Pensioni ultime notizie Quota 100: sono state superate le 63 mila richieste



Da un lato l’ingresso anticipato alla pensione, dall’altro il reddito di cittadinanza. Per le due misure bandiera del governo Lega- M5S l’aspettativa di riuscita è la maggiore in assoluto. Per Luigi Di Maio «stiamo rispettando la tabella di marcia», ma su entrambi gli interventi ci sono ancora molte questioni aperte. Su Quota 100 sono state superate le 63 mila richieste, un boom che però ha visto interessati disoccupati, impiegati statali e lavoratori del Mezzogiorno: nelle intenzioni di Matteo Salvini, la misura doveva favorire l’uscita dal lavoro degli operai del Nord. Dal 6 marzo si potrà chiedere il reddito, i primi sussidi arriveranno già in aprile. Ma il meccanismo per reintrodurre i disoccupati nel mondo del lavoro è ancora in alto mare: mancano le convenzioni con i Caf e l’accordo con le Regioni.



Le ultime novità in termini di pensione sono piuttosto interessanti. Mentre gli esponenti politici del MoVimento 5 Stelle e della Lega sottolineano i numeri importanti di adesioni a quota 100, l’INPS invece fa sapere di essere pronta ormai a fornire il supporto tecnico dovuto. Come già noto  da parecchie settimane, l‘Istituto Nazionale di previdenza sociale sembra che a breve registrerà l’avvicinamento della governance e tra i candidati alla guida dell’INPS ricordiamo alcuni nomi tra cui Reboani, Tridico e Nori. In seguito alla presidenza Boeri la gestione dell’INPS passerà poi ad un consiglio di amministrazione a 5, come da modifiche che sono state introdotte dal decreto numero 4 2019, approvato il 17 gennaio 2019 e pubblicato in Gazzetta poi il 28 gennaio.

Pensioni news, le rassicurazioni del Direttore Generale Inps Di Michele

In termini di numeri relativi alle domande per quota 100, sembra che ad oggi queste abbiano superato le 50 mila unità e nello specifico sarebbero pervenute circa 53.000 domande fino al 18 febbraio 2019. Nonostante si tratti di numeri piuttosto importanti, la direttrice generale dell’INPS Gabriella di Michele ha rassicurato circa le capacità dell’Istituto di fare fronte e di riuscire a gestire tutte le istanze che si sono ricevute in queste settimane.

Nelle scorse ore Di Michele ha rilasciato alcune dichiarazioni annunciando che in data 19 febbraio 2019 saranno attivati i primi programmi di calcolo delle nuove pensioni con il sistema quota 100, in modo da poter dare la possibilità alle sedi di potere definire le singole posizioni assicurative e il primo aprile, che viene di lunedì, partiranno i pagamenti. Secondo la direttrice dell’INPS purtroppo l’assenza di un rappresentante al vertice dell’Istituto, può avere comunque un peso non indifferente nell’attività ordinaria delle prossime settimane. La stessa ha inoltre spiegato quelle che potrebbero essere molto probabilmente le circolari che l’istituto pubblicherà nelle prossime settimane. Queste potrebbero riguardare la pace contributiva e riscatto laurea, così come opzione donna e la nuova perequazione e il taglio alle pensioni d’oro.

Pensioni e Quota 100

In seguito al Decretone, le pensioni quota 100 sono diventate ormai una realtà e secondo le ultime notizie, l‘Inps sembra si sia già adeguato a questa nuova misura. Come abbiamo già anticipato, sono pronti i nuovi programmi di calcolo necessario per potere fare fronte alle richieste che sono arrivate per il pensionamento con quota 100. Le adesioni al pensionamento anticipato a 62 anni di età e 38 anni di contributi, sono state molte così come è stata dichiarata dalla Lega e Movimento 5 Stelle. E’ dunque molto importante che l’Inps sia in grado di far fronte con il personale e con programmi di calcolo adatti. Quota 100, quindi, ha ottenuto un grande successo per il Governo Conte e resta ad oggi una delle misure più importanti e risponde a quelle che sono le promesse fatte ai cittadini durante la campagna elettorale.

Sorpresa: la maggior parte delle domande per «quota 100» arriva dalle regioni del Sud. A trainare la corsa del Mezzogiorno soprattutto le richieste di pensionamento anticipato dei dipendenti pubblici. E così la misura fortemente voluta dalla Lega — per favorire in particolare l’uscita dal lavoro degli operai del Nord — sta invece prendendo un indirizzo diverso. Già 60 mila domande A ieri risultavano presentate all’Inps 60.704 richieste di pensione con «quota 100» (sono necessari almeno 62 anni d’età e 38 di contributi).

Di queste 25.403, cioè il 41,8% del totale viene dalle regioni del Mezzogiorno. Al secondo posto il Nord con 21.877 domande (il 36% del totale) e al terzo il Centro con 13.424 (22,1%). È vero che la regione prima in classifica è la Lombardia, con 6.816 richieste, ma è tallonata dalla Sicilia con 6.637 domande. Al terzo posto c’è il Lazio (6.563), anche per la forte presenza di statali, ma al quarto e quinto troviamo di nuovo due regioni del Mezzogiorno: la Campania con 5.874 richieste e la Puglia con 4.685. La corsa dei pubblici Per capire che cosa sta succedendo è utile un’altra tabella Inps, che suddivide le domande per il lavoro svolto da chi le presenta. Si vede, così, che quelle depositate dai dipendenti pubblici sono praticamente quante quelle dei dipendenti privati: 21.779 contro 22.071.

