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Un girone fa, la prima volta da titolare. E tra l’Inter e Achraf Hakimi è stato subito amore. Anzi, in realtà l’amore col ragazzo arrivato dal Real, previa esplosione in quel di Dortmund, non è stato proprio un colpo di fulmine, c’è stato un primo appuntamento interlocutorio. Perché alla prima partita di campionato dell’Inter contro la Fiorentina (per il calendario la seconda giornata) Hakimi è partito dalla panchina. Poi però quando è entrato ha fatto vedere colpi e ha messo a referto subito un assist. Un ingresso da giocatore importante che gli ha fatto meritare la titolarità contro il Benevento: lì il 30 settembre ha mostrato che i 40 milioni messi sul piatto per averlo erano stati ben spesi.

La sua partita nel girone d’andata, condita dal primo gol segnato con la maglia nerazzurra e dal secondo assist stagionale, è stata talmente devastante da riuscire a scomodare paragoni leggendari. Un laterale capace di raccogliere l’eredità dell’esterno destro talentuoso lasciata spesso vacante da Maicon in poi, che spacca le partite e illumina il gioco offensivo dell’Inter. Un girone dopo per Hakimi le statistiche dicono che con 5 assist e 6 reti è uno dei giocatori più decisivi di questa Inter. Conte comunque dovrebbe utilizzarlo dal primo minuto contro il Benevento perché martedì, nell’andata delle semifinali di Coppa Italia contro la Juventus, l’esterno marocchino sarà squalificato a causa del giallo rimediato nel derby dei quarti per un fallo su Krunic – e la sua rischia di essere un’assenza pesante nell’economia delle semifinali, visto quanto bene sta facendo.

Al di là di Hakimi la formazione che scenderà in campo contro il Benevento potrebbe però avere qualche differenza rispetto a quelle delle ultime uscite in campionato. Dopo aver osservato un turo di riposo nel derby di Coppa Italia, davanti ad Handanovic tornerà Bastoni che occuperà la posizione di competenza, con Ranocchia candidato a dare un possibile turno di ossigeno a De Vrij e Skriniar a destra. A centrocampo i dubbi maggiori, con Gagliardini probabile titolare insieme a Barella e l’ipotesi Eriksen che potrebbe essere del match dall’inizio. Se sulla destra, come detto, la presenza di Hakimi è assai probabile, a sinistra Perisic appare in pole rispetto a Young, mentre in attacco dovrebbe essere riproposta la coppia di soliti noti: Lukaku e Lautaro.

I precedenti non autorizzerebbero ottimismo, ma questa sera al Meazza, terzo anticipo della fase discendente, il Benevento non ritiene di partire battuto. Tre anni fa, in Coppa Italia, l’Inter maramaldeggiò (6-2); lo stesso è accaduto all’andata, sul tappeto del “Vigorito” i nerazzurri calarono un pokerissimo, ma quella era ancora una squadra eccessivamente sbarazzina, scarsamente preoccupata della fase difensiva, al punto da collezionare la poco invidiabile media di 3 reti a partita nei primi 7 turni e nel match di Coppa contro l’Empoli. Inzaghi, comunque, garantisce: «Non siamo qui per una gita, bensì per disputare una grande gara. Dovremo fare una partita di squadra, badando a restare compatti, anche perché se immagini solo di difenderti, rischi seriamente l’imbarcata. E noi, invece, ci teniamo a fare una bella figura. Un impegno di tale importanza presuppone un Benevento al 100%, che però dovrà pure confidare in qualche défaillance tra avversari favoriti per lo scudetto».

In quanto al modulo, il tecnico dovrebbe optare per un 3-5-2. Non figura neppure tra i convocati Christian Maggio, ma da qualche tempo i segnali erano inequivocabili, tutti nella direzione di un defenestramento dell’ex Napoli. Torna, invece, a calcare le zolle del Meazza Luca Caldirola, 12 anni nelle giovanili nerazzurre, ma solo un’apparizione in Champions e nessuna in A per il difensore: con lui in difesa Glik e Barba. Cerniera di centrocampo con il neoacquisto Depaoli e Improta sulle corsie esterne, con Viola fulcro del gioco, ai lati Hetemaj e Ionita. Viola, tornato contro il Torino dopo dieci mesi, dovrebbe essere favorito su Schiattarella, debilitato dal Covid. Quindi Lapadula, tornato al gol dopo un’eternità, affiancato da Caprari. L’argentino Gaich non sarà della trasferta, è arrivato a Benevento ieri pomeriggio.

