Opzione Donna e Ape Social: cosa cambia dal 1°gennaio 2019?



Gentile redazione. Vi scrivo per avere un consiglio in tema di previdenza ho 63 anni a luglio ho fatto domanda per ottenere l’ape social in quanto disoccupato e senza nessun reddito. Ma ancora non ho avuto nessun riscontro dall’Inps e al patronato mi hanno detto che la pratica risultati lavorazione.



L’ape social sarà ancora finanziata nel 2019 infatti è stata dato un anno di proroga, e comunque perché ha fatto domanda nel 2018, la pratica risulta in corso di lavorazione e non ci sono problemi per acquisire provini. L’anticipo pensionistico è andato molto bene, nel corso degli ultimi due anni è stata introdotta una flessibilità per 15 settori di lavoro gravoso, e per i disoccupati e portatori di handicap, quindi chiunque si trovi in queste condizioni può avere questa flessibilità a 63 anni di usufruire della ape social.

Con un post su Facebook il vicepremier Luigi di Maio si è soffermato ancora una volta sul tema delle pensioni: questa volta particolarmente sull’opzione donna, divulgando i requisiti necessari per acquisirne il diritto, ha confermato della stata prorogata anche per l’attuale hanno: questi sono i requisiti per farne domanda, 58 anni di età +35 anni di contributi versati. Questo è ciò che vicepremier ha scritto: confermata opzione donna. Adesso ogni donna a cinquant’anni può andare in pensione dopo aver lavorato per 35 anni. Migliaia di lavoratrici nel potranno godere! La questione della previdenza femminile era un tema urgente da affrontare per l’assurda condanna decretata nei confronti delle donne dalla riforma Fornero e per il successivo immobilismo negli ultimi anni del governo uscente.

In attesa del decreto legge, soprattutto per quanto riguarda la misura pensionistica Quota 100, sono tante le novità che ufficialmente hanno avuto il via a partire dal primo gennaio 2019.  Previsto infatti l’adeguamento di 5 mesi per la pensione di vecchiaia, così come per quella anticipata e tante altre novità sono attese in questo nuovo e lungo anno.  L’arrivo del 2019 riserva tutta una serie di promesse da parte del governo e di cambiamenti soprattutto sul fronte previdenziale, che sono state annunciate dai massimi vertici  già da diversi mesi.   La presentazione di alcune  misure pensionistiche è avvenuta già da parecchio tempo, ma effettivamente dovevano entrare nella legge di bilancio e alla fine la loro presentazione ufficiale è slittata e si attende adesso un decreto verso la metà del mese di gennaio.  Il decreto, nello specifico, ha come punto centrale la misura quota 100, la vera novità in termini di pensione dal 2019.

Cerchiamo però di fare un punto della situazione tenendo conto di quelle che sono le norme attualmente in vigore e cosa effettivamente dovrebbe cambiare nelle prossime ore.  A partire dal primo gennaio 2019, l’età per la pensione di vecchiaia salirà effettivamente a 67 anni  per tutti i lavoratori sia dipendenti che autonomi, fermo restando comunque il possesso di almeno vent’anni di contributi, questo per via dell’ adeguamento alla speranza di vita così come è stata comunicata dall’Istat in misura pari a 5 mesi.  Per i requisiti per la pensione anticipata o ex pensione di anzianità, sì passerà dai 42 anni e 10 mesi di contributi dal 2018 a 43 anni e 3 mesi per uomini 42 anni e 3 mesi per le donne 41 anni e 5 mesi ancora per i lavoratori precoci.

Il decreto tanto atteso per metà gennaio, dovrebbe riconfermare quindi 42 anni 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne e 41 anni per i precoci.  Sembra che l’adeguamento dei requisiti, per quanto riguarda la pensione di vecchiaia non sarà oggi oggetto di sospensione quindi lo slittamento a 67 anni è sostanzialmente strutturale,  ma saranno esentati gli addetti ai lavori gravosi e usuranti a determinate condizioni, ovvero che abbiano ottenuto la sospensione dall’adeguamento del prossimo scatto e quindi potranno continuare a pensionarsi fino al 31 dicembre 2021 con 66 anni e 7 mesi di età oppure con 42 anni 10 mesi di contributi.

Ci sarà anche la possibilità di andare in pensione una volta conclusi 62 anni e maturati 38 anni di contributi, grazie alla quota 100.  Ci sarebbe poi anche l’Opzione donna, ovvero quella misura pensionistica che darebbe la possibilità alle donne dipendenti sia del settore privato che pubblico, con 35 anni di contributi e 57 anni di età al 31 dicembre 2015, di poter andare in pensione anticipata.   Per le donne invece lavoratrici autonoma sono previsti 35 anni di contributi e 58 anni di età al 31 dicembre 2015 per poter usufruire di questa misura.



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