Streaming TV Inter – Bologna diretta Come vedere gratis Live Link Su Rojadirecta



Dove vedere Inter Bologna, diretta tv e streaming

La partita che si giocherà questa sera 3 Febbraio 2019 alle ore 18:00, presso lo stadio San Siro, sarà trasmessa in esclusiva diretta streaming su Dazn, ma ovviamente sarà visibile anche su altri dispositivi. La versione integrale della partita si potrà anche guardare on demand e quindi tutti gli appassionati e tifosi potranno rivedere la gara quando vorranno. Ovviamente sarà possibile guardare il big match in televisione qualora si possiede una smart TV, scaricando l’applicazione, avendo sottoscritto un abbonamento a Mediaset Premium o a Sky Q. In questo caso però bisognerà vedere se la TV di cui si è in possesso è compatibile con il servizio Dazn. Se non siete ancora abbonati a Dazn, potrete vedere la partita in modo assolutamente gratuito, visto che il primo mese lo offre la piattaforma. Dovrete solo effettuare la registrazione ed attivare l’abbonamento per un mese gratuitamente. Poi se vi troverete bene con la visione, potrete continuare con l’abbonamento al costo di 10 euro al mese.



Rojadirecta Inter-Bologna

ROJADIRECTA Inter Bologna – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Da zero a undicimila bambini. Da undicimila bambini a ventitremila tifosi. Da ventitremila tifosi a cinquantamila spettatori, che proveranno a portare l’Inter fuori dalle secche di questi tempi. L’Inter manda in archivio le squalifiche dello stadio (totali e parziali) successive ai cori razzisti di InterNapoli e ritrova il fattorepubblico, che era stato uno dei punti di forza nella prima parte della stagione. Il Meazza, dove l’Inter non prende gol da sette partite (l’ottava sarebbe record), si riempie anche se non ci sarà il primo tifoso: Steven Zhang è infatti partito per gli Stati Uniti, dove trascorrerà con la famiglia le vacanze per il Capodanno cinese (5 febbraio). Se il presidente è fisicamente lontano, la società in questo momento è particolarmente vicina alla squadra. L’a.d Marotta ieri ha pranzato con Spalletti ad Appiano, mentre in serata c’era la dirigenza quasi al completo nella cena in ritiro: oltre a Marotta presenti anche il d.s. Ausilio e il cfoo Gardini. DUBBI Non è più tempo di riunioni di mercato,madi «gestione ordinaria» e programmazione. La sessione invernale ha portato Cedric, che oggi è leggermente sfavorito nel ballottaggio con D’Ambrosio per la fascia destra. Vrsaljko non è più nella lista per il campionato, si opererà e la sua avventura interista è da considerarsi conclusa. Fuori dai convocati, ma recuperabili per Parma, Keita e Borja Valero. Rientra De Vrij: se non fosse al meglio toccherà a Miranda. Con Politano squalificato, nel tridente si va verso la conferma di Candreva. Lui e Perisic proveranno a innescare Icardi, a secco in A da 464’. E senza l’apporto di Maurito l’Inter nel 2019 non ha ancora segnato in campionato.

 A caccia di serenità o anche di semplice normalità. E’ successo di tutto, infatti, nelle ultime settimane e, in particolare, nelle ultime ore, inevitabile che l’ambiente interista ora sia in fibrillazione. Manca la vittoria, l’eliminazione dalla Coppa Italia vale come un obiettivo fallito e si rincorrono le voci sul futuro. A cominciare da quelle che indicano Conte come successore di Spalletti. Battere il Bologna darebbe già una consistente iniezione di fiducia, tanto più che consoliderebbe la posizione Champions, tenuto conto che subito dopo ci sarà lo scontro diretto tra Roma e Milan, ovvero tra 5ª e 4ª in classifica. Ad ogni modo, il tecnico toscano ritiene di avere ancora in pugno la situazione e soprattutto di essere in linea con il percorso che gli è stato chiesto. «Se la scorsa estate, senza che io lo chiedessi, mi è stato proposto un contratto di 3 anni, significa che c’è la consapevolezza di aver bisogno di più tempo per consolidare un’ulteriore crescita». Anche perché, di fatto, la stagione passata, con il ritorno in Champions, è stato compiuto soltanto un primo passo: «Comprendo come i tifosi possano avere fretta, visto che sono diversi anni che qui non si vince. Ma io non posso addossarmi le colpe del passato. Tanto più che ci sono state annate in cui, invece di avvicinarsi al successo, ci si è allontanati. Ecco io non vedo particolari differenze tra quello che stiamo facendo e quello che avrei dovuto fare. Non è tutto da buttare, anzi». 

