Furto o clonazione del bancomat, cosa prevede la legge



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Purtroppo capita che vengano “clonate” le tessere del bancomat. Ce ne accorgiamo dall’estratto conto, notando prelievi che non riconosciamo. tutti si consiglia di controllare almeno un paio di volte a settimana la situazione del proprio conto corrente, ma soprattutto si consiglia di attivare l’allerta telefonica, ormai disponibile per ogni istituto bancario, che avvisa in tempo reale dell’utilizzo delle carte e dei movimenti sul proprio conto.



Le resistenze degli istituti bancari

Capita anche che le vittime di tali furti presentino un reclamo alla banca, la quale però, ai fini della restituzione del maltolto, richiede al correntista la dimostrazione di aver custodito (e protetto) diligentemente il bancomat. Si tratta con ogni evidenza di una prova impossibile, dovendo i clienti dimostrare che la carta magnetica non sia stata lasciata imprudentemente in un luogo dove altri potessero prelevarla. La banca potrebbe anche rispondere che il reclamo del correntista e il conseguente blocco della carta è avvenuto tardivamente, quando oramai i prelievi erano stati eseguiti.

La soluzione della Cassazione: il “cash back”

Per fare chiarezza su queste situazioni, la Corte di Cassazione ha affrontato il caso dell’utilizzo di un mezzo tecnico molto sofisticato, in grado di frodare anche le macchinette ATM, quasi al pari degli strumenti informatici utilizzati per captare le credenziali di accesso all’home banking. Per questo motivo è assolutamente necessario che la banca fornisca un servizio sicuro, in grado di evitare e contrastare questa pratica furtiva incresciosa. Se dunque si verifica un prelievo non autorizzato dal conto corrente, il titolare del conto può chiedere la restituzione del denaro, tramite la cosiddetta procedura del “cash back”. Si tratta di un meccanismo in base al quale le banche sono assicurate davanti a situazioni di truffa come quelle di cui stiamo parlando.

Subito comunicare alla banca il furto o l’uso improprio

La legge sull’utilizzo degli strumenti di pagamento prevede obblighi di diligenza e correttezza sia per la banca, sia per il correntista. Il cliente deve immediatamente comunicare alla banca lo smarrimento, il furto, l’appropriazione indebita o l’utilizzo non autorizzato, non appena ne venga a conoscenza. Al tempo stesso è bene adottare ogni tipo di misura ritenuta idonea a garantire la sicurezza delle carte di credito o bancomat, come dicevamo prima. La legge prevede che il correntista può sopportare le perdite subite prima della comunicazione alla banca solo per un importo che non supera i 150,00 euro. Nel caso in cui, invece, la comunicazione non sia stata effettuata o non siano state adottate le misure richieste o, ancora, lo stesso correntista abbia agito con dolo o colpa grave, egli dovrà sopportare tutte le perdite senza alcuna franchigia. Questi principi sono stati ribaditi anche dalla Banca d’Italia. In particolare quest’ultima ha osservato che è onere delle banche verificare che non sussistano elementi tali da ritenere incerta l’autorizzazione del possessore del bancomat, carta di credito, o di ogni altro strumento di pagamento registrato.

La banca è responsabile per i prelievi abusivi

La novità è che la Corte di Cassazione in una recentissima sentenza ha stabilito che la banca è chiamata a risarcire il correntista per i prelievi abusivi fatti dai truffatori, anche prima del blocco del bancomat e quindi prima della comunicazione fatta dal cliente. Ha ritenuto la Suprema Corte, infatti, che non può spettare al correntista dimostrare di aver custodito diligentemente la carta di credito, ma è la banca che, al contrario, deve dare prova che il cliente ha custodito malamente la propria tessera magnetica, esponendosi al rischio del prelievo illegittimo o della clonazione. Le banche possono appellarsi al “Regolamento di attuazione della legge 17 agosto 2005, n. 166, recante l’istituzione di un sistema di prevenzione delle frodi sulle carte di pagamento”, il quale impone alle banche che non vogliano restituire le somme al proprio cliente, di dimostrare che l’operazione è riconducibile a quest’ultimo o a sua colpa. La recente pronuncia della Cassazione dovrebbe tranquillizzare il cliente, mettendolo al sicuro da possibili spiacevoli sorprese relative al proprio conto corrente. Controllando periodicamente lo stato del conto, assicurandosi di tenere sempre ben custodite le proprie carte magnetiche e comunicando immediatamente alla banca eventuali movimenti sospetti, il correntista non può correre rischi, visto che la Cassazione ha statuito che “grava solo sulla banca l’onere di diligenza di impedire prelievi abusivi”, nonché di “dimostrare che il prelievo non è opera di terzi, ma è riconducibile comunque alla volontà del cliente” È evidente che se il cliente è in buona fede non avrà dunque nulla da temere.

Quando la banca non è responsabile

Il correntista non può ottenere la restituzione del denaro trafugato da ignoti solo se, per colpa grave, ha aggravato il prelievo illegittimo. Esempi di colpa grave del cliente possono essere il fatto che egli, tenendo la tessera nel portafoglio, dimentichi quest’ultimo sul sedile anteriore dell’auto, lasciandolo così al possibile furto del malintenzionato. Il correntista è tenuto quindi a fare il possibile per evitare il furto del bancomat, adottando i comportamenti più prudenti. Alla luce della recente pronuncia della Cassazione sembra dunque che non abbia alcun peso la denuncia tardiva del prelievo illegittimo e quindi il blocco del bancomat che sia avvenuto con qualche giorno di ritardo. Del resto, non è previsto che il correntista abbia l’obbligo di effettuare un estratto conto con cadenza quotidiana per verificare che non vi siano state operazioni fraudolente, ma di certo, come dicevamo in apertura, sarebbe sempre meglio controllare periodicamente che disinteressarsi.



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