Sfera Ebbasta, un ragazzo che è partito da lontano facendo gavetta



Ouella di “The X Factor” è davvero una bella prova per Sfera Ebbasta (alias Gionata Boschetti), uno dei rapper più lierati e controversi, ma anche più seguiti, della nuova scena musicale italiana. Il ragazzo, infatti, si sta impegnando al massimo nel rivestire il suo ruolo di giudice nel popolarissimo talent, un ruolo dove può dimostrare la sua conoscenza della musica, nonostante” i pregiudizi che molti hanno su di lui: «tutto è nato dal mio essere fan dei Club Dogo quando ero ragazzino – ha raccontato a Radio Italia – erano uno dei miei punti di riferimento nel rap. Quando ho iniziato a fare canzoni, uno dei miei primi live è stato in Svizzera, davanti a non più di 30-40 persone: tra queste, c’era proprio Gué Pequeno. Io non ci credevo, avevo l’ansia! Finito il live, mi ha detto che avevo spaccato, quindi mi ha invitato al suo tavolo e a casa sua per “fare e disfare”.



Da lì, siamo rimasti amici. Lui è una persona abbastanza schietta, va tanto a simpatia». La sua passione per il rap viene da lontano, da quando all anni ascoltava Eminem e 50 Cent anche se poi crescendo si è avvicinato ad altri artisti che poi avrebbero posto le fondamenta della nuova trap generation, quei musicisti che suonano la trap, una evoluzione del
rap e dell’hip hop, un genere nato per raccontare un certo tipo di situazioni e che negli Stati Uniti spopolava quando in Italia ancora imperversava il pop.

Sfera è giovane, ha 26 anni, ma ha una lunga carriera alle spalle, una gavetta che gli è utile anche oggi che è un numero 1 e a “The X factor” può portare la sua esperienza: «prima dei riflettori e di tutto questo c’è stato il periodo in cui non ho visto un euro e una soddisfazione. E’ una cosa che quasi ti abbatte, – ha confessato – ma allo stesso tempo è la tua passione e non riesci a smettere. Quindi dovevo cercare un lavoro, ma la mia testa era totalmente altrove: pensavo solo ad andare in studio e a fare le serate, avevo già la testa proiettata a fare questo». Al suo fianco c’è sua madre che ha sempre avuto fiducia in lui e nelle sue possibilità anche quando sembrava davvero difficile crederci. «Mia madre mi sosteneva, ma mi spingeva comunque a fare qualcos’altro. Allo stesso
tempo, ha sempre capito il mio pensiero: quando non lavoravo per andare in studio, infatti, lo comprendeva e ne accettava le conseguenze.

E’ stata la prima a essere super-contenta quando ho iniziato ad essere conosciuto. Mi ricordo che mentre facevo il cameriere era già uscito il video di “Per davvero” e iniziavo ad avere un minimo successo: in quel momento, lei non voleva già più che andassi a lavorare. E’ stata la prima a dirmi di concentrarmi sulla musica». E non solo. Oggi sua madre è la sua prima fan: «Arrivati a un certo punto – ha spiegato Sfera Ebbasta – è più appagante vedere un’altra persona soddisfatta: per me fare un live è figo, però io sono abituato. Per lei, invece, ogni volta che vede qualcosa che riguarda me, è sempre come se fosse la prima volta. A volte sono più contento perché è contenta lei, e non perché lo sono io».

I giovani di oggi sembrano scostanti, annoiati, inermi, interessati solo a smessag- giarsi sui social, e invece Sfera dimostra che non è così, che le passioni ci sono e che vanno seguite, ma che serve anche qualcuno che le appoggi. Sfera Ebbasta però, non ha dimenticato i momenti più difficili e tutti quelli che lo criticavano quando lui cercava di emergere nel mondo della musica tanto è vero che recentemente, sulle stories di Instagram ha raccontato che «da ragazzino una delle frasi che mi dicevano più spesso quelli grandi era: “Oh ma tu sei un reppettaro? Yo Yo bella zio?”. Mi prendevano per il c**o per il mio modo di vestire, per la musica che ascoltavo o semplicemente perché non ero come loro. Col tempo mi sono preso le mie rivincite e ora nessuno mi dice “Yo Yo bella zio”, fare il “reppettaro” mi ha permesso di avere tutto quello che sognavo; mi chiedo se chi mi ha sempre preso per il c**o sia riuscito a realizzarsi nella vita!?». Il suo sogno nel cassetto è diventare famoso come il suo I mito Vasco Rossi e alla redazione di “The X  Factor” che lo ha intervistato ha rivelato che «il fatto che sia stato additato in passato e che ora sia uno degli esponenti principali della musica in Italia mi porta a pensare che è un esempio vicino a me. Spero di diventare una leggenda come lui, ancora non lo posso sapere.

Comunque il fatto che lui sia stato criticato per i suoi temi, per la sua musica, ma allo stesso tempo amato mi sembra di rivedere il mio percorso». Ai ragazzi che vogliono seguire la sua stessa strada Sfera Ebbasta raccomanda di non scendere a compromessi e mai tradire se stessi, come ha fatto lui per arrivare al top. «Se non hai niente, vuoi qualcosa, – ha spiegato a “Rolling Stone” non mi piaceva studiare, né andare a lavorare, volevo solo fare rap. Anzi, avevo iniziato con i graffiti, ero un ragazzino e mi firmavo Sfera. I primi testi che scrivevo erano talmente fatti male che quasi non avevano una metrica, li facevo senza base e non c’era niente in griglia. Poi, quando ho imparato a rappare, ho capito che il rap da solo non mi dava niente e ho sperimentato l’autotune. Tra un pezzo di qualche anno fa come “Panette” e “Rockstar” di oggi c’è un abisso: ho girato l’Italia e l’Europa, ho fatto featuring internazionali, mi sono evoluto molto. E non ho intenzione di fermarmi qui». C’è da scommettere che il ruolo di giudice a “The X Factor” lo aiuterà ulteriormente a trovare se stesso e a confermare il suo gradimento tra milioni di follower.



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