Uomini e Donne anticipazioni oggi lunedì 14 dicembre: Gemma Galgani vuole qualcosa in più da Maurizio e ”si bagna”



Oggi lunedì 14 dicembre riparte il consueto appuntamento anticipazione di Uomini e Donne. Volevamo ricordare a tutti gli appassionati nella trasmissione lo stop dal 21 dicembre per le feste natalizie.

Vediamo nel dettaglio cosa accadrà oggi nello studio di registrazione aeroporti di Roma.

Gemma Galgani oggi tornerà in studio, la donna Torinese si esibirà in una sfilata e Immediatamente dopo fra un balletto sulle note di Flashdance per poi ricevere un abbondante secchiata d’acqua.
 I voti del pubblico saranno generosi, infatti la donna con una standing ovation e tutti 10. Subito dopo ci rivolgiamo a Maurizio, invitandolo a cena fuori col desiderio di andare oltre, cosa che non lascia indifferente Maurizio.

Il Natale di Gemma Galgani

Il Natale, da sempre, vità più bella dell’anno, simbolo di rinascita e di rinnovamento, accompagnata da luci scintillanti, addobbi, regali, prelibatezze culinarie e la compagnia delle persone a noi più care. Eppure, negli anni, è possibile individuare e ricordare quel Natale ancora più speciale degli altri, che avresti quasi voluto fermare nel tempo, come una cartolina vivente dove rimanere molto più a lungo di quelle fantastiche venti-quattr’ore.
Non ho dubbi: il Natale più bello e indimenticabile è stato quello che ha visto l’arrivo di mia sorella Silvana, che, nata a Luglio, aveva soltanto cinque mesi. Per la nostra famiglia il Natale iniziava molto tempo prima: con la prima domenica d’Avvento si iniziava a respirare festa nell’aria. Il primo programma era l’allestimento del presepe, un vero rituale di famiglia.
Srotolavamo tutte le statuine ben avvolte in carta velina, dopodiché si ravvivano le pecorelle, ricoperte di piccoli batuffoli di cotone per simulare il manto di lana. Obbligatorio un giretto al Parco del Valentino, la nostra fonte per rimediare il muschio che, oltre alla carta verde crespa, diventava la base ideale per il presepe dove appoggiare ì pastori, le casette con il cortile e le piccole galline, ì pezzi di sughero per fare le colline, fino ad arrivare alla capanna della Sacra Famiglia.
Nei dintorni delle casette, era stato situato un pozzo, che il babbo aveva impreziosito con una gelatina rossa sul fondo. Altro particolare bucolico il laghetto, fatto con i pezzi rotti degli specchi, a discapito dì ogni forma di scaramanzia! Ma il pezzo forte era la capanna: la farina sul tetto simulava la neve, l’Angelo che suonava il flauto era come se la proteggesse e, al suo interno, il bue, l’asinelio, San Giuseppe, la statuina della Madonna bellissima e poi la culla vuota… fino alla mezzanotte.
La statuina del Bambin Gesù è sempre stata la mia disperazione, perché volevo essere sempre io e soltanto io a metterla al suo posto, a tal punto che mi tormentavo fino alle lacrime se ì miei genitori non mi accorciavano il permesso, che, naturalmente, mi veniva dato allo scoccare della mezzanotte. Tutto il presepe, comunque, aveva fievoli lueine qua e là e, dietro ogni statuina, si celava una storia per renderla viva, con tanto impegno, fantasia e, tanto amore… Proprio l’amore quell’anno mi fece insistere che, nella culla, avremmo dovuto mettere la piccola Silvana, perché era piccola ed era stata un bellissimo regalo, tanto che mamma Rosina accolse tutte le mie frenetiche fantasie con un sorriso dolcissimo…
Le decorazioni natalizie addobbavano il resto della casa, ma niente albero di Natale, non ho mai ben capito il perché, però io e le mie sorelle eravamo tanto contente lo stesso, perché c’erano anche i nostri piccoli rituali… Silvana era troppo piccola ma io, che all’epoca avevo sette anni e mia sorella Anna quattordici, trascorrevamo gran parte della notte precedente la Vigilia a bisbigliare, cercando d’indovinare che regali avremmo ricevuto: avendo già smesso dì credere a Babbo Natale, la costringevo a frugare in tutti gli armadi alla ricerca di pacchi e pacchettini! Anna lo faceva sempre controvoglia perché lei, più obbediente e tranquilla di carattere, ne avrebbe fatto volentieri a meno, tanto più che il rischio di svegliare i nostri genitori e, ancora peggio, la piccola Silvana, era sempre alle porte!
Mi è molto spiaciuto smettere di credere a Babbo Natale così presto, complice un’amichetta a cui da tempo era stata sfatata quella favola. Per non arrendermi del tutto alla realtà dei grandi, però, anche quell’anno, scrissi la letterina. Ero stata anche generosa: il primo regalo lo chiesi per la mia sorellina Silvana, precisando che doveva essere un giocattolo con la musica, insomma un bellissimo carillon! A seguire chiesi una bambola uguale a quella che aveva già mia sorella Anna, così avremmo smesso di litigarcela, poi un cappottino della mia misura per non essere costretta a indossare quello di Anna. Per concludere, un bel set di colori: tante matite colorate, gli acquarelli e album da disegno, perché amavo tanto disegnare fin da piccola!
Alla Vigilia di Natale ci raggiungevano i miei padrini e si riunivano da noi tutti i parenti, compresi quelli che abitavano in Toscana: le zie, mio cugino Sergio, che cercava di trasmettermi la passione per l’arte, mio cugino Franco, amante della letteratura, il nonno e la nonna, che cercava di riportare l’attenzione sul significato religioso del Natale, ma io ero piccola e l’unica cosa che m’interessava era mettere il Bambin Gesù nella culla fatta di paglia e ricevere tanti regali! La cena della Vigilia era all’insegna delle specialità toscane: il babbo tagliava il prosciutto crudo al coltello, il famoso buristo, insaccato a forma di grosso Wurstel, la finocchiona, il capocollo e il salame di cinghiale, accompagnati dal famosissimo pane senza sale. A seguire cappelletti in brodo, rigorosamente di gallina, cotechino con purea e dolci di vario tipo: ricciarelli, cavallucci (biscotti toscani con noci e spezie varie), panforte e gli intramontabili cantucci, con il Vin Santo solo per i grandi.
Poi lo scompiglio in attesa della mezzanotte, con mamma Rosina e papà Alfredo che cercavano di uscire dalla confusione per organizzare in qualche modo i preparativi per la solenne Messa di mezzanotte, al “Santuario della Consolata”. Unica grande assente la nonna, rimasta a casa per dedicarsi anima e corpo (si fa per dire!) alla preparazione del pranzo di Natale. Quando poi si usciva e nevicava il quadretto era perfetto. Nella corsa del rientro a casa noi eravamo agitatissimi, perché, come per incanto, uno stuolo di regali coloratissimi faceva da cornice al presepe, adagiati persino con gusto ed eleganza. Con quale entusiasmo strappavano la carta che ci separava dal dono tanto desiderato e poi ancora dolcetti, le favolose caramelle ” cri cri” e l’immancabile panettone!
Poi tutti a nanna, anche se, con tutte quelle emozioni dentro, chi aveva voglia di dormire?


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