Regina Elisabetta, nel suo armadio non ci sono solo scheletri



Guanti segreti, nella dressing room al primo piano di Buckingham Palace. In questo luogo centrale della mitologia reale ogni giorno si svolge il rituale più privato di sua maestà: vestizione e conseguente svestizione. Unici occhi ammessi, quelli della fedele Angela Kelly. Un nome che spesso è abbinato a nuance accecanti di abiti e tailleur dal taglio severo, in genere abbinati a cappelli en pendant. Ovviamente indossati dalla regina Elisabetta.



Kelly è infatti sarta, assistente personale, curatrice e consulente di sua maestà per tutto ciò che attiene a vestiario e guardaroba. Sessantasei anni, tre matrimoni e tre figli, Kelly è succeduta alla infallibile Bobo MacDonald che, da tata di Elisabetta, divenne poi la responsabile del guardaroba, l’unica che potesse avere l’ultima parola in fatto di mise reali. L’unica alla quale sua maestà si affidasse ciecamente. Ma Angela Kelly, in servizio dal 2002, ha un record tutto suo: è il primo membro dello staff elisabettiano ad aver ottenuto il consenso di scrivere un libro di retroscena sulla vita lavorativa accanto a sua maestà.

Privilegio che le è stato riconosciuto in ben due occasioni. La prima, nel 2012, quando diede alle stampe Dressing the Queen: The Jubilee Wardrobe. Oggi è tornata sull’argomento con The other side of the coin. The Queen, the dresser and the wardrobe, in libreria dal 29 ottobre, presentando il quale l’autrice promette «squisiti dettagli inediti». E di materiale ce n’è a iosa. Basti pensare a come la signora e sua maestà si sono conosciute: nel 1992 Kelly viveva in Germania ed era la governante della residenza dell’ambasciatore britannico, sir Christopher Mallaby. E deve aver colpito la sovrana se, un anno più tardi, tornata in patria, ricevette la chiamata per entrare nello staff sartoriale della regina. Da allora ha scalato tutte le posizioni gerarchiche, fino ad arrivare, tra gli altri incarichi, a coordinare la stock room, la stanza di Palazzo adibita a magazzino del vestiario.

Qui si trova di tutto: dagli scampoli di tessuto agli accessori donati alla regina, tutto catalogato a  partire dal 1961. Un vero e proprio Eldorado per chi si occupa di abiti regali. Che devono essere confezionati con tessuti, qui conservati, a prova di stropicciamento: devono restare in piega anche a giornata inoltrata. Dicevamo in apertura delle nuance accese indossate da Elisabetta: la regina deve sempre essere visibile in qualunque contesto, che si tratti di una stanza come di una piazza gremita di gente, a cinque come a cinquecento metri. D’estate indossa colori ispirati al mondo floreale: narcisi, gigli, campanule. E mentre risiede a Balmoral, ad agosto, a Palazzo si procede con il cambio degli armadi. E così fanno capolino i toni dell’amaranto, il bronzo, l’ocra, ma anche il blue navy, il bordeaux e l’oro per la cena. Mai il nero.

Colore che la regina detesta e che sceglie solo per i funerali e per la cerimonia di commemorazione dei caduti di gerra, a novembre. I modelli vengono tutti abbozzati dalla signora Kelly. Una dote che Angela, da bimba, ha coltivato a livello amatoriale. La sarta reale è cresciuta in una famiglia modesta, a Liverpool. I suoi genitori, Thomas e Teresa, lavoravano come autista e infermiera e di certo non le potevano pagare costosi corsi in prestigiose scuole da modista. Tuttavia sua madre le ha insegnato come cucire e realizzare abiti per le bambole. E quello che non sapeva Angela l’ha imparato sul campo. Dicevamo dei bozzetti: questi vengono sottoposti alla regina, la quale può approvarli o suggerire modifiche. L’ultima parola spetta sempre a lei. Un team di quattro sarte, a questo punto, si mette al lavoro sui disegni definitivi.

Le collezioni  prevedono tanti capi, ma non innumerevoli. Prassi vuole che la regina possa reindossare lo stesso abito, a patto che trascorrano sei mesi tra un evento e l’altro. Il tutto deve sottrarre a Elisabetta il minor tempo possibile: le prove si fanno tutti i pomeriggi, ma in una sola settimana. Sì al cappello, per le uscite mattutine e pomeridiane, abbastanza grande perché si veda ma non troppo, per non crearle difficoltà quando esce dall’auto. I tacchi non devono mai essere più alti di cinque centimetri. Essendo la regina alta un metro e 62, la figura reale non supererà mai i 167 centimetri.

La borsetta è sempre uguale: nera, in vernice o opaca, o blu notte, a uno o due manici. Anche perché il contenuto è prestabilito: rossetto, portamonete, edulcoranti per caffè, fazzoletto, occhiali da lettura, mentine, una stilografica, dieci sterline, sputacchiera e attaccaborse da tavola. Altro accessorio base di Elisabetta, necessario anche per le caratteristiche meteorologiche britanniche, l’ombrello. Trasparente, per evitare di nascondere la regina ai sudditi, con un vezzo: il manico è sempre dello stesso colore del vestito. Kelly ha anche un ruolo nella scelta dei gioielli che arricchiscono la figura di Elisabetta, ma la sovrana ha un pezzo preferito: la Girls of Great Britain and Ireland tiara. Il gioiello, in oro e argento sormontato da diamanti e perle, prende il nome dal comitato femminile, guidato da lady Eva Greville, che raccolse i fondi per la sua creazione.

Fu forgiata dal gioielliere reale, Garrard, nel giugno del 1893, per le nozze della principessa Mary di Teck con l’erede al trono d’Inghilterra, il duca di York, poi diventato Giorgio V: erano i nonni della sovrana. Elisabetta la porta nel cuore perché è stato il dono di nozze ricevuto dalla nonna. E la sfoggia spesso, perché tra tutte è la più leggera. Qualche mistero il guardaroba della regina lo serba ancora. Il più succulento riguarda le misure di sua maestà, un dettaglio troppo attinente alla persona del sovrano per essere divulgato, nonostante l’ampio campo di narrazione concesso alla sarta reale. Forse, nel nuovo manuale, Angela Kelly offrirà al lettore qualche indizio, ma è difficile che sul punto Elisabetta abbia concesso il placet. Si sa cosa può accadere a chi cede alla tentazione di parlare troppo. June Kenton, direttrice dello storico marchio di lingerie Rigby & Peller, nel gennaio 2018, dopo 57 anni, si è vista revocare il Royal Warrant of Appointment, titolo concesso ai fornitori della real casa. La sua colpa? Aver dato alle stampe un volume, Storm in a D Cup, in cui descrisse la sovrana senza abiti circondata dai suoi corgi durante una prova di intimo.



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