La riforma delle pensioni finalmente è stata attuata grazie all’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto, che contiene quelle misure pensionistiche che manderanno in pensione circa due milioni e mezzo di italiani. Le misure contenute nel decreto sono quota 100 e reddito di cittadinanza, ma anche la proroga di Opzione donna e Ape sociale, tutte le misure pensionistiche per poter uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. E’ questo modo sbagliato dalla Ragioneria di Stato che proprio nelle scorse ore ha valutato il tetto della riforma delle pensioni e ne ha analizzato i costi e fatto, sulla base di questo, delle previsioni su quelli che potranno essere i bilanci dei prossimi anni e quanto la riforma potrà andare a pesare.
Dallo studio effettuato, è emerso come la riforma pensioni peserà sul bilancio dello Stato per i prossimi 10 anni visto che la spesa ammonta a 48 miliardi 234 milioni fino al 2028 e questo nonostante sia una riforma limitata nel tempo. Quindi per i prossimi 10 anni, ci sarà sostanzialmente un innalzamento di circa 4,8 miliardi di euro sulla spesa previdenziale.
Si tratta di dati che in qualche modo preoccupano per le sorti del paese e il governo effettivamente spera che nel frattempo ci possa essere una crescita dell’economia del paese con una stima del + 1 %per il prossimo anno. Per tutte queste ragioni, si parla già di una manovra correttiva anche se questa ipotesi è stata totalmente smentita dal ministro dell’economia Tria che ha escluso che la minore crescita cosa portare alla necessità di dover rifare i conti della manovra. Il governo comunque per poter attuare questa riforma pensioni, ha deciso di farsi carico di circa 48 miliardi di spesa da dilazionare nei prossimi 10 anni e c’è chi sostiene che si tratta di un investimento azzardato, ma che al momento non ha spaventato le forze politiche della maggioranza.
Nonostante quindi i costi siano davvero esagerati, è stato dato il via libera al decreto lo scorso 17 gennaio, contenente soprattutto le misure più attese nel 2019 ovvero Quota 100 e il reddito di cittadinanza. A confermare tutto è stato il ministro dell’economia Giovanni Tria, il quale ha annunciato dei piccoli affinamenti nel tetto che però non riguardano problemi di ragioneria e quindi la riforma delle pensioni potrà continuare il suo iter legislativo e si attende quindi la firma del Presidente della Repubblica e poi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A pesare maggiormente sui conti pubblici sembra essere quota 100, per la quale soltanto nel 2019 è prevista una spesa che ammonta a 3,7 miliardi di euro. Ad accedere a Quota 100 saranno circa 290 mila lavoratori, di cui 100 mila farebbero parte del settore pubblico ed altri 88 mila autonomi.
Add comment