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Qualcosa è migliorato, ma ancora non basta. La difesa della Juventus, che nei primi due mesi del 2020 ha fatto dei progressi rispetto alle lacune evidenziate nel 2019, stasera sosterrà un test importante in Champions League e contro il Lione Sarri non ammette distrazioni là dietro. Anche se sa che i bianconeri, soprattutto con CR7 in palla, possono rimontare qualsiasi risultato, non vuole avvicinarsi al match di ritorno con una salita da affrontare. Ecco perché la priorità è quella di blindare la porta che sarà difesa da Szczesny. Il ritorno di un Chiellini ancora non al top è stato un primo segnale importante e quando il capitano sarà di nuovo al top, darà una mano, ma stasera serve soprattutto che Bonucci e De Ligt giochino ai loro livelli, senza quelle sbavature che troppe volte sono state punite dagli avversari.



AVANTI COSÌ. In questa stagione in campionato la Signora ha tenuto la porta inviolata in Serie A al massimo per 286’ di fila ovvero dal’1-1 di Kouame in Juventus- Genoa 2-1 del 30 ottobre all’1-0 di Gosens in Atalanta-Juve 1-3 del 23 novembre. In Champions invece la striscia di imbattibilità è aperta visto che l’ultimo gol incassato è quello di Miranchuk al 12’ del match poi vinto il 6 novembre a Mosca contro la Lokomotiv, ma dopo ci sono stati i clean sheet con Atletico Madrid e Bayer Leverkusen. Siamo dunque a 258′ senza reti, un numero che Sarri spera di veder crescere stasera per superare la striscia record in campionato e ottenere una conferma dei numeri in questo inizio di 2020.

Nel 2019 la Juventus ha giocato 24 incontri ufficiali e ha incassato altrettante reti (una di media a partita) con 8 clean sheet (uno ogni 3 match); nel 2020, invece, la media è leggermente migliorata visto che i gol sono stati 9 in 11 sfide e i cleen sheet 4. Non sono ancora i numeri ai quali la Juventus aveva abituata sia con Conte sia con Allegri in panchina e non a caso i bianconeri hanno “solo” la terza miglior difesa del torneo (24 gol al passivo contro i 23 della Lazio e i 22 dell’Inter). Paradossalmente le cose vanno meglio in Europa rispetto all’Italia visto che fuori dai confini nazionali le gare concluse con la porta inviolata sono state 3 su 6, mentre in A appena 8 su 25.

SARRI E CHIELLINI. Se per la Juventus subire qualche gol di troppo è un’anomalia, lo stesso non si può dire per Sarri che con il bel gioco spesso offerto dal Napoli e dal Chelsea qualcosa in più ha concesso in termini di gol agli avverarsi. Gli azzurri, per esempio, hanno avuto solo una volta (nel 2015-16) la seconda miglior difesa del torneo (32 reti subite), mentre sia nel 2016-17 (39) sia nel 2017-18 (29) hanno avuto la terza. E pure in Inghilterra è successo lo stesso visto che i Blues hanno chiuso la scorsa Premier con 39 reti incassate, ben 17 in più rispetto al Liverpool e 16 in più del City. Nella cavalcata verso l’Europa League alzata a Baku, infine, dal quarto di finale di ritorno contro lo Slavia Praga in poi il suo Chelsea ha sempre subito una rete a incontro. Una tendenza da correggere a Torino, anche per rispettare la storia recente della Signora.

Garanzia Ronaldo e non solo perché la Champions è il suo terreno di caccia preferito. Ci arriva benissimo. La Juve e Sarri, così in forma, non lo avevano mai visto. Il fuoriclasse portoghese è andato a segno per undici partite consecutive in campionato, eguagliando il record stabilito da Batistuta nel 1994/95 con la Fiorentina e da Quagliarella con la Sampdoria nel 2018/19. I numeri diventano spaventosi provando ad allargare l’orizzonte.

Nelle stesse undici giornate (tolto il riposo osservato con il Brescia), CR7 ha realizzato 16 sui 25 gol totali della Juve. Equivalgono al 64% della produzione offensiva dei bianconeri. Con un altro dato da tenere presente: a Ferrara, raccogliendo l’assist di Cuadrado, ha segnato il ventunesimo gol in 21 presenze in Serie A. E’ lo stesso bottino realizzato nella scorsa stagione in campionato. Con una differenza: Allegri lo impiegò in 31 partite. Quest’anno è arrivato al traguardo con tre mesi di anticipo e avrà a disposizione altre tredici giornate, a patto di non saltarne neppure una, per migliorare il suo record. E’ lontano dalla soglia ipotizzata da Sarri (40 gol) nel giorno della presentazione, ma da inizio dicembre sta viaggiando a ritmi sostenibili soltanto per Ciro Immobile, centravanti della Lazio, capocannoniere della Serie A e principale candidato alla Scarpa d’Oro.