Ibrahimovic? Meglio pensare al Benevento e a quello zero in gol segnati nelle ultime quattro gare di campionato, un record – negativo – da cancellare. Romelu Lukaku ha voglia di voltare pagina, di lasciarsi alle spalle quanto accaduto martedì.

Oggi sa che arriverà il comunicato del giudice sportivo che lo squalificherà per la semifinale d’andata di Coppa Italia contro la Juventus (era diffidato e il giallo per il parapiglia con Ibra lo escluderà dal primo round con i bianconeri), poi confida che tutto finisca lì, anche se non è da escludere un approfondimento di indagine da parte della Procura Federale. A quel punto il centravanti belga potrebbe rischiare una sanzione più pesante visto che, pensando alle sue “minacce” verso Ibrahimovic, potrebbe entrare in ballo l’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva dove si fa riferimento all’«obbligatorietà delle disposizioni generali, in cui i soggetti sono tenuti all’osservanza dello Statuto, del Codice, delle Norme Organizzative Interne Figc (Noif) nonché delle altre norme federali e osservano i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva».

Si vedrà, di sicuro Lukaku è rimasto colpito da quanto successo, soprattutto dalla sua reazione, una cosa che mai gli era capitata su un campo di calcio. Il riferimento alla madre fatto da Ibrahimovic gli ha fatto chiudere, come si suol dire, la vena e non ci ha visto più. Lukaku mercoledì si è chiuso in casa in silenzio, ieri si è presentato ad Appiano per allenarsi. “Big Rom” vuole tornare a pensare al campo, dove esistono duelli duri, ma al tempo stesso corretti, come quello andato in scena due settimane fa con Chiellini che a fine partita descrisse bene la sfida fra i due, sottolineando però la lealtà degli scontri. Lukaku non ha vissuto allo stesso modo quello per esempio con Romagnoli che ha scatenato il caos successivo (Romagnoli, fra l’altro, assistito di Raiola, come Ibrahimovic, l’agente che Lukaku lasciò non senza strascichi polemici a fine 2018).

Comunque sia, domani sera Lukaku guiderà l’attacco dell’Inter contro il Benevento. La squalifica in Coppa Italia, infatti, impone a Conte di schierare il suo leader offensivo e non tenerlo a riposo in vista della Juventus. Lukaku freme, in Coppa Italia ha segnato, così come accaduto con la Fiorentina negli ottavi di finale, ma in campionato è fermo al gol realizzato il 3 gennaio contro il Crotone. Poi ci sono state quattro gare a secco: Sampdoria (dove ha giocato solo la mezzora finale perché non al top fisicamente), Roma, Juventus e Udinese. Mai da quando è all’Inter, Lukaku ha avuto un tale filotto negativo. Nel campionato scorso, per esempio, era arrivato al massimo a tre gare. Il belga in questa stagione ha segnato 18 gol in 25 partite, se escludiamo le ultime quattro in campionato, il bilancio diventa 18 in 21: quasi un gol a partita. Logico, quindi, che l’ex United voglia riprendere la retta via anche per sfidare Cristiano Ronaldo, Immobile e lo stesso Ibra nella classifica marcatori della Serie A (primo il portoghese con 15, poi Immobile a 13 e i due “milanesi” a 12).

Fra l’altro, tornando all’episodio con Ibrahimovic, c’è una curiosità che lega Lukaku e… il Milan. Il belga, per quanto concerne gli aspetti extra-calcio è seguito da anni dall’agenzia statunitense Rom Nation; agenzia che da luglio ha stretto una partnership anche col Milan. Lo scontro di martedì, comunque, pare non aver creato frizioni o turbative nel rapporto fra Rom Nation e i suoi assistiti.

