Patti prematrimoniali, meglio prevenire che curare



I patti prematrimoniali sono un tema molto sensibile e diventato di grandissima attualità anche a causa della rivoluzione che è avvenuta a proposito dell’assegno divorzile, della quale si è tanto parlato anche fuori dalle aule dei Tribunali. Di cosa si tratta? I patti prematrimoniali sono veri e propri contratti con i quali, chi si vuole sposare o unire civilmente, può pianificare – prima – la propria vita domestica, il ménage familiare nonché le questioni connesse all’eventuale fine della relazione.



Questi accordi, quindi, permettono di delineare il progetto comune di vita (prima, durante e dopo) valorizzando l’autonomia privata delle parti, riconosciuta e garantita dal nostro codice civile. D’altronde è più facile mettere nero su bianco le determinazioni e i reciproci riconoscimenti quando si va d’accordo e si è guidati dal sentimento dell’amore e non quando si è accecati dal rancore e dal dolore che la fine di una relazione porta con sé. Senza contare che è l’occasione, prima che sia troppo tardi, per far emergere il vero carattere e i sinceri interessi delle persone.

In Italia i patti prematrimoniali, per ora, sono considerati nulli. Non esiste una legge che li regolamenti e la giurisprudenza, a parte qualche rara pronuncia di apertura in senso positivo registrata dal 2000, pare non avere ancora colto e accolto l’importanza e i vantaggi che questi accordi portano con sé. Al massimo, sino a oggi, se conclusi a dispetto della legge, i patti prematrimoniali hanno avuto un molo probatorio potendo fotografare, a seconda del contenuto, le abitudini di vita della famiglia, il contributo economico o il lavoro domestico da una parte o dall’altra svolti.

Oggi, dopo il tentativo di proposta di legge di Alessia Morani e Luca D’Alessandro, pare esserci un nuovo barlume di speranza per i patti prematrimoniali e per il loro riconoscimento nel nostro Paese. Il “disegno di legge semplificazioni”, infatti, prevederebbe, tra le altre cose, l’introduzione della possibilità per i coniugi e per gli unionisti di stipulare accordi, naturalmente prima della contrazione del vincolo, finalizzati a regolare tra di loro i rapporti personali, quelli patrimoniali e anche i criteri per l’educazione dei figli. Si tratta, in altre parole, di una scelta volontaria delle parti, ma con efficacia obbligatoria. Una

vera e propria svolta che porterebbe in Italia, seppur in ritardo rispetto ad altri Paesi, una rivoluzione importantissima. Un’evoluzione normativa che garantirebbe a tutti di godere di uno strumento che, da un lato, permetterebbe di non lasciare solo il triste e doloroso ricordo del matrimonio o della relazione che c’è stata (perché è questo quello che rimane quando i coniugi litigano in Tribunale per anni). Dall’altro assicurerebbe la riduzione del carico di lavoro nelle aule di Tribunale perché definirebbe preventivamente i nodi da sciogliere quando una relazione finisce. Questo, a maggior ragione, in una società e in una cultura come quella che stiamo vivendo nella quale le relazioni sentimentali (matrimoni, convivenze o unioni civili) sono caratterizzati non tanto dal “per sempre insieme” quanto dal “finché uno dei due è felice”. Le coppie, in altre parole, anche quando non lo dichiarano apertamente per paura di ferire il partner, mettono in conto che il loro rapporto possa finire. Come se il divorzio, e in generale il lasciarsi, fosse una fase naturale del rapporto di coppia.

I numeri non mentono: negli ultimi vent’anni i divorzi in Italia sono aumentati del 345 per cento, per non parlare delle prime procedure di

scioglimento delle unioni civili che si registrano dopo poco più di un anno dall’entrata in vigore della Legge, che ha introdotto le unioni tra persone dello stesso sesso. In questo stato di cose, i patti prematrimoniali rappresentano un’esigenza attuale e concreta che non può più e ancora essere rimandata e trascurata: quella di farsi trovare preparati al possibile epilogo negativo della storia coniugale.

E necessario, quindi, essere consapevoli e coscienti e non lasciarsi travolgere dalle emozioni del momento (perché quelle scemeranno, mentre le conseguenze perdureranno incalzanti). È necessario affidarsi a un professionista competente e specializzato nel diritto di famiglia, con notevole conoscenze di questo campo, così da organizzare il proprio ménage familiare con intelligenza e decidere, insieme, le regole e l’equilibrio della propria famiglia.



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