Pensione Quota 100, Il 75% delle richieste proviene da uomini. Il record a Roma Napoli supera Milano



«Cinquantamila italiani hanno scelto il diritto alla pensione con Quota100, in poco meno di un mese (ma non ditelo alla Fornero). Dalle parole ai fatti!» ha scritto ieri soddisfatto il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non risparmiandosi una frecciatina all’«amata» Fornero. Insomma, l’Italia pare essersi messa in fila per ottenere Quota 100: quello raggiunto in soli 20 giorni è infatti un risultato di tutto rispetto che forse non in molti si aspettavano si potesse raggiungere. E siamo solo all’inizio. Ma nel dettaglio chi sono i lavoratori che hanno fatto domanda per accedere alla pensione anticipata con il meccanismo di Quota 100, che si ottiene avendo un minino di 62 anni di età e 38 anni di contributi? E soprattutto da quali regioni arrivano la maggior parte delle richieste? Andiamo con ordine: delle 49.922 domande arrivate complessivamente all’Istituto nazionale di previdenza sociale ben un terzo – 17.077 – sono state inviate da lavoratori pubblici. La maggior parte delle richieste è arrivata da uomini(oltre 38mila, il 75% del totale) ed è stata inoltrata per lo più attraverso i patronati (44.273).



LA SICILIA BATTE TUTTI È Roma e la sua provincia con ben 3.875 istanze a svettare nella classifica dei luoghi da cui provengono la maggior parte di richieste. Al secondo posto troviamo Napoli (2.393) e sull’ultimo gradino del podio ecco Milano (1.895). Tallonata, a poca distanza, da Palermo (1.499). Oltre il migliaio le domande arrivate da Bari (1.273), Catania (1.263) e Torino (1.251). In coda Fermo con soltanto 75 istanze.Facendo invece il calcolo a livello regionale, a battere tutti è la Sicilia (con 5.590 domande),seguita da Lazio e Lombardia. Stando alle stime elaborate dall’Inps la misura approvata con l’ultima legge di bilancio, avvantaggerà per lo più i lavoratori del Nord che possono vantare carriere più lunghe e continue, anche se fino a questo momento il maggior numero di richieste è arrivato dalMeridione. «Stiamo lavorando per rinnovare questo Paese e dare nuove prospettive soprattutto ai giovani».

A parlare ieri il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega). Ma se le domande per ottenere la pensione anticipata continuano ad aumentare, a rallentare sono i lavori in Senato dove si è registra una falsa partenza per l’iter di conversione del cosiddetto «Decretone», che contiene appunto le nuove regole per la pensione col meccanismo Quota 100 e il reddito di cittadinanza, e che è attualmente all’esame della commissione Lavoro.

L’incidente si è verificato ieri pomeriggio durante i lavori in commissione che è si è poi appunto chiusa con un e nulla di fatto visto che sui capitoli principali, dall’ampliamento della platea privilegiando disabili e famiglie numerose, ai paletti anti-furbetti, mancava sia il disco verde politico sia quello sulle coperture. La commissione guidata dalla grillina Nunzia Catalfo doveva lavorare nel weekend sugli oltre 1.600 emendamenti presentati dai senatori (oltre la metà da FdI) e consentire l’approdo in Aula già martedì. Mal’assenza del parere della commissione Bilancio su una sessantina di emendamenti che racchiudono i temi più caldi (indispensabile per procedere al voto) ha fatto infuriare le opposizioni che hanno minacciato anche di abbandonare i lavori per protesta.

INTOPPI E RITARDI Non riuscendo a trovare la quadra, la commissione è stata rinviata direttamente a lunedì. E, a meno di colpi di scena, il Decretone dovrebbe arrivare in Aula mercoledì. A stigmatizzare il clima che si respira in commissione è stata la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini che ha bollato come indecente «il caos in atto al Senato sul cosiddetto decretone, con il governo che sta tenendo letteralmente in ostaggio le commissioni Bilancio e Lavoro senza concludere nulla. È l’ennesimo insulto alla dignità del Parlamento e la drammatica spia di una maggioranza che procede a tentoni, divisa su tutto e capacesolo di improvvide e improvvisate fughe in avanti» ha aggiunto l’azzurra che poi ha rincarato la dose spiegando che sui due «provvedimenti manifesto» del governo gialloverde non c’è «ancora alcuna certezza né sui costi né sui tempi, e infatti si procede di rinvio in rinvio aspettando Godot, convocando e sconvocando le commissioni con una procedura che non ha precedenti nella storia parlamentare. Promettendo l’impossibile, la maggioranza s’è infilata in un vicolo cieco, e in un vicolo cieco sta portando l’Italia.



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