 RISPOSTE OBBLIGATE. In certi momenti, diventa naturale e doveroso difendere il proprio lavoro. Ieri, prima di comparire in conferenza stampa, Spalletti ha pranzato con Marotta. Probabile che ci fosse qualcosa da chiarire tra i due, anche se l’allenatore ha ribadito nuovamente come non ce l’avesse con l’ad quando ha affermato che sarebbe stato meglio non portare in pubblico il caso-Perisic. «Marotta ha solo gestito al meglio ciò che era già uscito. Immagino che abbia voluto mettere il giocatore davanti alle proprie responsabilità. Ma ora il mercato è finito e c’è bisogno che pedali forte. Ci servono la sua corsa, la sua potenza e le sue qualità. Sono convinto che ce le darà nel momento in cui deciderò di mandarlo in campo. Un professionista del suo livello deve dare tutto quello che ha. Deve dare una risposta. E i tifosi devono capire che è fondamentale restare compatti e uniti». Il discorso vale anche per Nainggolan: «I problemi fisici lo hanno condizionato. Non ha fatto tutti gli allenamenti che doveva fare per essere alla giusta condizione. Ma anche da lui mi aspetto risposte importanti». 

TRA FANTASIA E REALTÀ. Sulla vicenda Conte, invece, Spalletti se l’è presa con chi ha voluto fare troppo facilmente 2 più 2. «Ma qualcuno pensa davvero che Marotta abbia incontrato Conte in sede? Sarebbe un’offesa alle sue qualità professionali, perché si tratterebbe di un comportamento da dilettante. E, peraltro, Marotta sa perfettamente che certe cose farebbero soltanto il male dell’Inter». Ma Spalletti è anche il primo a sapere che, anche senza incontri diretti, non si può dare nulla per scontato per il futuro, a cominciare dalla sua panchina. «Ma io ho un’infinità di ore con indosso la tuta di allenatore di una squadra di calcio. Sono consapevole di quello che può accadere. Conte è libero di andare in giro dove gli pare. E Marotta deve lavorare per cercare di prendere il meglio e metterlo a disposizione dell’Inter. E’ giusto ed è corretto così. Io sono solo impegnato a consolidare le cose buone che abbiamo fatto finora. Innanzitutto a confermarci in zona Champions anche in questa stagione. Perché solo dando consistenza e solidità a certe situazioni, si potrà davvero ambire a vincere titoli». 

Cercasi gol di Icardi disperatamente. Già perché 5 giornate di campionato senza reti di Maurito sono un quasi inedito in casa nerazzurra. E’ vero il bomber nerazzurro era rimasto a secco anche nei primi 5 turni di questo torneo, ma proprio contro il Bologna, all’andata, un infortunio l’aveva tenuto fuori. Un anno fa, giusto di questi tempi, l’astinenza durò addirittura 7 giornate, ma anche allora un guaio muscolare ci mise lo zampino, togliendolo a Spalletti addirittura per 4 di quei 7 incontri. Insomma, anche andando indietro fino alla stagione 2014/15, la prima in cui Icardi è diventato veramente titolare, soltanto in un’altra occasione era rimasto a secco per 5 giornate di fila, senza guai fisici o squalifiche. Capitò tra il 21 settembre e il 26 ottobre 2014 (sbloccandosi alla sesta contro il Cesena), ma 2 di quelle gare le iniziò dalla panchina, entrando solo nel finale. Stavolta no: Maurito ha cominciato e finito ogni partita. 

STENTI. Attenzione, oggi non si può parlare di vero e proprio di digiuno, perché comunque, in mezzo, ci sono stati i 2 rigori in Coppa Italia, contro Benevento e Lazio. E’ in campionato, però, che sono cominciate le difficoltà nerazzurre in zona-gol. L’attacco interista, infatti, ha prodotto soltanto 4 reti nelle ultime 7 giornate. E Icardi ne ha firmata soltanto una, ancora dal dischetto. Ancora prima, Maurito era andato a segno in casa della Roma, in quel caso di testa, ma deviando un calcio d’angolo. Su azione manovrata, e non da calcio piazzato, l’ultima prodezza del bomber argentino risale addirittura al 3-0 rifilato alla Lazio, all’Olimpico: era il 29 ottobre… 

