Iva Zanicchi lancia l’appello: “Andate a trovare i cari nelle case di riposo”



Iva Zanicchi poteva essere “solo” uno dei tanti nomi celebri finiti nella morsa del Coronavirus. Invece per la conduttrice la lotta contro l’infido nemico che in questi mesi sta mettendo il mondo in ginocchio si è trasformata in un vero incubo. Non solo per la sua salute: a 80 anni, è stata ricoverata in ospedale per nove giorni con polmonite bilaterale interstiziale da Coronavirus. Ma lei, per fortuna, ne è uscita e oggi è più battagliera che mai. Il Covid-19, però, si è scagliato pesantemente sulla sua famiglia, portandole via l’amato fratello Antonio.



Iva, sa dirci come si è contagiata? «Non lo so. C’è stata la Cresima del nipote di mia sorella, ma in chiesa c’erano solo i genitori e il padrino. Poi una ventina di persone si è ritrovata al ristorante ma erano ben distanziati.

Io e Fausto non siamo andati, lo ha fatto mia figlia. Ho pensato che possa essere stata quella l’occasione, ma non ci sono stati baci e abbracci tra noi: forse è proprio vero che questo virus è subdolo e non te ne liberi facilmente».

Come si è accorta di aver contratto il Covid-19? «Il primo giorno ho avuto dolori fortissimi in tutto il corpo, un dolore inspiegabile. Ho preso il paracetamolo, credendo fosse qualcosa da niente. Il secondo giorno, però, i dolori sono aumentati e, misurando la temperatura, ho riscontrato che avevo 37.5. Così, insospettita, ho fatto il tampone che è risultato positivo».

È stata ricoverata perché non riusciva a respirare? «Le prime cure le ho fatte a casa. Poi ho iniziato a non respirare molto bene, ma non sarei mai andata in ospedale se non fosse stato per la “Iena” Alessandro Politi: casualmente mi aveva telefonato e, sentendomi affaticata, mi ha consigliato di andare a fare una tac.

Davanti al mio rifiuto, mi ha fissato un appuntamento in ospedale. Quando sono andata, la dottoressa mi ha detto che dovevo ricoverarmi: dalla tac risultava la polmonite bilaterale. Ho avuto un attimo di sconforto, ho pianto perché non volevo ricoverarmi. In ospedale mi hanno dato l’ossigeno e una terapia più forte di quella che facevo a casa».

Come ha vissuto la degenza in ospedale? «A fasi alterne, tra la depressione e momenti di forza. Ho un carattere forte che mi fa pensare al meglio, ma stavolta è stata una tragedia. Poi sono stati ricoverati prima mia sorella e poi mio fratello…». Quanti pazienti erano ricoverati insieme a lei? «58. La squadra di medici e infermieri dell’ospedale di Vimercate è straordinaria: ho visto tanta attenzione  tanta professionalità e tanta umanità. Dare parole di conforto in quei momenti è davvero fondamentale».

C’è mai stato un momento in cui ha avuto davvero paura? «Un paio di volte sì. La febbre non andava via e non si capiva il perché, così ho pensato che forse era la fine. Ma è stato solo un pensiero».
Quali sono gli strascichi della malattia che si porta dietro? «È una malattia brutta che ti colpisce nel fisico e nella mente, ed è la cosa peggiore. Oggi sento una stanchezza mortale, non riesco quasi a far nulla. E sono molto giù…». Il Covid ha colpito duramente tutta la sua famiglia. Fausto come sta? «Lui è abbastanza asintomatico: anche lui si sente molto stanco e ha un po’ di nausea».



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