Ora, basta ricordare che i dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono poco più di tre milioni mentre quelli del settore privato sono circa 15 milioni, per vedere come «quota 100» abbia, in queste prime tre settimane, interessato soprattutto il personale del pubblico impiego. L’Inps non elabora la provenienza geografica di questa categoria di domande. Lo fa, invece, il patronato Inas-Cisl, per il quale sono passate finora più di 13 mila richieste di «quota 100», un campione più che attendibile. Le domande presentate da dipendenti pubblici, dice l’Inas, provengono per il 46,2% dal Sud e per il 32,6% dal Nord (21,2% dal Centro).

Sul settore privato, invece, un dato interessante è quello sui disoccupati: una domanda su tre delle 13 mila lavorate dal patronato Cisl viene da persone che hanno perso il lavoro e stanno percependo la Naspi (indennità di disoccupazione). Tanti disoccupati Quest’insieme di dati sembra suggerire che nel privato ricorrano a «quota 100» molti lavoratori di aziende in crisi per evitare di finire «esodati», cioè senza stipendio né sussidi. In questa direzione va anche il fatto che più di 40 mila dei 60 mila richiedenti hanno un’età fra 63 e 67 anni mentre solo 20 mila hanno presentato domanda non appena raggiunta «quota 100». Se questo trend fosse confermato, non sarebbe una buona notizia ai fini del ricambio generazionale che il governo auspica come risultato di «quota 100».

È evidente, infatti, che chi ha perso il lavoro perché la sua azienda è in crisi, difficilmente sarà sostituito con l’assunzione di un giovane. Diversa la situazione nel pubblico impiego, dove «quota 100» sta ottenendo un successo forse superiore alle attese, considerando che in tre settimane sono arrivate quasi 22 mila (la relazione tecnica al decreto ne stima dal settore pubblico 100 mila in tutto il 2019). Il governo ha promesso di assumere tanti lavoratori quanti usciranno, ma ciò non avverrà in tempi rapidi, perché si dovranno fare i concorsi. Il rischio stagionali Sui dati Inps si è soffermato anche il centro studi Itinerari previdenziali, che in un’analisi di Alberto Brambilla e Giovanni Gazzoli sottolinea diverse criticità.

Oltre all’eccesso di domande dal Sud (considerando che in quest’area è erogato solo il 21% delle pensioni d’anzianità) è la storia contributiva che sta dietro di esse a preoccupare. Molti, si legge, a parte i dipendenti pubblici, sono lavoratori stagionali nell’agricoltura e nel turismo con tanti anni di contributi ma costruiti con 51 o 101 giornate di lavoro l’anno più l’indennità di disoccupazione. Insomma, con storie contributive povere per cui c’è «il rischio di dover integrare al minimo» queste pensioni. Stesso discorso vale per artigiani e commercianti (quasi 10 mila domande) «che spesso hanno molti anni di iscrizione all’Inps, ma pochi contributi versati». Infine, un dubbio inquietante: poiché sono arrivate già più di 60 mila domande (di queste solo 15.340 presentate da donne, penalizzate dal requisito dei 38 anni di contributi) non sarà che la stima del governo di 290 mila richieste in tutto il 2019 è sbagliata?

Tra le disposizioni sul Reddito di cittadinanza più controverse c’è sicuramente quella sui sistemi digitali per gestire la nuova misura. E l’attenzione di osservatori e media si è giustamente concentrata proprio sulle due piattaforme, da costituire una presso il Ministero del lavoro e l’altra presso l’Agenzia nazionale per le politiche attive (Anpal), destinate a collegare fra loro la rete dei soggetti pubblici e privati coinvolti a vario titolo nell’erogazione del reddito di cittadinanza: Poste Italiane, Caf, Inps, Centri per l’impiego, agenzie per il lavoro, enti di formazione, fondi inter professionali, servizi sociali dei comuni, Anpal, Anpal Servizi, Comuni. Aquesti si dovranno aggiungere poi Pubblico registro automobilistico, Catasto, Agenzia delle entrate, Registro imbarcazioni da diporto e Guardia di Finanza, chiamati a verificare i dati dei potenziali beneficiari del Reddito di cittadinanza per le singole posizioni. Dovendo controllare da un lato la sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge e dall’altro lato, a posteriori, se le spese sostenute con la card delle Poste rientrino tra quelle consentite. Per condurre questa massa di accertamenti previsti dalla norma verranno estratti numerosi dati personali e sensibili, che riguardano i destinatari del sussidio e i loro familiari, anche minorenni. Situazione patrimoniale, malattie, mezzi di trasporto posseduti, acquisti fatti mensilmente: tutte informazioni che fanno gola a molti soggetti che sull’analisi dei big data hanno costruito un business gigantesco. E molto redditizio. È questo gigantesco passaggio di dati, trattati a più livelli, che preoccupa il Garante della privacy. E non solo. Il rischio di accessi indebiti, col furto di informazioni critiche è dietro l’angolo. Forse, prima di interrogarsi sulla funzionalità delle piattaforme destinate a realizzare l’incrocio fra domanda e offerta di lavoro, inclusa la app che a quanto pare il presidente in pectore dell’Anpal, Mimmo Parisi, importerà dal Mississippi, varrebbe la pena di do mandarsi come schermare i milioni di dati sensibili che viaggeranno in ogni direzione dall’inizio del mese prossimo in poi. La conversione definitiva in legge del decreto tuttora in discussione al Senato, può essere l’occasione per inserire i paletti destinati ad evitare che i dati sui milioni di beneficiari finiscano in piazza. Con danni irreversibili alla privacy delle persone.



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