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La regina Elisabetta è morta, radio francese annuncia la scomparsa, ma quello che c’è dietro ha dell’inverosimile



Sul sito della “RFI” (Radio France Internationale), compare all’improvviso una notizia clamorosa: “L’Inghilterra dice addio alla sua regina: Elisabetta II ha lasciato il segno nell’immaginazione collettiva”. L’annuncio afferma che, “come vuole la tradizione, è dal Palazzo di St. James, a Londra, che un membro della Corte britannica ha annunciato la morte della regina Elisabetta II, figura storica della vita internazionale”.



Non esattamente una morte prematura, vista l’età, ma comunque una notizia destinata a fare il giro del mondo e soprattutto a commuovere milioni di persone, devoti ammiratori di una regina che ha saputo traghettare con piglio sicuro un Paese e una famiglia non sempre all’altezza del blasone. God save the Queen.

Ma la regina non era l’unica personalità ad essere scomparsa all’improvviso: insieme a lei erano passati a miglior vita il grande campione brasiliano Pelè, l’ex presidente americano Jimmy Carter, il leader cubano Raul Castro, l’attore e regista Clint Eastwood e la guida suprema iraniana Ali Khamenei. Una strage di celebrità.

Basta davvero poco perché la carneficina faccia il giro del pianeta, mentre dalla sede dell’emittente francese viene diffusa una “errata corrige”: “ci scusiamo, ma per un problema tecnico dovuto alla migrazione del sito della RFI verso un nuovo sistema di pubblicazione dei contenuti, sono stati erroneamente diffusi numerosi necrologi. Ci scusiamo anche con i diretti interessati, a cui auguriamo lunga vita”.

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L’emittente viene travolta dalle polemiche, accusata di aver preparato in anticipo le notizie della morte di personaggi noti, ma la regola dei “coccodrilli” è prassi comune nelle redazioni giornalistiche di tutto il mondo. Ma ogni tanto, l’errore capita: nel 2014, la rivista “People” ha pubblicato l’annuncio della morte di Kirk Douglas. Il pezzo è stato rapidamente rimosso dal sito web, ma non prima che fosse stato letto e condiviso ampiamente.

La Reuters ha commesso un errore simile nel 2013, quando ha pubblicato un diffuso la notizia della morte del finanziere George Soros. L’agenzia di stampa inglese è stata veloce a rimuovere l’articolo, ma era ormai tardi: pochi minuti dopo, un portavoce di Soros ha assicurato che il finanziere newyorkese “è vivo, vegeto e gode di ottima salute”. Nel 2008, la “Bloomberg” aveva dedicato un articolo alla morte del fondatore di Apple Steve Jobs tre anni prima della sua vera scomparsa, nel 2011.



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