PEGGIOR PIAZZAMENTO. L’infortunio di metà ottobre al ginocchio è un ricordo lontanissimo. Dopo il caso esploso per la sostituzione con il Milan, Cristiano è tornato al top, ha cominciato a segnare e non si è più fermato. Ora proverà a prendere per mano la Juve e trascinarla sino alla fi nale di Istanbul per dare l’assalto alla sesta Coppa dei Campioni della sua carriera. «Sempre nella mia mente… Ci vediamo domani» l’immancabile post dedicato alla Champions e apparso ieri pomeriggio sul suo profi lo Instagram dopo la rifi nitura alla Continassa. Ne ha vinte cinque, le ultime tre consecutive con il Real Madrid prima di trasferirsi a Torino.

L’anno scorso condusse i bianconeri oltre l’ostacolo dell’Atletico Madrid, segnando la tripletta per la remontada negli ottavi di ritorno, e si arrese all’Ajax nei quarti nonostante un gol realizzato all’Arena di Amsterdam e un altro all’Allianz Stadium. Quel gesto con la mano, a partita fi nita, è rimasto scolpito nella memoria collettiva. Segnalava la mancanza di coraggio e l’amarezza del fuoriclasse, mai uscito così presto dalla competizione negli ultimi dieci anni. Tra il 2011 e 2018, CR7 ha raggiunto quattro volte la fi nale (vincendo sempre) e altre quattro la semifi nale con la maglia del Real Madrid. Quest’anno non riuscirebbe a sopportare un altro fallimento.

QUEL KO. L’ultima eliminazione di Ronaldo agli ottavi risale al marzo 2010, quando il Real Madrid di Manuel Pellegrini venne fermato proprio dall’Olympique Lione di Puel. Un gol di Miralem Pjanic gelò il Santiago Bernabeu fi rmando l’1-1 e pareggiando la prodezza in apertura di CR7. I francesi passarono il turno dopo essersi imposti 1-0 nella partita d’andata. Un anno e mezzo dopo (novembre 2011), il portoghese si sarebbe vendicato realizzando una doppietta alla Gerland, ma era ancora la fase a gironi. Dieci precedenti e quattro gol ai francesi, che torna a incrociare dopo nove anni.

GOL PESANTI. Riecco CR7 sulla ribalta europea a 35 anni appena compiuti e attraverso una carriera scandita da 128 gol (129 compresi i preliminari) in Champions, di cui 65 nelle partite a eliminazione diretta. Una garanzia perché decide quando conta di più. Personalità, freddezza, la capacità di leggere l’azione con una frazione di anticipo rispetto ai suoi avversari. Sarri, rispetto ad Allegri, lo ha avvicinato ancora di più alla porta. Ora deve pensarci Cristiano a portarlo a Istanbul.

«A Modane sono saliti tre poliziotti, si sono guardati un po’ attorno, ma non ci hanno chiesto neppure i documenti»: è la testimonianza di Romeo Radice, presidente dello Juventus Club Meda, comune della Brianza, che ieri pomeriggio era sul treno Milano-Lione.

In mattinata c’era stata qualche attenzione in più nei confronti dei passeggeri. «In cinque ancora Radice – abbiamo viaggiato in prima classe, altri 13 del club ci raggiungono oggi in macchina, ma sul treno abbiamo visto altri tifosi bianconeri». Nessuna situazione di allarme alla stazionedi Milano: «Qualche passeggero con la mascherina c’era, ma l’ambiente era sereno, nessuno ci ha controllato o chiesto qualcosa. Il treno è partito ed è arrivato assolutamente in orario».

E venne il giorno in cui iniziò la vera Champions della Juve, anche se Sarri è scatenato, multitasking, come diviso fra la Francia e la sfida scudetto con l’Inter, dove non avrà il sostegno dell’Allianz Stadium: «Tutta la serie A dovrebbe giocare a porte chiuse, se ci sono motivi preponderanti di salute»,lamenta a Sportmediaset, rinfocolando le polemiche sulle incongruenze con cui si sta affrontando il coronavirus nel nostro Paese e non solo: «Trovo giusto che stasera i nostri tifosi abbiano il diritto di essere a Lione,in Italia abbiamo fatto 3500 tamponi e diversi sono risultati positivi, in Francia 300», continua, dribblando le proteste degli amministratori locali per l’arrivo di tremila juventini.

