Ultimo, “Un traguardo che era difficile anche solo sognare. Per questo vivo tutto a occhi chiusi”



Questo articolo in breve

Si chiama Ultimo, ma é primo, almeno guardando i numeri: Niccolò Monconi, a’ soli 23 anni è – senza ombra di dubbio – il cantante più seguito degli ultimi tempi. È uno dei pochi che riesce a riempire i templi nazionali della musica, registrando sold- out quasi ovunque.



no dei concerti più importanti e significativi per il giovane cantautore è andato in scena pochi giorni fa, il 4 luglio, all’Olimpico di Roma, la sua Roma. 64.000 i presenti, uno stadio invaso da lucette di telefoni che cantava all’unisono i versi delle sue canzoni. E lui, sul palco, a stento è riuscito a trattenere le lacrime. “E pensare che l’8 luglio del 2017 suonavo in una piazza, davanti a dieci persone. Guardate oggi, due anni dopo…” ha detto.

Lui che ha inseguito il sogno di fare musica sin da bambino, è arrivato a “vivere una “favola” che si sta rivelando persino superiore alle aspettative: “Un traguardo che era difficile anche solo immaginare o sognare. Per questo cerco di vivere tutto con grande inconsapevolezza, a occhi chiusi”, ha rivelato in una recente intervista. Al concerto evento del 4 luglio sono saliti sul palco due amici speciali: Fabrizio Moro, che Niccolò considera un fratello, e il “maestro” Antonello Venditti. In quell’occasione Ultimo ha rivelato che al primo saggio di pianoforte, quando era ancora un bambino, aveva cantato proprio un brano del cantante romano, “Roma Capoccia”. Canzone che i due hanno voluto intonare anche in quella notte magica. 64.000 cuori battevano all’unisono solo per lui, il giovane cantante che vive “coi sogni appesi” e che ha fatto di tutto per arrivare a questo punto: ha infatti studiato dagli 8 ai 19 anni pianoforte
al Conservatorio di Santa Cecilia, a Roma.

Una scelta non convenzionale per chi, come lui, arriva dalla periferia, ma i sogni sono sogni e per tanto vanno sempre inseguiti. Così parla oggi del suo quartiere. San Basilio: “È stata la mia salvezza. Perché noi ragazzi avevamo semplicemente la voglia di stare insieme e la nostra era più importante della mia vita. Ma non è detto che sia sempre così. Tutto dipende da come una persona accoglie quello che ha intorno: c’è chi nasce con niente e riesce ad avere tutto, e chi nasce con tutto e poi si perde nella vita”. È nell’adolescenza che avverte la sensazione di “essere ultimo”: “Sono stato bocciato due volte al liceo e quando ero in seconda i miei amici erano già in quarta. Mi sentivo indietro rispetto agli altri. Ma avevo il mio sogno della musica”. Un sogno che non ha mai smesso di coltivare, anche se all’inizio la strada è stata in salita: “A 16 anni dicevo a mia madre: ‘Ho un concerto in un pub, mi accompagni?’. Lei si immaginava un concerto ‘vero’. Entrava nel pub e c’erano 10 persone che mentre cantavo non mi ascoltavano nemmeno. Lei mi guardava e leggevo nei suoi occhi la compassione per me, e nonostante il peso che sentivo addosso le ripetevo:‘Fidati, io ci arrivo!’”.



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