Uccisa a 12 anni e gettata nel pozzo Il “biondino” di Primavalle se la cavò



Questo articolo in breve

Lavoro fisso l’Egidi non ce l’ha, ma durante gli interrogatori degli inquirenti nel periodo successivo alla scoperta del cadavere della povera Annarella, egli dichiara che in quella triste giornata del 18 Febbraio 1950, era tornato dal lavoro – forse un’attività molto temporanea come giardiniere? – proprio con l’autobus 236, con cui nel pomeriggio si era recato da solo in zona “Prati”, al cimema “Scipioni” a vedere un film di cui non ricorda nè titolo né trama ma gli è ben rimasto impresso nella mente che era ambientato in zone dove “ c’era la neve…”. Informazioni di poco conto, dubbie, quasi inesistenti… Prima, però, sostiene di essere stato a cena sempre in quella zona di Roma, in un’osteria di via Germanico 58, dove ha mangiato del formaggio e bevuto un po’ di vino. Poi è tornato a Primavalle con lo stesso bus 236.



Ma è abbastanza probabile che abbia passato parte del pomeriggio con una giovanissima “colf” in servizio da quelle parti… Dichiarazioni alquanto strane se si considera che all’epoca non risulta che egli avesse alcun lavoro in grado di fargli passare interi pomeriggi a bighellonare e spendere quei pochissimi soldi che ha in zone di Roma ben lontane da dove abita e che sua moglie, in attesa di un figlio – poi nato proprio in quelle tristi giornate – lo attende, come al solito, per cena. Leonello non ricorda molto di quel pomeriggio ma ricorda bene di aver comprato delle castagne all’infreddolita Annarella… Tre anni prima, nell’Aprile del 1947, Egidi si è sposato con una ragazza calabrese, Teresa Lemma, e una volta abitava proprio sotto l’appartamento dei Bracci, in uno scantinato concessogli in subaffitto dalla madre di Annarella.

Poi, nel Luglio del 1949, L’Istituto Case Popolari, gli aveva concesso un appartamento più o meno nella stessa zona, ma al Lotto 18, Scala H, interno 79. Ma sì, “…è proprio l’amico Leonello che mamma ben conosce!”, pensa Annarella quando lo vede scendere dall’autobus. È proprio il buon Leonello che insegna a suonare la fisarmonica al fratello maggiore di Annarella, a Mariano, dopo che a quest’ultimo, a seguito di un male incurabile alle ossa, è stato necessario amputare una gamba… Di Leonello Egidi ci si può fidare e Annarella si sente un po’ più sicura, anzi, un po’ “spavalda” e chiede al vicino di casa di comprarle qualche castagna arrostita, così potrà mangiare qualcosa prima della “cena” e riuscirà anche a scaldare le sue mani di bambina che ha patito la fame e il freddo durante la Seconda Guerra Mondiale – Annarella è nata il 15 Dicembre 1937 – ma anche dopo, in quel tragico 1950… Poi più nulla… Anna Bracci non torna a casa né quella sera né nei giorni successivi. La mamma la cerca in ogni dove, alle ricerche si associano anche volenterosi vicini e amici di famiglia, ma nulla di nulla per almeno cinque giorni…

Alle 11,30 del 19 Febbraio 1950 – dopo una notte insonne e affannose ricerche anche tra i vicini di casa – Marta Fiocchi si reca presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Primavalle e denuncia la scomparsa della figlia Anna. In realtà prima della tarda mattinata del giorno 19, la mamma di Annarella, poco dopo la mezzanotte del giorno 18, accompagnata dal fratello Francesco, si è recata al corpo di guardia dello stesso Commissariato e – per i lettori “avidi” di dettagli… infinitesimali – ha denunciato al capo posto, Guardia scelta Gino Bambini e alla Guardia Romeo Orsini, l’inconsueta assenza da casa della figlia.

La Polizia inizialmente cerca di convincerla che non è successo nulla di grave e tergiversa un po’, forse un po’ troppo… Poi – soprattutto dietro le rumorose insistenze degli abitanti della zona – verso il 24 del mese, la Polizia e i giornali iniziano ad occuparsi della scomparsa della bambina. Le indagini proseguono fino al 3 Marzo quando in Via la Nebbia, in aperta campagna e abbastanza lontano dal Lotto 25, sul fondo di uno dei vari pozzi artesiani presenti nella zona, la polizia rinviene il corpo della povera Annarella. Una circostanza strana che fa da irreale sfondo a questo ritrovamento è la testimonianza del nonno di Annarella, Melandro, il quale sostiene di avere sognato la nipote mentre lo pregava di cercarla… proprio in un pozzo.

Misteri dei “canali occulti della mente”… Anche se le solite malelingue pensarono subito che i “canali” potevano essere molto meno “occulti” perchè “tracciati” dalla non indifferente taglia di ben trecentomila lire offerta da un nobile pugliese – il barone Melodia, vivamente impressionato dalla vicenda – a chi fosse in grado di fornire precise informazioni sulla fine di Annarella… Noi, invece, diamo piena fiduca a nonno Melandro il quale ha perlustrato ogni metro quadrato della vasta zona compresa tra Primavalle e la Pineta Sacchetti, fino al momento in cui viene colpito da un pungente odore proveniente da uno dei pozzi artesiani della zona…

La Polizia, i Carabinieri, credono poco all’intervento del “soprannaturale” in queste circostanze e iniziano ad indagare sulla madre, su uno degli ultimi suoi “fidanzati” e anche su Leonello Egidi, visto, da alcuni vicini di casa, mentre parlava con Annarella proprio la sera di quel tragico 18 Febbraio. Egidi, sposato e padre di due bambini – uno dei quali nato proprio in quei giorni – forse è o è stato anche uno dei vari intimi amici di Marta, la madre della bambina, all’epoca convivente con tale Adamo Moroni, anche lui indagato ma poi immediatamente ritenuto estraneo ai fatti. In realtà, Marta si da…molto da fare. Un anno prma della scomparsa di sua figlia Annarella, durante una festicciola in famiglia, ha conosciuto tale Mario Santini, manovale trentenne, sposato e con ben tre figli, abitante al Lotto 5, interno 223 ma, non eccessivamente contenta di questo sporadico legame, Marta ha preferito, contemporaneamente, intrecciare un’assidua frequentazione con Adamo Moroni, netturbino, sposato e con figli, abitante nello stesso suo stabile, al piano di sotto. La moglie del Moroni, Francesca Magliocchetti, se ne accorge e allora al Lotto 25… le scenate di gelosia, le urla, gli schiamazzi si sprecano! Questo, in estrema sintesi, l’ambiente familiare in cui vive Annarella la quale trova uno spiraglio di felicità solo durante le economicissime festicciole in famiglia in cui ama ballare, unico suo svago in un esistenza all’insegna della povertà, dello squallore, dell’incertezza quotidiana. No, non è del tutto esatto. Annarella trova un punto di riferimento nel nonno, Melandro Bracci abitante a circa dieci chilometri da via Federico Borromeo, al quale confida i suoi piccoli, innocenti desideri di bambina: dei dolci, qualche frutto, le festicciole durante le quali evade dalla sua dura realtà quotidiana.



Lascia un commento