Alessandro Tiberi su Boris 4



Non è vero che il mondo si divide in buoni o cattivi. Il mondo si divide in chi ha visto la serie Tv Boris e in chi non l’ha vista. I primi la considerano la migliore serie italiana, la più divertente, la più geniale. I secondi, quelli che l’hanno ignorata, semplicemente non sanno che si sono persi.



Ora però si può porre rimedio, non solo perché le prime tre stagioni (uscite tra il 2007 e il 2010) sono sulla piattaforma Disney+, ma anche e soprattutto perché sempre su Disney+, dopo dieci anni, è arrivata finalmente la quarta stagione. Ma che cosa ha di speciale questa serie? Le vecchie puntate narravano la vita sul set dell’immaginaria soap opera Gli occhi del cuore e le storie dei protagonisti (attori, regista, produttore, maestranze…) altro non erano che una fotografia ironica e irresistibile del mondo dello spettacolo nostrano e, più in generale, di vizi e virtù di noi italiani.

Nella quarta stagione, la storia si ripete. Solo che sono passati dieci anni e tutti i protagonisti, ormai invecchiati, si trovano a fare i conti sul set con un mondo che è cambiato, con le uscite sulle piattaforme di streaming e non più in Tv, con l’algoritmo che indica i gusti degli spettatori e con un linguaggio giovanile e incomprensibile. E con una nuova serie intitolata Vita di Gesù. Insomma, si ride molto. Alessandro Tiberi, 45 anni, che ha iniziato a fare il doppiatore a cinque e che ha una lunga carriera tra teatro, cinema indipendente e fiction di grandissimo successo come Tutto può succedere, è uno dei protagonisti di Boris.

Allora interpretava Alessandro detto “Seppia”, lo stagista maltrattato da tutti. Ora è diventato il capo della piattaforma di streaming. Il tuo personaggio è passato dall’essere una nullità ad avere molto potere. Come ha fatto? «Questo non si sa, ma certamente si è sporcato e si è corrotto. Rimane comunque sempre “Seppia”, sempre schiavo di qualcuno, e in questo caso è schiavo dell’algoritmo degli spettatori». Come è stato tornare sul set? «In questi dieci anni siamo sempre rimasti in contatto, siamo un gruppo di amici.

I miei figli sono cresciuti chiamando zii Pietro Sermonti e gli altri attori. Carlo De Ruggieri, invece, lo chiamano “nonno”. Detto questo, vedersi sul set è stato molto emozionante. Boris resta un set impegnativo, una caciara creativa, una montagna russa». Il primo giorno di riprese? «Una botta. Abbiamo girato la scena del funerale di Itala, la segretaria di produzione (l’attrice che la interpretava, Roberta Fiorentini, è mancata nel 2019, ndr).

Era un funerale alla Boris, ma eravamo emozionati pensando a chi non c’era più». Mattia Torre, uno dei tre geniali autori, è mancato tre anni fa e nella serie uno degli autori è un fantasma… «Boris 4 è stato anche un modo per omaggiare persone importanti che ci hanno lasciato». Qualche anno fa in un’intervista dicevi che non vedevi all’orizzonte un seguito. «Mattia era da poco mancato. Come facevamo solo a pensarlo. Invece poi…».

Invece poi si è deciso di farlo. Come l’hai saputo? «Noi attori siamo sempre gli ultimi a sapere le cose. Prima il produttore Lorenzo Mieli dichiarò in una intervista che ci sarebbe stata una nuova stagione. Subito scattarono mille telefonate tra di noi. Ma nessuno sapeva. Poi una sera a cena Giacomo Ciarrapico (uno dei due autori, ndr) ci fece votare su chi voleva il ritorno di Boris, dicendo che comunque il nostro voto non contava nulla…».

E tu cosa votasti? «Io votai sì. Ci fu anche chi non alzò la mano. Ma non dirò mai chi è. Comunque, lì capimmo. E forse abbiamo aspettato pure troppo a farla questa nuova stagione». Hai iniziato con il cinema e il teatro di nicchia e sei arrivato alle fiction di successo molto popolari. «Ho imparato a mollare i freni. Prima ogni progetto doveva essere top. Ora ho altre priorità che sono spesso legate anche alla famiglia.

Insomma, per citare Boris: “Ho il mutuo da pagare”. Però le cose che ho rifiutato le conosco solo io». Qualche chance che tu le dica anche a noi? «Sei pazza, non posso. Manco morto. Sono le scelte che nessuno sa, ma che ogni attore fa». Ti sono mai capitate serie alla Occhi del cuore? «Mi capita di rifiutarne in continuazione! E mi stupisco: va bene tutto, ma un po’ di rispetto per il pubblico di vuole». Facci sognare. Ci sarà un Boris 5? «Che ne so io? Deciderà l’algoritmo».



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