Emanuela Folliero insieme al figlio piloti per un giorno



Per un giorno le dinamiche si sono ribaltate. «Ho cresciuto mio figlio Andrea con un obiettivo chiaro: fornirgli ali solide per volare. Libero, autonomo, proiettato a inseguire le sue passioni. Ora ha 14 anni e, a sorpresa, in una mattina di primavera a farmi volare è stato lui. Pilotando un aereo, simulando decollo, fase di crociera e atterraggio: un’emozione veramente forte. Ci siamo divertiti tantissimo».



Emanuela Folliero racconta l’esperienza che ha condiviso con il suo ragazzo nel centro di simulazione di volo SimforTraining per piloti di linea e amatori del settore a Desio, in provincia di Monza e Brianza. Si entra nella cabina di pilotaggio di un Boeing 737 riprodotta in scala uno a uno, molto realistica e davvero suggestiva, dove chiunque può imparare a volare.

Che sensazione hai provato a entrare lì dentro? «Bellissima! Non sai le volte che mi sarebbe piaciuto accedere alla cabina del comandante solo per vedere quei tasti tutti in fila e quelle lucine, ammirandole da una postazione privilegiata.

È una curiosità che ho da sempre e che ho appagato solo una volta». Dov’eri e quando ti è capitato? «Oltre vent’anni fa, mi trovavo con la mia amica sull’aereo di una piccola compagnia, stavamo andando in Sardegna e a bordo c’eravamo solo noi con l’equipaggio, ma non era un volo privato. A un certo punto non ho resistito: mi sono alzata e ho chiesto al comandante se potevo mettermi dietro alle sue spalle, senza distrarlo ovviamente.

Rimasi scioccata da quante leve e bottoncini c’erano ovunque e ricordo di aver pensato: “Ma serviranno tutte?”. All’epoca non avevo chiare le cose, mentre oggi, dopo la giornata con mio figlio, mi sono data una risposta: sì, eccome se servono!».

Emanuela, tuo figlio sembra entusiasta. Ha sempre avuto un buon rapporto con il volo? «Ha sempre amato andare in aereo, sin da piccolino. Gli ho anche fatto fare il battesimo del volo quando, per la prima volta, lo portai in vacanza su un’isola raggiungibile via cielo. Non ha mai avuto paura, anzi. Un volta ricordo che ci trovavamo in viaggio su un tratta molto turbolenta.

Tutte le persone a bordo erano terrorizzate, alcune tenevano la faccia avanti, appoggiata al sedile anteriore. Bene, lui, piccoletto di 2 anni, galvanizzato dagli sbalzi dell’aereo, applaudiva e ripeteva continuamente “evviva”, smorzando involontariamente con la sua vocina la tensione che si respirava». Allora era un bimbo, ora è un bellissimo adolescente alto un metro e 83: pare che quella leggerezza d’animo, quella curiosità verso al vita, le abbia conservate. «È un bravo ragazzo, ma come è giusto che sia per i suoi 14 anni, è in piena evoluzione. Ora i suoi riferimenti non siamo più soltanto noi genitori e la famiglia. Ora ci sono anche gli amici, i compagni dello sport, del basket che, quando non si rompe qualcosa, pratica con quattro allenamenti alla settimana. E va bene così, ma i figli crescono, spiccano il volo da soli e noi mamme ci ritroviamo a pensare ancora a quando erano piccolini».

Provi nostalgia? «Se ci pensi, vedere un figlio crescere è una bella soddisfazione, ma rappresenta anche il più grande abbandono che subiamo noi madri. E, di conseguenza, ci viene la cosiddetta sindrome del nido vuoto».

Lo segui o è super autonomo? «Lo seguo, stando alla finestra, diciamo così. La base c’è. Quello che abbiamo cercato di dargli sin da subito adesso ci sta dando buoni frutti: Andrea è un ragazzino che ragiona con la sua testa, integro, rispettoso. Ma un minimo di supervisione ci vuole sempre. A settembre andrà al liceo scientifico e si aprirà un nuovo capitolo della sua vita». Tu, dopo anni di conduzione e annunci in Tv, hai un po’ cambiato rotta.

Cosa stai facendo ora? «Negli anni mi hanno proposto di partecipare ad alcuni reality show, ma ammetto che per carattere, non fanno per me. Quelli che farei volentieri sono Ballando con le stelle oppure qualcosa legato alla cucina o ai viaggi, come MasterChef Vip o Pechino Express: in quel caso mi piacerebbe mettermi in gioco, misurare la mia tempra e le mie capacità. Al momento potrei fare un programma in radio di intrattenimento e leggera attualità, o pensare a un format digital su benessere, salute, cibo e cultura del vino, argomenti che ho sempre a cuore. Perché è solo seguendo le proprie passioni che nella vita si vola alto.

Anzi, dopo questa giornata, altro che alto, si vola altissimo! ». L’emozione provata da Emanuela e Andrea la può provare chiunque. «Questo è un centro di aggregazione dove la passione per la cultura aeronautica è l’elemento trainante per portare avanti un progetto pensato per la formazione di nuovi aspiranti piloti, ma è un luogo adatto anche a chi semplicemente vuole avvicinarsi al mondo del volo», spiega Giacomo Pipitone, pilota professionista nell’Aviazione generale, ideatore della struttura. «Teniamo anche workshop sulla paura di volare, attraverso sessioni mirate con personale esperto, oppure ci occupiamo dell’organizzazione di eventi e team building aziendali».



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