Principe Carlo sta organizzando il suo futuro a corte



Da 52 anni è il principe di Galles – l’investitura al castello di Caernarfon avvenne il primo luglio 1969 – e da altrettanto tempo ci si chiede come sarà il regno di Carlo il giorno, per quel che ne sappiamo lontanissimo, in cui succederà alla madre Elisabetta II. Quel che per ora è stato stabilito riguarda le residenze.



L’erede al trono sa bene che il futuro della monarchia si giocherà all’insegna del contenimento, sia del numero di persone impegnate a gestirne l’immagine – esclusi Harry e Meghan, che per la verità si sono auto esclusi, i posti chiave saranno occupati da William, Kate e dalla loro discendenza – sia dei costi connessi.

Prendiamo i 77 mila metri quadrati di Buckingham Palace: sono sì il simbolo della monarchia britannica, casa del sovrano dal 1837, ma costituiscono anche un pozzo senza fondo per i contribuenti che, per l’ultima ristrutturazione di quelle 755 stanze, hanno speso oltre 430 milioni di euro. Ecco perché gli spazi residenziali del sovrano dovranno essere drasticamente ridotti. Il principe sta pensando di applicare il “modello Downing Street”.

Farà, cioè, come i primi ministri che hanno a disposizione un mini appartamento nella culla dell’Esecutivo, una sorta di “casetta sopra la bottega”. «Sua altezza è consapevole che le tradizioni sono importanti, che il sovrano britannico non solo lavora ma deve vivere nel palazzo londinese », ha spiegato una gola profonda al Mail on Sunday . «Il come è oggetto di discussione ».

Non tutti i ridimensionamenti nuocciono, va detto. Vivere a Buckingham Palace non è certo confortevole. D’inverno spifferi taglienti fendono i saloni, tanto che la stessa Elisabetta non si è mai separata dalla stufetta elettrica trasportata a mano di stanza in stanza. Senza dimenticare i topolini che periodicamente si vedono schizzare da una parete all’altra delle cucine. Meglio Clarence House, l’attuale residenza di Carlo e Camilla nel comprensorio di St James Palace.

In realtà, potesse scegliere, Carlo si trasferirebbe nella tenuta di Highgrove, che acquistò a fine Anni 70, ma una sala del trono là non è prevista. E veniamo all’altro luogo simbolo della monarchia, quello da cui la famiglia reale dal 1917 ha preso anche il nome: Windsor.

Il maniero medievale è attualmente la residenza di Elisabetta, che vi si è trasferita in pianta stabile da quando è scoppiata la pandemia. Anche in questo caso Carlo ha maturato riserve sull’opportunità di spendervi così tanto tempo – weekend, feste pasquali e natalizie – come invece ha sempre fatto sua madre. Trova inoltre il castello piuttosto rumoroso per via del traffico aereo legato al vicino scalo di Heathrow.

Tuttavia qualcuno dovrà pur valorizzarlo, rendere omaggio alla sua storia, e chi meglio del futuro della casata, rappresentato da William e Kate? La vicinanza con Londra rende la residenza fruibile anche come dimora stanziale, senza contare che i bambini potrebbero avere tutto lo spazio per organizzare la propria privacy una volta cresciuti. Certo, qualcuno dovrà poi prendersi la briga di sorbirsi le lamentele di George per quell’ora abbondante di auto necessaria a raggiungere l’esclusivo club Annabel’s, in zona Westminster, che come tutti i ragazzi reali che l’hanno preceduto vorrà frequentare. Ci si penserà a tempo debito.

La disamina non può trascurare, poi, il luogo preferito della regina Elisabetta, l’unico che possa davvero chiamare casa: il castello di Balmoral. In quasi settant’anni di regno vi ha anche accolto primi ministri e capi di Stato, ma con uno spirito informale, tra battute di caccia al cervo e sessioni serali di gioco dei mimi. Il valore affettivo della tenuta scozzese è intrinsecamente legato al ruolo che queste mura ebbero nella vita della regina Vittoria, non solo la monarca più longeva prima dell’attuale sovrana, ma anche colei sotto la quale venne costituito l’impero britannico.

Questo castello fu il suo rifugio privato, il simbolo dell’amore che la legava al marito Albert. Dal 1848, anno in cui decise di trascorrervi le vacanze estive insieme con la moglie, il principe cominciò a ristrutturare e arredare il maniero che ancora oggi vanta pareti e pavimenti ricoperti da tartan scelti da lui. Anche sul caso scozzese Carlo sembra aver abbandonato il romanticismo che ne ha animato i pensieri giovanili, arrivando a preferire soluzioni più pratiche: ci sono buone probabilità che Balmoral diventi un museo che racconti la regina nella sua sfera più intima e privata.

Ma al di là dell’esigenza di una razionalizzazione degli spazi, per quale motivo il principe di Galles sta preparando questa rivoluzione abitativa? Ne abbiamo accennato in apertura di servizio: la macchina reale nel complesso è arrivata a costare quasi 70 milioni di sterline (82 milioni di euro), più del doppio rispetto al 2012. Tanti, tantissimi soldi. Da sempre giustificati dall’esigenza dei cittadini di avere un grande elemento di pacificazione collettiva: la corona.

Ma oggi le giovani generazioni non ragionano più così: secondo un recente sondaggio di YouGov, il 31 per cento degli intervistati tra 18 e 24 anni preferirebbe un capo di Stato eletto piuttosto che un re. E questa ondata repubblicana sta colpendo anche i baluardi considerati più intangibili della monarchia. Il giornalista Tom Clark ha scritto sulla rivista Prospect che quasi 110 mila telespettatori hanno chiamato la Bbc, dopo la diretta dei funerali del principe Filippo, lamentando l’eccessiva attenzione della Tv pubblica verso un fatto privato della famiglia reale. Si capisce che i campanelli di Palazzo stanno suonando l’allarme rosso. E sì, a qualche castello si può anche rinunciare per mantenere il trono. Basterà?



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