Pio e Amedeo al cinema con “Belli ciao”, una storia in parte ispirata alla loro stessa vita



La famiglia di Pio per lui sognava il famoso posto fisso. «Poi però mi hanno sempre assecondato perché alla fine credo che i figli bisogna lasciarli liberi di seguire i propri sogni». Anche la mamma di Amedeo sognava il posto fisso ma «ci credeva più lei che io».



A suo dire, la cosa bella negli ultimi anni di sofferenza è stato proprio regalarle tanta gioia. Amedeo ha perso infatti di recente la sua mamma: «È brutto perché poi guardi i figli e pensi che gioia sarebbe stata poter condividere il Natale con la nonna» ha detto parlando dell’amata mamma Rosa a Verissimo.

Entrambi non si sono laureati per pochi esami in Scienze della Comunicazione a Roma. E non è l’unica cosa che li accomuna. Arrivati a questo punto il lettore avrà capito, se mai ne avesse avuto bisogno, che stiamo parlando del formidabile duo comico Pio e Amedeo, al cinema dall’1 gennaio con il loro film Belli ciao. Pio e Amedeo (all’anagrafe Pio D’Antini e Amedeo Griego) sono un duo da vent’anni. «Amedeo? È tutto all’ultimo minuto » dice Pio. «Non mi piace aspettare» si è giustifica Amedeo, che si vendica quando si tratta di parlare dei difetti dell’amico nella trasmissione di Silvia Toffanin: «Ne ha tanti, a volte tende a ingigantire problemi che non sono problemi, poi lo scuoti e torna in sé».

Entrambi ammettono di discutere spesso: «Litighiamo, non siamo mai allineati, alla fine quello che facciamo è sempre frutto di un compromesso, volano parole anche grosse» ha svelato Amedeo. All’inizio, dopo aver lasciato la Puglia per “vivere a scrocco a Milano”, è stata dura, ma proprio lì è nato Emigratis, il programma tv che li ha lanciati. E non hanno mai avuto il timore di tornare indietro: «Non accettiamo il fallimento, alla fine chi la dura la vince».

Belli ciao, il loro prossimo film parla anche di questo. La trama infatti recita: Pio e Amedeo sono due amici inseparabili, o almeno lo sono stati fino al giorno della maturità, quando scatta anche per loro, inesorabile, il fatidico dilemma che attanaglia i giovani del Sud: mollare tutto in cerca di un futuro migliore o restare a casa e provare a costruire quel domani possibile? Pio, con l’ambizione della finanza, decide di partire per la Milano da bere, Amedeo – da sempre appassionato di medicina – sceglie invece di restare convinto che anche al Sud si possa progettare un futuro.

E anche se non ha mai preso uno stetoscopio in mano e si è ritrovato a vendere articoli sanitari, lavora al fianco del sindaco per bloccare l’inevitabile fuga dei giovani verso il Nord. Ma per rilanciare l’economia locale servirebbe un grande investimento… e sarà così, per un imprevedibile scherzo del destino, che i due amici si ritroveranno anni dopo, su fronti opposti, ma forse con un sogno in comune.

Anche se Pio è ormai milanese d’adozione e manager di successo con una vita al top e Amedeo, con implacabile orgoglio meridionale, continua a impegnarsi perché il suo paese possa offrire un futuro ai giovani. Riusciranno i due amici a dimostrare che il loro non è un paese per vecchi? Gennaro Nunziante, regista del film e a lungo stretto collaboratore di Checco Zalone, la racconta così: «Questa commedia è nata la sera del 7 marzo del 2020, quando la fuga di notizie, credo pianificata, che anticipava l’imminente lockdown in arrivo, produsse un esodo dei giovani di stanza al Nord verso i paesi del Sud.

La parte più ricca del Paese, quella che invita i nostri ragazzi a salire nelle loro grandi città perché lì c’è tutto il meglio e di più, non poteva reggere quelle presenze e di conseguenza invitava adesso a tornare giù. Allora furono le madri, i padri e gli anziani nonni meridionali a non avere paura di sfidare il contagio e ospitare nuovamente i propri figli e nipoti. Non è più tempo di semplificazioni errate e folkloristiche da “Meglio il Sud del Nord”. Penso ci sia invece da interrogarsi su questo modello di società che ha reso le vite di uomini e donne delle individualità mobili sconnesse da qualsiasi logica comunitaria. Piccoli segnali di speranza si avvertono qua e là.

Ogni giorno qualcuno medita di abbandonare questa folle corsa nichilista al consumo e all’apparenza, insieme con altri cerca di condividere valori solidali, si chiama fuori e saluta. Belli ciao, appunto». C’è dell’autobiografia nel film? Certo che c’è, dice Pio: «Ad esempio, proprio come nel film, io vivo a Milano mentre Amedeo è rimasto in Puglia. Una cosa che ha influenzato la sceneggiatura perché i nostri discorsi battono sempre sul fatto se sia meglio vivere in una grande città o in un paese». In Tv sono diventati famosi anche per il loro stile irriverente, poco attento all’etichetta.

Nel film le cose sono diverse. «In Tv abbiamo cercato di rieducare la gente alla leggerezza con qualche scorrettezza, ma in questo film ci andiamo più leggeri, abbiamo prediletto una storia che avesse poche scorrettezze» dice Pio. Gli fa eco Amedeo «Al cinema ci siamo modellati, adattati». Nel loro futuro professionale, una nuova edizione del varietà Felicissima sera, sempre su Canale 5, in cui hanno portato in scena un monologo contro il politically correct che creato più di una polemica. E molto probabilmente un altro film. Perché chi la dura la vince.



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