I compagni, come chiaramente scritto sui social da Theo Hernandez, sono davanti a lui a sostenerlo. Loro, i suoi soldati. Zlatan Ibrahimovic domani pomeriggio al Dall’Ara di Bologna riprenderà il filo interrotto al minuto 58 del derby di Coppa Italia di martedì sera, quando nella foga di una partita diventata nervosa una mezzora prima per lo scontro con Lukaku, ha steso a centrocampo Kolarov, da ammonito, venendo così espulso dall’arbitro Valeri. Ibra lì ha capito di averla combinata grossa e la voglia di riscatto è proprio nei confronti dei suoi compagni che da un anno lo stanno seguendo come un messia.

Zlatan sa bene qual è il suo ruolo, sente la leadership e la responsabilità di essere una guida per una squadra giovane che da giugno del 2020 sta regalando gioie impensabili a società e tifosi. Ibrahimovic sente il peso della squadra sulle sue spalle e sa bene che martedì questo peso ha finito per schiacciarlo. Per stuzzicare un rivale, o meglio, IL – tutto maiuscolo – rivale cittadino per una sfida tutta personale, ha finito per danneggiare i compagni, la squadra, il Milan. Se il Diavolo martedì è uscito da una competizione a cui teneva la colpa non sarà principalmente di Ibrahimovic, ma è chiaro che in un processo il principale indiziato alla condanna sarebbe lui. Domani a Bologna il Milan dovrà cancellare le ultime due sconfitte, in particolare quella di sabato scorso contro l’Atalanta. Se con l’Inter il ko è arrivato per situazioni particolari, contro la Dea invece c’è stata una debacle generale: i rossoneri sono stati schiacciati dai ragazzi di Gasperini e lo stesso Ibra aveva evidenziato le lacune della squadra. La classifica sorride ancora al Milan, campione d’inverno, ma il vantaggio sull’Inter è di soli due punti e bisognerà cercare di terminare in maniera positiva un gennaio nel quale i rossoneri hanno già perso tre volte, quante in tutto il 2020. Ibrahimovic all’andata realizzò una doppietta al Bologna, i primi 2 dei suoi 12 gol in campionato in sole nove presenze. Ha voglia di riscattarsi e lasciarsi alle spalle quanto accaduto.

Oggi Ibra dovrà però inevitabilmente tornare a pensare al derby e al brutto spettacolo offerto con Lukaku perché in giornata arriverà il comunicato del giudice sportivo. Ibra sarà squalificato per una giornata, ma è quanto potrebbe succedere poi che potrebbe creare dei problemi. Tutto dipenderà dalla Procura Federale, se gli inquirenti della Figc dovessero aprire un’inchiesta basandosi su quanto riportato dai media, chiedendo a quel punto un’analisi dei video e degli audio dei minuti finali del primo tempo di Inter-Milan. Il rischio, per Ibra, è che quanto da lui urlato a Lukaku, col riferimento al rito voodoo della madre, venga ritenuto una violazione dell’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva, ovvero quello relativo ai “comportamenti discriminatori”. Quanto detto, infatti, non avrebbe valenza razzista – cosa che comunque Ibrahimovic ha tenuto subito a chiarire nelle ore successive alla partita -, ma religiosa, visto che il voodoo è a tutti gli effetti una religione. Quello di Ibra contro Lukaku, dal suo punto di vista, era ovviamente un “attacco” personale, una provocazione per indebolire psicologicamente un avversario, non un voler discriminare una religione e infatti il giocatore in questi due giorni a Milanello era stupito delle eventuali conseguenze a livello sanzionatorio. Oggi si capirà qualcosa in più; Ibra si è già scusato più volte con squadra e società per l’espulsione, tant’è che quanto accaduto non ha incrinato i rapporti. Adesso, in attesa del giudizio, la mente è al Bologna e alla voglia di regalare un nuovo sorriso ai tifosi rossoneri e un dispiacere all’amico Mihajlovic. E di segnare il gol numero 500 in carriera con i club.



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