Moncalieri shock, Muore seduto al Pronto soccorso Ma se ne accorgono dopo ore



Moncalieri, uomo muore al pronto soccorso: nessuno si accorge dell'accaduto

Il fenomeno dei clochard in Italia sta assumendo fenomeni spaventosi. Aumentano sempre di più i componenti del popolo invisibile, che conta vittime di cui nessuno si accorge. A Moncalieri un uomo è morto al pronto soccorso, si è seduto su una sedia dove è poi finita la sua vita, davanti gli occhi di tutti che però non sono accorti di quanto accaduto.



Clochard resta 18 giorni in cella frigorifera

Nel corso delle passate settimane i giornali nazionali hanno raccontato la storia di Claudio Mazzucchi, un uomo disabile che era finito a vivere in strada diventando clochard insieme alla moglie e il loro inderogabile cagnolino. L’uomo, da tempo, viveva nelle strade di Bologna dove chiedeva l’elemosina alla gente. Le condizioni di vita si sono aggravate per l’uomo con l’arrivo delle bassissime temperature, per poi morire all’ospedale a seguito di un malore. Il tutto però non finisce qui, dato che la salma dell’uomo è rimasta 18 giorni in cella frigorifera per poi riceve una sepoltura irrisoria, dove vi è un tubo e un numero di riconoscimento. A esporsi per chiedere una sepoltura dignitosa per l’uomo è stato Enrico Paolo Ria dell’associazione Andromeda.

In questo frangente però ecco che un uomo, un altro clochard, è morto al pronto soccorso dell’ospedale di Moncalieri davanti a coloro che non si sono accorti di nulla.

Moncalieri, uomo morto al pronto soccorso

Nel corso delle ultime ore è stata diffusa la notizia che racconta la storia di Beppe, un uomo invisibile appartenete al mondo del clochard. Secondo quanto reso noto da LaStampa, l’uomo sarebbe stato trasportato all’ospedale di Moncalieri, dove è arrivato in stato confusionale. Subito dopo una prima visita questo ha affermato di non avere nulla ma di star bene tanto che gli stessi medici, dopo la sua morte, hanno spiegato come l’uomo in questione non presentasse sintomi di patologie particolari.

Non molto tempo dopo però ecco che Beppe muore nello stesso ospedale dove era stato trasportato per ricevere delle cure. La sua vita è finita in una sedia, davanti gli occhi di tutti che non si sono accorto di nulla, credendo che forse stesse dormendo.

Disposta l’autopsia sul corpo

I carabinieri di Moncalieri hanno già cominciato un’indagine al fine di scoprire cosa sia successo all’uomo morto al pronto soccorso dell’ospedale, mente il pm ha già disposto l’autopsia sul corpo. A commentare l’accaduto è stato il direttore sanitario della struttura che, come riportato da LaStampa, ha dichiarato: “Accade anche a Carmagnola e a Chieri. Abbiamo provato tante volte a intervenire in loro soccorso. Mesi fa abbiamo accompagnato due di loro a Torino. Li abbiamo aiutati a farsi la barba, a lavarsi per poi affidarli a strutture specializzate. Il giorno dopo erano di nuovo qui, in sala d’aspetto“.

Dice tutto il titolo con cui la procura ha rubricato il caso della sua morte: “Ignoto 1”. Parliamo del clochard che il 2 maggio è stato trovato morto nel pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce di Moncalieri. Se n’è accorto il familiare diun paziente che era andato in ospedale per un esame. C’era quest’uomo seduto nella sala d’aspetto che «sembrava dormisse», come hanno ripetuto tutti coloro che l’hanno visto appoggiato al muro. In realtà era morto da diverse ore, nel sonno. Il clochard era stato portato in ospedale due giorni prima, su segnalazione di alcune persone che l’avevano visto indebolito e confuso, tra i cartoni, all’uscita del supermercato “Il Gigante” di La Loggia, in provincia di Torino. Beppe– così pare si chiamasse l’uomo –, più o meno sessantacinque anni, privo di documenti, non voleva salire sull’ambulanza. Chissà, forse aveva un brutto presentimento, o semplicemente per lui essere debole e confuso, avvoltolato tra i cartoni, era normale amministrazione, qualcosa per cui non si aspettava particolari premure da parte degli altri. Portato comunque al Santa Croce e visitato, non gli era stata riscontrata alcuna patologia seria. Il giorno dopo, primo maggio, i sanitari gli avevano offerto la colazione e fatto firmare il foglio di uscita con il quale rinunciava a ulteriori accertamenti.