Lione, si diceva. I bianconeri scendono in campo per gli ottavi e attraversano il punto di non ritorno, sul progetto Sarri parte il conto alla rovescia perché il tempo per sperimentare e capire sta esaurendo e le chance per riprogettare quello che non va anche.Maurizio, che non perde in Europa da 22 partite, ama i numeri per illustrare il calcio, gli farà allora piacere sapere che il Lione non si qualifica ai quarti di Champions da dieci anni e non ha mai vinto contro la Juve in Europa;in più, è stato buttatofuori nelle due occasioni in cui ha affrontato club italiani nella fase eliminatoria di Champions (Milan e Roma) e la Juve ha sempre passato il turno con le transalpine. Fantastique.

FILOSOFIA E PRATICA Il fattore cabala però questa sera non può essere esauriente, accoppiato alla ricerca del risultato l’ambiente juventino chiede un segnale netto, un euro-ruggito da una euro-Juve: nel gioco, solido e brillante; nella mentalità, propositiva e non speculativa; nella performance atletica, intensa e superiore. In sintesi, confermare di essere al livello delle big continentali. Quello che poche volte si è visto tutto insieme in questa strana annata dove i passaggi a vuoto sono stati pochi (i due ko con la Lazio, gli scialbi pari con Lecce e Sassuolo) eppure hanno fornito ettolitri di benzina ai piromani anti-Sarri, convinti che con Allegri lo scudetto sarebbe già in banca.

Tuttavia, chi ancora reclama una Juve champagne per riempirsi occhi, cuore e bacheca, potrebbe doversi mettere l’anima in pace, dato che l’Europa League 2019 portata a casa dal Chelsea non è finita nei manuali del bel gioco, anzi è stata la sintesi perfetta di come la qualità di una rosa sia stata messa a disposizione di una causa. E il Sarri che era sulla panchina inglese è lo stesso che ha spiegato pochi giorni fa come «i giocatori non cambiano la mia filosofia, sono loro a fare la differenza». Tradotto: una Juve bellissima sarà impossibile, una buona Juve concreta, continua ed appagante (e vincente) è l’aspirazione.

Per fare questo serve appoggiarsi a un Ronaldo unico ad aver segnato di più nella fase ad eliminazione (65) che in quella a gironi (63), a un Dybala fra i massimi interpreti del giocare fra le linee, a una compattezza tattica che può sopperire alle carenze individuali, come quelle di un Ramsey o un Rabiot chiamati al salto di qualità o alle incertezze ancora latenti del duo Bonucci-De Ligt. Ad aspettare la Signora ci sarà quel Rudi Garcia armato di violino e di una rosa imprevedibile, la migliore arma per ribaltare il pronostico,in una stagione tribolata che oggi tocca l’apice per importanza. Senza il talento di Depay e Reine-Adélaïde (crociati ko), l’ex Roma si affiderà al gioco in campo aperto, alla spinta dei terzini Raphael (ex United) e Marçal, alla possibilità di variare modulo in corsa e alle falcate di Dembélé, centravanti dal passo lungo e ottime doti fisiche il quale, se in Ligue1 ha segnato 14 gol in 25 partite, in Champions è però ancora a secco.

Juve-Inter su Tv8? Ni. Il big match di domenica 1 marzo è al centro dei discorsi tra la Lega Calcio e Sky, che ne detiene i diritti. Ma non solo. Perché anche la Rai e Mediaset hanno voluto avere voce in capitolo, in quanto, se davvero la partita più attesa dovesse essere trasmessa in chiaro,allora servirebbe un bando apposito, oltre che una delega alla legge Melandri relativa alla trasmissione in chiaro delle partite di serie A.