CHI SE NON MAURITO? Attenzione, i numeri del capitano nerazzurro sono tutt’altro che negativi. Considerando l’intera annata, quindi anche Champions e Coppa Italia, il suo bottino è di 15 centri in 26 presenze. Nella scorsa stagione, di questi tempi, era a quota 18 gol, in 23 apparizioni. Solo che l’Inter giocava, sostanzialmente, tutta per lui, unico vero terminale della manovra. Questa estate, invece, si è cercato di trovare gol alternativi, ma se, almeno inizialmente, il risultato pareva essere stato raggiunto, da un paio di mesi a questa parte, invece, l’Inter si è inceppata. Lautaro Martinez è arrivato a 5 centri, ma ha fallito almeno 3 gol comodi e soprattutto pesanti, Perisic è fermo a 3, come Nainggolan, mentre Politano ne ha messi assieme soltanto 2. Sembrava che Keita potesse essere il partner migliore di Maurito, ma poi un guaio muscolare lo ha fatto finire ai box. Insomma, ora più che mai occorre che Icardi aiuti l’Inter, ma anche che l’Inter torni ad aiutare Icardi. Inutile tirare fuori il problema del rinnovo di contratto. Il capitano nerazzurro non è certo il tipo da farsi condizionare da certe cose. Altrimenti non avrebbe trasformato con quella sicurezza i 2 rigori con la Lazio. Semplicemente c’è bisogno di una scossa. Per lui, ma anche per tutto l’ambiente nerazzurro. Stasera scopriremo se coinciderà con la sfida con il Bologna. 

In conferenza come in campo. Luciano Spalletti sembra quasi aver studiato «la tattica» alla perfezione per sorprendere l’avversario in un match che stavolta non porta punti, ma deve sgomberare il campo dai dubbi e dagli equivoci degli ultimi giorni. D’accordo, le scorie per l’eliminazione in Coppa Italia sono ancora vive in casa Inter, i risultati del girone di ritorno sono negativi seppur identici a quelli dell’andata (un punto nelle prime due giornate) e la gara con il Bologna acquista un valore enorme per uscire in fretta dalla crisi. Però alla vigilia del match al centro della contesa l’aspetto tecnicotattico passa in secondo piano perché ci sono questioni più grandi da analizzare. E l’ombra di un successore illustre da allontanare da Appiano, almeno fino alla fine della stagione. E allora Spalletti sfrutta l’occasione per andare al contrattacco, per difendere con orgoglio il suo lavoro ma anche la professionalità di tutta l’ambiente nerazzurro. «Io capisco che se c’è una notizia bisogna darla, ma è giusto farlo una volta, nel momento in cui si viene a sapere la cosa. Poi stop — ribatte subito il tecnico dell’Inter, facendo riferimento alla passeggiata a Milano di Antonio Conte —.

Se uno invece continua a ripeterla forse è perché gli fa comodo, vuole giocarci su. Faccio questo mestiere da troppi anni per meravigliarmi quando sento parlare di altri allenatori. È il mio lavoro: non ho sempre vinto nel calcio, ho perso tante partite e ne ho vinte altrettante. Però quello che leggo in giro davvero non sta in piedi, sono tutte invenzioni». CONTRATTACCO Ed ecco che Luciano entra a gamba tesa sulla questione, andando dritto al cuore del problema, senza troppi giri di parole. Lo fa con l’orgoglio di chi si sente ancora al centro del progetto e che sa che poi per portarlo avanti bisogna fare sempre i conti con i risultati. Ma anche con la massima stima verso la sua dirigenza. «Marotta è un professionista con i fiocchi e non c’è bisogno che sia io a ricordarlo. E secondo voi un uomo del suo spessore incontra Conte nella sede dell’Inter, a due passi dal Duomo, dove passano ogni giorno migliaia di persone? Su, non sta in piedi, è ridicolo, non è credibile e diventa una strategia. Perché poi se vuole incontrarlo può farlo da un’altra parte ». Pausa, sorriso. Luciano ci pensa su e poi riparte: «Per me Conte può andare in giro dove gli pare, e Marotta è giusto che vada a cercare le soluzioni migliori per il bene dell’Inter e per migliorare il futuro. Ma Marotta sa come si fanno le cose e quello che leggo in giro non rappresenta il suo stile né il suo modo di lavorare, anche perché lui sa bene che queste cose in questo momento non fanno il bene dell’Inter. Quindi se fossi in Marotta non mi sentirei lusingato: se qualcuno vuole far credere che ha incontrato Conte in sede non fa altro che offenderlo, perché così si comportano i dilettanti non i professionisti come lui. Sarebbe una cosa da direttore di Prima categoria trovatosi per sbaglio all’Inter. E Marotta invece è un grande professionista».