LUOGHI SICURI Ma la sera si era scatenato, nella zona, un violento temporale e Beppe era tornato in ospedale, nella sala d’aspetto, a cercare riparo. Si era seduto su una sedia e aveva preso sonno. Il personale sanitario non ci ha badato: sono tanti i clochard che vengono a rifugiarsi nei vari ospedali della città, perché sono luoghi più sicuri dei dormitori. Luoghi dove si può dormire e, evidentemente, anche morire in pace. Ecco perché la mattina nessuno ha sospettato che l’uomo seduto su quella sedia, appoggiato al muro, non respirasse più da un bel pezzo. In fondo non è diverso da quanto ci accade quando, nelle città, passiamo sotto certi portici, o davanti a certi ingressi di negozi o banche o chiese, e vediamole tane di cartoni, coperte, cuscini che coprono alla meno peggio esseri umani che nemmeno si scorgono, o dei quali spunta soltanto un berretto, una gamba, un braccio a riparare la faccia. Potrebbero essere vivi oppure morti, chi può dirlo? E chi se ne cura? Procediamo, lasciandoli al loro destino, come fosse cosa normale. Già: c’è chi ce l’ha fatta, a mettersi un tetto sulla testa, e chi invece ha perso in questa strana, crudele, infame competizione, e dunque paga il prezzo della vita randagia, della tana di cartoni e coperte, della solitudine. Adesso i carabinieri stanno cercando di dare un nome e un cognome al poveretto, e di capire le cause esatte della sua morte. Su queste, sotto il profilo clinico, saranno gli esami a rispondere. Ma le cause non fisiologiche, e tuttavia ancora più importanti, cioè le cause umane, sociali, quelle le conosciamo già, non c’è bisogno di alcuna inchiesta o autopsia. “Ignoto1”, o Beppe che sia, è morto perché la nostra è una società un po’ pazza, un po’ schizofrenica.

VITTIME SACRIFICALI Una società che si commuove e sparge lacrime per molte buone cause (e a volte anche per delle sciocchezze), per i deboli e le vittime di tante battaglie, mastorna gli occhi di fronte ai vagabondi, ai clochard, ai barboni, ai senzatetto che proliferano nelle città grandi e piccole, e che quotidianamente ignoriamo, come fossero elementi inanimati dell’arredo urbano. D’altronde, tra tutte le categorie di vittime sacrificali dell’egoismo e dell’indifferenza, quella cui apparteneva l’uomo morto nella sala d’aspetto dell’ospedale di Moncalieri è la meno rivendicatrice, la meno polemica, insomma quella destinata a perire senza troppo strepitare. Tutte le altre, in un modo o nell’altro, con le buone o con le cattive, riescono a far sentire ogni tanto la loro disperazione. A scuotere le coscienze. A stimolare una “campagna di sensibilizzazione”. I clochard non fanno niente: si nascondono. Se arriva un’ambulanza, come è accaduto a Beppe, non vogliono salirci. Sanno benissimo che la frattura tra loro e gli altri, quelli “normali”, è astronomica. Che cosa potrebbero chiedere o pretendere? Già è molto se gli viene offerto un caffè, un panino, qualche spicciolo. E allora ringraziano e tornano a immergersi nei cartoni o nelle coperte nei vani delle chiese, delle banche, sotto i portici, fuori dai supermercati, in vista di una morte così solitaria e silenziosa che nessuno se ne accorge.



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