La proposta della Lega di trasmettere il match in chiaro, a causa della decisione del Governo di chiudere al pubblico tutti gli eventi sportivi nelle regioni colpite dall’emergenza Coronavirus, era stata accolta positivamente da Sky, che ha subito proposto di usare la sua Tv8 come canale di riferimento. Ciò, però, non è possibile. Perché Sky non ha alcun diritto per trasmettere in chiaro su un altro canale la partita di serie A, a differenza di quanto succede con l’Europa League. Ecco allora che anche Rai e Mediaset si sono inserite nei discorsi e spingono per una soluzione unica nel suo genere: indire un bando lampo accessibile a tutte le reti per assicurarsi i diritti in chiaro del match e trasmetterlo su uno dei loro canali. Molto dipenderà anche da Sky e dal Governo.

La prima, che ne deti e nei diritti, potrebbe infine optare di trasmettere la partita solo via satellite,mail secondo potrebbe decidere di dare quanto più accesso a tutta la popolazione di fruirne. Questo perché molto spesso i match sono seguiti al bar, nei pub, in centri di aggregazione sociale che ora, come sappiamo, dalle 18 alle 6 di mattina devono restare chiusi nelle “zone rosse”. E quindi parliamo di una questione di ordine pubblico. Oltre che di tutela della salute dei cittadini. Ecco perché l’ultima parola potrebbe spettare al Governo. La situazione si evolve ed è difficile prevedere come finirà. Di certo, c’è che la palla per ora ce l’ha in mano, o meglio, tra i piedi, Sky, che si trova a un bivio. Tv8 resta un’opzione, ma al pari di un qualsiasi canale Rai e Mediaset, con quest’ultima apparsa particolarmente interessata.

È il momento più atteso da milioni di tifosi juventini, o meglio l’inizio di un momento che tutto il mondo bianconero spera possa durare più di tre mesi, fino al 30 maggio. Il momento di spezzare la maledizione della Champions League, accarezzato due volte nelle passate cinque stagioni e svanito sul più bello. Stavolta tocca a Maurizio Sarri provarci e, come peraltro aveva tentato di fare anche Massimiliano Allegri, invece di spezzarla prova a esorcizzarla, quella maledizione.

A sostituire il peso per un traguardo che sembra stregato con l’entusiasmo per un tentativo di conquista: «Io la responsabilità la sento molto di più in Italia, in campionato, dove siamo obbligati a essere i favoriti. In Europa sapete tutti, anche se fate finta di nulla, che ci sono squadre con una potenza almeno pari alla nostra. Siamo in 10-12 squadre ad avere un obiettivo-sogno e per il panorama italiano è un sogno difficilissimo da inseguire, perché rispetto a venti anni fa ci siamo fatti superare da tante realtà. Noi siamo fortunati a poterlo inseguire, non c’è niente di più bello: se lo raggiungi è l’estasi, se non lo raggiungi è stato bello il viaggio». Un viaggio che pensa già a ripetere: «Il mio destino legato alla Champions? Il presidente ha detto che il progetto è triennale e io mi fido».

INDIZI Tornando al viaggio in corso, quello della Juventus in Champions è stato bello davvero durante il girone, ma oggi inizia la sua parte più importante e decisiva. I preparativi sono stati ottimi, Sarri non abbassa però la guardia: «Il più bell’allenamento dell’anno lo abbiamo fatto in Arabia prima della Supercoppa, dunque ho imparato a non fidarmi troppo. La palla viaggiava bene, ma il corrispettivo al 100 per 100 tra allenamento e partita c’è solo sul lungo periodo. Se ci alleniamo tre mesi così allora siamo forti». Dal tono di voce, l’impressione è che sia convinto che così sarà.

Forte, sottolinea, la Juve dovrà esserlo da stasera: «Mi aspetto la prestazione, anche perché a questi livelli senza prestazione è difficile fare risultati. Affrontiamo una squadra pericolosa, che finora ha avuto l’unico difetto della discontinuità, ma che farà una grande partita. Ha due, tre elementi di grande qualità tecnica e altrettanti di grandi accelerazioni. Dovremo disputare una grande partita, come è normale che sia questo livello». Una grande partita, davanti ai propri tifosi: «Il coronavirus è un problema europeo – è intervenuto Sarri sul tema -. In Italia abbiamo fatto 3.500 tamponi, in Francia 300: altrimenti ci sarebbero più positivi anche qui.

