma contro il Sassuolo i rossoneri dovranno scrollarsi di dosso un altro 0-0, quello rimediato martedì scorso in Coppa Italia contro la Lazio, che ha fatto registrare anche il primo colpo a…salve del «pistolero» Piatek. Che aveva fatto sempre centro (7 su 6 gare) da quando Gattuso l’aveva promosso titolare inamovibile. Piutttosto, che espressione del volto ha esibito l’ex-Genoa dopo aver fatto «cilecca» per la prima volta in maglia rossonera? «Ci sta che in una partita non abbia segnato – ha detto Gattuso -. La lo vedo sorridente, quando è qui si impegna sempre. È uguale, non è diverso».

TRIDENTE. In campionato tornerà ad esibirsi il tridente titolare. Suso e Calhanoglu saranno nuovamente gli angeli custodi di Piatek che, come al solito, avrà mille motivazioni per fare gol. Una su tutte: Cristiano Ronaldo è lì davanti, a una sola lunghezza (19-18), nella classifica dei cannonieri. Piuttosto Gattuso non sembra preoccupato più di tanto dalla brutta partita giocata da Suso contro la Lazio. Eppure lo spagnolo era reduce da un turno di forzato…riposo in campionato (Empoli) perché squalificato. Con il connazionale Castillejo che non l’ha fatto sicuramente rimpiangere con un assist e un gol di grande pregio. «Ci sta che un giocatore possa attraversare un momento di appannamento – ha spiegato Gattuso parlando di Suso -. Per me non è un problema: è stato un mese fermo, sta pagando qualcosa a livello fisico e tecnico, ma deve stare tranquillo, può farci fare il salto di qualità». Calhanoglu contro la Lazio era stato destinato alla panchina per un turno di riposo. L’infortunio di Kessie (che comunque oggi sarà regolarmente in campo) l’ha costretto a fare gli straordinari (un’ora di partita). Ma il turco sembra aver superato la fase più critica della sua stagione.

CUTRONE. Non si è attenuato, invece, il malumore di Cutrone che si è amplificato con la consolidata titolarità di Piatek. Nei giorni scorsi il suo procuratore (Stefano Orgnoni) aveva manifestato la possibilità che il suo assistito possa anche congedarsi dal Milan prima della scadenza (2023) del contratto da poco rinnovato «Deve continuare a lavorare con voglia. Nelle ultime partite ha trovato spazio – ha spiegato Gattuso a proposito di Patrick -. In questo momento stiamo giocando con un solo attaccante e questo lo sta penalizzando. Mi piace quando un giocatore ha il muso e non è contento di stare fuori perché vuol dire che ci tiene. Ma è importante che da parte di tutti ci sia il rispetto nei confronti dell’Ac Milan. Fino a questo momento Cutrone non ha mai sbagliato…». Il riferimento alla burrascosa telenovela che è sfociata nel divorzio fra il Milan e Higuain è stato abbastanza chiaro. Chi vuole restare in maglia rossonera deve sentirsi obbligato a seguire regole ben precise.

Va in cerca del risultato che riaccenda il Sassuolo e accenda la stagione neroverde dopo l’ottima partenza e la corsa a ostacoli tra molte aspettative e troppe frenate. De Zerbi incarna la nouvelle vague degli allenatori e di fronte ai complimenti a raffica che gli sono arrivati, capisce l’esigenza di dover riportare la squadra ai livelli migliori. Quale occasione migliore di una serata a San Siro contro il Milan? «Giocare davanti ad almeno 60mila persone – spiega – per noi è un privilegio e spero sia anche uno stimolo per cercare un grande risultato. E’ vero che non vinciamo tanto ultimamente ma è così per molte squadre e bisogna dare il giusto valore a quanto fatto». Manda messaggi al suo ambiente: «Il Parma perde 3-0 col Napoli e lo stadio è in festa, mentre da noi si pareggia con la Spal, si hanno 31 punti e ci sono i fischi. C’è qualcosa che non è stato spiegato bene. Stiamo portando avanti un campionato importante».

LITE COL GOL. C’è una lite aperta col gol, visto l’unico colpo del difensore Peluso in 336′. La rotazione delle punte non sta portando frutti e i rimpianti su Boateng ci sono tutti (a proposito, secondo i quotidiani spagnoli non verrà riscattato dal Barcellona perché non sta convincendo). De Zerbi prende di petto la faccenda: «La fase realizzativa dipende dalla costruzione e la rifinitura e non solo dall’attaccante. Il miglioramento non passa solo attraverso la cattiveria e la mentalità, ma pure per la consapevolezza della propria forza e l’autostima. Bisogna creare maggiori opportunità o farsi bastare quelle che si costruiscono». Piatek invece è scatenato: «Può diventare uno dei primi 5 attaccanti centrali al mondo. Il Milan ha tanti giocatori e se devo indicare una qualità penso che abbia un’anima. Dobbiamo trovarla anche noi perché è proprio quella che sposta gli equilibri».

FATTORE ARBITRI. Si è lamentato dell’arbitraggio con la Spal, cosa si aspetta stasera da Valeri? «Parlo pochissimo dell’arbitro e mi dispiace quando ci si lamenta. Si vedono dirigenti e allenatori che piangono se subiscono un torto, quando con la decisione a favore non si espongono. Siccome gli arbitri sono in buona fede, bisogna accettare sempre l’episodio. Faccio parte di una società seria e che non si lamenta: non vorrei che fossimo penalizzati più del dovuto. Non m’interessa sapere chi arbitra, spesso non so chi sia avendo altro a cui pensare». Dal bollettino una certezza: «Magnanelli gioca perché sta bene e viene da un’ottima prestazione. Brignola ha una mano fratturata, Di Francesco convive con la pubalgia e lo tengo in considerazione, Lirola è un po’ affaticato e Rogerio potrebbe tirare il fiato».

QUI MILAN – Nel tridente rossonero riecco Suso dal 1′ minuto, scontata la squalifica; a completare il reparto ci saranno Calhanoglu e Piatek (ma per il polacco possibile staffetta con Cutrone). Recuperato poi Kessiè per la mediana, dopo la contusione muscolare rimediata in Coppa Italia; rischio turnover per Paquetà, nel caso occasione per Castillejo davanti con Calhanoglu invece che retrocederebbe a centrocampo. In difesa cerca conferma sulla destra Conti, ma aperto il duello con Calabria; a sinistra dall’inizio Rodriguez. Convocato Reina, ai box Caldara, Zapata ed il lungodegente Bonaventura.

– Mister De Zerbi potrebbe tornare a schierare tra i titolari Lirola e Babacar, possono dunque scivolare in panchina Adjapong e Matri rispetto al match contro la Spal. Sarà, invece, assente Duncan a San Siro per squalifica, a centrocampo spazio per Magnanelli. In difesa Ferrari verso la conferma, rischio turnover per Rogerio, nel caso, a favore di Magnani.



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