Francesca Porcellato: “A 18 mesi un camion mi investì”/ “Pensava fossi una bambola”



Francesca Porcellato è una straordinaria atleta paralimpica italiana la quale è stata protagonista di una vita purtroppo ricca di grandi drammi ma anche di tanti successi. Di lei conosciamo tanto proprio da un punto di vista professionale, ma anche per il fatto di essere stata vittima a soli 18 mesi di un incidente davvero terribile. Quando era ancora una neonata Francesca è stata investita da un camion. L‘incidente è stato talmente tanto Brutale che ha fatto perdere alla donna l’uso delle gambe. Tuttavia ha voluto dedicarsi anima e corpo allo sport è diventata la sua più grande passione. Grazie alla sua forza e alla sua tenacia è riuscita a raggiungere grandi obiettivi.



Francesca Porcellato, la storia dell’atleta paralimpica italiana

Lo scorso 25 febbraio è uscita la biografia di Francesca Porcellato un’atleta paralimpica italiana di handbike soprannominata la Rossa volante che tra l’altro è anche il nome dello stesso libro. Vanta oltre 500 gare alle spalle, 11 Olimpiadi ma anche tre Ori, 4 Argenti e 7 bronzi e 7 titoli mondiali consecutivi. Come abbiamo già avuto modo di vedere, a segnare la sua vita è stato purtroppo un incidente quando aveva soltanto 18 mesi.«Giocavo con i miei tre fratelli e i cinque figli dei nostri vicini sull’aia nella nostra casa di campagna, a Poggiana, frazione di Riese Pio X entrò un’autocisterna per la consegna del gasolio. L’autista si era perso. Chiese informazioni e ripartì in quarta. “L’avevo scambiata per una bambola”. Questo quanto raccontato proprio da Francesca Porcellato nel corso di un’intervista che ha rilasciato ai microfoni del Corriere della Sera.

Il racconto dell’atleta

“Mi scagliò a vari metri faccio prima a dirle che cosa non mi ruppe: braccia e gamba sinistra. Tutto il resto fracassato, incluso il bacino. La lesione midollare, vertebre D4 e D5, mi ha reso paraplegica». Questo ancora il racconto di Francesca, che ha trovato la forza di poter ripartire proprio dalle braccia. “All’inizio non li amavo, i bicipiti da pugile. Non mi entravano nei vestiti, dovevo comprare taglie inadatte. Poi, a causa di un’ernia cervicale, ho perso per un periodo l’uso dell’arto destro. Da allora li amo, i miei braccioni. Mi consentono di saltare dalla carrozzina all’auto e di farmi da sola le pulizie domestiche”. Sempre nel corso di un’intervista sembra che la stessa abbia raccontato come è nata la passione per lo sport ovvero proprio all’asilo.

Come è nata la passione per lo sport

«Vedevo i compagni uscire in fila indiana per i giochi all’aperto e io dovevo restare in classe. Il giorno in cui mi fu consegnata la prima carrozzella fu bruttissimo per i miei genitori. Invece io mi sentivo come un diciottenne al quale per il compleanno regalano la fuoriserie. Spingevo sulle ruote il più possibile, per farla correre in modo che l’aria mi frustasse la faccia».



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