Ritengo che i tifosi juventini abbiano il diritto di esserci, poi tutti abbiamo il dovere di contenere e risolvere il problema ». In attesa di vederla sul campo, una grande Juve Sarri l’ha ritrovata nei numeri. Tanto da poter avere l’imbarazzo della scelta. Soprattutto a centrocampo: «Le idee io le ho abbastanza chiare. E chiaro che abbiamo un centrocampo variegato per caratteristiche. Questa è una partita difficile anche da interpretare, perché loro alternano momenti in cui aspettano e altri in cui pressano. Un po’ di gamba, intesa come dinamismo con accelerazioni importanti, in mezzo ci farà comodo». Potrebbe essere la gamba di Matuidi, oppure di un Rabiot in crescendo continuo: «Entrare nel calcio italiano non è facile, per mentalità e tatticismo.

Ha fatto fatica Platini, normale che l’abbia fatta anche Adrien. Però è da tempo in grande crescita e ci lascia la sensazione di poter fare ancora meglio: siamo fiduciosi perché il percorso di crescita sembra ben avviato». È difficile trovare le parole, invece, per valutare Cristiano Ronaldo: «Quale sia il suo stato di forma lo dicono i numeri. È trainante, trascinante. Per l’effetto che ha sulla partita, ma pure durante nella settimana. Quando ha la gamba giusta e si allena con entusiasmo è un trascinatore per tutti i compagni anche durante l’allenamento». E con lui inseguire quel sogno è ancora un po’ più bello.

Calma apparente in Champions League ai tempi del Coronavirus. La Francia guarda con apprensione a quello che sta succedendo in Italia e sta varando i primi provvedimenti (quarantena per tutti i bambini o i ragazzi che negli ultimi 14 giorni sono passati da città della Lombardia o del Veneto, i controllori dei Tgv non si spingono fino a Milano ma salgono e scendono a Modane) per evitare che il contagio possa superare le Alpi, ma nessun divieto è stato deciso per la sfida di questa sera a Lione, come ha prontamente annunciato sul suo sito anche la Juventus, e i tifosi bianconeri – sono attesi circa 3000 sostenitori – saranno regolarmente ammessi al Groupama Stadium. «Le autorità francesi e l’Olympique Lyonnais comunicano che non sono previste, in questa occasione, particolari restrizioni per i fan bianconeri». Più o meno lo stesso messaggio che il club di Andrea Agnelli ha fatto recapitare ai singoli soci degli Juventus Club.

MASCHERINE Un sospiro di sollievo per i tifosi che sono in possesso dei biglietti: alcuni gruppi si sono messi in viaggio già ieri, ma la massa è attesa per oggi. Da nord e centro Italia la maggioranza ha scelto di viaggiare in treno, in macchina o in pullman, viste le distanze non proibitive per raggiungere la capitale dei Galli. Nessun ostacolo lungo la tratta autostradale: prima e dopo il Tunnel del Frejus, che segna il confine tra Italia e Francia, non si sono visti posti di blocco della gendarmeria.

In tre ore e mezza si sono percorsi i 300 chilometri che separano Torino da Lione. Diversa, invece, la situazione sui Tgv: ce ne sono tre giornalieri, i primi due sono i Milano-Parigi e bisogna cambiare a Chambery per raggiungere Lione, quello del pomeriggio è diretto. E alla stazione di Modane, la prima tappa sul territorio francese, i poliziotti della Gendarmerie, alcuni con le mascherine sul volto, sono saliti sui convogli per alcuni controlli. Nessun allarmismo però: più che chiedere i documenti, si sono informati sulla salute dei passeggeri al primo colpo di tosse o al primo starnuto. E quando sono scesi si sono disinfettati il viso a scopo precauzionale, dopo il caso del Flixbus, proveniente da Milano, bloccato lunedì a Lione dopo che una passeggera ha chiamato la polizia, allarmata dalla forte e anomala tosse dell’autista.

PRECAUZIONE Sicuramente i controlli si intensificheranno oggi, ma al momento non ci sono limitazioni per i tifosi della Juventus. Se Olivier Vran, il Ministro della Salute francese, è stato piuttosto rassicurante ieri mattina sull’organizzazione della partita («Dovremmo fermare eventi collettivi? Dovremmo fermare le partite? La risposta è no perché il virus non circola in Francia e perché i casi sono circoscritti in Italia»), non la pensano allo stesso modo Laurence Fautra e Christophe Quiniou, i sindaci di Décines e di Meyzieu, i due comuni su cui sorge il Parc Olympique Lyonnais. Preoccupati per la salute dei loro concittadini, hanno scritto alle autorità competenti chiedendo di bloccare l’arrivo dei sostenitori bianconeri: «In nome del principio di precauzione, ma anche della prevenzione di qualsiasi disturbo dell’ordine pubblico, chiediamo alle più alte autorità dello Stato francese di pronunciarsi contro l’arrivo dei sostenitori italiani».