NESSUNA CATASTROFE Ma lo sfogo di Spalletti non finisce alla questione Conte. C’è tutto un lavoro fatto fin qui da difendere, malgrado poi l’eliminazione contro la Lazio abbia lasciato il segno anche sotto l’aspetto psicologico della squadra. E poi c’è da riconquistare la fiducia del pubblico, ovviamente deluso dalle ultime prestazioni: «I tifosi cominciano ad avere fretta perché sono molti anni che l’Inter non vince — sottolinea Spalletti —, ma non posso addossarmi la responsabilità di tanti anni di mancate vittorie, dove l’Inter magari in questi anni si è più allontanata che avvicinata alla vittoria. Io penso all’oggi e a lavorare per migliorare il presente. Per questo dico ai tifosi che bisogna essere tutti uniti e compatti, solo così poi possiamo centrare gli obiettivi che in fondo sono gli stessi sia per noi sia per il nostro pubblico ». Il tecnico poi analizza il momento: «Se si sta esagerando o no con la critica lo sapete voi. Però da qui a dire, per come sono andate le partite, che è tutto da buttar via, beh, onestamente credo sia eccessivo e sbagliato: per me non c’è grande differenza tra quello che stiamofacendo e quello che avremmo dovuto fare. Il momento è particolare ma non certo catastrofico. Ci sono tante squadre in corsa per la Champions e tante partite da giocare, “Addà passà ‘a nuttata” e la squadra si riprenderà. Le somme poi le tiriamo alla fine». Giusto, ma intanto meglio evitare altri scivoloni perché nel calcio contano i risultati e senza una sterzata netta «‘a nuttata» potrebbe essere lunga e pericolosa.

Cosa c’è di più normale di una società che fa gli auguri a un proprio giocatore? Ci sono momenti, situazioni, in cui anche l’automatico, lo scontato, diventa oggetto di discussione. Ieri Ivan Perisic festeggiava i 30 anni: cifra tonda, che secondo molti, Spalletti compreso, spiega anche certe velleità di coronare vecchi sogni inglesi. Un minuto dopo la mezzanotte, alla nascita del nuovo giorno, il profilo Twitter dell’Inter gli fa gli auguri. Risultato, quasi 24 ore dopo: siamo intorno ai cinquecento commenti (un’enormità anche per un profilo da 1,6 milioni di follower). E non tutti quelli che scrivono stanno spegnendo virtualmente le candeline con Ivan.

I social, specie di questi tempi, sono spesso luoghi dove sfogare odio e rancore. Potrebbe anche non fare testo quindi, se non fosse che anche nella vita reale i rapporti fra il croato e la sua tifoseria sono piuttosto complicati. Nulla che non si possa rimediare con una buona dose di gol, assist e giocate. Ma prima bisogna farli: Perisic, che oggi dovrebbe tornare in campo da titolare, non verrà accolto dal Meazza come il figliol prodigo. L’anticipazione della gara di Coppa Italia è stata chiara. Fischi dei più attenti quando nel riscaldamento Ivan è stato inquadrato (immagini sui maxi schermi), fischi corali al momento delle formazioni, nonostante sui panchinari lo speaker vada piuttosto di corsa. RICUCIRE Insomma, il rapporto è tutto da ricostruire, dopo il tentato strappo (il secondo dopo quello dell’estate 2017) con destinazione Arsenal. Spalletti ha iniziato a ricucire da qualche giorno («È stato ingannato, è stato attratto dai numeri») e lo ha fatto ancora nella conferenza stampa prepartita, invocando proprio la magnanimità del pubblico: «La sua situazione ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma i tifosi devono capire che dobbiamo restare compatti e uniti, attraverso il loro sostegno possiamo superare qualche timidezza. Ivan è un calciatore nostro, e ci può dare tanto per consolidare la crescita vista in questi 18 mesi». Il tecnico ovviamente lo vede come una risorsa da recuperare. La considerazione che ne ha è sempre stata alta («Sono anche stato criticato per averlo fatto giocare sempre ») e la voglia è quello di «rilucidarlo » e renderlo nuovamente un fattore positivo. Un po’ perché oggettivamente il settore avanzato ne ha bisogno (manca un «Robin» per Batman Icardi), un po’ perché vincere queste sfide, queste battaglie anche psicologiche, gli piace in modo particolare.

COME JOAO L’esempio, lampante, è fresco: la riabilitazione di Joao Mario. Il portoghese non voleva tornare all’Inter, il club lo avrebbe piazzato volentieri altrove, il pubblico lo fischiava anche nelle amichevoli (pure a Lecce). Dopo due mesi a 0 minuti, il rilancio a sorpresa con la Lazio a fine ottobre, 11 presenze in A, applausi anche dal «loggione». Per Ivan i tempi devono essere più stretti, ma anche lo status del giocatore è diverso. La qualità del croato non è mai stata messa in discussione, ma servirà anche la voglia di svoltare. Joao Mario raccontò di aver «cambiato modo di vedere le cose », a Perisic basterà forse meno: «C’è bisogno che pedali forte dice sempre il tecnico , c’è bisogno della sua forza, della sua qualità e della sua corsa. Si è allenato bene, è tornato dentro l’Inter. La cosa è chiusa, finita, rientrata». I fischi arriveranno, Perisic non ne sarà sconvolto. L’importante è che li fermi, senza considerarli un trascurabile rumore di fondo.



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