Giancarlo Magalli contro La Vita in diretta e altri temibili competitor



Dalla Tv del mattino a quella del pomeriggio. Giancarlo Magalli, lasciata la leggendaria piazza Grande de I fatti vostri, ha appena debuttato alla guida di Una parola di troppo: il nuovo quiz di Raidue, in onda dal lunedì al giovedì alle 17.15. Il conduttore romano, che ammette con simpatia di averla detta sul serio ogni tanto qualche scomoda parola di troppo nella sua vita, si racconta con la consueta schiettezza.



Giancarlo, con quale spirito stai affrontando questa nuova avventura televisiva? «Con grande entusiasmo. Guidare un quiz era da sempre un mio desiderio e sono felice davvero che me lo abbiano esaudito. Il quiz è un tipo di format divertente e allegro, una Tv molto diversa da quella che ho fatto negli ultimi anni. In realtà non sono un novizio di questo genere televisivo. L’ho frequentato parecchio tempo fa e anche allora mi divertii moltissimo».

La collocazione pomeridiana ti porta a scontrarti con programmi già rodati e di successo. «Sarà difficile, lo so bene. Abbiamo contro La Vita in diretta che è leader degli ascolti in quella fascia e  altri temibili competitor. E una fascia in cui molti non hanno superato il 2% di share. La Rai lo sa e se non dovessimo superare quell’obiettivo spero che non ce ne vogliano. Oppure magari faremo il 3 e saranno felici, il 4 e saranno entusiasti, il 5 e allora ci faranno un monumento».

Da autore di giochi e quiz televisivi ne hai inventati parecchi. Compreso quello diventato iconico dei fagioli di Pronto, Raffaella?… «Lo mutuai dall’America, e io e Gianni (Boncompagni, ndr) lo adattammo all’Italia. Era un giochino divertente e appassionante per il pubblico.

L’idea era carina e intrigante. Non si doveva essere degli scienziati per rispondere a quel quesito. D’altra parte quel tipo di programma e di pubblico di riferimento non ci poteva spingere a chiedere chi, per esempio, avesse vinto la Terza Guerra d’Indipendenza.

La gente mi incontrava per strada e la prima cosa che mi chiedeva era proprio quanti fagioli ci fossero in quel barattolo. Sono passati alla storia come i fagioli di Raffaella, lei, bonariamente, si arrabbiava e precisava: “No, sono i fagioli di Magalli!”».

Come è stato lavorare con lei? «Abbiamo acceso con quel programma la fascia del mezzogiorno di Raiuno. Era una bella sfida, visto che l’anno precedente era partito II pranzo è servito con Corrado su Canale 5. Fino ad allora c’era stato il monoscopio e invece, finalmente, si era compreso che il pubblico davanti alla Tv c’era a quell’ora e la Rai volle farsi trovare pronta. Io e Boncompagni studiammo il programma e mettemmo in piedi questa trasmissione che inizialmente doveva essere affidata a Gianni Morandi».

«La Carrà era straordinaria» Davvero? Ci stai dando una notizia incredibile… «Non tutti lo sanno, ma noi lo avevamo scritto per lui. Inizialmente Gianni accettò, poi ci ripensò. Un impegno quotidiano sul piccolo schermo lo spaventò. Boncompagni avanzò allora il nome di Raffaella. Ci pensarono un po’ perché la Carrà era una soubrette straordinaria, ma li avrebbe dovuto fare tutt’altro. Gianni, che la conosceva bene, garanti per lei. E aveva ragione».

Raffaella come reagì a quella proposta? Per lei era un cambiamento importante visto che si era cimentata sempre con i grandi show di prima serata… «Capi subito le potenzialità di quel programma. Era una donna furba e intelligentissima. Non si può ballare tutta la vita, lo sapeva bene, e comprese che era il momento di dare una svolta alla sua carriera. Non a caso tante sue colleghe poi si sono fermate, lei, , invece, diventata conduttrice, ha continuato a lavorare con sempre maggior successo per altri trent’anni».

A proposito di lunghe avventure Tv, che lussi ti concedi oggi che non sei più in diretta ogni mattina al timone dei fatti vostri? «La necessità di non alzarmi presto al mattino, di precipitarmi in studio, tutto questo mi dà senso di grande libertà. Senza nulla togliere a quel programma che mi ha dato tanto, a cui sono legato e che magari tornerò a fare… per ora questo senso di libertà me lo godo».

Quindi il tuo non è stato un addio a I fatti vostri, ma solo un arrivederci? «Mai dire mai… I fatti vostri resta il programma della mia vita, l’ho fatto per trent’anni. Però, come è giusto che sia, bisogna avere voglia di farlo e a me la voglia era passata». Che impressione ti fa Salvo Sottile, nuovo padrone di casa del programma con Anna Falchi?
«Di Salvo ho sempre parlato bene e lui me ne è riconoscente.

I fatti vostri è un programma a cui tengo molto e quindi sono felice di vederlo affidato in mani capaci. È un bravo giornalista, fa bene le interviste, forse quello che gli manca ancora è la chiave un po’ umoristica, quella per cui quando finiamo di piangere, poi regaliamo anche un sorriso al pubblico».

Hai il gusto per la battuta e un’ironia pungente. Prendendo a prestito il titolo del tuo programma, quante volte hai pensato di aver detto una parola di troppo? «Parecchie. Perché a volte la battuta ti scappa e non la controlli. Il problema è che poi quella battuta acquista una risonanza incredibile, eccessiva direi, rimbalzando sui social. E cosi quella battutina li diventa immediatamente: “battutaccia di Magalli, cala il gelo in studio”. Anche a causa, va detto, dell’esagerata ossessione per il “politically correct”. Io, una volta, fui rimproverato addirittura perché a una signora che telefonò e disse di chiamarsi Immacolata, risposi: “Si dice sempre così



Lascia un commento