Harry e Meghan difendono Lady Diana



Martin Bashir è colpevole. E la Bbc, se non fu complice, ebbe quanto meno un atteggiamento negligente. È questa la sintesi del rapporto di 127 pagine vergato dall’alto giudice in pensione Lord John Dyson, che ha coordinato negli ultimi sei mesi un’indagine interna alla radiotelevisione di Stato britannica riguardo all’intervista rilasciata dalla principessa di Galles nel novembre 1995.



Fece dichiarazioni choc, Lady D, sia sul suo disagio psicologico sia sui ripetuti tradimenti consumati da Carlo con Camilla («In quel matrimonio eravamo in tre»), ma fu istigata a rilasciarle infiammata dalle prove fasulle confezionate ad arte da Bashir e mostrate a Charles Spencer, il fratello della principessa, affinché la convincesse prima a incontrarlo, poi a concordare i termini dello scoop. Tra queste prove, falsi estratti conto bancari che dovevano dimostrare come il capo della sicurezza degli Spencer fosse pagato per spiare Diana.

Lord Dyson ha aggiunto che la prima inchiesta interna alla Bbc realizzata nel 1996 e condotta dall’allora direttore editoriale Tony Hall – che, a causa dello scandalo, oggi si è dimesso dal suo incarico di presidente della National Gallery – fu “deplorevolmente inefficace”.

La Bbc, dunque, è nella bufera. I vertici di ieri e di oggi, vedi anche l’odierno direttore generale Tim Davie, si sono cosparsi il capo di cenere per la condotta tenuta dal network 25 anni fa. Il primo ministro Boris Johnson si è detto «molto preoccupato» e ha espresso vicinanza per «il dolore provato dalla famiglia reale».

La polizia di Londra vuole leggere il rapporto Dyson e verificare se ci sono nuovi elementi che possano giustificare l’apertura di un’inchiesta, mentre l’opinione pubblica si interroga su quanto la Bbc possa ancora ergersi a baluardo di integrità culturale. Uno tsunami che si è scatenato a tutti i livelli, insomma, innescato da due comunicati di William e Harry, rilasciati entrambi il 20 maggio.

Il duca di Cambridge ha letto la sua dichiarazione davanti alle telecamere: «Gli errori della Bbc hanno contribuito in modo significativo alla paura e all’isolamento in cui mia madre ha vissuto i suoi ultimi anni, peggiorando irrimediabilmente i rapporti tra i miei genitori. È stata ingannata non solo da un giornalista canaglia, ma dai dirigenti della Bbc. È mia ferma convinzione che quell’intervista non abbia alcuna legittimità e non dovrebbe mai più essere trasmessa».

Harry ha invece colto l’occasione per condannare l’intero sistema mediatico: «Ciò che mi preoccupa profondamente è che pratiche del genere sono ancora diffuse. Nostra madre ha perso la vita a causa di questa cultura dello sfruttamento».

L’esternazione del duca di Sussex ha fatto il paio con quelle contenute nella serie di documentari dedicata alla salute mentale The Me You Cant See, disponibile su Apple Tv Plus, in cui molto ha parlato delle conseguenze deleterie che la perdita della madre ha creato nella sua psiche.

Dai 28 ai 32 anni il duca di Sussex dice di aver vissuto il periodo più buio della sua vita. «Il venerdì o il sabato sera bevevo tanto alcol quanto se ne beve in una settimana intera e assumevo droghe per lenire il mio dolore. Ho iniziato a fare terapia grazie a Meghan. È successo dopo un litigio. Sapevo che se non mi fossi curato avrei perso la donna della mia vita».

Ed è tornato ancora sul tema del razzismo, sull’indifferenza della famiglia reale quando la moglie ha cominciato a provare disagio per la vita a Palazzo: «Ogni singola domanda o richiesta è stata accolta con un silenzio totale.

Mia madre è stata inseguita fino a morirne mentre aveva una relazione con un uomo non bianco. Quando vivevamo a Londra mi accorgevo che la storia si stava ripetendo. Rischiavo di perdere un’altra donna nella mia vita. E tutto a causa di un modello di business sempre uguale». Quello dei paparazzi. E dei giornali.

Fino alla pubblicazione della serie di Apple i fratelli sono stati, a proposito della questione Bashir – il quale si è scusato per la fabbricazione delle prove, ma ha confermato che tutta l’intervista a Diana è stata condotta come lei voleva – sulla stessa lunghezza d’onda (sebbene senza rivolgersi la parola), anche perché rappresentati dal medesimo studio legale londinese, Harbottle & Lewis.

William ha però preso le distanze dal fratello sulla condotta nei suoi confronti del clan Windsor offrendo, a stretto giro dalle ennesime dichiarazioni al vetriolo di Harry, una propria ricostruzione dell’ambiente familiare.

Durante la sua ultima visita in Scozia ha ricordato come i panorami delle Highlands, dove si trovava al momento della tragica morte della madre, lo abbiano aiutato a reagire. «Crescendo ho visto come mia nonna gusta ogni minuto che trascorre qui. La mia infanzia è stata piena di vacanze all’aria aperta, di nuotate nei laghi, di grigliate con mio nonno al comando». Due approcci opposti rispetto ai ricordi di quegli anni. Chiaro segnale di una distanza forse, oramai, davvero incolmabile.



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