I due funzionari sono da diversi giorni in stretto contatto con la prefettura regionale, ma anche con l’Agenzia Sanitaria Regionale, per esprimere le più forti riserve soprattutto perché temono che la maggior parte dei tifosi juventini non provenga da Torino o dal Piemonte, , ma che arrivino proprio da Lombardia e Veneto, le regioni italiane più colpite dal contagio. La decisione finale spetta al Ministro della Salute e, a ieri sera, la protesta dei sindaci è rimasta inascoltata. Mentre il presidente del Lione, Jean-Michel Aulas è stato distensivo: «E’ inutile in un momento di convivialità come questo, creare ulteriori ansie legate al Coronavirus. Se gli scienziati ci forniscono risposte chiare, atteniamoci a queste. Tutti i tifosi del Lione e della Juventus potranno raggiungere lo stadio senza difficoltà.

È la notte del Comandante. Sì, naturalmente, nei sogni del popolo juventino dovrà essere (ancora) Ronaldo il faro che illumina la strada del sogno Champions. Ma quella di Lione deve anche essere l’occasione della svolta definitiva per Maurizio Sarri. Il tecnico bianconero è molto carico, come dimostra la prima risposta della vigilia ad un giornalista francese sul tema del momento e sulla richiesta di alcuni di vietare la trasferta ai sostenitori juventini: «Il coronavirus è un problema europeo, non italiano.

In Italia abbiamo fatto 3.500 prove di tamponi e diversi sono risultati positivi. In Francia ne avete 300 e ne avete trovati molti meno. Se fate altri tamponi, probabilmente troverete altri positivi. Tutti i nostri tifosi hanno il diritto di essere qui. Abbiamo un problema, bisogna prima cercare di contenerlo e poi di risolverlo». E poi, a Sky, ha punto ancora: «Juve-Inter a porte chiuse? Se sarà così, allora dovrebbe valere anche per tutte le altre partite. Perché anche in altri stadi sicuramente andranno spettatori che per tutta la settimana lavorano in Lombardia, Piemonte e nelle altre ragioni italiane».

NO PRESSIONE. E’ la notte del Comandante. Perché la Juve arriva ai nastri di partenza della fase decisiva della corsa europea con i piccoli passi avanti mostrati contro la Spal, che possono rappresentare il trampolino di (ri)lancio verso il momento del raccolto stagionale. E, soprattutto, perché finora in campo continentale, i bianconeri hanno recitato da protagonisti, vincendo il girone da imbattuti ed eguagliando il record di punti (16), ottenuto in altre due occasioni nella loro storia. Con l’Europa, inoltre, Sarri sta mostrando un feeling duraturo: non perde infatti da due anni.

Tradotto: 22 risultati positivi di fila, numeri che non vanno trascurati, anche perché nel frattempo è arrivata anche la vittoria in Europa League con il Chelsea. Sarri resta sugli stessi toni alti, allontanando la pressione del momento: «Sento più responsabilità a livello italiano dove abbiamo l’obbligo di essere favoriti e di vincere – rileva – Voi fate finta di nulla per convenienza personale, ma ci sono squadre che hanno una potenza superiore alla nostra e hanno squadre forti come la nostra. Noi siamo tra le 10-12 per cui la Champions è un obiettivo-sogno e siamo molto fortunati a poterlo inseguire; non c’è altro di più bello nella vita di inseguire un sogno. Se lo raggiungiamo è un’estasi, altrimenti è stato bellissimo il viaggio». Con Ronaldo, tutto potrebbe essere più facile: «Cristiano è un giocatore trainante e trascinante, ora sta bene da punto di vista fisico e mentale.

Ha segnato 16 gol nelle ultime 11 gare, i numeri riflettono il suo stato di forma». Attorno deve esserci tanto altro, in ogni caso. «Dobbiamo fare una prestazione di alto livello altrimenti a questi livelli diventa difficile fare risultato. Giochiamo contro una squadra pericolosa che quest’anno ha avuto l’unico difetto della discontinuità, ma non possiamo fare affidamento su questo perchè il Lione farà una grande partita». Nel complesso però non crede che il suo futuro si legato alla Champions: «Non lo so, il presidente Agnelli ha detto che il progetto è triennale e io ho grande fiducia in lui, visto che parla sempre in maniera schietta». Ciak, si gira il sogno.



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